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Autore: Nao Yoshikawa    13/06/2018    4 recensioni
“Il suo nome sarà Fiamma. Perché, con la fiamma che arde dentro di lei, un giorno ci salverà tutti”.
Cinque anni dopo la battaglia di Alvarez, una nuova minaccia incombe non solo su Fairy Tail, ma su tutta Earthland. Una maledizione verrà scagliata, mandando i nostri eroi in un mondo senza magia e impedendo loro anche solo di ricordare delle loro storie e dei loro legami.
La loro unica salvezza risiede in una bambina appena nata.
Fiamma ha dodici anni, è orfana ed è sempre stata convinta di non essere niente di speciale. Un giorno, però, le cose cambiano drasticamente quando incontra Happy.
Sarà allora che inizierà il viaggio verso la scoperta delle sue origini. Perché solo lei è la Salvatrice che potrà salvare la sua famiglia.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Acnologia, Human!Acnologia, Natsu, Natsu/Lucy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairy Tail Next Generation'
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14 - Risvegliare la magia


Ametyst era rimasta letteralmente senza fiato. Non stava sognando, quei tre erano davvero i suoi fratelli, li avrebbe riconosciuti ovunque.

Ed erano così cresciuti, così cambiati, così forti!
Anche Lily, Gajeel e Levy sembravano essere rimasti molto colpiti dalla loro presenza.
“Cioè… voi ci avete sparato… per sicurezza?”, domandò l'agente donna confusa.
“Tsk, non si è mai abbastanza previdenti”, a parlare fu Emer, il quale era sceso dall’albero e si guardava ora intorno. “Che posto è questo?”
“Siete a Magnolia, ragazzino”, rispose duramente Gajeel, il quale lo aveva in realtà già preso in simpatia. “E voi che cosa ci fate qui?”
“Stiamo cercando una persona… Nostra sorella, a dir la verità”.
Ametyst spalancò gli occhi. Si ricordavano di lei. Allora forse il biglietto che aveva loro lasciato aveva funzionato, non ci avrebbe mai sperato.
Levy allora capì.
“Vostra sorella? Ah, ma allora…!”.
La ragazza le diede una gomitata.
“Se ci dite qualcosa in più, forse potremmo aiutarvi”.
Sephir si fece avanti, porgendole un pezzo di carta sgualcito.
“Questo è tutto quello che sappiamo”.
Lo prese in mano. Su c’erano scritte esattamente tre parole: “sorella” - “ritrovare” - “importante".
Istintivamente strinse quel pezzo di carta. Ametyst ricordava perfettamente di quando aveva scritto quelle parole. Era stato poco prima di raggiungere la teca. Se davvero doveva prendersi cura dei suoi fratelli, allora doveva far qualcosa per far sì che potessero rincontrarsi, era questo ciò che aveva pensato. Di fretta e furia aveva tentato di scrivere una lettera, ma ai tempi aveva avuto solo quattro anni, quindi non era ancora molto capace nello scrivere. Fortunatamente però le erano bastate solo tre parole per far sì che loro sapessero.
Aveva funzionato.
“Capisco… non è molto… però è già qualcosa”
“Sinceramente è tutto quello che abbiamo. È incredibile che non si sia rovinato, eppure lo abbiamo trovato parecchi anni dopo che ci trovavamo in orfanotrofio”, spiegò Akua. “Così ci siamo messi a cercare e siamo arrivati fino a qui. Speravamo che le nostre ricerche andassero a buon fine. Ma non siamo stati molto fortunati”.
Levy rimase colpita dalla dolcezza di Akua. Inoltre, non capiva perché Ametyst si stesse trattenendo dal rivelare loro la verità. Eppure non aveva fatto altro che cercarli.
“Emh… loro sono della polizia”, disse ad un tratto Ametyst. “Forse potrebbero aiutarvi”.
