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Autore: xjnicodiangelo    13/06/2018    1 recensioni
[Solangelo AU]
[...] Leggermente arrossito prese parola: «Ehm, mi dispiace per quello.» Il moro si era voltato verso di lui –ancora sorridente– scrollando le spalle: «È stato divertente. –Si era fermato guardandosi intorno– Non come questa festa.» si era lamentato infine. E il più alto vide un’opportunità: «Can we have some fun? Let’s make out!2» Nico in risposta lo guardò sbattendo le palpebre un paio di volte, prima di staccarsi dal muro, schiaffeggiargli leggermente la spalla e borbottare: «Sogna, Will.» Scomparendo subito dopo, portando la dignità del biondo con sé –non che ne fosse rimasta molta, sia chiaro.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Taking desperate to a whole new level '
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It’s all in the Lyrics
 
 
Will poteva affermare con certezza di avere una cotta. Non aveva senso nasconderlo o negarlo, quando tutti i giorni –da un mese a quella parte– si ritrovava ad arrivare presto a scuola solo per poter appostarsi al suo armadietto, dal quale aveva una vista diretta del ragazzo che gli aveva rubato il cuore.  Se non aveva ancora fatto una mossa, non era per mancanza di occasione, in quanto il moro era in compagnia solo nell’ora di pranzo, ma perché non sapeva cosa dire e/o come comportarsi. Però aveva deciso che quello sarebbe stato il grande giorno, e i suoi amici che lo stressavano a riguardo non c’entravano niente.
Osservò per qualche altro secondo il ragazzo incamminarsi poi verso di lui. Si passò una mano tra i capelli –cercando di darsi una calmata– e fu grato di non essere notato dall’altro finché non si appoggiò all’armadietto accanto al suo: «Ehi.» lo aveva salutato sorridendo raggiante.
Il più basso aveva alzato lo sguardo verso di lui inclinando adorabilmente la testa, sorridendo incuriosito dal perché il biondo l’avesse approcciato: «Mh, ehi.».  Will sapeva di dover parlare, però non sapeva cosa dire. E non poteva restare in silenzio: l’altro avrebbe pensato che fosse strano o peggio, inquietante! Quindi decise di dire la prima cosa che gli passava per la testa: «It might seem strange, you don’t even know my name, but I’ve been watching you for days1.» Si accorse di aver commesso un errore quando vide l’altro aprire e chiudere la bocca sorpreso ed incapace di rispondere, e si diede dello stupido mentre l’altro si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio: «Oh ehm, io devo andare. –Sembrò riprendere controllo di se stesso mentre chiudeva l’armadietto, si voltava ed iniziava a camminare voltandosi solo per salutarlo– Ciao, ehm, ci si vede.»
 
Will se ne stava appoggiato alla parete, cercando tra la folla l’italiano che gli faceva battere il cuore. Non l’aveva visto che di sfuggita dalla loro prima/ultima conversazione e i suoi migliori amici erano convinti che il moro lo stesse ignorando, ma il biondo aveva fiducia che l’altro fosse solo impegnato.
Gli stessi migliori amici, che avevano deciso di abbandonarlo perché stare in un angolo ad aspettare che il moro facesse la sua apparizione era troppo patetico per i loro standard. Prima che avesse potuto accusarli di essere dei pessimi migliori amici, si accorse come dall’altro capo della stanza, appoggiando al muro come lui, ci fosse il ragazzo che aveva cercato per tutta la sera.
Ignorando i suoi amici si era diretto verso di lui, attirato come da una forza invisibile –chiamatasi disperazione–, e  aveva sospirato profondamente, cercando di darsi un tono, prima di appoggiarsi sul muro accanto al moro. L’altro, notando la presenza di qualcuno, si era voltato e una volta riconosciuto Will aveva ghignato: «Il mio stalker.» Aveva detto a mo’ di saluto. Di norma il biondo sarebbe andato a scavarsi la fossa, ma il sorriso e il tono del moro lo rassicurarono: non sembrava infastidito o arrabbiato, semplicemente divertito.
Leggermente arrossito prese parola: «Ehm, mi dispiace per quello.» Il moro si era voltato verso di lui –ancora sorridente– scrollando le spalle: «È stato divertente. –Si era fermato guardandosi intorno– Non come questa festa.» si era lamentato infine. E il più alto vide un’opportunità: «Can we have some fun? Let’s make out!2» Nico in risposta lo guardò sbattendo le palpebre un paio di volte, prima di staccarsi dal muro, schiaffeggiargli leggermente la spalla e borbottare: «Sogna, Will.» Scomparendo subito dopo, portando la dignità del biondo con sé –non che ne fosse rimasta molta, sia chiaro.
 
