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Autore: Glance    07/07/2009    8 recensioni
Gli eventi entrano nella nostra vita prepotenti cambiandola alle volte in maniera sconvolgente. La guerra è uno di questi, dove la dimensione della realtà viene distorta dando a tutto una veste irreale come se si guardasse attraverso una lente. Si perde di vista il senso di tutto,si riesce a fare a meno di quello che prima era necessario con una sorta di fatalismo che da al tempo un ritmo nuovo inaspettatamente sconosciuto. Nessuno conosce il proprio futuro. Il destino, avidamente cela i suoi disegni e nel suo gioco di numeri interseca rette. A noi è concessa l’aspettativa di grandi cose migliori certamente di quelle che abbiamo. Alcuni dicono che nulla è scritto e siamo noi a determinare il futuro con le nostre azioni. Il tempo che passa non sa lenire le ferite che continuano a sanguinare anche se pudicamente si tenta di tenerle nascoste. Occhi attenti sanno scrutare il dolore che l’anima cerca di celare. Succede però che anche nel buio più profondo si accenda all’improvviso una luce e una mano si tenda in aiuto. Allora, che le parole sgorgano spontanee bagnandosi di lacrime che si credeva perdute per sempre nell’indurimento di un cuore a cui si era rinunciato perché il dolore era troppo grande da sopportare. Siamo l’ineluttabilità del tempo che passa e lascia dietro di se una scia di momenti , istanti che non sempre riusciamo a fotografare , ma che sono la parte più preziosa la dimensione che quasi mai assaporiamo perché il resto ci travolge con l’enormità dei suoi avvenimenti. Eppure gli attimi che fuggono non ci abbandonano mai salutandoci da lontano, passano tra un battito di ciglia e del nostro cuore. Giorno dopo giorno nella somma di istanti che fanno la vita. Un mondo minuscolo che da senso alla nostra esistenza. Fatto di piccole cose che condividiamo con chi incontriamo sul nostro cammino e a cui chiediamo aiuto per ricordare. In questa storia i personaggi sono tutti umani pur mantenendo i loro caratteri ad eccezioni dei loro poteri e sono presi in prestito dalla superlativa Stephenie Meyer a cui va ogni esclusiva e diritto. Siamo nel 1918 mentre in Europa imperversa la Prima Guerra Mondiale. Bella è invitata al fidanzamento della sua migliore amica non che vicina di casa e compagna di scuola: Alice Masen. Ci saranno tutti i personaggi Edward in primo piano ed anche quelli solo accennati nei libri o marginali che comunque ricopriranno dei ruoli diversi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Era scivolata via dalle mie braccia come schiuma di mare. Il suo respiro sul mio viso, come una folata di vento profumato di lavanda. Era corsa via senza una parola. La sentivo ancora su di me la sensazione del suo corpo che tremava, la sua voce in un soffio. Avevo letto la confusione nei suoi occhi, ma era fuggita via. Le avevo offerto il mio cuore, chiesto di salvarlo. Mi ero esposto, reso vulnerabile e lei era corsa via. Cosa dovevo leggere in tutto questo, forse un segno del destino? Avrei dovuto seguirla, ma non ne avevo avuto la forza. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. “Le farò una corte discreta” Avevo detto ad Alice “ e se capirò che non è interessata lascerò perdere.” Cosa dovevo fare adesso,lasciar perdere? Soffocare l’esplosione che mi procurava nel cuore il solo pensare a lei? Stavo male.
Ero un soldato, disposto a dare la mia vita per un ideale di gloria, senza paura, senza alcuna esitazione e, ora invece, ero terrorizzato dall’idea che lei, non potesse ricambiare il mio amore.
Mi passai le mani tra i capelli e, a malincuore, raggiunsi il resto della mia famiglia che si stava congedando dai nostri invitati. Non me lo ero immaginato così, il finale di quella serata. Lo avevo visto con Bella al mio fianco, emozionata quanto me nel trattenere nel cuore quel nostro segreto, nell’attesa di renderlo pubblico e, invece, ero lì da solo, con il gelo nel cuore e nell’anima.