Emer li squadrò.
“Va bene. Ma la mia pistola io non la mollo”
“Non siete un po’ troppo piccoli per girare armati?”, domandò Gajeel.
“Succede quando sei un ladro professionista”
“Sei un… CHE COSA?!”, domandò Ametyst sconvolta.
Oramai era chiaro che i suoi tre gemelli avessero imboccato una strada molto diversa da quella che aveva potuto immaginare.
Il viaggio era stato lungo, e Levy li aveva portati a casa con sé in modo che potessero rifocillarsi. Così ne aveva approfittato per chiedere loro qualcosa circa la loro vita, mentre Ametyst se ne stava seduta accanto a Gajeel e Lily senza dire una parola.
“Vi prego, proteste spiegarci meglio?”, domandò gentilmente la ragazza, porgendo una tazza di tè ad Akua.
Quest’ultima annuì.
“D’accordo. Io, Sephir e Emer abbiamo vissuto per qualche anno in un orfanotrofio. Abbiamo fatto di tutto per non farci adottare. Eravamo tre discoli. Lo siamo ancora in realtà. Quando abbiamo trovato il foglio di carta con quelle tre parole scritte, abbiamo pensato che dovevamo assolutamente metterci alla ricerca della nostra famiglia. Ci deve essere un motivo se stiamo stati abbandonati sul ciglio della strada, e nostra sorella potrà dircelo. Quindi abbiamo cominciato a cercare”
“Ma per far questo, siamo dovuti scappare”, continuò Sephir, parlando in modo più distaccato. “Diciamo che quando vivi per i fatti tuoi e sei così giovane, devi trovare un modo per arrangiarti. Ne abbiamo vissute davvero di tutti i colori, e per sopravvivere abbiamo iniziato a rubare. Inizialmente erano piccoli furti… poi però… ci siamo molto migliorati. In qualche modo dovevamo pur guadagnare del denaro per spostarci. Infine siamo arrivati qui e abbiamo incontrato voi...”.
Gajeel ascoltava sconvolto. Non poteva credere al fatto che quei tre ne avessero passate così tante. E poi c’era decisamente qualcosa che non gli tornava.
Quindi si avvicinò ad Ametyst, sussurrandole qualcosa ad un orecchio.
“Abbandonati? Credevo che li avessi persi”.
Lei allora si irrigidì.
“In realtà sono vere entrambe le cose”
“Che? Questo è assurdo. Perché non dici semplicemente a loro chi sei tu? Li hai cercati per tanto tempo”
“Questo lo so, ma se non ti dispiace vorrei prima trovare le parole giuste”.
Lui alzò gli occhi al cielo, sapendo che non avrebbe potuto intromettersi.
“Capisco...”, affermò Levy poggiando la teiera sul tavolo. “Io credo che noi potremmo esservi molto utili. Ho l'impressione che vostra sorella sia più vicina di quel che crediate”
“Lo pensi davvero?”, domandò Akua speranzosa. “Lo spero, ci sono tante cose che le vorrei chiederle”
“… Prima fra tutti perché ci ha lasciati”, sbottò Emer.
Ametyst fece una smorfia. Non era esattamente un buon modo per cominciare.
“Sono certa che non è colpa sua”, le difese infatti Levy. “Comunque sia, vi prego, rimanete pure con noi finché non risolviamo il problema. Sono certa che Lily sarà felice di darvi un’occhiata”.
Il giovane agente sussultò.
“Cosa?! Perché io?!”.
Sephir ed Emer si guardarono divertiti.
“Ciao, amico”, salutò il primo. “Vedo che anche tu hai una pistola, ma scommetto che non hai mai sparato”
“Oh”, Lily deglutì. “Questi bambini mi fanno paura”.
Ametyst non poté fare a meno di commuoversi nel vedere quella scena. Adesso erano tutti insieme, erano di nuovo una famiglia, senza però saperlo. Non poteva rimanere in quella situazione, doveva assolutamente dire ai suoi fratelli chi lei fosse, avrebbe spiegato loro tutto, anche a costo di farsi odiare.

