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Autore: elisa nico    25/06/2018    1 recensioni
Emma è sempre stata sotto il controllo dei genitori. Tutto cambia quando nel villaggio vacanza dove si trova con la famiglia conosce Sahir un semplice cameriere. L'amore che provano l'uno per l'altra lì porterà contro tutto e tutti pur di stare insieme.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo un lunghissimo viaggio tra aereo e auto finalmente Emma era arrivata nel lussuosissimo villaggio che sua madre aveva scelto per passare lì le vacanze estive, un luogo esclusivo frequentato da gente altolocata e facoltosa.

Dopo le pratiche per il soggiorno due camerieri accompagnarono Emma, sua madre e i loro bagagli nelle suite da loro riservate.

I due appartamenti si trovavano in un’area tranquilla del complesso composto da quattro appartamenti con una piccola piscina esterna privata, le loro suite si trovavano a piano terra, uno di fianco all’altro.

L’interno era stupefacente, la porta si apriva in un grazioso salottino con un divanetto, poltrone, una scrivania e una piccola televisione, sulla sinistra si trovava la porta della camera da letto, a destra la porta del bagno e di fronte c’era un’enorme portafinestra con veranda con una spettacolare vista sul deserto.

La camera era grande e ben arredata ma la stanza che preferiva in assoluto era il bagno, sembrava di essere in una SPA, oltre ad una grossa doccia con pareti di cristallo c’era una Jacuzzi per due persone, quella meraviglia di camera sarebbe stata la sua casa per quasi tre mesi, Emma era al settimo cielo, era la prima volta che i suoi prenotavano una stanza solo per lei.   

Euforica come non mai Emma disfece le sue valigie in pochi minuti, indossò costume e pareo e uscì decisa a scoprire quel luogo il prima possibile.

Tutto intorno a lei era favoloso, il miglior villaggio che i suoi avessero mai scelto, l’Egitto era un paese favoloso lo sapeva bene ma quella zona aspra e selvaggia era qualcosa di spettacolare, fuori dai confini del villaggio non c’era nulla tranne sassi, sabbia e sterpaglia mentre al suo interno era tutto verde e pieno di palme.

L’acqua del mare era di un azzurro brillante, la barriera corallina era accessibile dalla spiaggia e formavano delle piscine naturali, sulla sinistra lontano dalla zona dove si trovavano gli ombrelloni e i lettini prendisole c’era un pontile per accedere a una barriera corallina più lontana dalla riva, non vedeva l’ora di tuffarsi da lì per esplorare i fondali.

Poco distante da dove si trovava emerse una ragazza con muta e bombole, a vederla doveva avere pochi anni più di lei.

-Ciao, scusa se ti disturbo sai dirmi come posso fare per provare un’immersione?

-Certo! Basta che tu venga da me al Diving. Piacere mi chiamo Silvia sono un’istruttrice.

-Che fortuna ho trovato la persona giusta, sai ho sempre desiderato fare un’immersione ma non né ho mai avuto l’occasione.

-Perfetto questa sarà la volta buona che dici?

-Penso di sì. Posso venire direttamente lì?

-Sì. Faremo una prova in piscina e dopo un’immersione in mare a dieci metri, se poi vorrai pendere il brevetto, dovrai fare altre immersioni. Sempre con una guida ovvio.

-Ok credo che verrò a trovarti molto presto. Domani?

-Domani sarà perfetto, ti aspetto …

- Emma. Scusa non mi ero ancora presenta.

Emma e Silvia si diedero la mano.

-Ci vedremo domani allora?

-Certamente.

Silvia raccolse le sue cose e s’incamminò verso il centro diving, Emma invece rimase ancora un po’ in spiaggia a fare due passi, l’idea di immergersi e nuotare con i pesci la eccitava da morire, non vedeva l’ora.

Stava facendo buio così Emma decise di tornare in camera sua per prepararsi per la cena, aveva appuntamento con sua madre alle otto davanti all’entrata del ristorante e lei odiava le persone ritardatarie.

Dopo una lunga doccia rilassante, un po’ di relax sul balcone a leggere un libro e l’indecisione su cosa indossare Emma era pronta anche se molto in ritardo.

Sicuramente sua madre avrebbe avuto da ridere su quello che aveva indossato, dopo aver vagliato l’immenso guardaroba che aveva portato con sé, opto per una semplice canottiera con dei leggings a discapito di un abito più formale.

Sahir come ogni giorno da quasi due anni finiva il suo turno al bar prima di recarsi al ristorante per il servizio serale, gli rimaneva solo di portare l’ultimo vassoio con i vuoti.

Emma correva lungo il viale che da camera sua conduceva al ristorante quando senza rendersene conto andò a sbattere contro qualcosa, o qualcuno.

Un rumore assordante di vetro che s’infrangeva a terra fece voltare tutte le persone che erano lì vicine, Emma era andata a sbattere contro Sahir.  

-Scusami! Stavo correndo e non guardavo dove andavo. Ti sei fatto male? Aspetta che ti do una mano.

Emma si mise a raccogliere bicchieri e bottiglie ma il ragazzo cercava di allontanarla.

-Signorina lasci fare a me. Mi perdoni è stata colpa mia.

-Ma se sono stata io a venirti addosso, lascia almeno che ti dia una mano.

-No la ringrazio. È meglio che vada se il mio capo mi dovesse vedere qui a parlare con lei sarei spostato nelle cucine.

-Che idiozia sono stata io a combinare questo disastro, non possono punirti per una cosa che non hai fatto.

