Capitolo 2
Un Apparente
Ritorno Al Liceo
Giulio la trattenne al telefono venti
minuti, e dopo varie prediche e continue domande insistenti, si decise a
staccare, con la promessa che l’avrebbe chiamata quella sera. Così Isabel tornò
nella sua nuova stanza, dove trovò Carolina e Alessandro intenti nel discorrere
fitto fitto.
“Scusatemi, ma il mio fidanzato è
sempre stato un po’ apprensivo” disse, e loro si voltarono verso di lei, quasi
come se ne avessero dimenticato la presenza.
“Ti capisco, vale lo stesso con mia
madre” rispose Alessandro. Carolina rise e Isabel invece restò seria, non
entusiasta della battuta fatta.
“Ma fidanzato in che senso?” fece
poi Carolina, e in un battibaleno prese le mani di Isabel, per poi trattenere
il respiro quando vide l’anello di fidanzamento al suo anulare sinistro.
“Nel senso che ci sposeremo il 21
giugno” dichiarò lei.
“Wow, è bellissimo”.
“Congratulazioni, allora” disse
invece Alessandro.
“Grazie”.
“Comunque, se ti va ti presentiamo
agli altri professori, sono ansiosi di conoscerti” aggiunse l’uomo.
Isabel annuì. “Certo, meglio
conoscerli ora che il primo giorno di lezione, sarò così emozionata che non riuscirò
a spiaccicare parola” annunciò.
“Ma dai” disse Carolina, mentre
apriva l’armadio e ne estraeva una gonna di jeans, un maglioncino verde e
prendeva degli stivali neri, appoggiati vicino al muro di fronte al suo letto.
“Mi vesto e andiamo, ci metto tre minuti” spiegò rapidamente, prima di
chiudersi in bagno.
“Ok, allora io vado nella sala
professori, ci vediamo lì” disse Alessandro, esitando e guardando incerto tra
Isabel e la porta.
“Va bene, a dopo” gli rispose ella.
“A dopo”.
Chiuse la porta con lentezza e
scomparve. Isabel approfittò della solitudine per stendersi un po’ sul letto e
stiracchiarsi, pensierosa, poi si rialzò, risistemò il piumone un po’
scompigliato, e prese il trolley più piccolo, cercando qualcosa. Alla fine,
dopo aver estratto un piccolo beauty case , trovò quel che cercava e sorrise:
una cornice in argento dove c’era una foto sua e di Giulio. Se l’erano scattata
il giorno che lui le aveva chiesto di sposarla, ad agosto.
Così la sistemò sopra il comodino
vicino al letto, per poi prendere alcune maglie e iniziare a deporle in una
cassettiera libera.
Qualche minuto dopo, Carolina uscì
dal bagno con il viso truccato con fondotinta, ombretto, mascara e rossetto. I
capelli biondi ora erano perfettamente pettinati, e i vestiti aderenti marcavano
il suo fisico perfetto.
“Sei pronta?” domandò.
“In realtà vorrei darmi una
sistemata in bagno” ammise.
“Certo, vai”.
Prese un maglioncino blu con lo scollo
a V e la spazzola, e una volta in bagnò si sciacquò il viso, si lavò
rapidamente, si vestì, si pettinò ed uscì.
“Possiamo andare”.
Così Carolina chiuse la porta della
stanza a chiave e la condusse per tutti quei corridoi intricati, finchè non
ritornarono nel salone del liceo ed entrarono nella sala insegnanti dopo aver
bussato.
“Buonasera!” le accolse subito un
mix di voci, e Isabel arrossì. Sembrava che stessero aspettando proprio lei.
“Salve a tutti, sono la sostituta
della professoressa Bara, Isabel Natale” si presentò. La stanza intorno a lei
era ampia, con un enorme tavolo al centro in legno. Tutta la stanza era
circondata da armadietti grigi a muro, e da un lato c’era un camino su cui
erano esposti alcuni trofei.
“Lo sappiamo, benvenuta!” esclamò
uno degli uomini, raggiante. Si alzò e corse
astringerle la mano. Era alto, fin troppo, con un’andatura quasi
ciondolante, un naso aquilino su cui giacevano degli occhiali rotondi. I
capelli scuri erano corti e gli conferivano un’aria ancora più strana. “Filippo
Arnesi, docente di matematica, piacere”.