August aveva, se così poteva essere definito, una sorta di laboratorio segreto in cui teneva tutte le sue pozioni. L’esimia e debole fonte di magia che c’era a Magnolia veniva utilizzata soltanto da lui e da Acnolgia, sebbene, la maggior parte delle volte, non fosse abbastanza.
Adesso si stava ritrovando ad armeggiare con boccette e strani liquidi fumanti. Acnologia lo stava letteralmente tenendo d’occhio, non poteva assolutamente sbagliare: era costretto a creare il veleno che, almeno teoricamente, avrebbe dovuto uccidere Fiamma.
E sarebbe stato anche più facile se solo l’altro non gli fosse stato addosso. Non lo avrebbe perso di vista un solo istante.
“Scusa, ti dispiacerebbe non fissarmi in questo modo?”, domandò il giovane. “Mi metti a disagio”
“Non ho altra scelta. Ora zitto e lavora. Piuttosto, sei certo che sia un incantesimo efficiente? E sei sicuro che non ci sia un contro-incantesimo?”
“Per ogni cosa c’è un contro-incantesimo”, chiarì. “Ma quando c’è la morte in mezzo, tutto risulta decisamente più difficile. Con quest’incantesimo, la Salvatrice cadrà in un sonno profondo e mortale da cui non potrà mai svegliarsi. E allora tutto sarà esattamente come abbiamo sognato”.
Cercò di essere il più convincente possibile mentre affermava ciò. Acnologia allora ghignò soddisfatto.
“Bene, questa sì che è una buona notizia”, disse già eccitato al solo pensiero. “Quand’è che glielo somministrerai, eh? Quando?”
“Con calma, non sarà difficile. Fiamma mi vuole bene. Sì, mi vuole bene e si fida di me, perciò basterà attirarla a me”.
Aveva detto quelle parole più a se stesso che a lui. Non poteva avere un cuore così tenero da lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Per la famiglia che aveva perso, era per loro che stava facendo tutto questo. Ma, teoricamente, anche Fiamma faceva parte della sua famiglia. Aveva davvero senso?
Scosse il capo. Che avessero lo stesso sangue poco importava. Era per colpa di Dragneel se adesso si ritrovava in quello stato.
“Forse prima dovrei testarla...”
“Ah, magnifico. Su chi?”, domandò Acnologia. “Oh, ci sono. Perché non lo fai su quel tipo, su Gildarts? Dopotutto è stato lui quello che ti ha eliminato, sarebbe divertente”.
Come potersene dimenticare? Ricordava bene la sua sconfitta, eppure ai tempi era stato quasi felice di andarsene, se solo non fosse stato per i suoi rimpianti.
Un abbraccio da sua madre, era questo uno dei tanti.
“Va bene, lo farò”, dicendo ciò travasò un po’ di liquido trasparente in una fiaschetta. “Adesso vado, non combinare guai!”
“Sì, lo so, non rompere”, borbottò fremendo internamente.
Non vedeva proprio l’ora di passare all’attacco.

Yuki si presentò a casa Dragneel accolta da Lucy.
“Oh, ciao piccola Yuki. Ti prego, entra pure. Fiamma è in camera sua”
“Grazie, ci vado subito!”, esclamò la bambina. La bionda richiuse la porta, sospirando. Non si era minimamente accorta che una certa persona fosse lì in agguato come un predatore intento ad osservare la sua preda.
Natsu le arrivò alle spalle, stringendola forte da dietro e donandole con voracità un morso sul collo.
La ragazza rabbrividì profondamente, per poi gemere.
“Oh, Natsu. Mi hai fatto paura”
“Bene, perché era quella la mia intenzione. Dici che sono malato? Io credo di sì, perché non riesco a starti lontano”.
Dopodiché la attirò a sé e, poggiandole le mani sui fianchi, la baciò con foga. Lei ricambiò con entusiasmo, circondandogli le spalle con le braccia.
Tuttavia, ogni volta che si trovavano troppo vicini, tornava sempre quella strana sensazione di familiarità e al contempo di paura. Per quanto Lucy fosse diventata brava a ignorare, persisteva sempre.
“Allora?”, ansimò Natsu. “Signorina, uscirebbe con me adesso? Dopotutto i ragazzi sono qui, al sicuro”
“Volentieri. Prendo la borsa e andiamo”.
Nel frattempo Yuki aveva raggiunto la cameretta dell’amica.
“Ciao, Fiamma!”, esclamò. “Ma che fine avevi fatto? Non ti sei più fatta vedere!”.
La rosata la tirò dentro, richiudendo immediatamente la porta con fare sospetto.
“Ho avuto qualche problema”
“Sì, me ne sono accorta. Povero Rayn, lo sai che c’è rimasto male?”
“Davvero?”, domandò con gli occhi lucidi. “Cioè, voglio dire, mi dispiace! Stavo andando da lui però… Acnologia me lo ha impedito”.
L’azzurra si preoccupò nel vedere lo sguardo strano dell’amica.
“Fiamma, che cosa ti ha fatto?”
“Per fortuna non è arrivato a fare nulla. Lo sai, August mi ha aiutata”
“August? Il sindaco inquietante?”
“Non è inquietante! È stato gentile con me e mi ha protetta. Certo, a volte è un po’ strano, ma chi in questa città non lo è”
“E va bene”, sospirò Yuki con le mani poggiate sui fianchi. “Se davvero ti ha aiutata, meglio così. Però sai, dovremmo riorganizzare una serata come quella. Ma senza Syrio. Adesso che viviamo insieme mi sta sempre addosso, è insopportabile, credo di piacergli”
“Allora dagli una possibilità”
“Lo sai che ho un debole per Neel”, dicendo ciò aprì le ante del suo armadio. “A proposito, hai qualche vestito carino da prestarmi?”.
Dopo aver fatto ciò, accadde qualcosa che nessuno delle due aveva previsto: comparve Happy! Anzi, era meglio dire che probabilmente si trovava lì da chissà quanto tempo.
“Emh… salve”, balbettò.
“Happy! Ma che cavolo fai qui?!”, esclamò Fiamma. “Stavi origliando!”
“No, io… va bene, è vero, stavo origliando, mi dispiace! È che… Fiamma, non devi assolutamente fidarti di August”
“Uffa, perché no?”
“Perché lui vuole ucciderti, tu sei la Salvatrice”
“Ancora con questa storia? Stai diventando noioso. E poi, mettiamo che sia vero, avrebbe avuto più di un occasione per liberarsi di me. Allora perché mi aiutato?”
“Io… io veramente non lo so”, ammise l’Exceed. Non aveva la più pallida idea di quello che stesse tramando August, non capiva se stesse facendo il doppio gioco o meno o se stesse ingannando tutti loro.
Per la prima volta neanche lui era più certo di niente.