Cercavo di non far trapelare nulla dei miei pensieri, ma sapevo che, sarebbe stato impossibile tentare di nasconderlo ad Alice. Ero talmente perso nelle mie riflessioni che stringevo mani e accennavo sorrisi e saluti, senza realmente rendermi conto di quello che facevo. Quando tutti furono andati via anche i miei genitori si congedarono da noi e ad un tratto mi resi conto che mancavano sia Alice che Jasper. Forse si erano allontanati per restare un po’ da soli. Eravamo stati tutti molto presi e impegnati dagli ultimi avvenimenti e avevamo avuto poco tempo per parlare tra di noi. Mi meravigliò non vederla apparire accanto a me, per informarsi su come era andata la mia serata con Bella.
Intravidi Emmett e Rosalie seduti sul dondolo sorridenti, mentre si tenevano per mano e cercai di rimanere in disparte per non disturbarli. Se Bella avesse accettato la mia richiesta, magari avremmo potuto comportarci come loro, probabilmente passeggiando mano nella mano al chiarore della luna di quella splendida notte di metà giugno. Sicuramente quello, sarebbe stato un compleanno che avrei ricordato per un po’. Da piccolo aspettavo con ansia che arrivasse questa data , contavo i giorni barrandoli man mano che passavano. Nella mia stanza, qui in campagna, si potevano ancora vedere le tracce di quel calendario improvvisato. Il venti di giugno, era il giorno in cui poteva accadere qualsiasi magia. Come cambiavano le cose adesso. Il momento che per me era stato da sempre il più bello, mi tradiva riservandomi la delusione più grande e cocente.
Camminavo da solo verso la mia stanza, quando sentii in lontananza delle voci e qualcuno piangere. Mi fermai per ascoltare meglio e, riconobbi, che si trattava di Jasper ed Alice. Perché mia sorella piangeva?
Allungai il passo per raggiungerli e vidi Jasper tenere tra le sue braccia Alice che era inconsolabile.
Appena fui visibile, Jasper sollevò una mano mostrandomi la busta inconfondibile di un telegramma.
Sospirai profondamente bloccandomi dove ero. Il mio futuro cognato mi fece cenno che ci saremmo parlati più tardi. Mi allontanai e mi diressi verso la mia stanza.
Mi allentai il nodo della cravatta e mi accesi una sigaretta. L’aria si era rinfrescata, forse sarebbe venuto a piovere. Sapevo che quel momento sarebbe arrivato, ma adesso la mia unica preoccupazione, era quella di dover informare mia madre senza causarle il dolore più grande del mondo.
“Edward…” Sentii Jasper chiamarmi e con il cuore pesante come un macigno mi voltai.
“Cosa dice? Lo hai letto?” Jasper annuii.“Quando è arrivato?” Domandai.
“Si l’ho letto. Lo ha portato Billy Blak, il vostro autista ,qualche ora prima della festa. L’ho intercettato e tenuto in serbo per evitare…bè quello che hai appena visto.”Sapevo che sarebbe stato un duro colpo per tutti e, fui grato a Jasper, di aver agito con il tatto che lo distingueva.
“Allora? Quali sono gli ordini?” Lo vidi sospirare.
“Dobbiamo trovarci a West Point fra quindici giorni.” Era serio “Ci hanno promossi al grado di tenente, sicuramente ci verrà assegnato un plotone.” Lo guardai.“Questo vuol dire… prima linea” Dissi.
Jasper annuii.
“Come farete con il matrimonio? Bisognerà rimandare ulteriormente…” Feci una pausa non c’erano garanzie che si potesse dare seguito a quell’impegno preso qualche settimana prima davanti ad una platea festante di parenti ed amici e, dove per la prima volta, avevo visto lei la donna che sapevo avevo aspettato da sempre.
“Non so Edward, ma spero di trovare una soluzione. Alice era disperata appena le ho dato la notizia, teme sia per me che per te e non vuole saperne di rimanere ad aspettarmi come signorina Masen.” La potevo capire, doveva essere terribile per lei. Noi avevamo avuto il tempo di abituarci all’idea e del resto era quello che volevamo, ma per loro, i nostri cari, non era facile da accettare.
“Dov’è adesso e,… come sta ?” Chiesi mentre sentivo i passi inconfondibili di Emmett che arrivava fischiettando come era solito fare.
