SOLA
Davanti a me
c’è una vecchia cabina del telefono nel classico
stile londinese. Osservo il
mio riflesso nei vetri a quadri compiacendomi del mio aspetto.
“Fa si ché le
donne ti invidino e gli uomini ti desiderino, questo è il
segreto per accedere
ai loro segreti”. Così mi ha detto mio padre prima
di consegnarmi il biglietto
per Londra, numerose valigie piene di lussuosi vestiti e accessori e la
chiave
di una camera di sicurezza alla Gringott piena di oro. “Una
volta che avrai la
loro invidia e il loro desiderio avrai accesso ai loro segreti e solo
allora
potremmo attaccare mettendoli in ginocchio! Sei una donna usa le tue
carte”.
Ho lasciato
i capelli neri sciolti in morbide onde che superano le spalle. I punti
luce di
diamante che catturano la luce ogni qual volta spuntano tra le ciocche.
Gli
occhi verdi incorniciati dall’eyeliner e dal mascara e le
labbra neutre velate
da un leggero velo di lucido. La camicetta bianca con un generoso
scollo a v
sotto una giacca nera dai risvolti bianchi a righe. Un jeans grigio
dell’Armani
e delle decolleté nere della Loubutin in coordinato a una
borsa di pelle nera
dell’Hermés. Sorrido compiaciuta mentre con la
mano fresca di manicure apro la
porta della cabina telefonica.
Dopo aver
richiuso alle mie spalle mi volto verso la cornetta del telefono che
alzo e
compongo il numero che mi è stato inviando via gufo. 6-2-4-4-2. Una voce calda
mi risponde.
“Benvenuti
al Ministero della Magia. Prego dire il proprio nome e motivo della
visita”.
“Camane
Prince, Auror”
“Benvenuta
Camane Pince. La preghiamo di ritirare il suo cartellino e di
rivolgersi al
primo banco di accettazione. Le auguriamo una buona
permanenza”.
La cabina
comincia a muoversi verso giù sprofondando nel cuore della
strada mentre la
vita dei babbani prosegue come se niente fosse in superficie.
L’Atrium è
affollato di maghi e streghe indaffarati che vanno e vengono. Gufi e
pezzi di
carta stregati volano indisturbati sopra le teste delle persone. Da un
lato e
l’altro della sala sono disposti enormi camini dalle fiamme
verdi dove si
materializzano o smaterializzano i maghi e le streghe che sfruttano la
metropolvere. Poco davanti a me ci sono due file che portano ai
cancelli di
accesso al ministero. Mi accodo alla più vicina attendendo
pazientemente il mio
turno. Dalle occhiate che ricevo deduco che il mio aspetto sta
già facendo il
suo dovere. Com’è
frivolo e superficiale
l’essere umano! Tutto si gioca su come si appare! Mentre
formulo il mio
pensiero il mio sguardo viene attratto da un movimento alla mia
sinistra.
È
solo un
veloce scambio di sguardi il nostro, ma basta per farmi passare un
brivido
lungo la spina dorsale. Solo un veloce sguardo grigio che si posa su di
me quel
tanto che basta per rimanermi impresso. E poi scompare così
com’è arrivato.
Cos…
“La
bacchetta prego!” la voce gracchiante e
fastidiosa di un elfo mi riscuote dai miei pensieri.
“Non
la
posseggo!” dico semplicemente osservando l’essere
dall’altra parte della grata
dorata.
“La
bacchetta prego!” forse non ha capito…
“Non
la
posseggo”
“La
bacchetta prego!” comincio a capire perché secondo
mio padre si meritino il
rango di servi.
“Se
può
gentilmente andare a chiamare la vice ministro
Granger…” dico a denti stretti.
“La
bacch…”
“Grimson
non
c’è bisogno grazie!” la voce di una
donna interrompe l’elfo.
“Mi
scusi
signorina Prince! Il signor Grimson non era stato avvisato del suo
arrivo oggi!
Pensavamo che prima si sarebbe sistemata e sarebbe venuta
domani!” mi dice
porgendomi la mano una ragazza dallo sguardo ambrato e una folta
criniera quasi
domata di riccioli dorati “Sono Hermione Granger” naturalmente…
“La
prego,
mi chiami Camane e mi dia del tu! Nessun disturbo!” dico
velando l’irritazione
provocata da quell’inetto di un elfo.