August aveva raggiunto il pub di Cana, in modo da mettere in atto il suo piano per provare il veleno. Molto lentamente stava bevendo l’alcolico che poco prima Mira gli aveva servito, attendendo. Gildarts stava sempre a bighellonare lì al pub e a bere qualcosa, quindi sarebbe stato facile da scovare.
Neanche due minuti dopo aver pensato ciò, l’uomo si presentò, allegro come sempre.
“Ehi, Cana, ti dispiace farmi un drink?”
“Tu non sei un cliente, ma lo vuoi capire?!”, esclamò esasperata la ragazza, arrendendosi comunque al suo volere.
Quella era il momento perfetto. Cana si sbrigò a preparare il drink e a poggiarlo sul bancone, in attesa che Gildarts lo prendesse. Fu in quel breve lasso di tempo che August, con molta discrezione, allungò il braccio e versò una sola goccia di veleno. Solo una e allora quell’uomo sarebbe dovuto cadere in un sonno eterno.
Andare sempre avanti. Nessun senso di colpa.
All’improvviso il giovane riconobbe un familiare schiamazzare alle sue spalle: si trattava di Natsu e Lucy, che adesso si stavano scambiando un dolce bacio a fior di labbra.
Sentì un nodo allo stomaco.
“Oh, ma salve sindaco August”, salutò la bionda cordialmente. “Anche lei qui?”
“Eh? S-sì. Ero venuto a farmi un drink”
“Capisco. La stessa cosa è per noi. Torno subito, Natsu”, disse infine, allontanandosi verso il bancone.
Il rosato, dal canto suo, la stava guardando con due occhi innamoratissimi.
“Emh”, l’altro si schiarì la voce. “Immagino che le cose tra voi vadano bene”
“Se vanno bene? Quella lì è la donna della mia vita”
“Tsk, addirittura...”
“Già! Ehi, senta… posso chiederle un favore?”, domandò sottovoce.
“Un favore?”
“Sì. Vorrei chiedere a Lucy di sposarmi”.
Ci mancò poco che August non si strozzasse. Non era esattamente ciò che aveva programmato, anzi, era tutto il contrario.
“Ma davvero? Congratulazioni ma… io cosa c’entro in tutto ciò?”
“È semplice. Vorrei che in caso fosse lei a celebrare il matrimonio”.
Questo era veramente ridicolo. Il suo rivale che gli chiedeva una cosa del genere, ma come era arrivato a quel punto?
“I-io? Non ho mai celebrato un matrimonio.”
“Suvvia, la prego. Per me sarebbe un onore”.
Quel tipo doveva seriamente smetterla di essere gentile con lui. Si sentiva già abbastanza in crisi.
“Sì”, fece incerto. “Suppongo di poterlo fare”.
Natsu allora sorrise.
“Bene! Ora devo solo sperare che la sposa mi dica di sì”.
Completamente ignara di tutto, la ragazza si avvicinò ai due, tenendo un vassoio in mano.
“Eccomi qua!”, esclamò. “Sindaco, rimane con noi?”
“Veramente io adesso dovrei andare...”.
Il silenzio fu ad un tratto squarciato dall’urlo di Cana.
“Gildarts! Che cos’hai?!”.
L’uomo si trovava steso sul pavimento, come se fosse svenuto. Gli occhi erano spalancati e vuoti e lì, dove avrebbero dovuto esserci le pupille, non c’era nulla, solo il bianco. La ragazza stava china su di lui.
“Ehi, svegliati! Mira, chiama un ambulanza”
“Ma cosa è successo?”, domandò Natsu.
“Non lo so, stava bevendo e poi è svenuto!”
“Non può essere coma etilico?”, suggerì Lucy.
“Cosa? No, lui beve sempre un sacco. Oh mio Dio, ti prego vecchio, non farmi scherzi, d’accordo?”.
Approfittando del caos creatosi, August era andato via. Adesso ne aveva la certezza, il suo veleno funzionava. L’unica cosa che doveva fare era usarlo su Fiamma e farla cadere in un sonno senza sogni.