“L’ho accompagnata nella sua stanza. Sono riuscito a calmarla, ma non credo che riuscirà a dormire questa notte.” Annuii. Il mio pensiero andava a Bella, forse non avrebbe dormito neanche lei e magari avrebbe confortato mia sorella. Sapevo che teneva ad Alice e, sicuramente, non avrebbe permesso ai suoi sentimenti di distrarla da un’amica bisognosa del suo conforto e questo, in un certo senso, mi rincuorò. Sapevo che era una ragazza dolce e sensibile.
“Chi è che non dormirà questa notte?” Esclamò Emmett curioso.
Io e Jasper ci guardammo.
“Allora? Cosa nascondete voi due?” Jasper mise una mano nella tasca interna della giacca e tirò fuori la busta.
Vidi mio fratello diventare serio e impallidire.
“Quindi… ci siamo? Dovete partire!” Disse stentando a parlare.
Mi fece effetto vederlo così vulnerabile, non pensavo che proprio Emmett con la sua irruenza, la sua spavalderia, il suo ridere su tutto, reagisse così. Se a lui faceva questo effetto non osavo pensare alle conseguenze che avrebbe avuto su mia madre.
“Chi ne è al corrente?” Disse.
“Ad Alice l’ho appena detto” rispose Jasper “tua sorella è disperata.”
Eravamo rimasti sulla veranda della dependance, ero poggiato alla ringhiera e mi spostai per sedermi sui gradini, rimanendo in silenzio. Emmett continuò a chiedere informazioni sulla nostra partenza a Jasper, li sentivo parlare e nella mia mente volteggiava l’immagine di lei, del suo viso. Sentivo i suoi capelli soffici e scuri come l’ebano ancora tra le dita, il suo respiro accelerato che le alzava il petto sotto il vestito, il suo profumo delicato. Era così bella nel suo essere imbarazzata e impacciata e lei neanche se ne rendeva conto. Le nuvole in cielo si addensarono e un vento più fresco si alzò e iniziò a piovere. Sentii Jasper congedarsi e andare verso la sua stanza.
“Domani dovrai dirlo alla mamma, lo sai vero?” Emmett si sedette vicino a me.
“Sì. Non sarà facile.” Risposi mentre mio fratello fissava un punto indefinito nel vuoto.
“Sarebbe stato meglio fossi partito io. Non reggerà a questo. A saperti così lontano e costantemente in pericolo, con la prospettiva di…” Si interruppe incapace di continuare.
“Emmet per lei sarebbe stato lo stesso. Non avrebbe accettato neanche che partissi tu.” Sospirò.
“Lo so, ma almeno non sarei stato presente per assistere alla sua disperazione.” In quel momento sentii una morsa serrami lo stomaco.
“Credi che non riuscirebbe a superarlo se…” Vidi mio fratello irrigidirsi.
“Chi potrebbe Edward? Nessuno di noi potrebbe accettare... Non dirlo nemmeno fratellino e anzi cerca di ritornare tutto intereo, altrimenti dovrai vedertela con me.” Fece, tirandomi a se e scompigliandomi i capelli come faceva quando eravamo piccoli.
“Come è andata con Bella?” Disse cambiando argomento, sapevo che era preoccupato per me e ora scoprivo che si era anche accorto che provavo qualcosa per Bella, ma non capivo come aveva fatto. Possibile che quello che provavo era così visibile?
“Dove avete sistemato Mike?” dissi per sviare l’argomento. “E’ nella sua camera. Billy Blak lo ha chiuso a chiave e si è sistemato davanti alla sua porta. Di lì puoi stare sicuro che non esce perché, il tuo amico, non si è addormentato, è letteralmente svenuto. Non capisco perché certuni insistano a bere quando non reggono l’alcool.” Sorrise fra se.
“Non è mio amico, non più almeno e adesso credo che non lo sia neanche veramente mai stato. Lo trovavo divertente ecco tutto, ma non pensavo che le sue bravate potessero spingersi così oltre.” Scossi il capo, stringendo i pugni al ricordo di ciò che aveva osato fare.
“Ti capisco, non so se io avrei resistito a non dargli una bella lezione.” Mio fratello continuava a guardarmi.
