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Autore: _Mer_    01/07/2018    0 recensioni
In ogni storia c’è sempre quell'odiatissima persona (generalmente femmina ma in alcuni casi anche maschio) che a un certo punto si intromette nella relazione dei due protagonisti; finisce con il mettersi insieme a uno dei due; ci rimane per un arco di tempo variabile nel quale viene disprezzata da tutti finché il suo amato capisce di essere innamorato di qualcun altro (la protagonista) e così viene lasciata.
Scorpius era stato il primo a cui avevo aperto il cuore e lui lo aveva frantumato in mille pezzi, senza nemmeno rendersene conto.
Il mio piano di vendetta consisteva, essenzialmente, nello spezzare il cuore di Scorpius. Detta così poteva sembrare facile ma si era dimostrato più complicato del previsto.
Rose Weasley. Albus Potter. Amelia Zabini. Draco Malfoy. Le persone più vicine a Scorpius, le persone di cui lui mi aveva parlato (ad eccezione di Rose, ovviamente) mentre eravamo insieme. Erano loro che sarei andata colpire, uno dopo l’altro, per far pagare a Scorpius il prezzo delle sue azioni.
(Non tiene conto degli eventi di "La maledizione dell'erede")
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Draco Malfoy, il padre di Scorpius, aveva avuto una infanzia difficile: era cresciuto in una famiglia di mangiamorte, aveva vissuto la guerra in prima persona, aveva avuto un padre che aveva preteso da lui più di quanto potesse dare e non era riuscito a trasmettere a suo figlio l’amore che un padre avrebbe dovuto trasmettergli.

Tuttavia Scorpius Malfoy nutriva per suo padre un sentimento di rispetto, forse non c’era tra loro il legame che doveva esserci tra un padre e un figlio ma Scorpius, in tutto quello cha faceva, cercava sempre di rendere suo padre orgoglioso di lui, forse proprio nella speranza di ricevere da quello qualcosa di più.

Sapevo che una cosa che poteva rendere Scorpius triste era proprio quella di deludere suo padre e in che modo poteva un fidanzamento tra un Malfoy e una Weasley non deludere o almeno turbare Draco Malfoy?

 

Erano passati giorni ormai da quando quella mattina Scorpius e Rose erano entrati insieme in sala grande e la notizia di quel fidanzamento era ancora sulle bocche di tutti. In ogni angolo del castello, ogni coppia, ogni gruppetto di persone che si incontrava, parlava di quello. Scorpius Malfoy e Rose Weasley, insieme. Era la notizia dell’anno e solo una terza guerra magica avrebbe potuto eclissare quell’argomento tanto appetibile.

Sicuramente i due interessati non si facevano nemmeno troppi problemi a nascondere il loro amore: non passavano un secondo l’uno lontano dall’altra, sempre appiccicati a coccolarsi e a sbaciucchiarsi, vomitevole e doloroso. Ogni volta che li vedevo sentivo distintamente il crack della nuova crepa che si apriva nel mio cuore

Quando passavamo davanti a loro Laura mi lanciava un’occhiata di compassione che non faceva che infastidirmi: non volevo la pietà di nessuno, mi sarei presa una rivincita da sola.

 

“Ti sei procurata la macchina fotografica che ti avevo chiesto?” Laura annuì prontamente e si mise a sgrufolare in quella sottospecie di borsa che si portava sempre dietro: l’aveva costruita lei, mi aveva detto, l’aveva cucita alla babbana con gli scarti della stoffa presi dal negozio di sartoria di sua nonna, voleva farne molte e metterle in commercio. Era veramente brutta ma non ebbi ma il cuore di dirglielo, era troppo orgogliosa di quella cosa.

“Ecco qua.” Laura allungò il braccio verso di me tenendo in mano una macchinetta fotografica digitale, ultimo modello.

“È una macchinetta babbana, che ci faccio?”

“Avevo solo questa a casa, lo sai: i miei sono babbani…”

“Laura, Laura, Laura. Secondo te posso far pubblicare sulla gazzetta del profeta una foto immobile? Non posso di certo fare errori del genere …” La rimproverai scuotendo la testa con uno sguardo di disapprovazione, Laura abbassò il volto dispiaciuta rimettendo la macchinetta dentro la custodia.

“Già, avrei dovuto pensarci …  scusa.” Disse dispiaciuta. “Posso provare a chiedere a Kitty, forse lei me la presterà …”

“A meno che … “ Riflettei ad alta voce: un’idea mi stava frullando in testa. “A meno che non faccia davvero una foto ferma ... nessuno penserà a me, mia madre è una maga, io non conosco il mondo babbano, certo mio padre è babbano ma non lo vedo da quando avevo 11 anni… si penso farò così …”

“Quindi?” Mi chiese Laura che si era persa nei miei ragionamenti.

