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Autore: edwardchristopher    09/07/2018    0 recensioni
«Te lo chiedo ancora una volta: dov'è John?», Alice assunse un tono impaziente, non avrebbe resistito ancora per molto.
 «Te lo dico ancora una volta: se non mi dai ciò che cerco, non te lo consegnerò mai.»
 Alice, senza neanche pensarci un secondo, si voltò velocissima e, bloccando un uomo che si trovava dietro di lei dal collo, gli strappò il cuore. L'uomo cadde immediatamente a terra, morto per la seconda volta, ora per sempre. La ragazza dai capelli scuri, sorrise con sguardo folle, ancora il cuore sanguinante in mano. Allentò la presa e lo lasciò cadere sul corpo senza vita dell'uomo.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - "Nulla è come prima"


«Dove dormirai stanotte? Si è fatto tardi.», mi chiese John guardando l’orologio che aveva al polso.
«In realtà, avevo intenzione di rimanere a dormire qui. Ero venuta a controllare se la casa era libera, visto che la mia è occupata da Paige, vampira pivella.», risposi facendo una smorfia di disprezzo.
«Per me puoi rimanere, anzi, mi faresti un favore. Sono solo con George e così potremmo passare del tempo insieme, se a te va.», propose sorridendo amichevolmente.
«Ovvio che rimango, dove me ne vado altrimenti? Non c’era bisogno di chiedere!», risi.
«Ti faccio preparare la stanza allora. Bentornata a casa!», esclamò lui con un grosso sorriso sul volto. Mi era mancato così tanto.

«Buongiorno.», mi salutò John appena mi vide entrare in cucina.
«Buongiorno.», ricambiai prendendo il latte dal frigo.
«Dormito bene?», chiese sedendosi al tavolo circolare nel centro della stanza.
«Molto bene, grazie.», sorrisi sedendomi al suo fianco.
«Mi fa piacere.», quindi si avvicinò al mio viso e mi baciò la guancia dolcemente.
«Stamattina non ci sono a casa. Tra pochissimo esco.», lo informai bevendo un altro po’ di latte dal contenitore, successivamente mi alzai e lo rimisi al suo posto.
«E dove vai? Potrei portarti ad esplorare il posto.», propose con il suo solito dolce sorriso.
«Vado a scuola, vorrei conoscere i ragazzi di questo paese. Qui ci sono cresciuta, perciò lo conosco abbastanza bene. Poi ho fame, il latte non mi basta.», dissi con un sorriso malizioso sul volto.
«Hai intenzione di uccidere per fame? Tu, la mia Alice?», chiese sbalordito.
«Io ho già ucciso per fame. Dopo tutto questo tempo come pretendi che non mi nutrissi di umani? È questa la mia natura, non posso farne a meno.», spiegai dirigendomi al portone di casa per uscire.
«Non posso crederci, Alice. Cosa ti è successo? E poi in una scuola, perché?», continuò John. Non riusciva a crederci ed era comprensibile. Tempo fa, insieme a lui, mi nutrivo solo di animali, perché lui non lo accettava. Sapeva cos’ero ma non voleva che facessi del male a persone innocenti. Io avevo imparato a controllarmi, era tutto più semplice quando c’era lui, ma adesso …
«Non mi va di spiegarti tutto. È tardi e devo andare. A dopo.», quindi uscii di casa e richiusi il portone alle mie spalle, quest’ultimo, però, si riaprì quasi subito.
John mi raggiunse e mi fece voltare prendendomi per un braccio.
«Alice, devi spiegarmi tutto. Cosa è successo?», mi chiese ancora una volta con occhi penetranti.
«Sto facendo tardi, devo andare.», liberai il mio braccio e mi voltai per entrare in macchina. John mi bloccò ancora una volta, facendomi appoggiare con la schiena alla macchina.
«Smettila di fare la dura e a scuola puoi andarci domani.», esclamò, i suoi occhi così terribilmente fantastici.
«Ma io ho fame ora e se non mi permetti di andare, potrei sbranare il tuo caro maggiordomo.», esclamai con sguardo duro. Doveva lasciarmi andare e non mi andava di spiegare nulla a nessuno.
John rimase a bocca aperta e allentò la presa sul braccio. Entrai in macchina e andai via.

«Quindi lei è la signorina Alice Harris? Appena iscritta in questo liceo, giusto?», mi chiese il preside dell’istituto. Eravamo nel suo ufficio, arredato in modo moderno e tecnologico: mura grigie, sedie e tavolo di metallo, divanetto di pelle nera e cristalliera dello stesso colore. Un ambiente non molto accogliente in realtà.
«Sì, sono io, molto piacere.», mi presentai porgendogli la mano.
«Bene, allora mi segua, l’accompagnerò nella sua aula, la lezione è già cominciata. Alla sua conclusione venga pure da me così le mostrerò il suo armadietto.», mi informò molto educato.
«Va bene, grazie.», risposi seguendolo fuori dall’ufficio.

«Mrs Cooper, mi scuso per l’interruzione. Sono qui per presentarle la sua nuova alunna: Alice Harris.», affermò il preside.
«Ora sono costretto ad andare, benvenuta signorina. A lei le presentazioni.», quindi uscì dalla classe con uno spaventoso sorriso sul volto.
«Bene, presentati pure Alice.», m’incoraggiò la professoressa. Cosa avrei dovuto dire?
«Ehm … mi chiamo Alice Harris e abito qui con mio zio a causa della perdita dei miei genitori in un incedente in barca …», mentii abilmente.
«Oh, mi dispiace cara. Da dove vieni?», mi chiese compassionevole.
«Sono nata qui, ma insieme ai miei, per lavoro, mi ero trasferita a New York.», continuai a mentire. Be’, in mia difesa specifico che venivo davvero da New York.
«Ho capito. Bene, adesso puoi accomodarti al tuo posto, lì in fondo, di fianco alla signorina Brooks.», disse indicandomi un banco libero vicino una ragazza con capelli di un biondo mielato, molto scuri. Più mi avvicinavo, più notavo i suoi occhi azzurri e la sua pelle chiara. Una volta seduta si voltò verso di me con un sorrise e disse: «Piacere, sono Isabella Brooks.»
«Molto piacere.», risposi con lo stesso sorriso, questa volta finto, ero stanca di sorridere. I suoi occhi erano come le nuvole durante un temporale invernale, altro che azzurri. La luce che rifletteva su di essi, però, ogni tanto lasciava intravedere qualche sfumatura celeste.
«Io, invece, sono la professoressa di Storia e Geografia, il mio nome è Glenda Cooper.», si presentò la donna alla cattedra con fare amichevole, ma i suoi piccoli occhi costantemente arrabbiati la tradirono.

~~~

Ehilà ragazzi e ragazze, non avevo alcuna intenzione di scrivere note autore a piè di pagina ma oggi mi sono sentita quasi obbligata a farlo. Ho solo voglia di informarvi che la storia che pian pianino sto avendo il coraggio di pubblicare è una storia risalente a quando ero una piccola e ingenua ragazzina di quindici anni. Più di una volta mi è saltata in mente l'idea di riscriverla da capo prima di pubblicarla, ma poi ho deciso di lasciarla così, come fosse un ricordo della me di tanti anni fa, come fosse un diario segreto da lasciare immacolato. Forse per voi non sarà nient'altro che un modo per trascorrere il tempo, ma per me è diventato un modo per ritornare al passato per qualche attimo...
Buon divertimento.
KDM

  
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