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Autore: Nera93    06/07/2009    1 recensioni
Lei, non sa che cosa è esattamente, lui la proteggerà a tutti i costi, una famiglia di cacciatori di angeli e demoni ostacolerà la loro missione, ma che missione dovrà compiere Andrew Luxor?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce era strana quella notte, si vedeva solo una parte dietro la collina di casa Mihok. Tutti dentro riposavano tranquilli, tutti tranne una, che seduta sul cornicione del terrazzo teneva le gambe sospese nel vuoto fissando quel globo mistico con guardo spento. Sembrava lei stessa parte di quell'astro, il vestito bianco di mille pieghe sembrava un frammento della superficie lunare. Iridi nere, capelli color della sabbia, corpo magro, pelle diafana, una piccola creatura sotto una gigantesca immenistà,ma era oramai sicura che in quella casa oltre a lei non respirava più nessuno, le persone dormivano si, ma un sonno eterno. Il respiro era lento e regolare, si rallentò ulteriormente mentre gli occhi si chiudevano e una folata di vento spazzava il terrazzo sopra la casa e come un fuscello lei cadeva verso il basso. A metà della caduta qualcosa di bianco si manifestò alle sue spalle e lei scomparve nel nulla. Nel silenzio della notte rimasero solo la trapunta di stelle e il globo lunare, mistico, nella meravigliosa e lunga ninna nanna notturna. *** Andrew Luxor camminava annoiato dirigendosi fuori della scuola, non sapeva nemmeno a che ora dovesse prendere la corriera, poco male, a casa non c'era nessuno ad attenderlo e lui aveva dimenticato da tempo che cosa era il concetto di "Famiglia" Li in quella città ricca di mistero e leggende frequentava un istituto d'arte,non era mai stato tanto pentito di una sua decisione, mai, eppure quella volta la scelta dell'indirizzo l'aveva deluso. Al fianco della scuola si apriva un famoso giardino botamico, bastava mostrare il libretto della scuola o semplicemente far vedere che portavi la loro divisa per entrare gratuitamente e sdraiarsi sull'erbetta morbida senza essere disturbato da nessuno. Anche nel paese dove abitava c'era l'erba,in un paese di campagna come poteva mancare? Stava li quella volta, perchè non sapeva a che ora aveva la corriera e nemmeno gli interessava e anche perchè quel giorno qualcosa lo aveva spinto a superare le cancellate del giardino botamico salutando con la mano il vecchio guardiano che oramai lo conosceva come un assiduo frequentatore e un saggio marinatore di scuole, come faceva lui ai suoi tempi. Si intrufolò nella sezione in restauro dopo essersi guardato più volte intorno, una volta lo avevano beccato e non era stata una bella esperienza,li le piante erano più fitte perchè nessuno mai le curava, da anni, e spostando una cascata di foglie che venivano giu da un centenario salice piangente, come una tenda, si apriva ai suoi occhi un piccolo angolo di paradiso. Come quei piccoli spazi nei boschi delle favole, dove cade il sole a tratti disegnando delle chiazze d'ombra e di luce che si giostravano in affascinanti giochi,dando colori intensi e caldi. Anche li raggi di luce venivano filtrati dalla spessa coltre di foglioline e ricadevano su quelle poche che erano al suolo, fra gli steli d'erba morbida e profumata, verde verde. Quel salice aveva un gruppo di radici, che spuntavano dal suolo come in un salto, per poi rientrarci cuvandosi creando una piccola conca, che rassomigliava a una panchina dove Andrew si sedeva spesso e chiudeva gli occhi. Quella volta sprofondò nel sonno, non dormiva in quel periodo, di notte, non faceva altro che sognare una ragazza, in abito bianco, che cadeva da un cornicione, e poi sognava lei, sua sorella. Non appena le sue palpebre si chiusero e Morfeo prese a cullarlo i sogni popolarono la sua mente nella quale riaffiorarono i terribili ricordi della morte dei suoi parenti, anni prima. Più di tutti sua sorella che fino all'ultimo aveva sussurrato il suo nome, esalando fra le sue braccia l'ultimo suo respiro accompagnato da un lieve sorriso, la vide apparire davanti a lui, in ginocchio impossibilitato a muoversi da un fitto reticolo ri rovi che penetrava la sua carne facendolo sanguinare. Lei era seduta, di fianco, come se fosse caduta dopo una delle lunghe corse che facevano per i campi a primavera,le gambe leggermente piegate e rivolte verso destra, una mano appoggiata a terra, di fronte al bacino e l'altra , sanguinante,protesa verso di lui. -Andrew- Un rantolo uscì dalla bocca della ragazza di fronte a lui mentre il giovane cercava di liberarsi per raggiungerla ma più si muoveva più i rovi gli entravano nella carne facendolo fremere di dolore. -Perchè ci lasci soli? Perchè scappi? Inutile, è inutile- La ragazza continuava a tendere la mano verso di lui, che cercava di afferrarla, a pochi centimetri dalla sua. Le guardò un attimo il volto, due lacrime lo rigarono scivolando lentamente e scendendo lungo le sue guancie, non erano salate, bensì rosse, rosse di sangue,che denso cadde sul dorso della mano che era in terra. -Tu che ci hai lasciato alle fiamme e ci hai abbandonato! Maledetto!