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Autore: Elgul1    09/07/2018    2 recensioni
Questa storia è un What if di cosa sarebbe potuto accadere, secondo me, se invece di Shouyou, Gintoki avesse avuto come maestro Utsuro diventando il più temibile assassino a disposizione dei Naraku.
Gintoki ha sempre vissuto per servire e aiutare il suo maestro Utsuro che lo ha cresciuto come un figlio. Da anni commette crimini di ogni genere uccide coloro che infangano il buon nome dei Narakue chi rappresenta una minaccia per l'ordine imposto. La sua strada però, durante la sua missione più pericolosa, sarà costellata di numerosi incontri che riusciranno a portarlo verso la dritta via che sembra irragiungibile?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Se ne stava immobile, seduto a terra nella sua cabina. Dall'oblò le stelle lontane gli passavano davanti ma a lui non importava del meraviglioso spettacolo che stava ammirando; non era mai stato nello spazio anche se, dalla Terra, aveva sempre voluto vedere più da vicino quelle stelle che da sempre gli tenevano compagnia. 
 
Gintoki chiuse gli occhi e ispirò: di fronte a se adesso aveva il buio che, dopo qualche istante, si animò dando forma alle ultime cose che aveva vissuto: riaffrontò la lotta con Jiraya, quella con Hosen e infine quello strano figuro. Quando lo aveva visto la prima volta gli era quasi sembrata familiare l'aura che emanava, però era terrificante. " Chi sei davvero?" Chiese mentre l'uomo della visione bloccava con una facilità disarmante il suo colpo. 
 
Stava per risentire la sua voce quando la porta della cabina si aprì e la voce di Zura disse:" Ehi muoviti stiamo aspettando tutti te." 
Gintoki riaprì gli occhi e, sospirando, rispose:" Si arrivo arrivo." 
" Ti ho già detto che quando ci sono le riunioni devi essere puntuale!" Lo rimproverò Katsura mentre percorrevano i corridoi della nave.
 " Si lo so, stavo semplicemente meditando..." Borbottò stizzito Gintoki " Qualcosa che forse servirebbe anche a te, credo." Aggiunse facendo sussultare una vena sulla testa nera del joi che lo guardò male. " Si, sei molto spiritoso...." Rispose quello entrando nella sala principale. Non appena il bianco mise piede, tutti gli occhi gli furono addosso. Sguardi d'odio, sguardi colmi di risentimento lo squadravano dalla testa ai piedi. Ormai ci aveva fatto l'abitudine: aveva ucciso membri delle loro famiglie e magari anche amici, era logico lo fissasero così male.  
" Era l'ora che arrivassi, coraggio siediti qua!" Esclamò contento Sakamoto facendogli con la mano; era l'unico, di tutto quanto l'equipaggio, che non aveva paura di lui ma anzi continuava a fargli domande e non se ne stava mai zitto, nemmeno quando cercava di ignorarlo. Al suo lato sinistro invece c'era Takasugi che, come al solito, se ne stava in silenzio fumando dalla sua pipa. 
 
 
" Dunque, come mai mi avete fatto venire qua stavolta? Spero sia per spiegarmi il motivo per cui mi avete fatto evadere e non un'altra seduta psicologica sui traumi infantili." Disse sedendosi accanto al capitano.
" Erano incontri per cercare di capire un po' come ragioni. Qua noi tre siamo amici da una vita e di te, a parte le volte che hai cercato di ucciderci, non sappiamo un bel niente." Replicò Katsura con lo stesso tono. 
“ Calmati Katsura, non c’e bisogno di mettersi a tu per tu così.” Disse Takasugi spegnendo la pipa e cercando di rabbonire il compagno.
“ Vuoi sapere il motivo per cui ti abbiamo liberato, giusto?” Chiese stavolta a Gintoki. 
“ Si esatto. E’ da quattro giorni che siamo nello spazio siderale e vorrei sapere dove siamo diretti e soprattutto perché mi avete liberato.” Rispose di rimando. 
“ Il luogo dove siamo diretti è il pianeta originale degli Yato…” Annunciò lasciando di sasso il bianco. “ Da quanto so è disabitato da anni, è diventato un luogo inospitale e invivibile attorniato da creature mostruose…” Mormorò Gintoki “ Si esattamente. Ma li c'è una cosa di cui abbiamo un bisogno disperato per costruire quello che indicava la pergamena.” Rispose Takasugi che fece cenno a Gengai sulla porta ormai dall’inizio di entrare. Il vecchio portava tra le mani un involucro lungo e spesso che posò sul tavolo.
“ Che cos’è questo?” Chiese Gintoki incuriosito.
“ Aprilo e lo scoprirai.” Rispose Takasugi.
Gin scoprì il velo e vide di fronte a se una lunga e affusolata lama. 
 
