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Autore: raven rachel roth    26/06/2018    1 recensioni
Cosa sono le emozioni? Come le usano le persone? A cosa servono?
Che colori hanno?
E soprattutto, cosa si cela realmente dietro quella maschera di forza indossata da Rachel Roth meglio conosciuta come Raven?
Quando per caso Jump City si ritroverà vittima di violenti omicidi non ad opera di normali esseri umani, la vita della nostra amata super eroina cambierà drasticamente. Sangue, combattimenti, eventi drammatici e sentimenti contrastanti per arrivare alle sue origini e narrare eventi a noi sconosciuti.
Alla fine, riuscirà a vincere definitivamente l'eterna lotta contro il suo più grande nemico?
Dal testo:
-"C'è un macello. Ovunque piccoli pezzi di vetro sparpagliati qua e là.
Tutto ciò mi da solo una confusione interiore, tutto ciò mi porta ad un tormento continuo.
Tutto questo è avviso dell'imminente arrivo di lui"-
~Raven Rachel Roth
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO II

 
The Haunting
<"Come on in, boy," said the skeletons
sitting by her closet door
Dirty secrets, empty memories,
and broken hearts across the floor…>
 
La mattinata scorre monotona e tranquilla. L’allarme tace.

Qualche volta, egoisticamente e con una vena di perfidia, desidero che si metta a gridare disperatamente in modo da obbligarci a precipitarci fuori. Leggere è interessante, ti permette di apprendere, conoscere e rilassarti allo stesso tempo, ma quando stai lì, a riflettere per ore sullo stesso argomento, col cervello esausto e l’animo martoriato dai movimenti rumorosi e dagli sghignazzi impertinenti dei tuoi coinquilini, ecco, quando convivi con delle persone, simpaticissime per carità, ma turbolente, vorresti solo che quel maledetto aggeggio suoni per catapultarti fuori e sfogare le tue emozioni represse.

La repressione… la madre di tutte le cattive emozioni.

Altre volte invece, quando sto approfondendo concetti insieme a Malchior, mi viene quasi la necessità di frantumarlo in mille pezzi e farlo tacere per sempre in modo da poter discutere tranquillamente e senza interruzioni perché suona sempre a sproposito.

Oggi penso sia più propensa a pregare l’allarme di suonare.

Al momento, sto fluttuando davanti alla parete in vetro della torre con un libro di poesie fra le mani.
Da quando ho scoperto questo autore, ho capito che ho una propensione verso i libri crudi che ti servono la realtà per com’è e anzi, te la sputano pure citando i peggiori lati negativi.
Come può un libro di poesie essere così pessimista e spesso scurrile?
Beh, semplicemente sono io a trovare estremamente poetica la disperazione umana.

Il paesaggio, con questo sole scarno perché coperto da nuvole e quel mare che avanza a fatica, mi sembra così finto e macchinato, come se si muovesse secondo un codice robotico prescritto.

I ragazzi che corrono scambiando la Mains-Room per un campo da rugby stanno mettendo a dura prova il mio auto-controllo. Cosa mi trattiene dal prenderli e scaraventarli fuori da questa torre?
Me lo chiedo anche io.
Tranquillo, non lo farò. Ho una cosa chiamata “buon senso”, che di certo non sei tu.
Mi rassegno a sopportare i miei amici quando, forse per compassione o forse per coincidenza, un suono emerge dai fischi e dagli schiamazzi. Un suono impertinente e ripetitivo.

-“Merda, proprio mentre stavo per batterti!”- dice Beast Boy al robot umano.

-“TITANS GO!”- all’urlo di battaglia poso frettolosamente il libro sul divano e Robin imbraccia il suo casco mentre gli altri entrano nell’ascensore lasciando perdere i loro intrattenimenti.

Corriamo nei sotterranei.

Devo nascondere questo fremito. È lavoro Rachel.
Com’è, prima fai tutta “professionalità sul lavoro di qua, professionalità di là” e poi ti dai alla pazza gioia?
Non mi sto dando alla pazza gioia, anzi, qualcuno al momento potrebbe rischiare la vita quindi c’è poco da gioire.
Reprimo queste lucciole contrastanti e mi alzo in volo.