Will percorse il corridoio, attento a non rovesciare il pasticcino che teneva tra le mani. Arrivato davanti alla porta della biblioteca, entrò silenziosamente scrutando i diversi tavoli alla ricerca del suo moro preferito. Lo avvistò seduto di spalle, in fondo. Si guardò il cupcake tra le mani convinto che non fosse la mossa più giusta, ma scrollò le spalle decidendo che valesse la pena provare.
Silenziosamente si diresse verso l’italiano e, impegnandosi a non produrre rumori di alcun tipo, poggiò il dolce sul tavolo di fronte al ragazzo, scivolando poi nella sedia accanto a lui. L’altro alzò lo sguardo appena, e saltò leggermente colto dalla sorpresa di trovarsi il biondo davanti: «Ah, non ti avevo sentito arrivare.» spiegò brevemente lasciando andare la penna sul foglio. In risposta, Will scrollò le spalle: «Buon compleanno!»
Il più basso gli aveva sorriso calorosamente, con una scintilla negli occhi che il biondo non riuscì a comprendere: «Grazie, credo.» Aveva, in seguito, spostato lo sguardo sul cupcake al cioccolato con tanto di candelina. Il biondo estrasse il pacco di fiammiferi dalla tasca, prendendone uno per accenderci la candelina. Nico iniziò: «Will, non si può acc-» ma l’altro lo interrupe, sorridendo smagliante: «So make a wish, I’ll make it like your birthday everyday. –il moro, lo guardava inespressivo– I’ll be your gift, I’ll give you something good to celebrate!3»
L’italiano si passò una mano tra i capelli, puntando lo sguardo in quello del ragazzo sedutogli vicino: «Sei serio?» Il biondo deglutì preoccupato prima di ricevere uno schiaffo sulla spalla che avrebbe voluto essere inoffensivo –ma spoiler: non lo era–: «Non propinarmi mai più lyrics di Katy Perry, Will!» Vide il moro cercare invano di trattenere il sorriso, scoppiando a ridere subito dopo e si chiese se al più basso, infondo, non dispiacessero quelle attenzioni.
 
Will non sapeva nemmeno per quale assurdo motivo si trovasse quella mattina alla piscina pubblica. In realtà, lo sapeva più che bene e il perché continuasse a negarlo nella propria testa era da aggiungere alla lista delle cose di cui era all’oscuro. Era immerso in una accesa discussione con Jake, quando nel suo campo visivo comparve Nico Di Angelo in tutto il suo splendore.
Se il biondo rimase incantato a guardarlo, non era colpa sua, ma dell’italiano che era particolarmente bello in shorts e dando sfoggio ad un sorriso smagliante. Sentì le gambe venirgli meno guardando il moro scoppiare a ridere, così genuinamente da gettare la testa all’indietro, quindi prese una decisione probabilmente avventata. Bevve l’ultimo sorso dell’aranciata che aveva in mano e lasciò la lattina vuota ad un Jake perplesso mormorandogli: «Scusa, devo andare.»
Percorse a grandi passi la distanza che lo separava dalla sua cotta secolare, tirando un sospiro di sollievo nel notare che era stato lasciato solo dai suoi amici –era disperato sì, ma non così tanto!–. Una volta arrivatogli accanto, gli toccò la spalla per attirare la sua attenzione e il sorriso che il più basso gli regalò una volta voltatosi gli scaldò il cuore. Però quando l’altro fece per aprire bocca, lo precedette: «Hey, boy! What’s your name? What’s your number? Do you have a boyfriend? You look like you need one!4»
Il sorriso dell’altro venne rimpiazzato da un’espressione accigliata: «Sai perfettamente come mi chiamo.» Will gli aveva sorriso smagliante, ribattendo: «Ma non ho il tuo numero!» L’italiano lo scrutò per qualche secondo prima di cedere e alzare gli occhi al cielo porgendogli la mano e borbottando –cercando di nascondere un sorriso– : «Cellulare, prego.» Facendo come chiesto, il biondo squittì contento, ma questo non ha bisogno di saperlo nessuno.
 