“Edward, cosa è successo questa sera con Bella? Ad un certo momento non l’ho più vista. Con Rose ci chiedevamo se…” Sospirai e infilai una mano in tasca per prendere il porta sigarette.
“Vuoi fumare?” Gli chiesi. Fece cenno di sì. Gli porsi le sigarette e ne presi una anche io. Lo feci accendere e poi accesi a mia volta.
“Allora, si può sapere come è andata?” Mi disse.
“Non lo so” Risposi liberando nell’aria umida di pioggia una nuvola di fumo.
“Come non lo sai, cosa vuol dire?” Tenevo gli occhi bassi mentre mi guardava, a fissare il fuoco consumare la carta della mia sigaretta alimentato dalla brezza del vento che odorava di erba bagnata.
“Vuol dire che non lo so, ecco tutto” Continuava a fissarmi.
“Ma tu le hai detto cosa provavi?” Gli lanciai uno sguardo irritato.
“Tu cosa ne pensi? Non sono un idiota” Lo vidi sorridere.
“Calmo, scusami non volevo dire questo, ma solo se sei stato abbastanza chiaro.” Aspirai un’altra boccata.
“Talmente chiaro da farla fuggire.” Lo vidi sgranare gli occhi.
“E tu? Voglio sperare, gli sia corso dietro e…” Perché aveva deciso di tormentarmi quella sera, che importava a lui di cosa mi aveva detto Bella?
“Emmett, non hai sonno questa sera? E’ stata una giornata lunga e domani dovremo alzarci presto per portare Mike alla stazione.” Adesso stentava a trattenersi dal ridere.
“Nel telegramma si dice se partirà anche lui con voi?” Forse aveva deciso di non insistere oltre, tirai quasi un sospiro di sollievo.
“Non saprei, Jasper non me ne ha fatto parola, ha parlato solo di noi, ma suppongo di si, essendo del nostro stesso corso.” Mi mise una mano sulla spalla.
“E così, non le sei corso dietro. Mi sembra quasi di vederti, lì imbambolato, infelice come un povero cagnolino maltrattato.” Ma cosa voleva mio fratello essere preso a pugni? Pensai.
“Emmett…!” Feci con un tono che non voleva lasciare adito a nulla di buono.
“Edward, io proprio non ti capisco, tu ne sei innamorato?” Lo guardai e annuii. “ Allora dovevi rincorrerla.” Non riuscivo a capire.
“E per quale motivo? Per comportarmi come Mike?” Alzai gli occhi al cielo spazientito.
“Non essere stupido, per rassicurarla, farle sapere che non doveva avere paura, che tu eri lì per lei e che la sua paura era anche la tua.”Sorrideva.
“Vuoi dire che ha avuto paura di me? In effetti a questo avevo pensato.” Sospirai passandomi una mano sul viso.
“Non di te, ma di quello che prova per te.” Rimasi senza parole non avevo considerato questa ipotesi.
“Scommetto che avevi pensato di desistere vero? Sei sempre il solito come quando eri bambino. Se qualcuno, quando giocavamo, ti allontanava tu non ne chiedevi mai il motivo, se ti chiudeva fuori tu non insistevi per fargli cambiare idea. Però in amore, Edward, non funziona così, in amore si rischia, ci si espone e si prendono anche le porte in faccia, se lei è importante per te… insisti.” Disse alzando le spalle.
“Perché dovrei Emmett? Alla luce di questi nuovi eventi, se lei mi amasse, se contraccambiasse questo mio sentimento a cosa la sottoporrei? Mesi di attese servanti con la probabilità di non …” Forse era meglio fosse andata così, pensai.
“Edward perché negartelo. Fosse anche solo per un giorno, non vorresti avere la gioia di sapere che vi amate e di vivere questo sentimento per il tempo che vi è concesso. Davvero vorresti rinunciarvi? E’ meglio il ricordo di un’ora trascorsa con lei , dei suoi occhi innamorati che il rimpianto di non sapere come sarebbe stato. Se fossi io, al tuo posto, preferirei sapere che è qui ad aspettarmi.” A sentire lui sembrava facile.
“Allora secondo te cosa dovrei fare?” Lo esortai.