Dietro di me ci sono Cyborg sorretto da Starfire e Beast Boy trasformato in un piccolo uccello. Preferisce mantenere forme non troppo impegnative prima di uno scontro, più grande è l’animale e più velocemente si stanca.
Sotto di me, Robin sta sfrecciando con la sua moto.
Il verde avanza velocemente verso una centralina e inserendo un codice ci apre l’ingresso del tunnel sottomarino.
-“Cyborg, detta le coordinate!”- urla Robin dal basso.
Dal braccio meccanico appare una mappa sotto-forma di ologramma che segna il punto critico della città.
Stiamo andando verso il centro.

Una serie di grattacieli ci fanno incontro.

-“Dev’essere qui.”- afferma l’uomo di latta.
Siamo ad uno degli incroci principali della città ma non c’è nessun mostro.
-“Ma siete sicuri che sia...”- un urlo interrompe il ragazzo-meraviglia.
-“MAMMAAA!”-

È un bambino in lacrime ad urlare, avrà pressappoco sette anni e sta singhiozzando e urlando come un dannato.
Star si precipita verso il bambino per consolarlo e chiedergli cosa abbia ma lui non smette di gridare e indica con la manina un punto in alto.

La gente accorre in massa e iniziano tutti a urlare.
-“SI FERMI! LA PREGO SI FERMI!”-
-“Ma cosa…?!”- le parole mi muoiono in gola quando, seguendo con lo sguardo il punto indicato, noto una donna sopra il cornicione del grattacielo difronte a noi.
Tutti le urlano di non buttarsi e c’è perfino chi ha la faccia tosta di registrare ciò col telefonino.

-“La prendo io!”- Starfire prova a spingere verso l’interno la donna ma un’onda elettrica proveniente da essa la spazza via.
Eppure la donna non si è mossa.
-“STAR!”- Robin e la sua moto vanno in soccorso dell’aliena.

Possibile che dobbiamo faticare in cinque per prenderla?!

-“Vediamo di finirla in fretta!”-volo fino al tetto e mi avvento sulla figura.
-“Azarath Metrion ZINTHOS!”- faccio lievitare la donna per riportarla giù, la tengo stretta e avvolta dalla mia aura nera.
Inaspettatamente, mentre sono in volo per scendere, sento un formicolio alle mani sempre più forte che inizia a bruciare e la magia si interrompe. Urlo in preda al dolore, provo rievocare l’incantesimo ma quell’ondata velenosa ha bloccato i miei poteri.  La figura alza lo sguardo e mi guarda dritto negli occhi.
Rimango impietrita. Ha gli occhi sbarrati e rossi, iniettati di sangue. Le lacrime le rigano il viso e la bocca semiaperta è immobile. Non respira. Non sbatte le palpebre.

Non si è buttata di sua volontà.

Il corpo si irrigidisce, inizia a scuotere la testa e a ridere. Trema, ha le convulsioni e le lacrime si tingono di rosso. Il corpo freme, provo a provo a prenderla ma appena la tocco le mani riprendono a bruciare violentemente. Il fuoco mi si avventa, un fuoco diverso, un fuoco che non posso toccare, un fuoco capace di bruciare le mie cellule e quindi non permettendomi di rigenerare le ferite! Un’altra scarica elettrica mi si avventa. Mi ha presa in pena e barcollando a mezz’aria sento la testa esplodermi.

Indietreggio.

Non la sto tenendo più in alcun modo, non c’è nessuno pronto a prenderla!
-“NO! AZARATH METRION ZINT…”- ma dalle mie mani ustionate non fuoriesce alcuna magia.