Isabel fece un cenno. “Piacere”.
Ecco com’era il professore di matematica, sospirò.
“Ed io sono Cristiano Bigotti,
collega di religione”. Isabel non si era ancora voltata quando egli parlò, e si
disse che il nome era tutto un programma. Infatti, non si smentì quando lo
vide: basso, calvo e con un sorriso gigante.
“E fate un po’ di spazio, poverina!”
li rimproverò una voce femminile, con un accento romano.
Isabel ridacchiò e vide che la donna
che aveva parlato non poteva avere più di trentacinque anni, aveva i capelli
lunghi fino alle spalle, rossi, e il mento marcato.
“Rosanna Lombardi, docente di
italiano, piacere”.
“Piacere”.
“Loro insegnano nel nostro stesso
corso” spiegò Alessandro, alzandosi dal tavolo su cui si era seduto. “Poi
domani verranno gli altri per la festa, ora sono tornati a casa per il week
end”.
“Capisco”.
Isabel si alzò un po’ sulle punte e
vide che seduti attorno al tavolo c’erano ancora due donne e tre uomini che
leggevano chissà che cosa senza preoccuparsi della sua presenza.
“Non fanno parte del nostro corso,
la sezione C, sperimentale linguistica” le sussurrò Alessandro, comprendendo i
suoi pensieri. “E sono anche i più scorbutici dell’istituto”.
Isabel annuì e gli sorrise. “Ne
avevo una vaga idea”.
“Che ne dici di cambiare un po’
aria?” aggiunse lui, accennando la porta. Subito Carolina gli si avvicinò e
prese Isabel per un braccio, annuendo, quasi come se la domanda fosse stata
rivolta a lei.
“Andiamo” disse, e Alessandro parve
un po’ seccato, tanto che sbuffò e la guardò con aria di rimprovero.
“Isabel, puoi scusarci un secondo?”
chiese lui appena furono fuori dalla sala. Isabel annuì, un po’ sconcertata, e
lo vide allontanarsi con Carolina.
Parlarono per chissà quanto tempo
fitto fitto, poi Carolina iniziò ad arrossire per la rabbia e Alessandro iniziò
a parlare in un modo più concitato, accompagnando tutto con dei gesti delle
mani che le ricordavano di mantenere la calma.
Alla fine, urlò: “Tanto lo so che
per te è stato solo un gioco e sarà sempre così! Te le devi fare tutte
altrimenti non sei contento!” e gli diede un sonoro schiaffo sulla guancia
destra, allontanandosi come una furia, dirigendosi verso le scale che
conducevano ai dormitori.
Sono
qui da nemmeno due ore e già ho visto un primo litigio tra la docente di
francese e quello di scienze… Pensò Isabel, mentre Alessandro le
si avvicinava.
“Scusala, ha un carattere un po’…
Irruento, ecco perché l’ho lasciata” le spiegò.
“Cosa? Cioè, io credevo che tu fossi
il suo fidanzato” ammise.
“Te lo ha detto lei?”.
“No, pura deduzione. Scusa, è che
sembrate così affiatati…”si scusò la ragazza, ma Alessandro scrollò le spalle.
“Vedi, siamo stati insieme due anni,
solo che quest’estate l’ho lasciata perché era troppo assillante, e continua ad
esserlo ogni santa volta che mi avvicino a qualsiasi essere umano che appartenga
alla specie femminile. Non lo tollero” dichiarò.
“Capisco, solo che ora credo che
dovrei raggiungerla…”.
In quell’istante passò davanti a
loro una donna sulla cinquantina, con corti capelli biondi ricci raccolti in
una coda e un camice blu tipico dei bidelli. Appena si avvicinò loro rallentò
il passo, e aveva un mezzo sorrisetto sulle labbra piccole e rosse. Alessandro
sbuffò.
“Regola n°1: i bidelli qui sanno più
cose di te di quanta ne sappia tu, e se non ci sbrighiamo qua subito metteranno
in giro la voce che Carolina mi ha schiaffeggiato perché siamo tornati insieme
e io l’ho tradita con la nuova professoressa di inglese” disse annoiato.