“Parlale nuovamente Edward, cercando di rassicurala.” Forse Emmett aveva ragione, avevo sbagliato a non seguirla in quella sua fuga, avrei dovuto capire che, se quello che provavo ,era stato forte e inaspettato per me quanto per lei, in qualche modo doveva essersi sentita confusa. Non volevo essere per Bella fonte di apprensione, non volevo soffrisse per me , ma egoisticamente non volevo privarmi di sapere che lei sarebbe stata qui ad aspettarmi.
“Emmett” Dissi “ e se invece è scappata perché non può ricambiare i miei sentimenti?”
“Allora devi parlarle per forza non puoi restare con questo dilemma nel cuore. Però non credo che lei non ti ricambi.” Mi alzai e voltandomi per andare via, mi fermai accanto a mio fratello e gli poggiai una mano sulla spalla per ringraziarlo e lo lasciai seduto lì con i suoi pensieri che sapevo sarebbero stati tanti quella notte, come per tutti noi.



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Ero fuggita come una sciocca , lui aveva detto quello che avevo sperato sentirmi dire forse sin dalla prima volta che lo avevo visto e, non avevo retto all’emozione, le mie gambe si erano mosse da sole. Ero scappata e mi ero nascosta nella mia stanza, senza neanche aspettare la fine della festa e ora, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare, era che lui non avrebbe più voluto saperne di me. Il mio comportamento equivaleva ad un rifiuto, perché mai avrebbe dovuto insistere con la sua richiesta? Mi aveva donato il suo cuore, usando parole dolcissime e struggenti ed io ero fuggita terrorizzata. Quello che avevo provato era un qualcosa di sconosciuto e violento che mi aveva procurato un malessere quasi fisico. Mi sentivo il petto stretto in una morsa e non solo per il corpetto. Il suo viso vicinissimo al mio, il suo profumo così intenso, quegli occhi che, avevano annullato ogni mio pensiero e volontà, non so perché, ma la percezione di essermi persa in quel vortice di sensazioni mi aveva veramente spaventata. Era dunque quello l’amore? Non potevo saperlo, ma intuivo che fosse così. Era qualcosa che sentivo così forte che, solo all’idea di saperlo lontano da me, seppur per passare nella stanza accanto, mi annientava e paradossalmente: lo avevo fatto io, come per mettermi al riparo da quella eventualità.
Ero ancora disordinata quando vidi entrare Alice in lacrime. Ero rimasta con il vestito della festa, incapace di muovermi, di fare qualsiasi gesto e fu così che mi trovò la mia amica, normalmente tanto attenta a quello che mi riguardava, stranamente sembrava non vedermi. Lo vedevo, era sconvolta.
“Alice…” La chiamai e lei mi guardò, ma sembrava non mi vedesse, continuava a piangere. “Alice cosa è successo?” Ma come se una voce parlasse dentro di me con terrore intuivo già quale fosse il motivo di tanta disperazione.” Rabbrividii a quel pensiero.
“Non so se riuscirò a sopportarlo Bella, non so proprio.” Fece una pausa per poi sbarrare gli occhi nuovamente “ Come faremo a dirlo alla mamma?” In quel momento ne ebbi la conferma. Mi sentii mancare il respiro e pensai che nella stanza mancasse l’aria e aprii la finestra permettendo all’umido della pioggia d’entrare . Presi Alice per le mani e l’accompagnai al suo letto e le porsi un bicchiere d’acqua , senza essere in grado di dire una parola. La guardavo in preda ad un terrore che aveva invaso ogni singola parte del mio corpo e mi faceva tremare di una paura angosciante. Alice non riusciva a smettere di piangere mentre io avevo smesso di respirare. Cercai di aiutarla a togliersi il vestito, ma le mie mani non riuscivano a muoversi in maniera coordinata era come se avessero una loro volontà. La lasciai un attimo e corsi a chiamare Rosalie.
“Rose…” Dissi con la voce rotta dal pianto, quando mi aprii e le spiegai ciò che avevo capito,lei ne fu stravolta quanto me. Ci abbracciammo e raggiungemmo Alice, tutte e tre poi restammo così a piangere sdraiate vicine finché il sonno non sopraggiunse.
