Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: StClaire    29/06/2018    7 recensioni
Hermione, dopo gli avvenimenti successi al Ministero della Magia e la morte di Sirius, prova una sensazione nuova, una sensazione che non aveva mai provato prima. Paura. Non riesce più a dormire, non riesce più a essere tranquilla, non riesce a parlarne con nessuno.
Tranne che con un'insospettabile persona: Severus Piton.
Quanto dolore e quanta paura si cela dietro quegli occhi neri come la notte più scura?
Dal testo:
Hermione si sentì arrossire, si sentiva studiata dal suo professore. Di solito i suoi sguardi erano carichi di disprezzo e spesso, come aveva orgogliosamente notato, pieni di odio per non poterla disprezzare più del dovuto, per colpa della sua diligenza.
Abbassò lo sguardo, incapace di tenere ancora i suoi occhi i quei buchi neri, che sembravano ancora più profondi.
Notò l’uomo chiudere gli occhi emettendo un debolissimo e impercettibile sospiro.
«Torni a dormire Granger», disse improvvisamente Piton, «E… per quanto possibile, provi a non pensarci più», continuò, per poi congedarsi, senza aspettare una risposta, con il lieve fruscio di mantello che Hermione aveva imparato a riconoscere ovunque.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3

*

Sentiva di star migliorando nella concentrazione.
Era stata felice di quel consiglio del professor Piton, la Torre di Astronomia sembrava sempre magicamente vuota ogni qualvolta sentiva il bisogno d’aria. L’unica figura che incontrava in quelle notti silenziose era quella ancora più silenziosa del suo professoree ogni volta che si incrociavano restavano per una manciata di secondi a guardarsi finché l’uomo non svaniva dal buio dal quale era uscito. Hermione si sentiva studiata, seguita e sorvegliata, ma in un modo strano che non riusciva a spiegarsi. Aveva la sensazione che il suo professore si sincerasse delle sue condizioni, ma era davvero impossibile.
Scrollò la folta chioma, cosa andava mai a pensare!
Da quella famosa sera in punizione che aveva lasciato Harry e Ron meravigliati e a bocca aperta
per la mancanza di soprusi, ovviamente lei non aveva raccontato tutto,  si era resa conto che il suo professore presenziava troppo spesso nei suoi pensieri.
Sbuffò con un moto di stizza. Che assurdità!
Hermione si fermò di botto lungo il corridoio silenzioso della biblioteca. Incredibile.
Il professor Piton si ergeva in tutta la sua statura, davanti una delle teche, leggendo un libro, lì in piedi nella sezione delle pozioni.
«Che c’è Signorina Granger?», domandò con la voce simile a un lamento senza staccare gli occhi dal libro.
Hermione si guardò intorno, «N-niente», mormorò lei imbarazzata, «Ero qui solo per leggere un libro…», continuò contorcendo le mani.
«Ovviamente», Piton chiuse di scatto il libro, «Come posso aiutarla, signorina Granger?».
Hermione lo guardò, «Aiutarmi?».
«Si, signorina Granger, le faccio notare, nel caso la sua lucida testa non lo abbia ancora realizzato, che siamo nella sezione Pozioni e Distillati, e che, senza ombra di dubbio alcuno, io abbia una certa, come dire, esperienza in questo campo», con un gesto elegante della mano il libro che Piton stava leggendo ritornò al suo posto, «Quindi, se la sua mente è riuscita a fare questo piccolo calcolo, come posso aiutarla?», sillabò le ultime parole con un tono quasi diverso dal solito.
Hermione guardò la figura nera. La giacca a collo alto era ben curata e di un bellissimo nero, intenso, scuro come gli occhi del suo possessore, da cui si intravedeva il colletto in contrasto bianchissimo. Lentamente alzò lo sguardo verso quello del suo professore, «La ringrazio professore, ma davvero, ero qui solo per leggere, per curiosità…», sussurrò imbarazzata.
L’uomo la guardò assottigliando lo sguardo, le gote sembravano più accese rispetto all’ultima volta. 
«Non stava mica pensando di ricorrere a qualche pozione per stimolarle il sonno?», Piton cercò di non muovere nessun muscolo in modo da non tradire il fatto che avesse di nuovo vagato per la testa della sua alunna. Era forse impazzito?
Sbuffò mentalmente. Ovviamente la sua alunna l’aveva già preparata quella pozione, al secondo anno. Complimenti, come al solito.
Hermione abbassò di scatto lo sguardo imbarazzato.
«Quindi deduco di aver ragione anche se penso che forse non abbia bisogno affatto del mio aiuto, non per questo», continuò Piton avanzando e superandola, venendo investito dal suo profumo, «Arrivederci signorina Granger».
Andò diritto verso le sue stanze, ignorando chiunque incontrasse per la sua strada. Una volta dentro chiuse tutte le finestre, tirando le tende e lasciandosi cadere sulla poltrona di pelle nera davanti al camino ancora spento. Doveva togliersi quella ragazzina dalla testa. Ovviamente non ne era ossessionato, non lo avrebbe mai ammesso, ma c’era qualcosa in lei, che non riusciva proprio ad allontanarsi dalla sua testa. E Severus non riusciva a capire cosa.
Forse era semplicemente la sensazione di similarità delle loro esperienze. Severus conosceva il dolore e soprattutto, sapeva riconoscerlo.
 