“Quindi dammi quella macchinetta, ho una foto da scattare!” Non potevo lasciare che fosse Laura a fare la foto, era compito mio e comunque non mi fidavo troppo di lei: avevo paura che si facesse scoprire e a quel punto sarebbe stato facile risalire a me. Non era ancora tempo che la mia nuova natura fosse rivelata.

 

Seduta sul mio letto a baldacchino, protetta dalle tende azzurre che mi separavano dalle mie compagne di dormitorio, osservavo le foto che avevo scattato.

Mi ci era voluto un po’ per capire il funzionamento di quell’aggeggio: Laura aveva provato a spiegarmi ma c’erano davvero troppe funzioni disponibili. Alla fine però avevo capito che mi bastava schiacciare un tasto per ottenere quello che volevo.

Laura aveva disattivato tutti i suoni che la macchinetta emetteva, aveva tolto il flash, o come diavolo si chiamava, e mi aveva insegnato ad usare lo zoom. Dopo questo le avevo detto di andare via: dovevo continuare da sola; e così avevo cominciato a pedinare Scorpius e Rose senza farmi vedere.

Non era stata una cosa facile: c’erano troppi studenti in giro; nonostante ciò ero riuscita a scattare un certo numero di foto ed ero soddisfatta del mio lavoro.

La mia scelta cadde su una scattata dalle scale: io ero al piano superiore ma avevo intravisto i due che camminavano sotto di me ed ero sicura che non potevano vedermi. Avevo preso l’abitudine a portarmi sempre dietro la macchinetta e così l’avevo tirata fuori. Giusto in tempo prima che svoltassero l’angolo ero riuscita a scattare e a immortalare l’immagine, si vedevano chiaramente i loro volti e le loro mani intrecciate: era perfetta.

Infilai la macchinetta nella tasca e senza aspettare altro scesi in sala comune alla ricerca di Laura, che trovai facilmente seduta in un divanetto intenta a leggere una rivista babbana.

“Ho scelto.” Le comunicai sedendomi vicino a lei. “Ora devi stamparla”

“Oh per quello dobbiamo aspettare Natale, la potrò stampare solo quando sarò tornata a casa.” Mi rispose con tranquillità, ignara di ciò che significava veramente la sua affermazione.

“Natale?! Scherzi vero?” Le chiesi strappandole di malo modo la rivista dalle mani. “Natale è troppo tardi, lo sapranno già tutti ormai. Ho bisogno della stampa ora.”

“Beh posso scrivere a mia madre e farmela inviare…” Propose Laura tranquilla.

“No, sei pazza? Nessuno la deve vedere. Devi trovare un’altra soluzione.”

“Mmm che ne pensi della polaroid?” La guardai senza dare segno di non capire di cosa stesse parlando. “Ne ho una ma ho paura che siano finite le cartucce, posso controllare …”

“Laura, quante volte ti devo dire che non capisco le parole babbane se non le spieghi?” Le dissi irritata.

“Oh sì scusa, mi scordo sempre. La polaroid è una macchinetta che stampa le foto appena le fai.”

“E perché non mi hai dato subito quella?” Chiesi paziente cercando di trattenermi dallo sgridarla troppo.

“Beh non sono così sicura che funzioni, non l’avevo nemmeno presa in considerazione…” Si giustificò alzando le spalle. “Devo prenderla?”

“Certo che sì, su vai!”

 

Mi aggiravo per i corridoi di Howarts attenta e cauta, con il cuore che batteva a mille: sentivo che stavo facendo qualcosa che infrangeva in un certo senso le regole, qualcosa di segreto, un po’ pericoloso. Mi sentivo una specie di agente segreto ed ero allo stesso tempo eccitata e terrorizzata dall’idea di essere scoperta.

La polaroid di Laura poteva scattare una sola foto ciò significava che avevo una sola occasione e non potevo sbagliarmi. Ero pronta ma proprio quel giorno che avevo bisogno di loro sembrava che Rose e Scorpius si fossero volatilizzati: era mezz’ora che giravo nella speranza di incontrarli e di loro non avevo visto nemmeno un segno.

Finalmente ad un certo punto scorsi dalla finestra una chioma rossa che rientrava nel cancello, certo c’erano molte chiome rosse ad Hogwarts ma ero speranzosa che fosse quella giusta e così corsi per piazzarmi, nascosta davanti all’ingresso principale, in agguato.

Non mi ero sbagliata: era Rose e insieme a lei c’era, ovviamente, Scorpius. Pensando di essere soli i due si avvicinarono l’uno a l’altra e proprio nell’istante prima che le loro labbra si toccassero io pigiai il tasto e la polaroid emise un leggero ma udibile click.