Sentivo i loro respiri regolari, ma io non ero riuscita a chiudere gli occhi per un momento, continuavo a pensare a lui all’eventualità di poterlo perdere senza riuscire a fargli sapere che lo amavo disperatamente. Davanti a quella possibilità, le mie paure si erano frantumate. Mi alzai per chiudere la finestra e mi accorsi che aveva smesso di piovere e che il merlo cantava, forse era il suo saluto alla notte che con le sue ombre velava ancora la prima fioca luce del giorno.
Quello spettacolo dava al paesaggio circostante un che d’irreale. Decisi che avevo bisogno di camminare e in quell’atmosfera ,mi muovevo silenziosa e con passo quasi greve e non era la rugiada di quel freddo mattino che mi rigava il viso.
Piangevo! Immersa in quei pensieri che mi avevano tenuta sveglia che, mi avevano fatto dimenticare di respirare, stretta nel pesante scialle avanzavo un passo dopo l’altro in quel labirinto di emozioni.
Ero uscita da casa sgattaiolando dalla porta sul retro mentre tutto il resto era ancora immerso nel silenzio del sonno.
Un cocker scodinzolante mi era venuto incontro e mi aveva salutata poggiando il naso umido sulla mia mano e in cambio aveva ricevuto una carezza.
Mi avviavo per il sentiero costeggiato da alberi e i miei passi risuonavano nella ghiaia.
Appoggiai una mano sulla staccionata e ne avvertii il ruvido del legno. Le braccia trattenute in un abbraccio, quasi a volermi proteggere. Raggiunsi la fine del sentiero e sforzandomi di guardare in lontananza corrugai leggermente la fronte.
Speravo, in cuor mio, di potere intravedere quella sagoma nota che sicuramente mi avrebbe accelerato i battiti e tolto il fiato.
Non era facile abbandonarsi ad un sentimento che spaventava come l’amore, quando era dirompente ed inaspettato, ma adesso non avevo più paura avrei trovato anche il coraggio di essere io, ad andare da lui, per dirgli che l'amavo e supplicarlo di perdonare quel mio gesto tanto inaspettato anche per me. Mi fermai per cercare di rendere più stabili i miei passi quando lo vidi in lontananza. Veniva verso di me e appena mi intravide ebbi l’impressione che accelerasse la sua andatura. Restai immobile, non riuscendo a capire se stessi sognando. Mi raggiunse e rimase per un lungo istante a guardarmi.
“Bella io…” Lo fissavo, non sembrava aver dormito molto, era ancora vestito come la sera prima: come me; la camicia aperta , non aveva più la cravatta, i capelli erano spettinati e profonde occhiaie gli segnavano il viso bellissimo, i lineamenti eraano tirati e stanchi.
“Sembri esausto…” Dissi, sfiorandogli le labbra con le dita e facendole poi scivolare sul suo viso. Lui mi guardò senza pronunciare una parola e non staccando i suoi occhi dai miei prese la mano con la quale lo stavo accarezzando e tenendola come se fosse più fragile del vetro ne baciò il palmo. Le sue labbra erano morbide e calde.
“Bella… io ti amo” sussurrò. Lo guardavo e le lacrime avevano preso copiose a scivolare sul mio viso. “Ti prego no…non piangere” disse in un sussurro e sembrava fosse demoralizzato.
Mi prese tra le sue braccia baciandomi le guance su cui scivolava il mio pianto silenzioso, fino a raggiungere la bocca e li si fermò in quel primo bacio che avrei ricordato per l’eternità in tutta la sua dolcezza e intensità e lì sussurrai il mio: ti amo, sulle sue labbra. A quelle parole il suo bacio divenne più disperato.
“Non voglio lasciarti qui,” disse senza scostare la sua bocca dalla mia “ vorrei poter restare, ma non posso. I miei sogni di gloria non hanno più valore davanti ai tuoi occhi. Sei dentro di me , in ogni pensiero, in ogni respiro, in ogni battito del mio cuore.” Lo guardavo e la disperazione si era impadronita di me.