-Signorina la prego sistemo io qui. Vada dentro a cenare.

-Ok ok vado. Comunque io sono Emma.

Emma si alzò e si diresse dentro lasciando quel ragazzo da solo a sistemare il casino che aveva combinato.

Prima di entrare lo guardò un ultima volta, certo che era proprio carino, pensò Emma prima di entrare a cercare sua madre.

Sahir fini di sistemare i vetri rotti e poi corse dentro a cambiarsi per il servizio al ristorante, lui era addetto alle bevande.

Mentre si preparava, il suo pensiero tornò a quello che era accaduto poco prima, certo che era proprio carina quella ragazza dai lunghi capelli biondi, Emma aveva detto di chiamarsi Emma, lui non gli aveva nemmeno detto il suo nome prima che scappasse via, con un po’ di fortuna stasera o nei prossimi giorni si sarebbe seduta nella sua ala del ristorante e avrebbe avuto l’occasione di dirgli il suo nome.

Emma trovò seduta sua madre a un tavolo piuttosto riservato lontano dalla zona buffet, stava già mangiando quando gli si sedette vicino.

-Finalmente sei arrivata.

-Scusami mamma, ho fatto un giro e non mi ero accorta che fosse così tardi.

-Ma come ti sei vestita?

-E dai mamma non iniziare siamo in vacanza.

-Si lo so ma potresti vestirti un po’ meglio per la cena.

-Ti prego basta per una volta posso fare ciò che voglio?

-Va bene tranquilla non iniziamo a litigare ok?

-Certo mamma. Vado ha vedere cosa c’è da mangiare, ho una fame.

-Vuoi che ti ordini qualcosa da bere?

-Una coca grazie.

Mentre Emma andò a prendere qualcosa da mangiare sua madre ordinò la coca cola per la figlia proprio a Sahir.

Sahir svirgolava tra i tavoli indaffarato, nelle ultime settimane i clienti erano raddoppiati e non c’era un attimo di respiro, però stasera era diverso mentre correva su e giù, cercava tra tanti volti e chiome quella di lei, Emma, ma non riusciva a vederla da nessuna parte, poi finalmente la vide seduta in fondo la sala con la donna che proprio prima gli aveva ordinato da bere.

Con il cuore che stranamente aveva accelerato il battito, si avvicinò al suo tavolo posò il bicchiere ma lei non alzò nemmeno lo sguardo.

Si allontanò deluso, pensare che per un attimo aveva creduto non fosse una snob come tutte le persone che soggiornavano lì, ma evidentemente si era sbagliato di grosso.

Scacciò subito dalla testa la sensazione di prima concentrandosi di nuovo sul suo lavoro.

Mezz’ora dopo Emma era rimasta sola al tavolo, sua madre era tornata in camera perché era stanca dal viaggio di quel giorno, anche Emma era molto stanca ma non voleva andare a letto presto, era lì che rimuginava su cosa fare quando vide un ragazzo avvicinarsi con un vassoio in mano.

Sahir aveva evitato fino ad ora di girarsi nella direzione di Emma, ma poi i suoi occhi si voltarono a guardarla.

Era da sola, lo sguardo fisso a guardare il vuoto davanti a lei, si fece coraggio e si avvicinò.

-Desidera qualcosa da bere signorina?

-No grazie.

Emma alzò lo sguardo e finalmente lo riconobbe.

- Ehi ma sei tu! Sbaglio ho ti avevo detto di chiamarmi Emma?

-Hai ragione scusami. Emma ha bisogno di qualcosa?

-Si di un consiglio.

-Dimmi pure se posso aiutarla.

-Non so che fare stasera, mi piacerebbe andare in giro a divertirmi ma sono molto stanca, sai sono arrivata   oggi pomeriggio.

-Sbaglio o sei in vacanza? Fossi in te andrei in giro. Quanto rimani una o due settimane? Cogli l’occasione di divertiti te che puoi, ti riposerai quando sarai di nuovo a casa.

-A essere sincera starò qui per circa tre mesi.

-Cosa? In pochi rimangono qui per tanto tempo, la tua famiglia deve essere importante.

-Abbastanza.

Emma per un attimo s’isolò di nuovo guardando ancora nel vuoto il suo sguardo era diventato triste, Sahir continuava con estrema lentezza a caricare i bicchieri vuoti sul proprio vassoio, chissà cosa aveva detto di strano da renderla improvvisamente triste.

-Penso che andrò a fare una passeggiata e poi a letto.

-La spiaggia.

-Come?

-La spiaggia di notte è meravigliosa. Devi solo stare attenta alle guardie di vigilanza perché se ti scoprono ti faranno tornare indietro.

-Grazie ci proverò. Adesso è meglio che vada e che tu torni al tuo lavoro, ricordo cosa mi hai detto poco fa, potrebbero punirti e metterti in cucina o sbaglio?

-No, non sbagli.

Emma si alzò e stava per uscire quando senti la voce del cameriere.

-Sahir. Il mio nome è Sahir non mi ero ancora presentato.

-Piacere di averti conosciuto Sahir. Ci vediamo in giro ciao.

Il viso di Emma s’illuminò di un sorriso fantastico prima di voltare le spalle a Sahir e andare via, mentre lui rimase lì imbambolato a guardarla sparire tra i tavoli e uscire.

Questo si che era un guaio anzi un bel guaio.

Non sapeva né come né perché ma si era innamorato all’istante di quella ragazza.

  
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