Rose e Scorpius si voltarono e cominciarono a guardarsi intorno, il cuore sembrava stesse per esplodermi e la paura che mi vedessero mi stava divorando. Chiusi gli occhi e trattenni il respiro, sapevo che l’arazzo dietro il quale ero nascosta mi copriva totalmente ma avevo una fifa tremenda.

Fortunatamente i due non si preoccuparono troppo e dopo pochi secondi se ne andarono, sempre mano nella mano, verso un posto più appartato.

Quando fui sicura che la via era libera uscii dal mio nascondiglio e scappai via il più lontano possibile da lì, nella direzione opposta di dove erano andati i due innamorati. Sola, alla fine di un corridoio deserto, tirai fuori la foto e cominciai a scuoterla. Ed ecco che apparvero delineate le due figure: Scorpius Malfoy e Rose Weasley, avvinghiati e in procinto di baciarsi. Era fatta!

 

L’articolo apparve due giorni dopo tra le prime pagine della Gazzetta del Profeta. La foto era stampata in grande e il titolo dell’articolo diceva “Rose Weasley e Scorpius Malfoy: un amore proibito”.

Capii subito che l’articolo era uscito quando entrai in sala grande: le persone nei tavoli erano tutte accalcate intorno ai giornali e c’era un mormorio generale pari a quello che c’era stato il giorno stesso della rivelazione del fidanzamento.

Appena capii che era successo corsi in guferia: era lì che doveva avvenire la mia prossima mossa. Sapevo che appena letto il giornale i genitori di Scorpius gli avrebbero scritto ma prima che lui leggesse le lettere dovevo accertarmi del contenuto.

Avevo fatto un incantesimo al suo gufo: avrebbe portato le lettere prima a me, in guferia dove nessuno mi avrebbe visto e poi, dopo la mia lettura, lui le avrebbe riconsegnate al legittimo destinatario.

Le lettere non tardarono ad arrivare: il gufo di Scorpius volò subito da me appena mi vide. Quando io e Scorpius eravamo insieme mi era capitato di vedere quel gufo e accarezzarlo e quello aveva sempre apprezzato le mie attenzioni. Mi aveva proprio soddisfatto vedere che il gufo, ogni volta che Rose provava ad accarezzarlo, la mordeva.

C’erano ben tre lettere per Scorpius: una dal padre, una dalla madre e una dal nonno, Lucius Malfoy. La prima che lessi fu quella del padre ma rimasi piuttosto interdetta nello scoprire che non conteneva nessuna traccia di delusione.

Draco Malfoy scriveva al figlio che a lui non interessava se la sua fidanzata fosse una Weasley, che era la sua vita e che a lui spettava fare le sue scelte, era un adulto ormai. Poi lo avvertiva che sicuramente suo nonno gli avrebbe scritto ma che non avrebbe dovuto far caso alle sue parole. Dopo queste poche righe lo salutava.

La lettera della madre era ancora peggio: Astoria Greengass era felicissima che suo figlio si era finalmente fidanzato (pensai che Scorpius non le avesse mai detto di noi), lo sgridava per non aver annunciato lui stesso la notizia e sperava che una sera invitasse Rose a casa per cena.

Desolata aprii l’ultima lettera sperando che almeno in quella avrei trovato qualcosa di utile. Non fui delusa: Lucius Malfoy scriveva al nipote di essere una disgrazia, che stava disonorando la famiglia, che se non avesse messo la testa a posto lo avrebbe diseredato; il resto della lettera conteneva vari e fantasiosi insulti alla famiglia Weasley e Potter.

Misi in tasca le prime due lettere e richiusi con cura l’ultima riaffidandola al gufo.

Non era andata come mi ero aspettata, per niente, ma non mi sarei arresa.

Rientrando in sala grande per colazione e sedendomi in un posto strategico, riuscii ad assistere in diretta all’arrivo dei gufi. Scorpius rimase sorpreso di ricevere solo la lettera del nonno e anche desolato dal contenuto ma non si compianse troppo preferendo raggiungere e consolare la sua ragazza.

Anche Rose Weasley aveva ricevuto delle lettere, molte lettere, ma nessuna penso fosse devastante come la strillettera di suo padre che risuonò in tutta la sala. Rose rimase davvero male dopo averla aperta ed ascoltata tutta, penso, da quello che sentii, che tutti ci sarebbero rimasti male, ma tornò subito a sorridere quando Scorpius la raggiunse.

Vedendoli vicini e felici sentii di nuovo la rabbia ribollire dentro di me e lasciai la sala grande senza nemmeno mangiare un boccone e ignorando totalmente Laura che cercava di parlarmi.

Corsi di nuovo in guferia dove tirai fuori le due lettere che avevo in tasca. Le rilessi bene, arrabbiata con quei due genitori che non si erano comportati come mi aspettavo, e poi le strappai in mille pezzi lasciando che il vento trasportasse via i frammenti di pergamena.