“Ok, quindi questo mi spinge ancora
di più a raggiungerla. Ci vediamo dopo” lo salutò educatamente.
“Certo, ti riservo un posto a cena
nella nostra zona”.
“Nostra zona?”.
“La confraternita, no?”le ricordò,
facendo l’occhiolino, e lei annuì, sorridendo apertamente, prima di dirigersi
verso i dormitori con un po’ di difficoltà.
Trovò Carolina accasciata sul letto,
con gli occhi rossi e gonfi.
“Immagino ti abbia detto quanto sono
fissata, quanto sono paranoica e pallosa” disse lei, con la voce tremante
appena la vide.
Isabel scosse il capo. “No, mi ha
solo spiegato che vi siete lasciati, io non lo sapevo, cioè, pensa che credevo
che fosse il tuo ragazzo” ammise.
La bionda si alzò dal letto,
stringendo il cuscino a sé. “Non è colpa mia se lo amo ancora, come si fa a non
amare uno così? Bello, intelligente, simpatico, dolce e, anche se non ci
sembra, romantico… E il fatto che sia stato lui a mollarti mentre organizzavi
il vostro primo viaggio insieme a Parigi non aiuta” spiegò, singhiozzando.
Isabel sgranò gli occhi e le si
sedette vicino. “Oddio, mi dispiace…”.
“Io cerco di non darlo a vedere,
siamo rimasti amici, ma non ce la faccio”.
“E’ normale, anzi, ti ammiro,
vederlo qui 24 ore su 24 deve essere una sofferenza…”.
“Lo è”.
Si guardarono, poi Carolina scoppiò
a ridere e Isabel la imitò. “Dai, ora mi fai sentire in colpa, il secondo in
graduatoria era un uomo, magari anche meglio di Alessandro, e se non avessi
accettato ora avresti lui” ironizzò.
“Scherzi? Avevo bisogno di una nuova
amica” dichiarò, e la abbracciò. Isabel rispose all’abbraccio, e si disse che
forse Carolina sarebbe potuta essere davvero una buona amica, nonostante il
carattere un po’ particolare.
Poco dopo andarono a cena, dove le
occhiate tra Carolina e Alessandro erano infuocate, si fermarono a parlare un
po’ con gli altri colleghi, ma alle dieci Isabel andò a letto, stanca per il
viaggio e per tutte le scoperte fatte in pochissime ore, dopo aver chiamato
Giulio e la sua famiglia.
Al buio, la stanza le sembrava
strana, un po’ fredda ma anche avvolta da una strana magia, e si addormentò
dopo un po’, per poi risvegliarsi dopo il ritorno in camera di Carolina.
L’indomani, dopo colazione e un po’
di noia dovuta al fatto di non avere registri da sistemare e compiti da
correggere, Carolina la trascinò nuovamente nella loro camera, per poi
squadrarla e iniziare a vagare nel suo
armadio.
“Che fai?!”.
“Cerco qualcosa di adatto per
crearti un vestito da Halloween per stasera”.
“Che? Io non mi maschererò
assolutamente” protestò Isabel. “Sai che bella figura farsi vedere dagli alunni
e dai colleghi che non conosco con un vestito di Halloween indosso!”.
“E’ la figura che faremo tutti” le
ricordò paziente l’amica, prendendo un vestito blu e mostrandoglielo. “Che ne
dici?”.
“Dico che la prima impressione
riguardo una persona è quella che conta, quindi…”.
“Quindi accetti perché è un bel
vestito e puoi usarlo per mascherarti da… Mmm, semplice strega, dai, poi ci
aggiungiamo un cappello, un po’ di trucco, degli stivali…”.
“Carolina!!!” la rimproverò spazientita
Isabel, ma l’altra sorrise in modo rassicurante e che non ammetteva repliche.
Il loro battibecco fu interrotto da
qualcuno che bussava alla porta, e poco dopo entrò l’insegnante di Italiano,
Rosanna, accompagnata da altre due donne.
“Ciao! Disturbiamo?” domandò.
“Oh, no, anzi, potete darci un
consiglio” disse solare Carolina, invitandole ad entrare e mostrando il
vestito. Isabel la guardò acida, prima che Rosanna dicesse: “Volevo presentare
a Isabel le altre colleghe che sono appena arrivate”.
