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Autore: sissi149    05/07/2018    3 recensioni
Spin-off de "La ballata di Yomiuri Land".
Una questione rimasta in sospeso nella Ballata è quella della vera storia di Yoshiko. Ma la storia di Yoshiko è anche la storia di Hikaru. E di molti altri, a volte inaspettati, personaggi. Attraverso gli anni, scopriremo cosa è accaduto ai due e alle loro famiglie.
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Nuovo personaggio, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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21 Giugno, Anno 2740 dal Trionfo della Dea

 

Era stata decisamente una bella giornata, una festa sentita per festeggiare il suo compleanno. Era stata organizzata nella piazza principale della Cittadella, proprio davanti al Tempio di Machiko e tutti vi avevano partecipato: i Principi, la Principessa, nonostante secondo i calcoli delle Levatrici dovesse essere a un paio di settimane dal parto, il Capitano della Guardia e molti dei suoi uomini. Kojiro Hyuga era addirittura arrivato con la moglie da Saitama.

Poi c'erano stati buona parte dei cittadini, ormai affezionati alla loro guida spirituale. Per finire, c'era stata Yoshiko ed era sicuro fosse stata lei la prima a proporre quei festeggiamenti collettivi: avrà pensato che gli avrebbero fatto piacere. Quanto lo conosceva bene!

Per lui essere Sacerdote non significava essere sopra gli altri abitanti della Cittadella, era essere parte integrante ed attiva in mezzo ad essi, come una sola grande famiglia, esattamente come aveva imparato all'Hokkaido. Tanto più ora che i suoi legami famigliari erano tutti spezzati.

Yoshiko restava per lui sua cugina solo formalmente, non poteva più negarselo, sarebbe stato negare l'evidenza. Anche quel pomeriggio, nonostante fosse sempre attorniato dalla gente, ogni tanto sollevava lo sguardo alla ricerca della giovane donna e trovava ristoro solo quando la individuava. A volte, lei si accorgeva che lo guardava, e gli sorrideva in risposta. In quei momenti si sentiva come quando da ragazzino veniva sorpreso dalla madre con un cucchiaio di legno in mano per tentare di assaggiare la confettura ancora in lavorazione.

Altro che trentenne!

Del resto il suo amore era sempre stato rivolto alla Dea, non aveva mai pensato di poter provare qualcosa che andasse al di là del sentimento fraterno, o parentale, nei confronti di altri.

L'ironia della sorte: lui che predicava l'amore come motore del mondo, non ne aveva conoscenza diretta nella sua accezione romantica e non avrebbe dovuto averne, poiché ai Sacerdoti era imposto il celibato.

Prima di ritirarsi a dormire, si fermò ai piedi della statua della Dea, per recitare l'ultima preghiera del giorno, per ringraziare dell'affetto che gli era stato dimostrato e per chiedere aiuto nel gestire la propria difficile situazione emotiva.

“Hikaru!”

Il Sacerdote sobbalzò.

Conosceva quella voce, l'aveva già sentita una volta rivolgerglisi così apertamente, molti anni prima. Come allora il Tempio sembrò invaso di luce ed il volto marmoreo della Dea farsi animato.

“Divina Machiko, sono al tuo servizio.” Rispose Matsuyama

“Hikaru, Hikaru, ancora non hai imparato che non devi scegliere l'amore?”

L'uomo sbatté le palpebre, perplesso, poiché non si era aspettato di venire ripreso a quel modo.

“Mia signora, perdonami. Ho promesso a te tutto il mio amore ed ultimamente non ne sono stato in grado.”

La statua della Divina Machiko parve sorridere benevola.

“Dimmi, Hikaru: se l'amore è infinito, come si può donarlo tutto?”

“Non si può.”

“Allora perché temi che sia un male che il tuo amore assuma varie forme?”

Matsuyama era sconcertato e confuso. Si passò una mano sulla nuca.