Levy non poteva fare a meno di provare uno strano senso di familiarità nel vedere Ametyst e i tre bambini giocare insieme. Sebbene non avessero alcun legame, ciò che avvertiva andava anche ben oltre la logica. Era in momenti come quelli che le parole della ragazza le tornavano alla mente.
Parole assurde di certo, ma sarebbe stato così facile crederci e fingere che tutto fosse reale.
Anche Gajeel dovette ammettere a se stesso di essere alquanto stranito dalla situazione che si era venuta a creare. Sembravano proprio una famiglia. Inoltre, doveva ammettere di aver notato una forte somiglianza fra loro e i bambini.
Anche se questo non aveva senso.
Si avvicinò a Levy, la quale osservava con fare pensieroso Ametyst e i tre gemelli giocare nel giardino dietro casa.
“Sono così felici”, mormorò. “È bello che si siano ritrovati. Sebbene non sappiano”
“Perché credi che Ametyst non abbia parlato?”
“Forse ha solo paura. Magari si sente in colpa per non essere riuscita a proteggerli. È una promessa che ha fatto, ma non so a chi. Mi sono affezionata a lei… e mi sto affezionando anche ai bambini”.
Il suo tono era adesso divenuto triste. Gajeel si avvicinò, afferrandole il viso e costringendola a guardarla.
“Forse potrebbero stare con noi”, suggerì.
“Con noi? Intendi come… una famiglia?”
“Beh, sì. Quello è il senso”.
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
“Ma i genitori dovrebbero essere due”.
Lui gli si avvicinò.
“Per l’appunto”.
Finalmente fece ciò che da tanto tempo aveva bramato di fare. La baciò. E in quel momento la sentì sua come non mai. Fu un bacio speciale, il primo che sapeva di qualcosa di già sentito. Fu nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono che Levy capì che sarebbe stato lui l’uomo con cui avrebbe passato il resto della sua vita.

“Ah!”, esclamò Emer. “Oh, si baciano. Che schifo i baci!”
“Bleah, non voglio guardare”, sbuffò Sephir, facendo ridere Ametyst.
“Che schifo, eh? Tra un po' di tempo non la penserete più così, piccoletti. E comunque, lasciali fare. È troppo tempo che aspetto questo momento”
“Ah sì?”, domandò ancora Sephir con sguardo furbo. “E tu invece? Quand’è stata l’ultima volta che hai dato un bacio a qualcuno?”.
Ametyst strabuzzò gli occhi, arrossendo.
“Questi non sono affari tuoi, d’accordo?!”, fece in preda all’imbarazzo.
Akua era però rimasta zitta ad osservarla. In verità non aveva fatto altro da quando si erano incontrate. C’era un dubbio che non riusciva proprio a mettere da parte.
“Akua, ma stai bene?”, domandò Ametyst. L’altra allora batté le palpebre.
“Sì, sto bene”.