*
 
Hermione passò il resto del pomeriggio libero rintanata nel corridoio della biblioteca a leggere. Aveva provato a riconoscere il libro che Piton stava leggendo quando era arrivata, ma senza successo. Aveva dovuto scuotere più volte la testa per cercare di scacciare il pensiero, ormai fisso, del suo professore. Emise un piccolo urletto di disperazione chiudendo il libro. Cosa avrebbe fatto se anche quella notte non avrebbe preso sonno? Piton, chissà come aveva fatto, l’aveva capito subito. Beh, di certo doveva essere un acuto osservatore e sicuramente, al contrario di quello che sostenevamo Harry e Ron, non era uno stupido. Per niente.
Aveva sempre ammirato la sua tecnica nel preparare le pozioni, erano sempre perfette, anche quelle più difficili. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, perché aveva deciso di rimanere ad Hogwarts a insegnare? Non le dava davvero l’idea di un uomo con la passione dell’insegnamento, palesemente.
Quanti anni doveva avere? Trentaquattro? Trentacinque? L’età di Sirius più o meno.
Sospirò chiudendo gli occhi.
 
*
 
«Promettimi che farai il bravo», lo ammonì Hermione dall’altro capo del divano sistemandosi il plaid verde e morbido che Sirius le aveva portato.
L’uomo rise, con la sua risata simile a un latrato, «Non posso prometterti nulla, Prefetto».
Anche Hermione rise, «Non lo dico da Prefetto, lo dico da persona preoccupata, sei un agitato, svitato, impulsivo…»
«Hey, hey, hey», Sirius la bloccò, «Grazie tante, davvero, non le merito tutte queste parole di affetto!».
Hermione rise ancora, Sirius la faceva sempre ridere, «Lo dico per te, davvero», mormorò lei mentre Sirius si sedeva vicino.
«Ci provo», disse lui guardandola, «Ma tu promettimi che in estate ritornerai qui, con me».
 
*
 
«Ecco dov’eri!»,
La voce di Ron la svegliò dai suoi pensieri, «M-mi cercavi?».
«Certamente!», esclamò il rosso, «È quasi ora di cena, sei scomparsa tutto il giorno, ero preoccupato», continuò sedendosi di fronte Hermione.
«Devi copiare i compiti?».
«Mi fai così meschino?», domandò offeso Ron.
Hermione rise, «Scusa, scusami, ma non ti sei mai spinto fino a questo punto della biblioteca».
«Ah, ah, ah», Ron imitò una risata senza sentimento, «Hai già saltato il pranzo, sono preoccupato, Harry è preoccupato, siamo tutti preoccupati».
Hermione abbassò lo sguardo, «Scusatemi, davvero, sono solo molto presa dai compiti, lo studio, le lezioni», mormorò gesticolando, «Andiamo a mangiare?», domandò per scappare via dall’imbarazzo di quella conversazione, «Ho fame», e un po’ era vero.
«Certo», annuì il rosso rispondendo al sorriso di lei.
Camminarono verso la Sala Grande parlando del più e del meno, Ron riusciva sempre a farla ridere.
Quando entrarono Hermione cercò di scacciare la sensazione di fastidio. Aveva notato, ultimamente, che i posti affollati le creavano disagio, quell’ammassare di voci, rumori, risate, sembravano tutti amplificati.
Camminò dritta, tra i tavoli di Grifondoro e Corvonero, cercando di allontanare la sensazione di fastidio, poi incrociò gli occhi del suo professore.
Piton la stava guardando, dritto, negli occhi. Rallentò di poco il passo, come se quello sguardo le bloccasse ogni modo di pensare, di dire, di fare. Continuò così, a camminare guardando negli occhi il suo professore. Perché non distoglieva lo sguardo? Perché lui la guardava? In quel modo.
Sentiva il suo respiro accorciarsi, avrebbe voluto scappare, ma finalmente l’uomo distolse lo sguardo, riportando l’attenzione al professor Vitious.
Hermione si sedette, versandosi subito un po’ d’acqua. Si sentiva in fiamme e la bocca secca.
 