“Non capisco.”

“Non temere che amare una donna sia un'offesa a me, perché l'amore che tu porterai a lei non potrà mai essere come quello che porti a me, così come l'amore che porti a me non potrà mai essere come quello che portavi ai tuoi genitori o ai fedeli di cui ti prendi cura ogni giorno. Eppure è sempre amore.”

Il Sacerdote cadde in ginocchio di fronte alla statua.

“Se è così, mia Dea, perché quando ho preso i voti e sono diventato un tuo servo mi sono impegnato a non prendere mai moglie?”

“Hikaru, Hikaru, ricorda cosa hai appreso all'Hokkaido. Ai Sacerdoti semplici non è permesso sposarsi poiché devono imparare a donare il loro amore in ogni forma prima di ricevere quello di una compagna, ma ad altri miei servi è concesso. Rifletti Hikaru.”

L'incanto terminò e nel Tempio tutto tornò ad essere calmo e tranquillo come sempre.

In Matsuyama, invece, si agitava uno strano miscuglio di emozioni e confusione. Le parole della Dea erano state criptiche per lui, doveva meditarle e cercare di interpretarle.

 

 

 

 

 

Era già quasi buio quando salì in casa, ancora preda delle riflessioni su quanto accaduto al Tempio. Dalla porta socchiusa della stanza di Yoshiko filtrava la tenue luce di una candela, segno che la ragazza fosse ancora sveglia. Per un istante fu tentato di bussare e di confidarsi, invece proseguì per la propria camera, non era giusto turbarla con storie che non avrebbero potuto realizzarsi.

Lentamente si sfilò le ampie vesti sacerdotali e le ripiegò con cura e rispetto sul tavolo, poiché quello era il simbolo del suo impegno, preso passando attraverso il fuoco: un vincolo non facile da spezzare.

Indossò la più semplice tunica che usava per riposare e si apprestò a spegnere la candela, prima di coricarsi.

Alle sue spalle la porta cigolò sui cardini.

“Mi sembrava che fossi rientrato.” La voce dolce di Yoshiko lo raggiunse, facendolo voltare.

Nonostante la penombra, la vista della cugina lo lasciò di sasso: aveva i capelli neri liberi da qualsiasi acconciatura, in modo che arrivassero alla vita e indossava una tunica bianca di cotone grezzo, dalle maniche lunghe fino al gomito, mentre la parte inferiore la copriva solo fino a poco sotto il ginocchio. Un nastro legava i due lembi della parte superiore all'altezza del collo, tuttavia la piccola apertura sul petto non riusciva ad essere completamente chiusa, permettendo di intravedere la pelle chiara. Non era un abbigliamento adatto a mostrarsi in pubblico.

“Fo... forse è meglio che ti copra.” Riuscì solo a balbettare.

“Vi imbarazzate per così poco, Sacerdote Matsuyama?” In realtà Yoshiko sapeva benissimo che avrebbe potuto dare scandalo, erano troppe le porzioni del suo corpo visibili all'uomo.

“Dovevo vederti.”

Aggiunse poi, per giustificare la sua intrusione. Nei mesi passati aveva cercato di soffocare i propri sentimenti, ma quel giorno si era accorta degli sguardi insistenti che Hikaru le lanciava ed una parte di lei li aveva interpretati come qualcosa di più del semplice affetto. Non sapeva se fosse meglio aver preso un abbaglio o essere sulla strada giusta.

Matsuyama sentiva la bocca pastosa, a fatica riuscì ad articolare una risposta.

“Hai bisogno di qualcosa?”

“Sì. Devo sapere cosa sono io per te.”

“Che domande fai? Se mia cugina!”

“Solo?” Il tono della donna era deluso, forse aveva visto qualcosa che non esisteva. Del resto Hikaru era innamorato da sempre della sua Dea.

Avrebbe voluto piangere. Abbassò gli occhi e la vista del letto le fece balenare un'idea un po' folle.