“Quand’è
così chiamami Hermione! Prego da questa parte! Ti mostro il
tuo ufficio!” dice
sorridendomi e invitandomi con un gesto a seguirla.
“Com’è andato il tuo
trasferimento dalla Grecia? Ho sentito ottime referenze sul tuo conto
sia dal
ministero Greco che da quello Spagnolo che Italiano!”
“Il
trasferimento è stato molto semplice, in fondo sono
attrezzata ai cambiamenti!”
“Hai
trovato
un alloggio o posso esserti utile in qualche modo?”
Saliamo su
un ascensore dove la Granger da all’elfo
l’indicazione del piano a cui siamo
dirette.
“No
grazie,
ho trovato un delizioso appartamento a Richmond” quanto mi
infastidiscono
queste frivole sciocchezze. Vorrei poter saltare tutti questi
convenevoli ed
entrarle in testa per carpirle semplicemente le informazioni che mi
servono, ma
i miei ordini sono chiari: infiltrarmi, conoscere il nemico e scoprirne
tutti i
punti deboli.
“E’
una
bella zona in cui vivere! Eccoci arrivati! Vieni ti presento la tua
squadra!
Harry è entusiasta di acquisire un membro come te tra le sue
fila! Voglio dire,
Potter…!” dice arrossendo un poco, come se la sua
mancanza di formalità la
facesse apparire meno all’altezza della sua carica.
Apre una
porta e ci troviamo in un ampio open space illuminato a giorno. Subito
alla
nostra destra si apre una piccola zona ristoro con un ricco buffet e
qualche
poltrona. Al centro della sala c’è un grosso
tavolo pieno di scartoffie e pile
di libri e cartelle. Diverse scrivanie sono ai vari lati della sala,
qualcuna
occupata, qualcuna no. La Granger mi fa strada dirigendosi al lato
opposto
della stanza verso l’unico ufficio presente. La porta
è aperta e noi entriamo
senza neanche bussare e lui è lì.
Seduto
sul bordo della scrivania con una
camicia bianca e dei blu jeans, gli occhialetti tondi e i capelli neri
scompigliati. Per un attimo un pensiero mi balena in testa. Siamo così simili… Ma subito lo reprimo
ricordandomi chi è.
Accanto a
lui, in piedi, intento a porgere un fascicolo aperto
all’amico c’è il rosso. È
vestito con una semplice t-shirt celeste anch’esso con dei
blue jeans. Al
nostro arrivo entrambi alzano lo sguardo dal fascicolo che Potter
chiude
poggiandolo alle sue spalle sulla scrivania.
“Harry,
Ron
vi presento Camane Prince. L’Auror che la Grecia ha faticato
molto a
concederci!” dice rivolgendosi agli amici sorridendo.
“Benvenuta!
È un onore averti nella nostra squadra!” il suo
sguardo è amichevole mentre
sorridendo si alza dalla scrivania porgendomi la mano. “Sono
Harry, Harry
Potter”.
“Si,
immaginavo” dico sorridendo a mia volta e accennando alla sua
cicatrice.
Sorride quasi imbarazzato.
“Lui
è Ron
Weasley, il mio vice!” a sua volta il rosso si fa avanti con
un sorriso sghembo
quasi timido che contrasta con la sua corporatura massiccia.
Ricambio la
stretta imponendomi di sorridere. Devo ricordarmi che d’ora
in poi loro sono i miei amici, non
sono più il
mio obbiettivo, le persone che devo distruggere. Devo camminare sul
filo di
rasoio che separa l’odio dall’amicizia, essergli
vicina ricordando chi sono
veramente: i miei nemici.
“Bene…
penso
che vi lascerò ad ambientarvi un po’ mentre torno
alle mie occupazioni!” dice
con un’alzata di spalle la Granger sorridendo prima di
allontanarsi.
I due uomini
la guardano allontanarsi sorridendo a loro volta, uno con
un’aria più
imbambolata, l’altro con quell’affettuosa di un
fratello maggiore.
“Allora!
Immagino che a questo punto sia d’obbligo un bel giro di
presentazioni e poi ti
faccio vedere la tua scrivania, okay?”
“Certo!”
sorrido mentre lascio che Potter mi preceda tornando nuovamente nella
sala,
quartier generale dell’ufficio Auror.
