Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: PaleMagnolia    07/07/2009    9 recensioni
In un'umida serata invernale, Severus Snape e Minerva McGonagall hanno una bizzarra conversazione, e l'austero insegnante di Pozioni sembra quasi - quasi - rivelare qualcosa di sé. Possibile che un barlume di umanità brilli ancora sotto quei capelli unticci? Non è esattamente un capolavoro di letteratura, lo so, ma spero che non la troviate troppo sconclusionata.
Diciamo che è un missing piece collocabile... A dire il vero non saprei; da qualche parte durante il quarto libro, immagino. O il quinto. Beh, fate voi. Non ha davvero molta importanza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Non lo so, Severus

 

 

“Non lo so, Severus...” La donna tirò un lungo sospiro. “Io non sono affatto tranquilla. Quel Potter è un vero maestro, nell’arte di mettersi nei guai, e Albus gli sta concedendo così tanta fiducia, ultimamente... Non credi che finirà per farsi male, prima o poi?”

“Credimi, Minerva”, rispose Snape con la consueta, fredda educazione, senza voltarsi. “Sono convinto, nella maniera più assoluta, che il Preside sappia quello che fa.”

Il pallido, serio insegnante di Pozioni - dai tratti duri e taglienti come acciaio - fissava il caminetto con aria assorta, il mento appoggiato sul palmo della mano: l’asprezza del profilo aquilino, illuminato dal riverbero tremolante delle fiamme, risultava stranamente smussata.

Il riflesso rossastro del fuoco ridisegnava, in modo meno severo del solito, i lineamenti affilati, la linea sprezzante delle sopracciglia nere, le pieghe dell’austero, pesante abito scuro; ciocche di capelli nero-inchiostro, che ricadevano sulla sua fronte, erano percorse da tremanti riflessi ramati; il suo intero viso sembrava, in quella luce mobile, insolitamente animato, vibrante... vivo, in qualche modo.

Minerva McGonagall bevve un sorso di fumante vino speziato dal suo bicchiere di peltro, osservandolo.

In quella luce calda, tremolante, persino la durezza degli inespressivi occhi neri sembrava addolcirsi.

Naturalmente, la donna sapeva che era tutta un’illusione, un gioco di ombre cinesi creato dalle fiamme crepitanti...

Altrimenti, avrebbe quasi - quasi - potuto convincersi di avere intravisto, nel volto impassibile dell’uomo accanto a lei – oltre la linea severa del naso, la rigidità delle spalle, la piega amara delle labbra sottili - un’ombra di umanità.

Snape girò la testa per bere a sua volta, e il suo viso, di nuovo in ombra, tornò ad assumere l’usuale espressione scostante.

Se soltanto avesse sorriso, qualche volta, pensò la donna, o detto una parola gentile, gli studenti non sarebbero stati tanto terrorizzati da lui; e magari gli altri insegnanti non avrebbero evitato tanto di frequente la sua compagnia.

Ed era un peccato. Le sue frasi beffarde, per quanto caustiche - e, beh, francamente parecchio moleste -, si disse poi, rivelavano uno spirito brillante, arguto, una mente sveglia e non certo priva di senso dell’umorismo... di un senso dell’umorismo sui generis, d’accordo - ma per esserci c’era.

La professoressa sbirciò di sottecchi il collega.

Le acute - e pedanti, e presuntuose, e terribilmente irritanti, riconobbe fra sé l’insegnante - precisazioni con cui il professore interrompeva i discorsi dei colleghi (l'appunto che aveva fatto al professor Lupin sui Kappa sarebbe rimasto nella storia di Hogwarts), o le interrogazioni degli studenti, mostravano poi una notevole preparazione intellettuale.

Severus Snape avrebbe potuto essere riconosciuto per l’uomo sveglio, ironico e intelligente che era… Se soltanto non fosse stato sempre così maledettamente acido, insolente e presuntuoso!

McGonagall ebbe un leggero moto di fastidio. Quell’uomo era proprio insopportabile! Anche ora, dopo averla invitata nelle sue stanze (incredibilmente spoglie, come la cella di un monaco) per informarla della decisione del Preside, non si mostrava certo molto ospitale, e non...  

Improvvisamente, la povera donna sobbalzò per la sorpresa e dette in un'esclamazione di sorpresa: Snape si era alzato di scatto, in un ondeggiare del mantello, e con un subitaneo colpo di bacchetta aveva capovolto il proprio bicchiere vuoto sul tavolo (con un sonoro "toc" di metallo contro legno), proprio accanto al gomito dell’insegnante. La McGonagall strinse le labbra in un'espressione indignata – principalmente per nascondere il fatto che, quando Snape era balzato verso di lei, si era presa un dannatissimo accidente.

“Severus…”, balbettò. “Ma che – che cosa... diavolo…?”