“Allora?!”, domandò Acnologia curioso. “Il veleno funziona?”.
August sospirò.
“Funziona. Gildarts è andato”
“Bene! Assolutamente molto bene! Questo è magnifico. Una volta fatta fuori Fiamma, sarà tutto più facile! Allora, quando lo facciamo?”.
August sbuffò spazientito.
“Hai aspettato dodici anni, qualche giorno in più non ti ucciderà di certo”
“Voglio solo essere certo che tu faccia le cose per bene”
“Perché non ti fidi di me?”.
Acnologia sghignazzò.
“Perché il cuore umano è volubile. Perché se c’è la minima possibilità che tu possa provare affetto per la Salvatrice, allora non andrai fino in fondo”.
Il giovane assottigliò lo sguardo. Sarebbe stato inutile e stupido tirarsi indietro proprio adesso, dopo essere arrivato a tanto.
“Ma io non ho un cuore da tanto tempo ormai. Quindi smettila di trattarmi da stupido. Prometto che una volta che Fiamma sarà andata, potrai divertirti quanto vuoi”
“Bene!”, esclamò. “Era esattamente quello che volevo sentirmi dire!”.
August alzò gli occhi al cielo. Il suo alleato era oramai ai limiti dell’impazienza.
Adesso non dipendeva tutto che da una sua scelta.

Molto preoccupati, Natsu e Lucy stavano facendo compagnia a Cana. Gildarts era stato ricoverato d’urgenza e la ragazza dovette ammettere di sentirsi non poco preoccupata, non riusciva neanche a capire cosa fosse successo.
Furono minuti interminabili quelli trascorsi in sala d’attesa, finché il dottor Gerard non uscì finalmente a dare loro qualche notizia.
“Ebbene? Come sta il vecchio?”, domandò Natsu. Il dottore aveva un’espressione strana.
“Io non so davvero cosa dire”
“Come? Che significa? Parla e basta!”, sbottò Cana impazientemente.
“I valori sono tutti regolari. Gildarts si trova in un sonno profondo, è come se fosse entrato in coma, ma non sono riuscito ad individuare la causa. Dovrò fare dei controlli approfonditi, sperando di trovare qualcosa”.
Sconvolta, Cana si portò una mano sul viso.
“Questo è ridicolo. Posso vederlo? Non ha parenti, io sono quella che si avvicina di più”
“Va bene, Cana. Puoi andare”.
Natsu allora si strinse a Lucy, la quale appariva non poco preoccupata.
“Dici che si riprenderà?”
“Sono certo di sì, Lu. Gildarts è in gamba. Forse adesso è meglio che torniamo a casa. Neel e Fiamma ci stanno aspettando”.
La bionda allora annuì, prendendolo per mano.