Chiudo la
porta alle mie spalle appoggiando la borsa e le chiavi di casa sulla
mensola
accanto all’ingresso. Mi tolgo i tacchi vertiginosi ai quali
mi sono costretta
tutto il giorno e mi dirigo verso la cucina prendendo un calice e una
bottiglia
di vino rosso. Con un pigro movimento delle dita accendo il fuoco nel
caminetto
e comincio ad esplorare l’appartamento.
La casa
è
molto carina devo dire. Dall’ingresso si accede al salotto
scendendo due
gradini. La sala ha tre grossi finestre che si affacciano sulla
città che
riflette le sue luci sul lucido pavimento in parquet. Ci sono una
scrivania in
un angolo accanto a una grossa libreria, unico vizio che mi
è stato concesso di
avere nella mia vita. Due invitanti divani bianche colmi di cuscini
sono
disposti ad elle davanti a un tavolino basso e a un caminetto in marmo.
Una tv
a schermo piatto è appesa sulla parete del caminetto. La
cucina si apre
direttamente sul salone con un bancone a tre sedute e i mobili bianchi
la fanno
sembrare più grande di quel che è. Mi dirigo
dall’altro lato dove, da un
piccolo corridoio si aprono altre tre stanze. Alla mia destra
c’è un ampio
bagno completo sia di doccia che di vasca, una di quelle vasche a
piedini che
tanto vanno di moda nelle case di lusso. La porta alla mia sinistra
dà a sua
volta sulla camera da letto con pavimento in moquette color glicine. Un
maestoso letto con testiera imbottita anch’esso stracolmo di
cuscini, un
tavolino con una poltroncina in un angolo dove sono appoggiati pennelli
da
trucco e profumi. La porta al centro, invece, porta direttamente nel
paradiso
delle donne: un’ampia cabina armadio corredata di tutto
quello che si può
desiderare. Mi concedo il lusso di indugiare in tutto quel lusso mentre
a piedi
nudi torno nel salotto. Mi siedo sul divano sorseggiando il mio calice
di vino
e con una mano tiro a me una coperta mentre richiamo mentalmente un
libro che
dolcemente volteggia dalla libreria verso la mia mano.
Devo essermi
addormentata perché improvvisamente fuori è notte
fonda e la temperatura in
casa è calata. Il fuoco si è quasi ridotto in
cenere. Cavolo! Lo riattivo
velocemente con la mano e, quasi
istantaneamente, appare un volto tra le sue fiamme.
“Perché
mi
hai fatto aspettare?” il suo tono è secco, tipico
di qualcuno che odia farsi
contraddire.
“Non
succederà più padre” perché
ha ancora il potere di farmi rabbrividire?
“Naturalmente”
risponde gelido “Resoconto?”
“Ho
conosciuto il trio. Nessun problema con le lettere di presentazione
false.
Tutti credono alla storia dell’Auror”
“Potter?”
“Potter
si è
rivelato molto amichevole. Non credo che avrò problemi a
farmelo diventare
amico”.
“Bene.
Da
questo momento in avanti sei sola. Nessun aiuto, nessun contatto. Le
tue
istruzioni rimangono sempre quelle: diventa loro amica, fai che loro si
fidino
di te, scopri dove tengono tua sorella e solo allora
colpiremo”.
“Come
faccio
a comunicare l’avvenuta scoperta del luogo in cui la
detengono?”
“Sarò
io a
contattarti. Questa è l’ultima volta che potrai
chiamarmi. Potrebbero
cominciare a controllarti”. E senza neanche aspettare che
dica qualcosa il viso
duro e affilato scompare così com’è
apparso.
“A
presto
padre…”.
Non mi sono
mai aspettata gesti d’affetto o parole gentili da lui. Lui
era il mio
istruttore, il mio carnefice quando trasgredivo alle sue regole. Ma non
ho mai
potuto dire di avere un padre affettuoso o generoso. Fin da quando ha
scoperto
che sono una Naturale il suo unico scopo è stato quello di
convertirmi in
un’arma da usare a suo piacimento per la sua guerra.
Sospiro e mi
alzo. È bene andare a letto. Devo essere lucida quando sono
in loro compagnia, non posso
permettermi
sbagli.
Io sono Camane
Prince e riuscirò a
farmi amico il mio nemico.