“Permettimi di dormire qui con te, questa notte.” Esalò tutto d'un fiato, mentre le guance le si imporporavano ed il cuore subiva una brusca accelerata.

Il Sacerdote fece mezzo passo all'indietro, colto alla sprovvista.

“Che cosa?”

“Per favore! – lo supplicò Yoshiko – Poi ti prometto che sceglierò un pretendente e me ne andrò. Concedimi di dormire una sola notte al tuo fianco, come addio.”

Fujisawa si avvicinò, provava il grande impulso di toccarlo, di sfiorarlo, di sentire la sua pelle sotto le dita.

“Io ti amo.”

L'aveva detto. Finalmente era riuscita a comprendere ed esternare del tutto i propri sentimenti, che andavano ben al di là di una semplice infatuazione per un uomo più grande e dell'affetto per un cugino che era sempre stato presente nella propria vita.

Hikaru sentì il proprio cuore mancare un battito, tanta fu la sorpresa per la dichiarazione. Non si era accorto di nulla, troppo impegnato a gestire i propri sentimenti in relazione alla sua posizione pubblica.

Il suo corpo si mosse quasi da solo, prevenendo qualsiasi intromissione della ragione, si chinò verso la cugina e appoggiò le sue labbra su quelle morbide di Yoshiko.

Fu un bacio dolce e delicato, un semplice sfiorare di labbra: in fondo erano come due ragazzini alle prese con la prima esperienza.

Quando si separarono, Yoshiko aveva gli occhi sgranati, poiché non si aspettava una simile reazione, solo nei suoi sogni più felici Matsuyama ricambiava i suoi sentimenti.

“Hikaru...”

“Shh – la zittì complice – Esaudisco il tuo desiderio.”

Si distesero uno accanto all'altra sul materasso imbottito di paglia, il capo di Yoshiko appoggiato alla spalla di Hikaru, mentre la candela si consumava e faceva piombare nel buio la stanza.

Per un poco il solo rumore percepibile fu il fruscio dei loro respiri.

“Da quanto tempo lo sai?” Domandò all'improvviso il Sacerdote.

La donna si rannicchiò contro il suo petto.

“Da qualche mese. Non chiedermi perché non te l'abbia mai detto prima. - Bloccò sul nascere la successiva domanda che sicuramente Hikaru le avrebbe posto – Pensi che sia facile dire ad un Sacerdote di essere innamorata di lui, quando sai da sempre che l'unico suo amore sarà quello per la Divina Machiko?”

Hikaru rimase colpito da quelle parole che denotavano una grande sensibilità ed attenzione ai problemi altrui.

“E tu?” Chiese Fujisawa.

L'uomo si passò una mano tra i capelli.

“Ho cominciato a considerarti in maniera diversa da quando Lord Abe è venuto a chiedermi la tua mano.”

Yoshiko sorrise nel buio, ringraziando mentalmente il Lord per il suo tempismo.

“E ora che facciamo?”

Alla domanda Hikaru si irrigidì: era tutta la sera che pensava a come riuscire a districare tutti i nodi di quella matassa ingarbugliata, senza riuscire a prendere una decisione.

“Credo che la cosa migliore sia che ritorni all'Hokkaido.”

Sentì Yoshiko stringere con forza la sua veste da notte tra i pugni.

“Così lontano? Perché? I Principi non ti permetteranno di lasciare la Capitale!”

Le accarezzò teneramente un braccio.

“Si tratterà solo di un anno, vorrei proseguire gli studi per diventare Druido. Il vecchio Arcidruido pensava che io potessi intraprendere la strada.”

Fujisawa chiuse gli occhi, sentendosi una stupida per essersi illusa anche solo per un istante di poter venire prima della Dea nel cuore del Sacerdote. Si rendeva conto che non c'era mai stata alcuna possibilità.

“Ami così tanto la Dea.” Constatò amaramente.