*
 
Per tutta la cena aveva pensato a quello che era successo al suo ingresso. Piton continuava a tormentarle i pensieri con l’ingombrante nera presenza. Pochi minuti prima, quando si era alzata, era fuggita via con una scusa, cercando di non voltarsi indietro, ma Piton era già scomparso.
Camminò in solitaria per il castello, sembrava vuoto, non uno studente, non un professore, un fantasma, anche Mrs. Purr doveva essere ancora al banchetto.
Le piaceva la sensazione che le dava il castello vuoto e silenzioso, le sembrava quasi di essere in un altro posto. Si allontanò dagli spazi comuni, scendendo sempre di più verso i sotterranei.
Perché lo stava facendo? Non sapeva dirlo, anche se un’idea le batteva per la testa, ma lei cercava di soffocarla.
Si guardò intorno, i sotterranei erano sempre bui, ma adesso le sembravano ancora più neri, se fosse stato possibile, anche più stretti. Si fermò nel bel mezzo di un corridoio sospirando, «Stupida», borbottò per poi voltarsi indietro e raggelarsi sul posto.
«Signorina Granger, è quasi in tempo per farsi sottrarre altri preziosissimi punti», la voce annoiata di Piton la colpì forte, ma reagì.
«È ancora presto!», ribatté dandosi un contegno, «Non può togliere punti», precisò, «Professore», si affrettò ad aggiungere.
«E allora può darmi una valida spiegazione al suo muoversi furtivamente al di fuori dell’orario delle lezioni qui, nei sotterranei? Devo forse pensare che il suo intento era rubare qualcosa dal magazzino dell’aula oppure sabotare il mio studio?».
La voce di Piton era sempre così monotona, ma mai fastidiosa. Come era possibile?
«Assolutamente nulla di tutto ciò! Lo sa benissimo anche lei che non sono il tipo!», ribatté accaldandosi.
«Fortunatamente per lei, si, lo so», ammise, per gioia di Hermione, «Ma adesso può gentilmente dirmi che cosa ci fa qui?».
Hermione abbassò lo sguardo, «Beh, sì, ammetto che volevo entrare in aula a preparare una pozione per dormire», inventò al momento, «Ma avrei comunque usato le mie cose!», esclamò.
Piton non cambiò espressione di un millimetro, ma alzò solo un braccio come a invitarla a precederlo verso il suo studio.
«D-devo camminare?», domandò stranita Hermione.
«Il mio studio, conosce la strada», disse semplicemente l’uomo.
«Sono in punizione?», mormorò.
«No, ma se si incaponisce a non muoversi non ci metterò troppo a cambiare idea».
Hermione saltò sul posto e seguì le indicazioni di Piton, avanzando verso lo studio.
Una volta dentor, Piton le indicò la poltrona sulla quale accomodarsi e poi sparì in una stanza attigua. Era forse l’entrata alle sue stanze personali? Hermione si era sempre chiesta come fosse vivere da professore nel castello. Era mai capitata una relazioni tra docenti? E i figli? Come funzionava?
Fu destata dalle sue domande da quella che sembrava essere una risatina appena accennata, uno sbuffo, proveniente proprio dal suo professore. Si immobilizzò. Impossibile, Piton non rideva, non sapeva ridere. Non lo aveva mai visto ridere.
L’uomo ritornò nella stanza con due grosse tazze fumanti, «Prego», disse porgendone una a Hermione, che la prese tra le mani interdetta, guardando Piton sedersi nella poltrona di fronte alla sua, con un’identica tazza tra le mani.
Cosa stava succedendo?
Rimasero così per una manciata di secondi. Piton perfettamente calmo e lei che fissava lui, ma godendo del torpore che quella tazza le procurava. Anche la poltrona era comodissima.
Quando Piton fece il primo sorso, Hermione si decise a imitarlo, anche per il semplice fatto di fare qualcosa, si sentiva troppo imbarazzata.
Assaggiò il liquido ambrato, simile a tè, e cercò di capire quali ingredienti avesse utilizzato il suo professore, «È liquirizia?», domandò dopo un po’.
«Anche», annuì Piton, «Che altro?», domandò vedendo gli occhi della sua allieva illuminarsi. Niente da fare, era più forte di lei. Doveva mettersi alla prova, dimostrare le sue capacità.
Hermione assaggiò ancora, concentrandosi come le succedeva di fare a lezione, «Tiglio», mormorò guardando da sopra la sua tazza il suo professore che annuì ancora, «C-camomilla?».