Gajeel sembrava aver preso molto in simpatia Emer e Sephir, poiché si stava ritrovando, con molta naturalezza, a giocare con loro in giardino. Ametyst e Akua invece si limitavano a guardarli sedute sui gradini. La piccola azzurra sembrava una versione in miniatura di Levy, molto tranquilla e amante dei libri a giudicare dal grosso tomo che teneva poggiato sulle gambe.
“Così ti piace leggere, eh? Piace anche a Levy, secondo me andreste d’accordo. Io sono più una tipa da moto e cose del genere”
“Sei forte, Ame”, le disse la più piccola. “E mi sento così in sintonia con te”.
La maggiore allora si lisciò i capelli imbarazzata. Era così strano parlare con sua sorella senza però poterle dire la verità.
Che cosa stava aspettando? Per una vita aveva atteso quel momento, ed ecco che adesso si lasciava prendere dalla paura.
Doveva assolutamente farsi coraggio.
“Emh… Akua...”
“Ametyst, non è un caso se siamo qui, vero?”.
L’espressione di Akua adesso era seria. Era da un po’ che la guardava con fare strano, quella ragazzina era sveglia.
“No”, sospirò. “Non è un caso, Akua”
“Dimmi solo una cosa. Quel famoso biglietto… lo hai scritto tu? Perché è da quando ti ho vista che non riesco a togliermi questo pensiero dalla mente”.
Gli occhi color rubino della sorella si erano coperti di un velo tristezza, cosa che Ametyst non riuscì a sopportare.
Doveva dire la verità.
“… Sono stata io...”.
Seguirono vari secondi di silenzio in cui la ragazza tentò di studiare l’espressione di Akua. Quest’ultima passò dall’essere seria a sorridere.
“Per tanto tempo mi sono chiesta tu come fossi. E adesso lo so. Hai superato di gran lunga ogni mia aspettativa”
“Cosa? Significa che non provi rabbia nei miei confronti?”
“Io non potrei mai!”, esclamò avvicinandosi per abbracciarla.
Quel gesto commosse Ametyst, la quale ricambiò immediatamente, sentendosi istantaneamente meglio. Probabilmente perché, pian piano, i pezzi del puzzle stavano tornando al loro posto.
“Te la senti di dirlo anche agli altri?”, sussurrò Akua.
“No. Ma glielo devo comunque”.
Mano nella mano, le due sorelle si alzarono, fermandosi poi davanti ai gemelli e Gajeel, che aveva dal canto suo intuito cosa stesse per succedere.
“Ragazzi”, chiamò Akua. “Ametyst deve dirvi una cosa”.
La più grande sospirò, guardando i suoi fratelli.
“Perdonatemi, avevo soltanto bisogno di una piccola spinta. Emer… Sephir… sono io vostra sorella”.
Altro silenzio in cui la ragazza temette di aver rovinato tutto.
Sephir fu il primo a sciogliersi e ad abbracciarla. Emer rimase un attimo sulle sue, osservandola. Poi si avvicinò a piccoli passi.
“Sei proprio tu?”
“Sono io. Rispondi solo a questa domanda. Senti di odiarmi?”.
Il ragazzino abbassò lo sguardo, alzandolo poi poco dopo.
“No… sento tutt’altro”.
E in preda alla felicità di aver finalmente ritrovato la sorella, si unì a quell’abbraccio. Dopo anni di ricerca a vuoto e sofferenza, adesso erano tutti e quattro insieme. Gajeel sollevò lo sguardo. Levy li stava guardando, sorridendo e commossa, dalla veranda. Lui allora ricambiò il sorriso.
La famiglia era stata riunita quasi del tutto. Adesso mancava il pezzo più importante, mancavano i loro ricordi.


C’era una cosa che aveva scosso Fiamma, ancor più dell’incontro con Acnologia. Era stata la sua reazione. Nel momento in cui si era sentita in pericolo, il suo corpo era come andato in fiamme. Non poteva averlo immaginato, perché subito dopo Acnologia l’aveva lasciata andare come se si fosse ustionato.
Ripensando al libro di Lucy, si ricordò di come uno dei personaggi avesse dei poteri collegati al fuoco. Tra questo e le chiacchiere continue di Happy stava credendo di impazzire.
Assolutamente doveva riprovare. Si alzò dal letto e iniziò a frugare tra i cassetti. Lì vi trovò il cero di una candela.
Lo strinse fra le mani, chiudendo gli occhi. Se davvero era la Salvatrice e aveva dei poteri magici, qualcosa sarebbe dovuto accadere. Si concentrò parecchio, impaziente. Ma ogni qual volta che apriva gli occhi si ritrovava d essere delusa.
Probabilmente perché nel suo profondo le sarebbe davvero piaciuto essere un’eroina, essere speciale. Ma quelle erano chiacchiere e nulla più.
“Uffa”, sbuffò lasciando cadere il cero sulla scrivania.
Nel momento stesso in cui si era voltata, una piccola fiammella si era accesa. Quello che la bambina non sapeva era che in quella città apparentemente comune, esisteva una scintilla di magia, molto debole e instabile, ma costante. Era la stessa magia che August e Acnologia avevano portato in quel mondo, certi che nessuno avrebbe potuta utilizzarla tranne che loro.
Ovviamente era cambiato tutto nel momento in cui la Salvatrice era arrivata a Magnolia. La fiammella si spense subito dopo, senza dare possibilità a Fiamma di sapere. Qualcosa si stava smuovendo nella ormai non più tranquilla città, e la magia si stava finalmente risvegliando.

NDA
Finalmente Ametyst e i bambini si sono ufficialmente ritrovati. August invece ha creato il veleno che dovrebbe ucciere Fiamma, e di mezzo chi ci va? Il povero Gildarts, che inconsapevolmente è diventato una cavia. Di positivo c'è che Natsu vuole chiedere a Lucy di sposarlo. E chi dovrebbe celebrare tale matrimonio? Proprio August, mi sembra logico.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Non vedo seriamente l'ora di arrivare al momento in cui tutti riacquisteranno la memoria, ci arriveremo, non temete.
A presto :D

   
 
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