Hikaru la strinse forte.

“Moltissimo. Eppure la Divina Machiko sostiene che possa esserci spazio per altro amore. Per questo voglio intraprendere il nuovo percorso di studi, per capire fin dove può spingersi l'amore. Ci sarà un motivo se ai Drudi è concesso formarsi una famiglia.”

Il cuore di Yoshiko si fermò e la donna trattenne il fiato: Matsuyama le stava veramente dicendo che esisteva un modo per poter servire ed amare la Dea ed al tempo stesso amare anche lei? Avrebbe potuto impazzire per la gioia.

Hikaru si girò sul fianco e le prese le mani.

“Yoshiko, io non ti prometto nulla. Devo ancora chiarire con me stesso quali siano i miei reali sentimenti e l'unico modo che conosco è affidarmi alla guida della Dea. Ti chiedo di darmi il tempo di comprendere.”

La donna avrebbe voluto dirgli che l'avrebbe aspettato per sempre, ma sapeva che non era fattibile e che nemmeno Hikaru avrebbe voluto che lei si annullasse dietro una speranza irraggiungibile.

“Posso aspettarti per un anno. Quando tornerai dovrai aver deciso.”

Si scambiarono la promessa e poi si addormentarono uno di fianco all'altra.

 

 

 

 

Erano passati quasi dieci giorni e dall'Hokkaido non arrivava nessuna risposta alla lettera che aveva mandato. Matsuyama cominciava a temere che, nonostante avesse fatto notare, tra le varie motivazioni della sua richiesta, che un Tempio importante come quello della Capitale necessitasse della presenza di un Druido, il nuovo Arcidruido non fosse disposto ad accogliere la sua richiesta. L'attesa prolungata lo rendeva nervoso e taciturno.

Dopo aver sparecchiato la tavola dalle portate della cena, Yoshiko gli sfiorò una mano.

“Vedrai, arriverà la risposta.”

In replica Hikaru strinse quelle dita affusolate tra le proprie.

Dopo gli avvenimenti della sera del suo compleanno non si erano più avventurati in territori pericolosi e proibiti come i baci, ma stavano comunque sviluppando una diversa vicinanza fatta di contatti furtivi, di carezze mai ipotizzate prima, di tocchi leggeri che bastavano a liberare le farfalle nello stomaco.

“Lo so, ma vorrei...”

“...sapere il prima possibile. Lo vorrei anch'io, dato che se te ne andrai manderanno un nuovo Sacerdote ed io dovrò organizzare il mio trasferimento per tornare alla casa dei miei con Midori.”

Hikaru le fece cenno di accomodarsi sulle proprie ginocchia. Quante volte, quando Yoshiko era stata solo una bambina l'aveva fatta sedere a quel modo e l'aveva fatta ridere raccontandole storie incredibili. Ora quello stesso gesto assumeva un significato del tutto diverso.

Lievemente le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

“Non te ne dovrai andare molto presto. Il Principe Jun mi ha categoricamente fatto promettere di non partire prima della nascita dell'erede, vuole che sia io ad impartirgli la benedizione.”

Yoshiko sorrise all'ennesima prova di quanto il Sacerdote Matsuyama fosse ben voluto alla Cittadella.

“Si tratta di pochi giorni ormai. La Principessa è bella grossa.”

Hikaru annuì, riprendendo a giocherellare con le dita della mano sinistra della donna.

“Ho discusso anche di un'altra questione con il Principe Jun: è disposto a prendersi l'onere di essere il tuo tutore, se non troviamo nessun altro.”

Fujisawa si mosse agitata.

“Lo sai che la legge impone che una donna nobile non sposata debba avere un tutore.”

I violenti colpi che si abbatterono sulla porta d'ingresso impedirono a Yoshiko di ribattere all'affermazione e la fecero sobbalzare, temendo che qualcuno potesse vederli in un atteggiamento troppo intimo.