“Ciao, io sono Gabriella Laudato,
insegno filosofia e storia” si presentò una, con i lunghi capelli neri, alta e
slanciata nonostante dimostrasse almeno l’età di Rosanna.
“Piacere, Isabel Natale”.
“Ed io sono Angela Di Rossi, insegno
spagnolo” disse l’altra, bassina, con corti capelli a caschetti mossi e castani.
Sorrideva in un modo radioso, come se fosse la persona più felice della terra,
e Isabel le strinse la mano.
“Avete saputo cosa è successo al
nostro Arnesi?” domandò sghignazzante Angela
subito dopo.
“No, cosa?” domandò Carolina.
“Sembra che la moglie l’abbia
cacciato di casa perché ha scoperto che lui ha avuto un… Flirt con la badante della suocera!” disse, sottolineando la
pronuncia inglese del termine “flirt”.
“Nooo! Hai capito a Pippo” ridacchiò
Carolina, e Isabel finse di essere presa dalla notizia quando invece pensava al
modo in cui la compagna di stanza l’avrebbe obbligata a vestirsi.
“Comunque, mi date una mano a
convincere Isa a vestirsi da strega?” aggiunse quest’ultima.
Isa?
Wow, ora sono Isa, come mi chiamavano alle medie e al liceo e solo papà e mamma
mi chiamavano Bel…
“Ovvio!” rispose Rosanna, e in un
battibaleno tutte iniziarono a fare varie valutazioni sull’abito, prima che
l’entrata di Alessandro e un altro uomo che Isabel non conosceva le
distraessero.
“Lui è Michele Franceschini, collega
di educazione fisica” lo presentò Alessandro, mentre l’uomo, alto quanto lui e
con i capelli quasi rasati, le sorrise.
“Piacere, Isabel Natale”.
“Siamo venuti per l’happy hour,
signore, visto che tra mezz’ora rientreranno i marmocchi” spiegò Alessandro,
per poi mostrare una bottiglia di Rum dopo averla tolta da dietro la schiena,
ghignante.
“Bella, Alex, sei un mito!” esclamò
Gabriella, mentre Michele mostrava dei bicchieri.
Isabel scosse il capo, dicendosi che
le sorprese di quel collegio stravagante non erano ancora finite. Ed infatti
non lo erano: c’era ancora la festa…
Ciao!
Ecco il secondo cap, dove scopriamo
la verità sul rapporto tra Carolina e Alessandro e anche l’identità degli altri
professori.
Cosa succederà alla festa? Isabel si
abituerà o continuerà a stupirsi per il comportamento di quei professori che
sembrano ancora degli adolescenti?
Comunque, grazie a coloro che hanno messo
al fic tra i preferiti:
AlterSiby
cupidina 4ever
Nessie
pirilla88
werty
Tra
le seguite:
E coloro che
hanno recensito:
drin_chan: Ma
che rompere, è un piacere averti anche qui ^^ Mi fa piacere che questa storia
già ti piaccia, ci pensavo da un po’ perché mi ha sempre intrigato scrivere
qualcosa sui prof che insegnano in un collegio, sviluppare i loro rapporti, e
far succedere cosa degne dei migliori adolescenti ihih xD Grazie mille anche per
gli auguri, un bacione!
CriCri88: Ciao,
grazie mille per gli auguri! E’ bellissimo vedere che stai seguendo anche
questa mia fic, grazieee <3 E penso proprio che la parola “inciuci” sia
proprio la parola adatta per descrivere ciò che succederà nei prossimi cap,
eheh! Un bacione!
Nel frattempo,
eccovi le foto di alcuni personaggi:
Isabel
http://blog.screenweek.it/wp-content/uploads/2009/01/anne-hathaway.jpg
http://imstars.aufeminin.com/stars/fan/anne-hathaway/anne-hathaway-20061118-180152.jpg
http://celebrity-pics.movieeye.com/celebrity_pictures/Anne_Hathaway_31720.jpg
Alessandro
http://blog-static.excite.eu/it/blogs/chiaretta/share/img/UltraBoard2.jpg
A presto,
milly92.