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Autore: Glamsee    16/06/2018    0 recensioni
Lei è cresciuta nell'odio. Odio per una persona a lei così vicina eppure lontana. Odio che l'ha portata ad infiltrarsi nel suo mondo con il solo scopo di distruggerlo. Quello che non sa è che quel mondo la cambierà per sempre in modi che prima di allora non poteva immaginare. Quello che non sa è che l'amore va ben oltre l'odio e che alcuni legami, anche se non lo si crede possibile, sono più forti di tutti i nostri pregiudizi. Il suo nome è Camane Potter ed Harry è suo cugino anche se lui non sa della sua esistenza. Il suo nome è Caman Potter è Draco è la sua salvezza anche se lei ancora non lo sa.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Pansy/Theodore, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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SOLA

 

Davanti a me c’è una vecchia cabina del telefono nel classico stile londinese. Osservo il mio riflesso nei vetri a quadri compiacendomi del mio aspetto. “Fa si ché le donne ti invidino e gli uomini ti desiderino, questo è il segreto per accedere ai loro segreti”. Così mi ha detto mio padre prima di consegnarmi il biglietto per Londra, numerose valigie piene di lussuosi vestiti e accessori e la chiave di una camera di sicurezza alla Gringott piena di oro. “Una volta che avrai la loro invidia e il loro desiderio avrai accesso ai loro segreti e solo allora potremmo attaccare mettendoli in ginocchio! Sei una donna usa le tue carte”.

Ho lasciato i capelli neri sciolti in morbide onde che superano le spalle. I punti luce di diamante che catturano la luce ogni qual volta spuntano tra le ciocche. Gli occhi verdi incorniciati dall’eyeliner e dal mascara e le labbra neutre velate da un leggero velo di lucido. La camicetta bianca con un generoso scollo a v sotto una giacca nera dai risvolti bianchi a righe. Un jeans grigio dell’Armani e delle decolleté nere della Loubutin in coordinato a una borsa di pelle nera dell’Hermés. Sorrido compiaciuta mentre con la mano fresca di manicure apro la porta della cabina telefonica.

Dopo aver richiuso alle mie spalle mi volto verso la cornetta del telefono che alzo e compongo il numero che mi è stato inviando via gufo.  6-2-4-4-2. Una voce calda mi risponde.

“Benvenuti al Ministero della Magia. Prego dire il proprio nome e motivo della visita”.

“Camane Prince, Auror”

“Benvenuta Camane Pince. La preghiamo di ritirare il suo cartellino e di rivolgersi al primo banco di accettazione. Le auguriamo una buona permanenza”.

La cabina comincia a muoversi verso giù sprofondando nel cuore della strada mentre la vita dei babbani prosegue come se niente fosse in superficie. L’Atrium è affollato di maghi e streghe indaffarati che vanno e vengono. Gufi e pezzi di carta stregati volano indisturbati sopra le teste delle persone. Da un lato e l’altro della sala sono disposti enormi camini dalle fiamme verdi dove si materializzano o smaterializzano i maghi e le streghe che sfruttano la metropolvere. Poco davanti a me ci sono due file che portano ai cancelli di accesso al ministero. Mi accodo alla più vicina attendendo pazientemente il mio turno. Dalle occhiate che ricevo deduco che il mio aspetto sta già facendo il suo dovere. Com’è frivolo e superficiale l’essere umano! Tutto si gioca su come si appare! Mentre formulo il mio pensiero il mio sguardo viene attratto da un movimento alla mia sinistra.

È solo un veloce scambio di sguardi il nostro, ma basta per farmi passare un brivido lungo la spina dorsale. Solo un veloce sguardo grigio che si posa su di me quel tanto che basta per rimanermi impresso. E poi scompare così com’è arrivato. Cos…

 “La bacchetta prego!” la voce gracchiante e fastidiosa di un elfo mi riscuote dai miei pensieri.

“Non la posseggo!” dico semplicemente osservando l’essere dall’altra parte della grata dorata.

“La bacchetta prego!” forse non ha capito…

“Non la posseggo”

“La bacchetta prego!” comincio a capire perché secondo mio padre si meritino il rango di servi.

“Se può gentilmente andare a chiamare la vice ministro Granger…” dico a denti stretti.

“La bacch…”

“Grimson non c’è bisogno grazie!” la voce di una donna interrompe l’elfo.