“Chi sarà mai a quest'ora?” Borbottò Hikaru dirigendosi alle scale.

“Forse la Principessa ha partorito.” Suggerì Yoshiko.

Hikaru scese di corsa e si diresse all'ingresso, dove i colpi si stavano facendo sempre più insistenti. Cominciò a temere che fosse successo qualcosa di particolarmente grave.

Aprì la porta e rimase bloccato dallo stupore:

“Kazumasa! Cosa ci fai qui?”

L'altro Sacerdote non rispose e si gettò subito ad abbracciare, o meglio stritolare, il vecchio compagno di studi ed amico.

“Anch'io sono felice di rivederti – ribatté Hikaru, non appena riuscì a liberarsi dalla stretta – Ti credevo in qualche villaggio sperduto sui monti del nord.”

Oda assunse un'espressione maliziosa.

“Beh, il nuovo Arcidruido ha deciso di darmi una possibilità importante: mi ha mandato ad occuparmi del Tempio della Cittadella mentre tu sarai impegnato a studiare all'Hokkaido.”

Hikaru fu percorso da un brivido e per un istante credette addirittura di aver capito male.

“Vuoi dire che...”

Kazumasa annuì.

“Ho qui la lettera dell'Arcidruido. - Disse indicando la bisaccia che portava in spalla – Ora saresti così gentile da farmi accomodare?”

Matsuyama si ritrovò in imbarazzo, rendendosi conto che tutto il dialogo si era svolto sulla porta d'ingresso dell'abitazione.

“Andiamo di sopra.”

Raggiunsero la stanza principale e trovarono Yoshiko intenta a terminare di mettere in ordine.

“Yoshiko, – la chiamò Hikaru – questo è il Sacerdote Kazumasa Oda, un mio vecchio compagno dell'Hokkaido.”

La donna si voltò per salutare l'ospite inatteso, il quale non diede modo a Matsuyama di terminare le presentazioni, esclamando:

“La famosa Yoshiko! Finalmente ci conosciamo, Hikaru ci ha parlato molto di te.”

Gli altri due arrossirono entrambi alla rivelazione.

Matsuyama sbottò:

“Kazumasa, ti sembra il modo di rivolgerti ad una Lady? Non hai imparato niente in quattro anni a contatto con Masanori?”

Il Sacerdote Oda smorzò il suo entusiasmo e si esibì in un inchino formale.

“Chiedo scusa, Lady...”

“Fujisawa – completò Yoshiko ed a sua volta rispose con una riverenza – Sono molto lieta anch'io di fare la vostra conoscenza, Sacerdote Oda. Cosa vi porta alla Cittadella?”

Hikaru prevenne il vecchio compagno.

“Kazumasa è stato nominato mio sostituto al Tempio. L'Arcidruido mi ha accettato come allievo Druido.”

“È una notizia meravigliosa. Sia lode alla Dea!” La donna avrebbe voluto saltare al collo del cugino tanta era stata l'attesa per la risposta dell'Arcidruido, ma si trattenne alla presenza di Oda.

“Immagino che voi due abbiate molto di che discutere. Col vostro permesso io mi ritirerei nella mia stanza. Buona notte Sacerdoti.”

“Buona notte Yoshiko.”

“Buona notte Lady Fujisawa.”

Con una riverenza la donna sparì oltre la porta che conduceva alla sua camera.

“Tua cugina è una dama davvero graziosa. – commentò Kazumasa quando furono rimasti soli – Mi sorprende che non sia ancora sposata.”

L'apprezzamento del compagno aveva fatto leggermente arrossire per la seconda volta Hikaru, che cercava di rispondere in maniera impacciata.

“Ecco... a quanto pare... mio zio non aveva ancora preso accordi con nessuna famiglia.”

Ad Oda non sfuggì nessuno degli strani comportamenti di Matsuyama ed incrociò le braccia al petto parlando con tono fintamente offeso.