Will non era nervoso, di più. Teneva le mani serrate intorno al volante per tenere a bada l’agitazione, così forte che le nocche erano diventate ormai bianche. L’abitacolo era avvolto dal silenzio, interrotto solo dalla musica pop trasmessa da una stazione radio a caso. Tuttavia, la situazione non era imbarazzate –non così tanto, s’intende–, non quando  aveva l’italiano accanto a canticchiare leggermente intento a smanettare con il proprio cellulare.
Tempo di minuti e il biondo si ritrovò a fermarsi ad un semaforo ed alzare il volume dello stereo iniziando –a sua volta– a canticchiare. Nico rise leggermente, mettendo il telefono da parte per guardarlo negli occhi: «Allora Solace, dove mi porti?» Il guidatore si chiese se fosse il caso rivelare i propri piani all’altro, ma eventualmente decise di no: «Dimmi tu. –Una pausa per decidere che valesse la pena scagliare il suo colpoIf you wanna go to heaven, I’ll take you. If you wanna get a little hot, I’m on fire boy!5»
Lanciò un veloce sguardo al moro, che non era sembrava affatto sorpreso ma sorrideva. Non uno dei suoi soliti dolci sorrisi, ma più che altro un ghigno, che assunse senso quando l’altro –dopo un colpo di tosse– rispose all’attacco: «Can you take me places I’ve never been? Never been before?6» Il conducente si voltò come folgorato verso l’altro, sorridendo stupidamente: «È una lyrics quella?» L’italiano in risposta era arrossito spingendolo leggermente, ma prima di poter dire qualcosa sentirono il clacson di un’auto segnalare che il semaforo era scattato e –nonostante l’atmosfera fosse stata rovinata– Will sapeva che il sorriso sulle labbra gli sarebbe stato indelebile per tutta la sera –forse di più–.
 
Will si diede un ultimo sguardo attraverso la fotocamera del cellulare, per assicurarsi di essere a posto. Una volta riposto il cellulare nella tasca, sospirò profondamente in attesa del suo accompagnatore per il ballo. Onestamente, invitarlo al ballo era stata un’impresa: sono difficili da trovare canzone le cui lyrics comprendano un invito al ballo!
Ma eventualmente, ci era riuscito. Quindi eccolo, ad aspettare fuori casa Di Angelo, che il moro uscisse –avrebbe bussato, ma l’italiano l’aveva avvertito che suo padre poteva essere spaventoso, quindi aveva assecondato la sua decisione di aspettarlo fuori– con i nervi a fior di pelle.
Quando la porta si aprì, rivelando un Nico Di Angelo in tutto il suo splendore –più splendido del solito, s’intende–. Indossava anche lui un completo nero, semplice ed elegante ma che gli stava magnificamente. I capelli erano più scompigliati del solito e Will si chiese come facessero a renderlo così attraente. La giacca aperta lasciava intravedere la camicia bianca –aderente e leggermente trasparente– con i primi due bottoni aperti.
Wow. Era l’unica cosa che il più alto riusciva a pensare mentre l’altro finiva gli scalini porgendogli la mano. Il biondo si sentì mancare il fiato quando vide le dita pallide del moro ornate con sottili anelli neri –oltre che al solito anello con il teschio– e le unghie smaltate di nero. Decisamente wow. Pensò mentre gli afferrava la mano tirandolo a sé per un abbraccio, che l’altro ricambiò all’istante. Nello stato di trance in cui si trovava, quasi non si accorse di aver sussurrato nell’orecchio dell’altro: «Baby, you make me hot like an oven7.» La reazione del più basso fu inaspettata, ma ben accolta. Si mise sulle punte prendendogli le guance tra le mani e lo baciò, staccandosi subito dopo per ribattere: «Zitto e andiamo, Solace!» Sicuramente, niente di cui lamentarsi.
 
Will afferrò un cd tra le mani, leggendo la tracklist sul retro. Aveva bisogno di nuova musica –ergo, nuove lyrics da propinare alle persone, principalmente ad un certo italiano–, e adorava l’atmosfera all’interno di quel negozio di musica.
Rigirò ancora una volta l’album, studiandone la copertina dai colori vivaci. Lo rimise a posto, prendendone un altro da analizzare, quando sentì la suoneria del proprio cellulare risuonare nel silenzio del negozio. Tenendo il cd con una mano, con l’altra recuperò la fonte del rumore, rispondendo senza nemmeno badare a chi stesse chiamando: «Pronto?»
La voce del suo moro preferito venne dall’altro capo del telefono: «Will, sono io.» Il biondo cercò di non restare incantato dall’accento del moro e rispose: «Mh, come mai mi chiami? Ti manco?» Dalla cornetta sentì la melodiosa risata dell’altro: «Come l’aria! –Una pausa– Sei a casa?»
«No, sono al negozio di musica. Perché lo chiedi?» Sentì uno sbuffò da parte dell’italiano: «Non trovo la mia felpa. Quella nera.» Il biondo alzò un sopracciglio divertito e perplesso, consapevole che l’altro non potesse vederlo: «Quale delle tante? Dovresti darmi più dettagli.»
Un lamento quasi infantile provenne dal telefono, facendo sorridere divertito il biondo: «Will! Sai di quale sto parlando, vero? Non scherzare!» In risposta, rise leggermente, decidendo però di demordere: «Sì, so di quale felpa stai parlando. E sì, l’hai lasciata da me.»
«Okay, non è che potresti portarmela?» Il biondo fece finta di pensarci su, prima ribattere: «Non credo proprio. –Si morse il labbro, prima di continuare– If you want it back, I’m here waiting. Come and take it back8
«Okay. –L’italiano fece una pausa prima di aggiungere– A che ora torni a casa?» Will era decisamente sorpreso: «Anche ora.» Sentì una risata dall’altro capo del telefono: «Bene. Sto arrivando. Ah, e non propinarmi più lyrics di break-up songs, ti prego.»
Il biondo mollò il cd, correndo –letteralmente– verso l’uscita e una volta fuori dal negozio, verso casa: «Perché no?» L’altro emise un suono derisorio: «Perché sono break-up songs, Will! Ti pare che stiamo per lasciarci?» Il più alto si diede al silenzio per concentrarsi sull’attraversamento della strada, prima di riportare l’attenzione al cellulare: «Decisamente no.» Un’altra risata: era forse finito in paradiso? «Quello che pensavo. Sbrigati.» Il moro riattaccò, lasciando il suo fidanzato a guardare il cellulare qualche secondo, prima di squittire contento attirando attenzione e sguardi disapprovanti dai passanti.  
 

