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Autore: lmpaoli94    20/06/2018    0 recensioni
Sequel Il silenzio della morte e La morte cammina da sola
Tamara era sul punto di morire.
Jack, il suo ex fidanzato, stava per metterla a tacere per sempre.
Ma non sempre va tutto come previsto.
Soprattutto se Karen decide di mettersi di mezzo per evitare altro spargimento di sangue…
Genere: Avventura, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Che diavolo stai dicendo?! Come ha fatto ad entrare?!» gridò disperata.
«Smettila di gridare! Così farai peggio!»
Ormai non c’era più dubbio: Tamara aveva paura di quell’uomo.
Non aveva mai avuto paura di nessuno, prima d’ora.
Ma con Jack era diverso.
«Allora che cosa faccio?»
Se volevo salvargli la vita, dovevo nasconderla.
«Dovrei metterti in salvo?»
«No, fammi pure morire miseramente così… Ma che domande fai?!»
«Te lo meriteresti, sai?»
Tamara mi fissava con sguardo indecifrabile.
Non sapevo se era arrabbiata o se avevo colto nel segno.
Magari tutte e due le cose.
«Va bene, vuoi che facciamo una tregua? E sia! Aiutami a nascondermi, ti prego.»
Alla fine, le mie parole l’avevano convinta.
Anche perché non poteva fare altrimenti.
«Vieni. Nasconditi qua.»
La nascosi dietro le lenzuola e i cuscini che erano riposti dietro l’armadio.
«Qui non riuscirà a trovarti» la rassicurai.
«Spero per te, altrimenti mi avrai sulla coscienza.»
La guardai in modo da fargli capire che la sua frase era completamente fuori luogo.
«Perché? Tutti i morti da te causati?»
«Zitta, sta per entrare! Tu ti nasconderai?» mi disse velocemente.
«Non ti preoccupare.»
La porta della stanza fece un rumore molto strano.
Cigolava come se fosse vecchia d’anni.
Jack, mentre la stava richiudendo con cura e senza fare il minimo rumore, accese la torcia che teneva in mano.
Gli balzò subito all’occhio che il letto era vuoto e che Tamara non c’era.
Tocco con una mano le lenzuola tutte stropicciate.
Dallo sguardo illuminato dalla torcia, potei capire che era arrivato alla conclusione che Tamara non poteva essere andata lontano.
Le coperte dovevano essere ancora calde.
Si mosse per l’intera stanza.
Gli mancava da controllare solo l’armadio in cui era nascosta.
Ma fortunatamente, qualcosa andò storto.
Un’infermiera si stava avvicinando, mettendo in allarme il ragazzo.
Divenendo molto preoccupato, cercò una via d’uscita in fretta e furia.
L’unica plausibile era la finestra della stanza che fortunatamente per lui, dava al piano terra.
Senza pensarci due volte, Jack l’aprì e si buttò, scappando a gambe levate.
Ma l’infermiera non entrò mai nella camera di Tamara.
La cosa più importante è che eravamo salve.
Quando diedi il via libera a Tamara, la ragazza stava quasi iniziando a piangere.
«Che cosa stai facendo? Stai veramente…»
«Lasciami in pace!»
«Da dove provengono queste lacrime?»
«Sono solo molto stanca…»
«Certo. Come no…»
«Se n’è andato quel maledetto?»
«Sì. Anche stavolta sei salva. E tutto grazie a me.»
«Che cosa vorresti dire con questo? Che dovrei ringraziarti? Che sono in debito con te?»
«L’unica cosa in cui mi faresti felice, è se tu ti costituissi al Detective Moses.»
«Tu sei pazza… La mia sete di uccidere non si è ancora placata. E Jack sarà il prossimo.»
«Sei veramente uscita di testa.»
Fissavo la mia nemica con sguardo rancoroso.
Lei cercò di fare lo stesso.
Ma non mi faceva paura.
«E’ meglio che me ne vada…»
«Brava Karen. Saggia decisione. Tornatene a casa.»
Naturalmente, per la mia incolumità, non gli dissi che stavamo dormendo sotto lo stesso tetto.
«Arrivederci, Tamara.»
«Spero per te di no… Sai che la morte non si ferma, vero?»
«Riuscirò a fermarti, Tamara… In un modo o nell’altro.»
E detto questo, uscii dalla sua stanza, sparendo dietro il corridoio e dirigendomi verso la mia camera.
 
 
Quando mi risvegliai, era una bellissima giornata.
Il sole splendeva alto.
Sentivo l’aria mattutina che entrava dentro la mia stanza.
Ma chi aveva aperto la finestra.
«Buongiorno dormigliona» disse Melanie che per poco non mi fece prendere un colpo.
«E tu che cosa ci fai qui?»
«Visto che alcune ore libere, ho deciso di dedicarle a te.»
«E me non mi consideri? Non sono nemmeno andata a messa per venire prima da te» disse invece Audrey risentita.
«Oggi è già domenica?» domandai insonnolita.
«Sì, Karen.»
«Accidenti. Ho perso la cognizione del tempo.»
«Posso capirti, sai? Le tue giornate sembreranno tutte uguali… Sai quando ti dimetteranno?»
«Credo molto presto. Ma prima devo parlare con il medico.»
«Capisco.»
«Katherine? Ha fatto le ore piccole?»
«Molto probabilmente sì… Con un nuovo sottomesso.»
«Un nuovo sottomesso? E chi sarebbe?»
«Purtroppo non sono riuscito a scoprirlo… Sapete che lei non mi dice mai niente.»
«Melanie ha ragione, Karen. Dovresti parlarci tu, sai? A te dice sempre tutto.»
«Non voglio immischiarmi in affari che non mi riguardano in prima persona. Lo sapete.»
«Vabbe’, per una volta…»
«No. Su questa cosa non transigo» dissi con tono irremovibile.
«Cambiando discorso, che ne dici se io, te, Melanie e Katherine facessimo un pigiama party? Come i vecchi tempi.»
«Non lo so, Audrey… Non so se mia madre sarebbe d’accordo.»
«Parlerò io con tua madre. Tu pensa a rimetterti.»
«Spero che non sia irremovibile come lo è ora» fece Melanie prendendomi in giro.
«No, tranquille. Lei è più accondiscendente.»
Stranamente, non mi fecero alcuna domanda su Tamara.
Eppure sapevano che volevo parlarci a tutti i costi.
«Bene, ti facciamo riposare. Ripassiamo più tardi, va bene?»
«Quando volete, ragazze… Grazie ancora.»
«A più tardi» dissero in coro le mie due amiche lasciandomi in completa solitudine come ero abituata in questi ultimi giorni.
   
 
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