“Hikaru Matsuyama, non mi starai nascondendo qualcosa dietro questa tua improvvisa fretta di diventare Druido.”

Colto in fallo, Hikaru agitò le braccia in gesti di diniego.

“Ma cosa ti salta in mente Kazumasa! Piuttosto, avresti dovuto avvertire del tuo arrivo, non so dove farti dormire!” Cercò di cambiare argomento, portando la conversazione su questioni più pratiche.

Il Sacerdote Oda si strinse nelle spalle.

“Volevo farti una sorpresa! Sai che io non mi formalizzo molto, mi basta un poco di paglia in un angolo. Anche così la tua abitazione sembrerà un castello reale a confronto del villaggio in cui mi aveva confinato il vecchio Arcidruido.”

Hikaru scoppiò a ridere.

“Non ti smentisci mai, Kazumasa!”

Passarono ancora del tempo a chiacchierare, poi Matsuyama recuperò della paglia nel magazzino e la sistemò al centro della propria camera, in onore dei tempi in cui da studenti erano stati compagni di stanza.

“A proposito – si ricordò improvvisamente Oda – il Sacerdote Sasaki ti manda i suoi saluti.”

Hikaru si riempì di gioia, mentre cercava un leggero lenzuolo per l'amico.

“Come sta?”

“Il vecchietto tiene duro: pensa che fa ancora delle lezioni alla scuola. Sei stato fortunato ad avere un simile esempio da seguire fin da piccolo.”

Adagio si prepararono per la notte.

Hikaru rifletteva sul fatto che fosse stato designato Oda come suo sostituto: da un lato ne era molto contento, aveva avuto la possibilità di rivederlo e sapeva che si sarebbe preso cura dei suoi fedeli con la stessa sua devozione, dall'altro rimpiangeva di conoscere troppo bene Kazumasa e di sapere quali danni avrebbe potuto combinare anche involontariamente. Ancora, se c'erano delle persone a cui avrebbe affidato senza nessun pensiero i suoi tesori più preziosi erano certamente i suoi vecchi amici Masanori e Kazumasa.

Prese un profondo respiro:

“Kazumasa, devo chiederti una cosa importante: assumeresti la tutela di Yoshiko in mia assenza? Non ha altri parenti che me.”

Il Sacerdote Oda sollevò di scatto la testa dalla bisaccia dentro cui stava frugando. Era visibilmente commosso, come poche volte Matsuyama l'aveva visto.

“Hikaru, per me è già un grande privilegio dovermi occupare del tuo Tempio, non pensavo che mi avresti concesso anche questo onore. Io sono senza parole.”

Le occasioni in cui Kazumasa, durante la sua vita, era rimasto senza sapere cosa dire si potevano contare sulle dita di una mano.

“Mi fido di te, so che farai un buon lavoro.”

I due amici si abbracciarono.





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"Don Camillo! Don Camillo!" ehm, questa scena della Dea che "rimprovera" Hikaru mi ha fatto venire inmente le analoghe scene nella serie di film.
Qui abbiamo delle importanti prese di coscenza, delle decisioni altrettanto importanti e la possibilità di una soluzione che non è detto si concretizzi: il nostro Hikaru ammette di non essere ancora certo del significato dei propri sentimenti, per quanto l'attrazione verso Yoshiko gli sia ormai palese.

Nota di servizio: come avrete notato il capitolo è arrivato in ritardo di un giorno. Purtroppo i primi 20 giorni di questo mese per me sono pienissimi di cose da fare e non posso seguire la storia come vorrei, per cui è facile che i prossimi aggiornamenti non siano regolari. Passato il periodo tutto rientrerà nella norma.
Ad onor del vero, secondo i piani iniziali, con 21 capitoli avrei già dovuto tranquillamente aver finito, ma poi si sono moltiplicati sulla tastiera. ;)

 
  
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