Piton le aveva preparato una camomilla?
«Tiglio, Camomilla, Passiflora, Escolzia e Liquirizia», spiegò Piton, «È una semplice tisana, signorina Granger, non ha riconosciuto gli altri tre perché troppo presa dal pensare cosa ci fosse un qualcosa di magico qui dentro, ma è solo una semplice tisana».
Hermione arrossì, «Una semplice tisana, già», mormorò, «Buona però», aggiunse.
«Non c’è bisogno di una pozione, le cose naturali sono sempre le migliori», disse Piton continuando a sorseggiare la sua tisana, «Deve solo liberare un po’ la mente, rilassarsi, bere una tisana e non incolparsi troppo».
Per poco Hermione non soffocava. Come faceva quell’uomo a capire sempre ciò che le passava per la testa?
«Dovrebbe parlarne. Perché non ne parla con Potter e Weasley?», continuò lui.
Hermione scosse il capo.
«Non posso, hanno già tanti problemi, Harry soprattutto e…», si fermò. Perché ne stava parlando con Severus Piton?
«Mi sta analizzando?», domandò stupita e imbarazzata allo stesso momento.
Piton sbuffò, «Certo che no, non sono uno psichiatra signorina Granger. Le sto solo dicendo, come ho cercato già di dirle durante la sua punizione», sottolineò, «Che dovrebbe parlarne con i suoi amici, se sono suoi amici».
«C-cosa intende con “se sono suoi amici?”».
«Non metto in dubbio la patetica lealtà che c’è nel vostro terzetto», incominciò, «Ma se sono suoi amici, non deve aver paura né di disturbarli, né di essere di troppo, né di rivangare ricordi dolorosi».
Hermione abbassò lo sguardo, Sirius a Natale le aveva detto una cosa simile, esortandola a confessare le sue ansie verso il futuro, la scuola o tutto con i suoi amici.
«Finito?», domandò l’uomo poi indicando la tazza ormai fredda tra le mani di Hermione, che annuì.
Piton si alzò prendendole la tazza di mano e Hermione cercò di calmarsi quando sfiorò le mani del suo professore. Una sensazione, simile a una scossa l’aveva percorsa tutta. Sperò di non essere arrossita, ma sembrava che fortunatamente il suo professore non se ne fosse accorto.
E invece Piton se ne era accorto eccome, la cosa l’aveva lasciato quasi stupito. Sentiva come un formicolio alla mano che aveva toccato quella della sua alunna. Cercò di scacciare via quella sensazione facendo scomparire le tazze con un gesto rapido.
«Non la facevo tipo da tisana, onestamente», disse tanto per dire, «Non che ci sia qualche problema, adoro le tisane, e questa era particolarmente buona», mormorò imbarazzata quando Piton si voltò alzando un sopracciglio.
«Mi fa piacere che l’abbia gradita signorina Granger», Piton guardò l’ora, «Adesso può anche scomparire, prima ce sia troppo tardi e che io sia sfortunatamente costretto a punirla».
Hermione si guardò intorno, incrociando anche lei lo sguardo sull’orologio. Quasi mezzanotte! Si alzò di scatto dalla comoda poltrona, «G-grazie ancora professor Piton è stato… è stato…», non sapeva che dire.
«Buona notte signorina Granger», la congedò Piton guardandola negli occhi, con un tono diverso da quello scocciato di sempre che Hermione percepì subito.
«Buona notte professor Piton», mormorò quasi impercettibile cercando di staccare a forza lo sguardo da quello di lui, «Grazie ancora», ripeté finalmente rinvenendo e muovendosi verso l’uscita.
Una volta fuori si lasciò andare a un profondo sospiro, quasi sorridendo, ignara, che dall’altra parte della porta, Piton stesse facendo lo stesso.

_

Sorry, sorry, sorry per il mega ritardo! Ma vengo da settimane di fuoco e non ho avuto neanche un attimo per rileggere il tutto. Ovviamente quando l'ho fatto mi sono resa conto di tutti gli errori e le ripetizioni che c'erano e forse ci sono ancora.
Ma vi voglio davvero ringraziare per le bellissime recensioni, davvero! Non me lo aspettavo, davvero questa cosa era nata così, per distrazione ma le vostre parole mi rendono davvero felice!
Spero che questo capitolo, (se vi sembra forzato perdonatemi, ma non è facile scrivere di Severus, è così complicato!), vi piaccia e che sia all'altezza delle vostre aspettative.
Grazie ancora!
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: StClaire