“ No Bella. Tesoro ti prego non guardarmi così, non voglio che questo spenga i tuoi occhi, che addormenti il tuo cuore. Anche io ho paura di lasciarti ,sono terrorizzato, non sopporto l’idea di farti soffrire, di andarmene e farti sopportare questa attesa da sola, ma ti amo con tutto me stesso e non sono stato capace di rinunciare al tuo amore.” “Edward non voglio, non posso separarmi da te.” Mi prese il viso tra le mani, mentre mi guardava fisso negli occhi.
“Ascoltami amore ti prego” abbassai lo sguardo “guardami ti supplico non voglio vederti soffrire, non voglio che tu pianga Bella, sentirei le tue lacrime su di me a chilometri di distanza.” Non si era scostato dal mio viso, continuava a tenere i suoi occhi fissi dentro i miei.
“Non puoi chiedermi questo,” Risposi “ sarebbe come pretendere che smettessi di respirare.” Continuavo a piangere.” Mi strinse a se.
“Perdonami. Per favore ascoltami… non voglio scusarmi perché ti amo, ma perché questo amore sarà la causa delle tue pene. Ci aspettano momenti duri Bella lo so, ma dobbiamo credere che questo nostro sentimento appena sbocciato ci possa tenere al riparo da tutto, ma tu devi essere forte, piccola, non devi disperarti per me. Solo così io potrò avere la forza di affrontare tutto quello che mi aspetta e tornare da te.” Sembrava passato un secolo da quando lo avevo visto la prima volta e invece erano solo poche settimane eppure il precipitare degli eventi aveva dato al tempo un ritmo diverso, irreale.
Tutto sembrava dilatato. Mi trovavo tra le sue braccia e gli stavo parlando come se lo conoscessi da una vita. Lo amavo in maniera disperata e sapevo che per lui sarei stata capace di affrontare tutto. Ogni cosa aveva perso il suo significato davanti alla prospettiva che non sarebbe potuto tornare, ogni timore, ogni imbarazzo sembravano svaniti. Convenzioni sociali, banali formalità, niente aveva più significato.
“Stai tremando” Mi disse mentre mi cingeva la vita “aspetta” si scostò da me e si sfilò la giacca poggiandomela sulle spalle. Aveva trattenuto il suo calore e quella sensazione di benessere mi invase, mentre lui tornava ad abbracciarmi.
“Tra poco il sole sorgerà” annuii “ dovrò accompagnare Mike alla stazione e poi trovare il coraggio di dirlo a mia madre.” Strinsi ancora di più le mie mani sulle sue braccia che mi cingevano la vita mentre insieme a lui guardavo sorgere quel nuovo giorno che ci vedeva innamorati. Era trascorsa appena una notte e sentivo in me una forza e una determinazione nuova che non conoscevo. Era bastata una sola notte e la probabilità di non potergli fare sapere quanto l’amavo, per farmi capire che non volevo perderlo e non avrei permesso a niente di portarlo via da me.




Ancora grazie per il tempo e le belle parole che mi dedicate:
Fc 27 : Spero che questo di bacio sia stato altrettanto romantico, anche se i fuochi d’artificio non c’erano. ^.^ Kiss!

yeah : Ciao ben tornata!!! Grazie per i complimenti.

shinalia : Cosa dici, si è fatta perdonare? ^.^ !!! Ciao.

eka : A quei tempi, non era facile avere a che fare con le proprie emozioni. Alcune volte quando erano troppo forti si sveniva, in altre occasioni…si scappava via. Spero che il nuovo capitolo ti piaccia. Grazie per i complimenti che mi riservi sempre. Kisses!

Samy 88 : Grazie, ma siete voi fantastiche per voler seguire la mia storia con tanto entusiasmo e spero di riuscire a continuare a meritare la vostra attenzione anche per i prossimi capitoli. Baci.

Mcgi 86 : Sono felice ti sia piaciuto. Kiss.

Cicciolgieiri : Sono veramente contenta di sapere che ti continua ad appassionare la mai storia. Ciao. Baci.

LadySile : Spero che il nuovo capitolo abbia un po’ chiarito le ragioni di Bella…Aspetto di sapere cosa ne pensi. Kiss.

Un grazie a tutti quelli che seguono la mia storia come preferita e seguita e anche a chi legge solamente.
  
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