 

Quando mi fui calmata analizzai bene le mie mosse, cercando di capire dove avevo sbagliato. Avevo fatto tutto esattamente come avevo programmato: scattato una foto di loro due, inviata a Rita Skeeter, giornalista che non sopportavo ma che ero sicura non avrebbe rinunciato a quell’articolo; avevo incantato il gufo di Scorpius ma mi ero lasciata sfuggire la cosa fondamentale: non avevo messo in considerazione che Draco Malfoy poteva avere opinioni diverse da come me le ero prefigurate.

Mi appuntai nella mente queste cose, non dovevo commettere di nuovo errori del genere.

 

Da quando Scorpius mi aveva lasciato, oh pardon, tradito, non avevamo più parlato veramente. Lui in realtà aveva provato a farlo, qualche volta, ma io avevo sempre cercato di evitarlo. Quando ci scontravamo per i corridoi lui mi salutava, mi sorrideva e a volte cercava di intraprendere una conversazione. Io lo salutavo a malapena con un cenno e se lo vedevo da lontano cambiavo direzione. La ferita era ancora aperta e ogni suo tentativo di riappacificarsi non faceva che pugnalarmi al petto.

Dopo il fallimento della prima mossa avevo già cominciato a pensare alla seconda ed avevo le idee piuttosto chiare sul da farsi. Avevo già in mente come avrei agito con Amelia Zabini e poi con Rose Weasley ma restava un grande punto interrogativo davanti al nome di Albus Potter. Ero riuscita ad inquadrare abbastanza bene le altre due vittime (dopo il primo errore avevo capito di dover studiare bene i miei avversari) ma la terza era difficile da decifrare. Era sfuggevole e non riuscivo a dargli un carattere, ad esaminarlo fino in fondo.

Pensai che per riuscire a studiarlo un po’ di più avrei dovuto avvicinarmi ai suoi amici e così decisi che nel modellarmi Amelia Zabini avrei cercato di carpire informazioni anche su Albus Potter, in fondo era un suo compagno di casa.

 

Un giorno, non ricordo quando, Scorpius riuscì a parlare con me, parlare davvero intendo. Fino a quel momento tutte le parole che ci eravamo scambiati erano stati convenevoli: “Ciao come stai? “Bene e tu?” “Bene, solo ho tanto studio” “Già anno pesante questo” E bla bla. Non era lui ma ero io che sviavo il discorso e me la svignavo, ma ero anche io che avevo tutto il diritto di farlo.

Non so come successe, forse ero distratta, forse stanca, ma un giorno senza che me ne accorgessi lui era riuscito a fermarmi e a cominciare Il Discorso.

“Senti, Bridget.” Mi disse, me lo ricordo bene perché usò il mio nome per intero. “Penso di non essere riuscito a parlare bene con te da quando, beh da quando è successo quello che è successo …”

“Scorpius non c’è bisogno…-” Volevo fermarlo prima che continuasse, non volevo sentire quello che aveva da dire, volevo solo andarmene via.

“No aspetta, devo parlarti.”

“Non voglio parlare.” Gli dissi e il mio tono era fermo, per qualche motivo lui si fermò. “Ogni volta che mi parli, ogni volta che ti vedo, sto male.” Non mi era difficile dirgli quelle cose, mi accorsi. Erano la verità e non c’era bisogno che fingessi, come avevo fatto fino adesso con lui, di essere ancora la vecchia Bridget, timida e indifesa, quelle parole uscirono dalla mia bocca senza nessuna forzatura. “Non voglio essere tua amica, non voglio vederti e non voglio parlarti. Mi hai fatto troppo male. E se continui a seguirmi, a tentare di essere gentile con me non fai altro che farmi altro male, quindi ti prego, lasciami in pace.”

Scorpius mi guardò e io lo guardai, ripensai a quando ero ancora innamorata di lui, a quanto amassi quel viso. Ma in quel momento non potevo che odiare quei lineamenti perfetti, non potevo che non sopportare la sua voce. Tutto l’affetto che avevo provato per lui ormai non c’era più, era seppellito sotto la rabbia, il rancore, il dolore.

Scorpius capì che non avrei aggiunto altro, capì che non poteva fare niente per cambiare le cose, che ormai quello che era stato fatto era stato fatto. Forse se avesse provato a parlarmi di nuovo, forse se mi avesse detto quello che mi disse molto tempo dopo, le cose sarebbero andate in modo diverso. Ma lui non disse niente.

Annuì, abbassò lo sguardo e mormorò un “mi dispiace”. Poi se ne andò e smise di salutarmi come faceva prima, non tentò più di parlarmi e di essere mio amico.

All’inizio mi pentii di avergli detto quelle cose: una parte di me provava piacere nelle sue attenzioni; ma poi capii che avevo fatto la cosa giusta, lui doveva sapere quello che provavo.


 
   
 
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