Sotto i miei occhi, la bolla invisibile in cui è imprigionata la donna esplode violentemente spazzando via la gente che scappa urlando e Cyborg e Beast Boy pronti a sferrare il loro attacco.
Come una goccia che cade in una pozza d’acqua, la lunghezza d’onda si propaga al suo intorno, scuotendo e disturbando le altre gocce creando meravigliosi cerchi concentrici, così accade alla figura sottostante.
Sento il cuore fermarsi nell’istante in cui il corpo atterra, rimbalza e si ferma. La risata si blocca. Le convulsioni si arrestano. Le lacrime proseguono il loro ultimo percorso.
Anche il respiro si asciuga.

I capelli rossi della donna si inumidiscono e il loro colore si mescola a quello del sangue nero che fuoriesce da sotto il cranio. Le gocce si fanno strada dalla narice al collo.
Il corpo bianco giace in una posizione innaturale per le ossa fracassate dall’impatto.
Mi sale un conato di vomito, le forze mi vengono a mancare impedendomi di fluttuare. Prima di cadere, Beast Boy destatosi dall’impatto e trasformatosi prontamente in pterodattilo mi prende mentre sono ancora in volo.
La gente, spostata di pochi metri, rinsavisce.

Ciò che vedo mi disgusta.
 “È tutta colpa tua.”
Sento le parole diventare macigni.

Starfire, nonostante la precedente botta, visto l’accaduto prende con sé il bambino che è rimasto impietrito e vola via di corsa.

-“Raven tu non…”-

Prima che Robin possa parlare, mi libero della presa del verde.

-“Silenzio.”- lo ammonisco.
So tutto, ho capito tutto.
Quegli occhi rossi, quel sangue,i miei poteri svaniti di colpo, credi di prendermi in giro? MI CREDI SCIOCCA?

-“SO PERFETTAMENTE CHE CI SEI DIETRO TU.”- rivolta al cielo -“VOIALTRI! STATE INDIETRO!NON TOCCATELA”-
La gente atterrita indietreggia ancora.

Non ho bisogno di parole compassionevoli. Non mi servono.
So che anche i supereroi possono sbagliare, so che non siamo perfetti, ma è difficile, difficile da accettare.
La morte di un innocente non pesa solo sulla coscienza. Non è per l’onore o per le macchie della tua carriera. È un qualcosa che va al di sopra delle morali e dei princìpi, qualcosa di così reale da pugnalarti lo stomaco ripetutamente.

Diranno che la colpa non è mia, ma io so che non è così.
Sono stata solo egoista. Sarei dovuta intervenire prima.
“Già, avresti potuto e se lo avresti fatto ti avrei fermata perché mi servi e lo sai.”
Lo sapevo.
“Ci avrei scommesso che dietro c’eri tu.”
“Dietro dove? Io sono solo nella tua testa.”
“Non scherzare con me. Io non ti seguirò mai.”
Mia cara il tempo scorre e nemmeno io posso sottrarmici.”
“Che vuoi dire?”
Ma al solito scompare.

Ritorno alla realtà con le mani ustionate che stanno provando a curarsi.
Solo una persona, o meglio, un essere può aver creato quel tipo di magia per fare in modo che io non potessi controllarla, ed io, so perfettamente il motivo per cui lo ha fatto: attirare la mia attenzione.
Stringo i denti e serro la mascella.

Arriva la polizia.

-“Quel corpo era posseduto da un demone adesso evaso. La donna era morta ancor prima di buttarsi dal cornicione. Ecco perché il sangue che vedete è nero. Quei segni rossi nelle tempie e sulle braccia sono i simboli della maledizione lasciata dal demone, toccarla significherebbe rimanere contagiati e permettere al demone di possedervi…”-spiego-“… saremmo dovuti intervenire prima. Ci ha presi in contropiede, ci ha battuti sul tempo. ”- stringo i pugni.
Robin mi tocca la spalla per rassicurarmi.

Il suono delle sirene ci accompagna fino alla torre.