L’impugnatura nera era decorata con un drago dorato che si mordeva la coda. Stava per toccare la lama ma si bloccò: quella spada dava l’impressione di tranciare qualunque cosa la sfiorasse.
 
 Un particolare lo lasciò stupito: alla spada mancava la punta. “ So che ti stai domando perché manca la punta e la risposta è che ci serviva il materiale adatto.” Rispose Gengai anticipandolo dal fare la domanda.
 “ Che razza di materiale vi serve per poter completare un’arma simile? “ Chiese confuso: dal colore e dalla compostezza gli sembrava semplice acciaio, non credeva fosse fatta di un altro materiale.
“ L’altana.” Mormorò Gengai. “ Uno dei materiali più rari e duri dell'universo, non è facile da trovare e ci sono pochissimi posti dove poterlo raccogliere, ma è indispensabile per completare la spada Kusanagi.” Concluse Gengai riavvolgendo la spada nel suo involucro. 
“ Spada Kusanagi? Ma siete ribelli oppure solo fanatici? Quella spada, se ben ricordo, fa parte solo del folklore e si dice serviva per uccidere gli immortali.” Rispose Gintoki iniziando a ridere per quella cavolata. 
“ Servirà appunto per uccidere un’immortale…” Replicò di rimando Takasugi serio. Gintoki smise di ridere e ammutolì. “ L’immortale di cui Taka sta parlando tu lo conosci bene, ci hai lavorato per tutti questi anni…” Aggiunse Katsura passandogli una cartellina. Gintoki la aprì con cautela e sbiancò. “ L’immagine è di circa cento anni fa, ed è l’unico riferimento visivo che abbiamo, ma credo che lo riconosceresti benissimo, visto che è e resta colui che ti ha cresciuto, giusto?” aggiunse Katsura mentre Gintoki ancora sorpreso fissava in maniera spaventata il volto di Utsuro sorridente, come lo era da quando lo aveva conosciuto.
“ No, tutto questo è assurdo, è impossibile…” Rispose lui incredulo allontanando l’immagina da davanti gli occhi.
“ Ti sei allenato con lui per anni, lo hai mai visto con una sola ruga sul viso? L’hai mai visto ammalarsi o subire ferite delibitanti?” Gli chiese Takasugi. Gintoki cercò di ricordare un solo istante dove il suo maestro si fosse dimostrato debole e… non gliene venne nemmeno uno. Il suo volto così come il suo aspetto in quei vent’anni non erano mai cambiati. “ E con quella spada pensate di poterlo uccidere?” Chiese di rimando.   “ Non saremo noi a ucciderlo… Ma tu.” Annunciò in tono grave il guercio.
“ E perché mai dovrei essere io a farlo?!” Esclamò lui d’impeto.                   
“ Ci abbiamo pensato molto io e Katsura e siamo giunti a una conclusione…” Rispose in tono amareggiato il joi. “ Ne io e nemmeno Zura siamo in grado di poter reggere il confronto con lui. Già con te nel corso degli anni abbiamo perso svariate volte oppure vinto per il rotto della cuffia e tu sei solo un allievo, quindi il nostro margine è troppo distante.”
“ Quindi è questo che intendevi per redenzione… Tagliare la testa direttamente al serpente. “ Lo interruppe Gintoki alterandosi.                 
“ Esattamente. Tu sei l’unico che può eliminarlo.” Ammise Takasugi.             
Gintoki scosse la testa più volte e bisbigliò:” Io non posso batterlo… Sin da quando mi addestra non gli ho mai inflitto nemmeno una ferita superficiale, figurarsi lottare contro di lui e poi al momento sono i suoi sottoposti che mi preoccupano.” 
“ Intendi le spade? LI abbiamo già affrontati altre volte e messi in fuga.” Replicò Katsura di rimando. 
“ Voi avete affrontato dalla quarta spada in su… Dalla terza alla prima le cose si complicano: ho sconfitto a stento la terza spada e la seconda è Hosen il re degli Yato e la prima invece…” Si fermò come preso dal panico. “ E’ un avversario che non augurerei a nessuno. Finché quei due e Oboro saranno vivi non ci sarà modo né per voi né per me di avvicinarsi a lui.” Spiegò tetro alzandosi dalla sedia.                                              “ Dove te ne stai andando adesso?” Domandò piccato Katsura.                       
“ Ho bisogno di meditare un po'. Tutte queste cose, tutto quanto… Mi stanno facendo venire mal di testa, ci vediamo più tardi.” Rispose uscendo dalla porta prima che qualcuno potesse dire altro.
“ Che uomo viziato e complicato.” Sbottò Katsura scuotendo la testa. 
“ Io non la vedo così…” Disse all’improvviso Sakamoto che era stato in silenzio per tutta la conversazione.
“ Che intendi dire?” Chiese il guercio. 
“ Per tutto il tempo che avete parlato e dicevate di uccidere il suo maestro la mano destra tremava e le gambe si muovevano impazienti ... io credo… Che lui abbia voglia di lottare e di riscattarsi, ma…” 
“ Ma cosa? Arriva al punto!” Esclamò Katsura. 
“ Ma ha paura… E’ un uomo che ha affrontato assassini e simili fino ad oggi. Dobbiamo dargli tempo, è l’unico modo che abbiamo.” Concluse lui serio. Takasugi annuì “ Per una volta ti dimostri il più sveglio della situazione, non lo credevo possibile. Ma purtroppo come ben sai il tempo, scarseggia sicuramente ci staranno ancora cercando. Tra quanto approderemo sul pianeta?” Chiese rivolto a Sakamoto che si stava dirigendo al timone.  “ Saremo la tra circa quattro giorni e la guida ci sta già aspettando.” Disse. 
“ Siamo sicuri che questa guida sia sufficiente per farci da scorta?” Domandò Katsura.
 “ Credetemi, l’uomo che ho assoldato è il migliore in questo lavoro. Non per niente è un cacciatore d’alieni, il migliore della galassia.” Aggiunse Sakamoto lasciando i due interdetti.
 
