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Autore: Blueeyedgirl    17/06/2018    0 recensioni
Alcune persone passano e sono soltanto un nome, un volto in una fotografia.
«Questo è Edgar Bones... il fratello di Amelia Bones, hanno preso lui e la sua famiglia, era un gran mago... Sturgis Podmore, accidenti, com'era giovane... Caradoc Dearborn, scomparso sei mesi dopo, non abbiamo mai ritrovato il corpo... Hagrid, naturalmente, è sempre lo stesso... Elphias Doge, l'hai conosciuto, mi ero dimenticato che portava sempre quello stupido cappello... Gideon Prewett, ci sono voluti cinque Mangiamorte per uccidere lui e suo fratello Fabian, hanno combattuto da eroi...»
-Harry Potter e l'Ordine della Fenice, Capitolo 9
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Bones, Edgar Bones, Emmeline Vance, Sturgis Podmore
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Il giorno del funerale di Benjamin e Julia Bones, piansero tutti. Tutti tranne Amelia. Edgar piangeva come una fontana, tremando nonostante la temperatura fosse mite, aggrappato alla mano di Florence come se fosse una scialuppa di salvataggio. Con l'altro braccio teneva stretto il fratello minore. Accanto a lui, Florence guardava in basso. Era seria, serissima, pallida come un cencio nel suo vestito nero, i capelli raccolti in una treccia, gli occhi rossi. Le lacrime le scivolavano sul viso una dopo l'altra, ma sembrava non curarsene.
Amelia non piangeva. Se ne stava lì in piedi, a pochi passi dalle bare dei suoi genitori, la schiena diritta, e non piangeva. La voce della strega rotondetta dal viso dolce che stava celebrando il funerale le giungeva lontana, come in un sogno.
"...ciò che è morto non muoia mai." 
Con un movimento della bacchetta, la strega Levitò le due bare in fondo alla fossa.
Amelia, come in trance, gettò una manciata di terra nella fossa. I suoi fratelli fecero lo stesso. Evan nascose il viso nella giacca di Edgar. I suoi singhiozzi la riportarono alla realtà.
Allungò una mano e la posò tra i capelli di Evan; poi alzò gli occhi, e vide che Edgar la stava guardando. Aveva smesso di singhiozzare, ma il volto era ancora fradicio di lacrime. Non le disse nulla, ma Amelia capì comunque. Forse per il legame che li univa, più profondo di quello tra due semplici fratelli, o forse perchè Edgar, come un tempo Julia Diggory, non riusciva a soffocare le proprie emozioni: gli si leggevano in faccia. Amelia era molto più simile al padre, in questo. 
Perchè non stai piangendo? Le domandava lo sguardo confuso e vagamente accusatorio di Edgar. Amelia si sentì un verme. Aveva ragione, pensò. Perchè non riusciva a piangere? I suoi genitori erano morti. E morti in maniera orribile: torturati a morte da chi li odiava, da chi voleva eliminarli dalla faccia della Terra semplicemente per mettere loro paura. Erano morti per una dimostrazione di forza e violenza e odio, e questo pensiero la riempiva di rabbia. Rabbia cieca, e dolore, certo, ma un dolore cupo e furioso che non vedeva l'ora di scatenarsi. Non voleva piangere: voleva vendicarsi. Voleva che i responsabili pagassero per ciò che avevano fatto, e voleva essere lei a fare giustizia. Questa consapevolezza la impauriva. Sapeva che non era sano pensare queste cose, e che i suoi genitori non avrebbero voluto essere vendicati da lei. Eppure non aveva altro a cui aggrapparsi, in quel momento. 


Dopo il funerale, lo zio Elijah e la zia Henrietta si avvicinarono ai nipoti, ancora fermi accanto alle fosse nonostante la funzione fosse finita già da almeno venti minuti.
"Evan, torniamo a casa, inizia a fare freddo," mormorò Henrietta. "Amos sta preparando il tè." Evan alzò lo sguardo verso il fratello maggiore, in cerca di approvazione; Edgar annuì e liberò la mano dalla presa di Evan, il quale dopo un ultimo sguardo alle fosse si allontanò con la zia Henrietta. Lo sentirono singhiozzare finchè lui e la zia non si Smaterializzarono. Elijah guardò i due nipoti più grandi, i quali ancora non avevano detto una parola. Intervenne Florence: "Noi vi raggiungiamo, signor Diggory," disse, seria. "Tra un minuto." Con un braccio circondò le spalle di Edgar, quasi senza accorgersene. Elijah fissò i nipoti preoccupato, ma non obiettò. Si allontanò, per poi Smaterializzarsi.
Florence guardò Edgar e Amelia. Era quest'ultima a preoccuparla di più. Non era certo una psicologa, ma sapeva che l'assenza totale di reazioni emotive da parte di Amelia, in una circostanza simile, non era normale. Conosceva Amelia ormai da tempo e sapeva che era sempre stata piuttosto chiusa e schiva di carattere, restia a confidarsi con chiunque, compreso Edgar. Non erano mai state amiche: avevano passato molto tempo insieme (Edgar e Florence stavano insieme ormai da tre anni), e andavano d'accordo, ma non erano così in confidenza da giustificare ingerenze da parte di Florence.
Dei passi sull'erba interruppero le sue riflessioni. Sturgis e i fratelli Prewett si erano avvicinati. Avevano seguito la funzione mescolati in mezzo alla folla, perchè quando erano arrivati il cimitero era già gremito. Edgar si scostò da Florence per abbracciare Sturgis e poi i gemelli, rispondendo a mezza bocca alle domande timide degli amici ("Come ti senti? Possiamo fare qualcosa?"). Cercò anche di sorridere, ma non ci riuscì del tutto. Florence approfittò dell'arrivo dei tre ragazzi per avvicinarsi ad Amelia e posarle una mano sulla spalla.
"Ti senti bene?" le chiese, rompendo gli indugi. Anche lei, come Amelia, era generalmente timida e schiva, ma voleva esserle d'aiuto, per quanto possibile. "Voglio dire, so che è una domanda stupida, non puoi sentirti bene...volevo solo dire che se hai voglia di parlare puoi farlo." Amelia annuì, senza dire nulla e senza guardarla. In un primo momento Florence si sentì una stupida. Non poteva avere voglia di parlare, avevano appena seppellito i suoi genitori, per Merlino...poi Amelia alzò lo sguardo. "Grazie, Flo." mormorò.
Quello che Florence lesse nel suo sguardo non le piacque per nulla. Non era una psicologa, ma era sempre andata fiera del proprio intuito. Amelia non era disperata. Era determinata.

Note: Capitolo molto breve, me ne rendo conto, ma in realtà ho pensato questa fanfiction come una raccolta, più che come una storia con una trama organica. Quindi i vari capitoli saranno di lunghezza diversa, e probabilmente tratteranno momenti diversi, distanti tra loro nel tempo. 
Un appunto: viene citato un personaggio di nome Amos, che è proprio il padre di Cedric, Amos Diggory. L'ho immaginato come il cugino dei fratelli Bones, più grande di loro di qualche anno. 
Un grazie a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo! 

  
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