-“Lo fermeremo Raven, non preoccuparti. Se la donna era già morta la colpa non è né tua, né mia. Non è di nessuno.”- dice il Ragazzo-Meraviglia.
-“Ma non capisci Robin! Se fossimo intervenuti prima! Avrei dovuto immaginare chi c’era dietro tutto questo…”-
-“Ragazza non darti colpe che non hai.”- interviene Cyborg sedendosi sul divano.
-“Io potevo prevederlo e non l’ho fatto!”-
-“Ci servirà per il futuro, adesso che sappiamo chi c’è dietro questi continui omicidi non ci faremo fregare così facilmente.”-
-“Lui vuole me! È tutto frutto della sua mente perversa… come fai a stare così tranquillo?!”-
-“Io non sono tranquillo Rachel. Semplicemente cerco di stare calmo perché io credo in te. Siamo una squadra e io mi fido di ognuno di voi. Tu puoi battere tuo padre, devi solo avere fiducia in noi...”- sorride.

Sono impassibile difronte allo scenario di Jump City. Uno scenario triste, grigio e monotono, colorato dall’acquamarina vivida e dalle luci rosse e blu delle sirene.
È tutta lì, la folla. Chi coi cellulari, chi a commentare, chi a inscenare testimonianze e drammi sull’accaduto. Eppure quelle anime così agitate, fino a poco tempo prima non hanno provato a fare nulla.
Stavano con le mani alle bocche e increduli.
Nessuno si è occupato nemmeno del bambino, quel bambino che adesso non avrà più mamma…

-“Dov’è Starfire?”-
-“Si sta occupando del bambino con Garfield nella sua stanza…”- dice Cyborg.
-“Perché non provi a parlare un po’ con lui, magari riesci a rassicurarlo.”-
-“Io?”- vengo colta alla sprovvista.u
Penso di essere la persona meno adatta a dialogare coi bambini.
-“Sì, tu. E dopo ci occuperemo del corpo, Cy lo ha trasportato al laboratorio con una specie di incubatrice.”-
Non sono molto convinta di questa cosa, però Robin sa quello che dice, e di certo, se vuole che io parli col bambino un motivo ci sarà..
-“Va bene…”-

In momenti del genere mi sento una goccia nell’oceano che prova ad elevarsi sopra gli altri ma viene smossa da possenti correnti d’aria.
Provo a far cambiare qualcosa in questo mondo ma anche coi superpoteri sono solo una contro sette miliardi.
È vero, in cinque le cose cambiano ma, ci sono casi in cui tutto dipende da te, solo tu puoi cambiare la situazione e non puoi permetterti di fallire, perché se fallisci…

Dopo una serie di riflessioni e pensieri contorti per cercare di dimenticare per un attimo l’accaduto, arrivo alla porta della stanza di Star.
Nella mia testa non riesco a smettere di pormi una domanda, ossessiva e pressante.
Mi perdonerà mai?

Ancor prima di bussare, la porta scorrevole si apre.
Noto subito un’ombra dai colori caldi e decisi abbracciare e cullare un bambino seduta su un letto e accanto il tipo verde.
Le mie gambe camminano sole e indipendenti.
Quando sono vicina all’ombra il mio corpo si blocca. Vorrei abbracciarli anche io, accarezzare questa piccola testolina color nocciola, sussurrare parole di conforto ma…ahimè… le parole si arrestano e le ossa si irrigidiscono.

Perché non riesco a dimostrare le mie emozioni? Sembro solo una persona impassibile ma giuro, sto soffrendo…

Non riesco a muovere neppure un centimetro del mio corpo verso il piccolo.
Il groppo alla gola cresce e alzo il cappuccio per nascondere il rosso della vergogna.

Il bambino alza il capo e si volta. Non dice una parola, in silenzio i suoi occhi percorrono le curve del mio corpo fino ad incontrare i miei.
Sono verde acqua, chiarissimi e brillanti. Vivi, luminosi, innocenti, macchiati appena dal pianto.

-“Ci-ciao…”-





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N.A. Consiglio di accompagnare la lettura del capitolo ascoltando "The Haunting" dei Set It Off per immedesimarsi meglio con le parole del testo.
Cari lettori, qualcosa di grosso sta arrivando...
-Raven Rachel Roth.

 
   
 
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