1The Vamps, Lovestruck: "Potrebbe sembrare strano, non sai nemmeno il mio nome, ma ti ho guardata/o per giorni"
2Rixton, Make Out: “Possiamo divertirci un po’? Limoniamo!”;
3Katy Perry, Birthday: “Allora esprimi un desiderio, farò si che sia il tuo compleanno tutti i giorni. Sarò il tuo regalo, ti darò qualcosa di buono per cui festeggiare”;
4Jedward, What’s Your Number: “Ehi ragazzo [la lyrics originale è al femminile]! Come ti chiami? Qual è il tuo numero? Hai un fidanzato? Sembra che tu ne abbia bisogno!”;
5Cher Lloyd, Alone With Me: “Se vuoi andare in paradiso, ti ci porterò. Se vuoi riscaldarti un po’, vado a fuoco, ragazzo”;
6Becky G, Break A Sweat: “Puoi portarmi in posti in cui non sono mai stato/a? Mai stato/a prima?”;
7Becky G, Shower: “Piccolo/a, mi riscaldi come un forno”;
8Hey Violet, Hoodie: “Se la [felpa] rivuoi, sono qui ad aspettare. Vieni e riprenditela”.

 
Ehilà!
I'm not dead, I was just busy e svogliata. 
Whoever said che la quarta è un anno facile, was bullshitting: mi ha lasciata così esausta che nonostante il trenta maggio abbia finito con interrogazioni, compiti e quant'altro, non ho trovato la voglia di far nulla fino ad ora. 
Detto questo, ci terrei a precisare che ho questa storia pronta da pubblicare da tantissimo tempo, quindi l'effort non è stato nemmeno tanto, se non per rileggere e fare correzioni last minute. 
Questa storia -tutta la serie di cui fa parte, in realtà- è stata progettata tanto tempo fa e dovrebbe contenere un'altra o altre due storie -sono ancora indecisa-. 
Sono molto soddisfatta del risultato ottenuto stavolta, e la cosa mi stupisce perché di solito sono molto autocritica con qualsiasi cosa io scriva. 
Shoutout to me: è la prima volta che prima di pubblicare non supplico persone di leggere e gimme pareri, I feel proud. 
Sono pienamente consapevole del fatto che Nico sia tremendamente OOC, ma io amo soft!Nico, quindi non sono riuscita a trattenermi; da dire che desperate!Will è il mio cup of tea, davvero.
La playlist di questa storia è molto random, come si può notare. It's like I'm exposing all my guilty pleasures but in qualunque caso propongo l'ascolto di tutte queste canzoni perché sono state parte integrante della mia crescita e sono state tutte, ad un certo punto, mie fisse del momento -idek if that's italian, but sh. 
Non c'è dubbio che questa storia sia stata ultimata prima che mi avvicinassi al kpop, perché altrimenti ci sarebbero state cose tipo "you're my religion, so i call you (s)hesus"/"your dimples are illegal, so i call you ille(boy)girl" altrimenti ci sarebbero stati riferimenti everywhere. 
E niente, mi dispiace dire ogni volta "tornerò presto" e poi non tornare mai, ma I'm basically a lazy person e spesso non faccio nulla di quello che programmo di fare. 
Buuut, sto lavorando ad una os il cui prompt mi piace particolarmente, quindi I hope di riuscire a finirla e pubblicarla entro questa estate! 
Then, grazie mille per aver letto questa storia e ancora di più se state leggendo questo spazio autrice! 
Lemme know cosa pensate di questa storiella con una recensione: accetto tutto, you know! 
Love yall e alla prossima -si spera soon-!

Ps: Non ho idea di come si traduca "make out" in italiano, quindi I'm sorry!

 
  
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