- I capelli di lei si infiammarono fortemente mentre un uonda d'urto portava polvere negli occhi di Andrew. Nella realtà il ragazzo scivolava lungo la conca, nel sogno la giovane donna prendeva fuoco e urlava, in maniera straziante, di lei rimaneva solo la cenere, in una piccola montagnola che spostò il vento, imporvviso, che lo costrinse a chiudere gli occhi non appena si abbattè su di lui, violento. Quando fu in grado di riaprirgli i rovi non trafiggevano più la sua carne, si ritrovò su una collina dall'erba alta,il sole del tardo pomeriggio cadeva su una sistesa di lapidi bianche sparse disordinatamente un pò d'appertutto, a piccoli raggruppamenti a volte, davanti a lui, tre, in fila, quella al centro era più piccola, quella della sorella. A sinistra la madre e a destra il padre, la famiglia o meglio quello che rimaneva della grande famiglia Luxor, era seppellita in quel campo erboso di cimitero di campagna. Andrew rimase chiuso in quell'atmosfera per quelle che sembrarono ore, mentre il vento spingeva i suoi capelli castani in avanti e con le mani in tasca fissava le tre pietre tombali fredde e bianche come la neve, quella centrale si spaccò. Una lunga crepa prese a correre dalla cima rotonda fino al suolo dove si disperse increpando anche esso per qualche metro. Dalle crepe colò sange che si inffiammò, lo stesso sangue che usciva dagli occhi della giovane donna, il battito cardiaco di lui accellerò in una maniera impossibile, facendogli mancare il fiato, rompendoglielo in tanti pezzettini. Le mani di lui scattarono verso le orecchie quando un urlò stridulo gli trapassò i timpani e dopo pochi secondi che sembrarono mille e mille tutto cessò. Riaprì gli occhi di scatto mentre un fruscio di frasche aperte violentemente gli riempiva le orecchie prima fracassate da quell'urlo, poi un qualcosa che cadeva in maniera soffice sul terreno. Azzurre e piumate erano le coltri che nascondevano la creatura precipitata davanti ai suoi occhi. Più le osservava più sembravano veramente un paio di ali. Ancora intontito per il sogno non sapeva se muoversi in quella realtà o se stava ancora sognando,cammniò lento,un passo,un altro. Era a pochissimi centimetri oramai,non sapeva ancora che cosa fare,ci avrebbe pensato dopo,sfiorò delicatamente l'ala più alta ed essa si mosse scomparendo con una piccola esplosione di vento che riversò migliaia di piume tutto intorno. Addormentata c'era una ragazza dai vestiti bianchi, una ciocca ricadeva dolce sul suo volto coprendole parte dell'occhio destro,non respirava,almeno sembrava di no. La sua Famiglia, specialmente suo nonno gli aveva accennato una volta degli angeli che cadono dal cielo, ma non ci aveva mai creduto, eppure una era davanti a lui, pultroppo morta,probabilmente nella caduta. Appoggiò una mano imbarazzatissimo, sul suo petto ancora acerbo scostando con delicatezza la mano sinistra che vi era appoggiata in modo da liberarle completamente l'addome e sentire con un orecchio appoggiato sempre delicatamente sulla sua cassa toracica,il cuore. silenzio... ancora silenzio... era morta dunque,non respirava nemmeno, ed era un peccato, una creatura così bella e divina non poteva spegnersi,non ora che era piombata davanti a lui che la voleva aiutare,non li piaceva quella situazione. tum.. qualcosa di debole risuonò nel piccolo petto, lui si appiattì un poco più forte contro di lei stringendo con la mano piantata al suolo il terrenno, era pieno di imbarazzo,rosso in volto per toccare una coa così delicata e angelica,ma doveva sapere se era in vita. Tum.. Tum.. Sempre più forte il battito di lei, sempre più felice lui,non sapeva perchè ma era gioioso per quanto stava accadendo, forse una volta ogni tanto Dio aveva decido di graziarlo. TU-TUM Il battito si fece regolare e le guance di porcellana si colorarono dandole ancora più bellezza,era magnifica,potente con quelle ali azzurrine che erano ora scomparse, ma allo stesso tempo fragile e delicata come un frammento di luna,stupenda. I raggi di sole ricadevano sulle molteplici pieghe del candido abito, così come sulla pelle,diafana. Riluceva di mille e mille bagliori di diamante i piedini erano scalzi qualche ferita li solcava, erano appena risargite,da dove veniva quella mistica creatura? Perchè era precipitata li, nel mondo monotono di un ragazzino annoiato? *** -Oi! Ti sei svegliata alla fine eh?