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Autore: america14    06/07/2009    1 recensioni
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA QUERCIA DELLE NECESSITA'

Hermione piangeva,piangeva dalla rabbia,quella rabbia che solo uno stupido come Ron,pensò lei,poteva scatenargli. Correva veloce giù per le scale,saltando anche tre gradini alla volta,senza una direzione precisa,adesso, in quell’istante non gli importava,sapeva che solo quando si sarebbe stancata avrebbe fatto ritorno alla torre di Grifondoro, ma fino ad allora non si sarebbe mai fermata. Attraverasando i vari piani del castello trovò solamente un profondo silenzio ed era più che comprensibile visto che quando aveva lasciato Ron e Harry era mezzanotte passata e adesso,pensò,quasi l’una. Solo al secondo piano udì delle voci,e immaginò che si trattasse di Pix che litigava con il fantasma Nick-Quasi-Senza-Testa. Ansimando arrivò al gigante portone di legno che conduceva al giardino e dal quale una volta usciti si poteva intravedere la capanna del guardiacaccia Hagrid e la foresta proibita. Senza far rumore girò la maniglia della porta e appena la aprì,uno schiaffo di aria gelida e pioggia si riversarono su di lei. -O no,questa non ci voleva!..per la rabbia ho anche dimenticato il mantello sulla poltrona!!-disse tra sé e sé, e per un attimo gli venne la tentazione di risalire le scale per arrivare al ritratto della signora grassa, entrare nella camera delle ragazze e buttarsi sul suo comodo e caldo letto;la paura però che sia Harry che Ron fossero ancora svegli ad aspettarla la riportò sui suoi passi, cosi stringendosi le braccia attorno al petto attraversò la soglia della porta che il vento richiuse con un tonfo dietro di lei. I capelli già crespi a contatto con la pioggia divennero dello stesso spessore della paglia,il maglione prima rosso acceso ormai era diventato bordò per quanto intriso d’acqua e il volto e le mani si erano improvvisamente congelate. Anche la sua mente, che fortunatamente, in tutti quegli anni aveva funzionato benissimo portandola a divenire la studentessa più intelligente della sua età,cominciò ad avere qualche problemino, era davvero difficile pensare e riflettere in quelle condizioni: tutti i suoi pensieri erano svaniti,il gelo e il vento che fischiava contro le sue orecchie sembravano aver bloccato tutti gli impulsi nervosi che le permettevano di avere una visione chiara di ciò che stava e doveva fare. Non si mosse per almeno altri cinque minuti, e poi quando riprese in mano la situazione cercò di trovare un riparo dalla pioggia..iniziò a correre a perdifiato lungo i prati:i calzettoni e le scarpe ancora abbastanza estive si erano completamente allagate,pensò di andare da Hagrid il quale sicuramente l’avrebbe accolta ma poi dopo averle offerto la sua mega tazza di tè e i suoi schifosi biscotti le avrebbe chiesto che cosa stava facendo fuori dal castello a quell’ora della notte e lei per non mentirgli gli avrebbe dovuto raccontare la litigata con Ron,non ne aveva né la voglia né la forza. Cercò disperatamente un altro posto sotto cui rifugiarsi e dopo un po’ gli venne in mente il grande albero in riva al lago nero, del quale aveva letto in un libro scritto in antiche rune regalatole da Nevil per natale,che funzionava esattamente come la stanza delle necessità:bastava passare lì davanti e pensare a cosa si voleva. Sempre correndo cambiò direzione, la pioggia picchiettava ancora più forte e il vento smuoveva le chiome degli alberi, i quali, sembravano dilettarsi in bizzarre danze,il buio le impediva di vedere, l’unica fonte di luce era un piccolo spicchio di luna che si rifletteva nel lago agitato. Finalmente arrivò e si fermò, ansimava, si portò la mano sul cuore quasi a volergli impedire di scappare dopo una fatica del genere. Anche se non aveva mai visto l’albero non era stato poi tanto difficile trovarlo;sapeva bene di avere una buona memoria e che aveva letto le indicazioni sul libro ma anche perché quello era l’albero più maestoso della foresta il quale sovrastava il resto della boscaglia. Aveva una grande chioma verde dotata di fiori bianco puro simili a cigli, un vecchio ma ancora robusto fusto che presentava vistose protuberanze e poi a differenza degli altri non si muoveva e non era bagnato, sembrava protetto da una gigantesca bolla di sapone solo molto più resistente. Aveva maledetto tutta la sera il tempo ma adesso le venne voglia quasi di ringraziarlo in quanto se non stesse piovendo non avrebbe mai notato quel particolare. Si asciugò il viso con il bordo della maglia che sembrava meno zuppa del resto e finalmente pensò con tutto il cuore -voglio un posto dove rifugiarmi,che sia caldo e confortevole-. Improvvisamente un bagliore la accecò:sul tronco della quercia era comparso un alto portone d’oro e sulla sua superficie erano impresse diverse stelle che Hermione riconobbe come il cielo stellato che si trovava al di sopra delle nuvole in quanto sotto ogni stella vi era scritto il proprio nome:Antares,Polare,Sirio, Regolo ecc..allontanò lo sguardo dalla porta e i suoi occhi volteggiarono in alto a destra dove con una grafia ordinata e sottile vi era scritto:

-La Quercia delle Necessità-

Mira alla luna. Anche se la mancherai finirai in mezzo alle stelle.

Lesse più e più volte la stessa frase fin quanto non la imparò a memoria e poi entrò. Si trovava di fronte ad una immensa stanza calda ed accogliente, -sembra un rifugio d montagna- pensò:al lato opposto dell’entrata vi era un grande fuoco e davanti comode poltrone rosse di pelle…per quanto comprendeva gli addobbi non era un granché ma poi quando alzò lo sguardo vide al posto del tetto il cielo stellato, non simile a quello di Hogwarts nella sala grande , sempre limpido. Si incamminò a passi lenti verso le poltrone e si abbandono sulla più vicina. Adesso si sentiva bene e sicura..si svesti e poggio gli abiti vicino al fuoco per farli asciugare e prima di mettere i pantaloni notò qualcosa di piccolo e duro nella tasca, lo cacciò e vide che era il suo I- pod, lo accese e contemplando ancora le stelle,ascoltò una canzone vecchia ma intensa…era Vivere di Vasco Rossi.

  
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