“Mi scusi signorina Prince! Il signor Grimson non era stato avvisato del suo arrivo oggi! Pensavamo che prima si sarebbe sistemata e sarebbe venuta domani!” mi dice porgendomi la mano una ragazza dallo sguardo ambrato e una folta criniera quasi domata di riccioli dorati “Sono Hermione Granger” naturalmente…

“La prego, mi chiami Camane e mi dia del tu! Nessun disturbo!” dico velando l’irritazione provocata da quell’inetto di un elfo.

“Quand’è così chiamami Hermione! Prego da questa parte! Ti mostro il tuo ufficio!” dice sorridendomi e invitandomi con un gesto a seguirla. “Com’è andato il tuo trasferimento dalla Grecia? Ho sentito ottime referenze sul tuo conto sia dal ministero Greco che da quello Spagnolo che Italiano!”

“Il trasferimento è stato molto semplice, in fondo sono attrezzata ai cambiamenti!”

“Hai trovato un alloggio o posso esserti utile in qualche modo?”

Saliamo su un ascensore dove la Granger da all’elfo l’indicazione del piano a cui siamo dirette.

“No grazie, ho trovato un delizioso appartamento a Richmond” quanto mi infastidiscono queste frivole sciocchezze. Vorrei poter saltare tutti questi convenevoli ed entrarle in testa per carpirle semplicemente le informazioni che mi servono, ma i miei ordini sono chiari: infiltrarmi, conoscere il nemico e scoprirne tutti i punti deboli.

“E’ una bella zona in cui vivere! Eccoci arrivati! Vieni ti presento la tua squadra! Harry è entusiasta di acquisire un membro come te tra le sue fila! Voglio dire, Potter…!” dice arrossendo un poco, come se la sua mancanza di formalità la facesse apparire meno all’altezza della sua carica.

Apre una porta e ci troviamo in un ampio open space illuminato a giorno. Subito alla nostra destra si apre una piccola zona ristoro con un ricco buffet e qualche poltrona. Al centro della sala c’è un grosso tavolo pieno di scartoffie e pile di libri e cartelle. Diverse scrivanie sono ai vari lati della sala, qualcuna occupata, qualcuna no. La Granger mi fa strada dirigendosi al lato opposto della stanza verso l’unico ufficio presente. La porta è aperta e noi entriamo senza neanche bussare e lui è lì.

 Seduto sul bordo della scrivania con una camicia bianca e dei blu jeans, gli occhialetti tondi e i capelli neri scompigliati. Per un attimo un pensiero mi balena in testa. Siamo così simili…  Ma subito lo reprimo ricordandomi chi è.

Accanto a lui, in piedi, intento a porgere un fascicolo aperto all’amico c’è il rosso. È vestito con una semplice t-shirt celeste anch’esso con dei blue jeans. Al nostro arrivo entrambi alzano lo sguardo dal fascicolo che Potter chiude poggiandolo alle sue spalle sulla scrivania.

“Harry, Ron vi presento Camane Prince. L’Auror che la Grecia ha faticato molto a concederci!” dice rivolgendosi agli amici sorridendo.

“Benvenuta! È un onore averti nella nostra squadra!” il suo sguardo è amichevole mentre sorridendo si alza dalla scrivania porgendomi la mano. “Sono Harry, Harry Potter”.

“Si, immaginavo” dico sorridendo a mia volta e accennando alla sua cicatrice. Sorride quasi imbarazzato.

“Lui è Ron Weasley, il mio vice!” a sua volta il rosso si fa avanti con un sorriso sghembo quasi timido che contrasta con la sua corporatura massiccia.

Ricambio la stretta imponendomi di sorridere. Devo ricordarmi che d’ora in poi loro sono i miei amici, non sono più il mio obbiettivo, le persone che devo distruggere. Devo camminare sul filo di rasoio che separa l’odio dall’amicizia, essergli vicina ricordando chi sono veramente: i miei nemici.

“Bene… penso che vi lascerò ad ambientarvi un po’ mentre torno alle mie occupazioni!” dice con un’alzata di spalle la Granger sorridendo prima di allontanarsi.

I due uomini la guardano allontanarsi sorridendo a loro volta, uno con un’aria più imbambolata, l’altro con quell’affettuosa di un fratello maggiore.