- Sentiva caldo, metà del volto era caldo come premuto sopra una superficie morbida ma anche rigida. Aprì un occhio debolmente accorgendosi che le sue gambe erano sostenute e che lei era appoggiata alla schiena di un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi verdi che in quel momento storceva più che poteva il capo per vederla in volto. Lui.. -Sei rinvenuta alla fine!Sai credevo che non saresti mai stata capace di aprire gli occhi,angelo..sei caduta da un altezza stratosferica..- Sorrise a Malapena,lo capiva ma ancora non riusciva a parlare, era ancora addormentata un pochettino e intorpidita dalla trasformazione. Lo fissò un altro pò,era lui, prima di svenire lo aveva visto disegnato davanti alle sue palpebre,gli avrebbe dato l'aiuto che meritava e poi sarebbe andata dove doveva. -Ti..Ri-ri..nglazio- La guardò stupito, aveva la "r" moscia e non riusciva aparlare bene,probabilmente era stanca e affaticata,uscirono dall'entrata posteriore e si diressero nuovamente nella scuola oramai deserta. L'ottagono,il igantesco ingresso che recava al suo centro una statua altissima fece tanta impressione alla creaturina fatata, ne sentì il battito accellerare e sorrise, era lo stesso effetto che aveva fatto a lui il primo giorno di scuola di un anno prima. entrò in infermierira e la pose su un lettino coprendola con una coperta, rubata al bidello. -Rimani un poco qui? ti vado a prendere qualcosa di caldo ti piace il cioccolato?- Lei si tirò su poggiando le delicate manine sul bordo della coperta e chinò di tre quatri il capo con espressione interrogativa sul volto,il cioccolato, a casa sua dicevano che faceva male ai denti e che quindi non si poteva mangiare, ma a quanto pare lui ne aveva già mangiato e non era mort...quindi annuì leggermente. Si guardò intorno mentre lui usciva e si addentrava nella labirintica scuola, scivolò giù dal letto e si guardò di nuovo attorno, le finestre filtravano il sole delle tre in maniera dolce,opache non lo lasciavano traspoarire tutto, per non dare noia ai pazienti probabilmente. Lui invece camminava ritornando vicino all'ottagono dove una macchinetta distribuiva bevande calde agli studenti durante la ricreazione, attese. -Quella ragazza...- Gli aveva ricordato la sorella, aveva suoi stessi occhi neri,come la pece,in quel momento si ricordò quando la sorella suonava il pianoforte e gli venne una fitta violenta al cuore. Gli parve di risentire le note che velocissime scivolavano sul pianoforte mentre venivano accompagnate dalla voce della madre, erano ricordi stupendi ma al tempo stesso dolorosi. La macchinetta bippò infuriata per la terza volta quando ancora non si ecideva a prelevare la bevanda, questo perchè era immerso in quel dolce ricordo conun sapore di cremino ma con un retrogusto amarognolo. Era immerso o d'avvero stava sentendo la musica? Le note risuonavano adesso per la scuola, lasciò cadere il bicchiere e prese a correre verso l'alto facendo rampe e rampe di scale per poi spalacare la porta dell'aula di musica. -tu..- I capelli si alzavano mossi da un vento inesistente e lo stesso la bianca veste di quel frammento di luna caduto giù dal cielo, che faceva scorrere le dita sul pianoforte. Occhi chiusi, il piccolo corpo circondato da una strana luce bianca che si fece più forte man mano che si avvicinava. sorrise sentendolo arrivare, sorrise sentendolo sedersi, sorrise mentre lui lasciava cadere dal volto due grosse lacrime. -Questo è il compito che ho voluto assumere, farti felice e poi riuscire a volare verso il cielo, vedendoti sorridere di nuovo,ma fra pochi attimi mi scorderò tutto entrando nella mia forma umana- -Ma tu chi sei?- -Un angelo..o meglio ora sono un angelo, e ho espresso il desiderio di fare del bene per qualcuno e quel qualcuno sei tu Andrew- -Come sai il mio nome?- -Lo so e basta- -Io non voglio tu faccia qualcosa per me, non ho mai fatto nulla per te- -Allora Andrew Luxor, proteggi la ragazza che adesso prenderà il mio posto- -Prima cosa eri?- -Prima ero un umana- -Chi eri?- -Ondine Hock- Una luce abbagliante pervarse il corpo della giovane angelo e poco dopo una ragazza dai capelli neri era riversa a terra poco più lontano, aveva le stesse sembianze della ragazza angelo ma sembrava che non sapesse nemmeno che cosa era un angelo. -Ondine?- i suoi occhi si aprirono, erano blu, come i capelli della giovane di prima,lo fissò e si tirò su, poi si mise a piangere -noo non piangere ti prego, non piangere- la abbracciò stretto cercando di consolarla- ti aiuterò io lo prometto-
  
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