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Autore: Fiamma Drakon    07/07/2009    1 recensioni
Strane chiamate senza risposta ed ombre evanescenti sono alcuni degli strani avvenimenti che turbano il quieto scorrere dell'esistenza di Pride, che si ritroverà alle prese con le sue prime "cotte adolescenziali" e a confronto con qualcosa che supera anche le capacità degli Homunculus...
[dedicata a valerya90 e _Titti_]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Pride
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6_Perdono Pride si volse di  scatto, aspettandosi di vedere nuovamente comparire l’ombra evanescente di poco prima, ma invece si ritrovò a fissare i profondi occhi viola di Malice, immobile sull’uscio della sua camera a fissarlo, perplessa.
- Che cosa stai facendo in quella posizione? - domandò.
L’Homunculus, palesemente in imbarazzo, riassunse velocemente una postura normale, chiedendosi se fosse una punizione del Fato farsi beccare a fare l’idiota da solo.
Eppure, quell’ombra era stata lì e gli aveva anche sorriso. Anzi, aveva riso di lui.
- Niente - si affrettò a rispondere, cercando di mantenere un tono di voce controllato e, soprattutto, normale.
Fra loro s’insinuò uno strano silenzio imbarazzato, mentre si squadravano a vicenda, lei severa e perplessa, lui chiaramente imbarazzato.
Malice fece per rientrare in camera.
- No, aspetta! - esclamò lui, facendo un passo verso di lei, come a volerla fermare fisicamente.
Si ricompose quando lo sguardo severo della ragazza ricadde su di lui.
- Cosa c’è? - chiese lei, evidentemente seccata o forse ancora arrabbiata per la discussione di poco prima.
- Ecco, io... - esordì Pride, ancor più in difficoltà di prima: parlarle quando era arrabbiata lo metteva sempre a disagio.
- Una cosa di giorno! Non ho tutta la vita! - lo interruppe Malice, aggressiva.
- Scusa - esclamò di getto Orgoglio, cadendo in ginocchio, il viso basso seminascosto dai ciuffi di capelli ai lati del viso - Mi dispiace... io... non volevo offenderti - disse lui, la voce intrisa di pentimento e rimorso.
Le sembrava davvero pentito: non l’aveva mai visto così sofferente. Era un modo di chiedere scusa del tutto estraneo a Pride, che solitamente si scusava in modo implicito e molto meno scenico.
Gli si avvicinò lentamente, osservandolo dolcemente.
Si chinò davanti a lui e gli spostò i ciuffi dagli occhi, tracciando con il dito il profilo del suo viso. Nel suo sguardo, avvertì una nota di rimorso.
Gli diede uno schiaffo, talmente forte da fargli spostare di lato il viso, lasciandolo attonito.
Gli prese poi il volto tra le mani e lo girò verso di sé.
- Non devi essere così tragico per chiedere semplicemente scusa - gli disse con una nota d’ironia nella voce - Su, rialzati. Il mitico Orgoglio che si prostra alla Malizia... mai sentita una cosa del genere - aggiunse.
Lui la guardava dal basso verso l’alto, perplesso: non capiva il perché dello schiaffo. Forse era solo il bisogno di scaricare la rabbia repressa...
O forse se lo meritava.
Sì, forse quello schiaffo era riuscito ad esprimere meglio di qualsiasi altra cosa lo stato d’animo di Malice.
L’Homunculus si rialzò e la guardò di nuovo.
D’istinto, Malice si buttò sul suo petto, cingendolo appena all’altezza del bacino.
- Ti amo... - sussurrò.
Lui rimase perplesso per qualche istante, prima di cingerle amorevolmente le spalle.
Nel farlo, tuttavia, non appena alzò lo sguardo dinanzi a sé, notò di nuovo, con orrore, l’ombra evanescente di poco prima, osservarlo dalle profondità del corridoio, sogghignante.
- Presto... ci rincontreremo... - sussurrò.
L’Homunculus indietreggiò di qualche passo, spaventato: ma che cos’era quell’ombra che, a quanto pareva, lo stava perseguitando? Non poteva essere niente di...
Suo malgrado, provava paura.
Era l’Orgoglio e provava paura, sì, paura verso quella cosa che, lo sapeva, non poteva essere niente di umano, perché nessun essere umano era capace di svanire e ricomparire a proprio piacimento, nessun essere umano era capace di emanare, come aura, filamenti di luce argentea.
No, nonostante odiasse ammetterlo, aveva paura e, nonostante non se ne capacitasse, quella cosa non era umana.
- Pride, che ti succede? Sei pallidissimo... stai male? Ho forse fatto qualcosa? Pride, rispondi! - esclamò Malice, preoccupata, sfiorandogli appena un braccio.
L’ombra ridacchiò, divertita.
- Pride... che c’è? - domandò ancora Malice.
L’Homunculus deglutì e allungò una mano verso l’oscurità del corridoio, verso quell’ombra ghignante e spettrale.
- Pride! -.
- N-non è niente... davvero - disse.
- Pride, so quando c’è qualcosa di sbagliato e ora ne sono sicura: c’è qualcosa che ti preoccupa e voglio saperlo! - disse, decisa.
Nei suoi occhi, l’Homunculus percepì una fiamma di decisione irremovibile.
Nonostante fosse restio a parlarne e nonostante sapesse che c’era una buona probabilità di non riuscire a convincerla, inspirò profondamente, conducendola verso la propria stanza.
- Malice tu... credi nelle ombre? -.
   
 
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