Senza una parola, ma facendole cenno di aspettare, Snape prese un foglio di pergamena dal tavolo e lo infilò con cautela sotto al bicchiere rovesciato. Aprì la finestra con un cenno della bacchetta; poi, con delicatezza, sollevò, insieme, bicchiere e pergamena.

Si diresse verso la finestra aperta - una raffica di vento spinse qualche goccia di pioggia dentro la stanza - con in mano il bicchiere, usando il foglio come un tappo per tenerlo chiuso.

Severus...”

L’uomo appoggiò il bicchiere sul davanzale, poi ne rovesciò fuori, con delicatezza, il contenuto: un grosso ragno peloso sbucò circospetto dal bordo del bicchiere, e corse sulle lunghe esili zampe giù per la parete esterna dell’edificio.

Araneus diadematus.” Mormorò Snape, stringendo le labbra in una smorfia. "Hagrid dovrebbe davvero imparare a tenere queste irritanti bestioline lontano dagli edifici della scuola”, sibilò, recuperando la pergamena e il bicchiere con cui aveva imprigionato il ragno.

Si voltò poi verso la sua collega, che se ne stava - con aria risentita e vagamente terrorizzata - rigidamente seduta al suo posto, le labbra strette, in attesa di spiegazioni. Stringeva un lembo della veste nella mano, e lo cincischiava nervosamente col pollice.

Snape fece un cenno con la testa verso la finestra. “Il nostro grazioso amico a otto zampe stava per scalare la manica della tua vestaglia quando l'ho catturato, Minerva. Una scalata dall’interno.” La informò Snape, con indifferenza.

Sospirò. “Ho pensato che fosse meglio evitare a entrambi questa prova.”

La McGranitt si chiese dubbiosa se si riferisse a lei e al ragno – o al ragno e a se stesso. Decise di soprassedere.

“Oh. Er… Grazie, Severus.”. La donna rabbrividì e si strinse ancora di più la veste da camera di tweed attorno al collo.

Decisamente, i ragni non erano fra gli animali che preferiva… Specialmente quelli che tentavano di colonizzare l’interno dei suoi abiti.

Brrr.

“Ah, Severus... Quello non era, er, un ragno velenoso, vero?”

Snape alzò un sopracciglio, col suo solito fare saccente.

“Tutti i ragni sono velenosi, mia cara Minerva. Per tua fortuna questo, in particolare, lo è soltanto per le sue piccole prede.” Sollevò un sopracciglio. “Un tipo curioso, tuttavia, per certe sue, uhm, insolite abitudini.”

La McGonagall assunse un’aria perplessa. Non conosceva Snape come un entomologo particolarmente appassionato. Forse studiava il regno animale per elaborare nuovi insulti da indirizzare ai suoi studenti... Sì, blatta molesta suonava proprio come il tipo di epiteto che poteva rivolgere a quella povera, giovane Granger.

Eppure... Eppure non aveva ucciso il ragno. E non lo aveva neanche imprigionato. Lo aveva catturato per poi lasciarlo libero.

Snape, ignaro delle elucubrazioni etnoantropologiche della collega, continuava il suo monologo didattico in tono indifferente. “Il maschio del ragno crociato…” La McGonagall prese un’aria allarmata “... Crociato, non cruciatus - su, Minerva, non guardarmi in quel modo… Il ragno, dicevo, porta una fedeltà assoluta alla compagna, sacrificandosi completamente nell’accoppiamento, durante il quale subisce una, hmm, dicevo, una ferita irreversibile. Probabilmente, cercare un’altra femmina è per lui un compito troppo gravoso... Con tutti i nemici e le difficoltà che deve affrontare, è già abbastanza arduo trovarne una, immagino.”

Ci fu una pausa. La McGonagall si schiarì la voce, imbarazzata. “Tutto ciò è molto, ah, molto romantico, Severus. Mi domando quanto c’è di autobiografico in tutto questo…”

Naturalmente, la domanda dellaMcGonagall era del tutto maliziosa. Non aveva certo nessuna informazione su una possibile – e, oh, andiamo!, parecchio improbabile - vita sentimentale di Snape… A parte le illazioni maligne dei colleghi insegnanti. O le oscenità che a volte Pix gridava dal soffitto della Sala Grande... generalmente evocanti troll e/o centauri distesi in atteggiamenti inequivocabili sul letto di Snape.

Brrr.

Fu perciò enormemente sorpresa quando il volto dell’uomo si contrasse per un attimo in un’espressione amara, dolorosa, e Snape si girò verso il camino in uno svolazzare del mantello, dandole le spalle. “Sono molto stanco, ora, Minerva.” Disse in tono brusco. “Ti sarei grato se mi lasciassi. Buonanotte.”

 

 

 

 


Per info sul ragno crociato (Araneus diadematus) - casomai qualcuno fosse, per qualche misterioso motivo, particolarmente interessato - vi rimando a questa pagina
http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/La_tragica_fedelt%C3%A0_dei_ragni/1287443
dalla quale ho anche plagiato spudoratament preso in prestito il titolo.
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: PaleMagnolia