“Allora! Immagino che a questo punto sia d’obbligo un bel giro di presentazioni e poi ti faccio vedere la tua scrivania, okay?”

“Certo!” sorrido mentre lascio che Potter mi preceda tornando nuovamente nella sala, quartier generale dell’ufficio Auror.

 

 

Chiudo la porta alle mie spalle appoggiando la borsa e le chiavi di casa sulla mensola accanto all’ingresso. Mi tolgo i tacchi vertiginosi ai quali mi sono costretta tutto il giorno e mi dirigo verso la cucina prendendo un calice e una bottiglia di vino rosso. Con un pigro movimento delle dita accendo il fuoco nel caminetto e comincio ad esplorare l’appartamento.

La casa è molto carina devo dire. Dall’ingresso si accede al salotto scendendo due gradini. La sala ha tre grossi finestre che si affacciano sulla città che riflette le sue luci sul lucido pavimento in parquet. Ci sono una scrivania in un angolo accanto a una grossa libreria, unico vizio che mi è stato concesso di avere nella mia vita. Due invitanti divani bianche colmi di cuscini sono disposti ad elle davanti a un tavolino basso e a un caminetto in marmo. Una tv a schermo piatto è appesa sulla parete del caminetto. La cucina si apre direttamente sul salone con un bancone a tre sedute e i mobili bianchi la fanno sembrare più grande di quel che è. Mi dirigo dall’altro lato dove, da un piccolo corridoio si aprono altre tre stanze. Alla mia destra c’è un ampio bagno completo sia di doccia che di vasca, una di quelle vasche a piedini che tanto vanno di moda nelle case di lusso. La porta alla mia sinistra dà a sua volta sulla camera da letto con pavimento in moquette color glicine. Un maestoso letto con testiera imbottita anch’esso stracolmo di cuscini, un tavolino con una poltroncina in un angolo dove sono appoggiati pennelli da trucco e profumi. La porta al centro, invece, porta direttamente nel paradiso delle donne: un’ampia cabina armadio corredata di tutto quello che si può desiderare. Mi concedo il lusso di indugiare in tutto quel lusso mentre a piedi nudi torno nel salotto. Mi siedo sul divano sorseggiando il mio calice di vino e con una mano tiro a me una coperta mentre richiamo mentalmente un libro che dolcemente volteggia dalla libreria verso la mia mano.

Devo essermi addormentata perché improvvisamente fuori è notte fonda e la temperatura in casa è calata. Il fuoco si è quasi ridotto in cenere. Cavolo! Lo riattivo velocemente con la mano e, quasi istantaneamente, appare un volto tra le sue fiamme.

“Perché mi hai fatto aspettare?” il suo tono è secco, tipico di qualcuno che odia farsi contraddire.

“Non succederà più padre” perché ha ancora il potere di farmi rabbrividire?

“Naturalmente” risponde gelido “Resoconto?”

“Ho conosciuto il trio. Nessun problema con le lettere di presentazione false. Tutti credono alla storia dell’Auror”

“Potter?”

“Potter si è rivelato molto amichevole. Non credo che avrò problemi a farmelo diventare amico”.

“Bene. Da questo momento in avanti sei sola. Nessun aiuto, nessun contatto. Le tue istruzioni rimangono sempre quelle: diventa loro amica, fai che loro si fidino di te, scopri dove tengono tua sorella e solo allora colpiremo”.

“Come faccio a comunicare l’avvenuta scoperta del luogo in cui la detengono?”

“Sarò io a contattarti. Questa è l’ultima volta che potrai chiamarmi. Potrebbero cominciare a controllarti”. E senza neanche aspettare che dica qualcosa il viso duro e affilato scompare così com’è apparso.

“A presto padre…”.

Non mi sono mai aspettata gesti d’affetto o parole gentili da lui. Lui era il mio istruttore, il mio carnefice quando trasgredivo alle sue regole. Ma non ho mai potuto dire di avere un padre affettuoso o generoso. Fin da quando ha scoperto che sono una Naturale il suo unico scopo è stato quello di convertirmi in un’arma da usare a suo piacimento per la sua guerra.

Sospiro e mi alzo. È bene andare a letto. Devo essere lucida quando sono in loro compagnia, non posso permettermi sbagli.

Io sono Camane Prince e riuscirò a farmi amico il mio nemico.

 

  
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