 
-
 
 
Hijikata non ne poteva più tirò un calcio a uno scatolone della nave adirato. " Che succede ragazzino?" Domandò sospirando Sasaki alzando la testa dal libro che stava leggendo. " Cosa ho vuoi saperlo davvero?!?" Replicò quello adirato. 
" Si vorrei saperlo visto che è da quando abbiamo lasciato il navettiporto che sei così stressato." Rispose quello calmo. 
" Tra quanto potrò fumare? E' da tre giorni che siamo su questa nave e qua non è permesso, cazzo!" Esclamò lui ributtandosi sulla poltrona in pelle. Sasaki lo guardò con un sorriso e rispose:" Mancano ancora quattro giorni di navigazione e poi potrai fumare quanto vuoi, non ti preoccupare..." Hijikata lo fissò stravolto: ancora quattro giorni? Chiuso in una scatoletta gigante che poteva esplodere o chissà che e in compagnia di uno degli esseri più antipatici dell'universo? Fece un lungo sospiro e tornando serio disse:" Piuttosto dove siamo diretti?"
 " Secondo le nostre informazioni i nostri fuggitivi sono diretti al pianeta originario degli Yato." rispose quello girando un'altra pagina del libro.                                                            " Ancora mi devi spiegare com'è possibile che tu abbia ottenuto queste informazioni..." Rispose Hijikata curioso e perplesso. Sasaki sorrise sornione. Non poteva dirgli che nel cellulare che aveva dato al demone corvo ci fosse un chip che rivelava la sua posizione in qualunque posto quel; segreto doveva tenerselo per se. Se mai lo avessero scoperto avrebbe perso la sua posizione, la sua vita e soprattutto la sua vendetta. " Diciamo che le mie spie sanno fare molto bene il loro lavoro a differenza delle vostre." Rispose con una frecciatina che Hijikata lasciò passare. Non poteva, litigare non in quel momento. " I miei però compensano in talento con la spada sicuramente... Ma non sarà pericoloso arrivare laggiù? So che è un pianeta molto inospitale dalle condizioni terribili." Replicò piuttosto serio e cambiando discorso. Sasaki annui " Si a causa delle loro guerre e l'uso di armi di distruzione di massa l'intero pianeta è cambiato tantissimo. Mostri giganteschi si segnalano addirittura serpenti che escano dal terreno e divorano tutto quello che trovano ma, c'e una persona che al contrario si reca spesso su quel pianeta..." Spiegò Sasaki.                                                                        Hijikata lo fissò sorpreso e chiese:" Chi sarebbe questa persona?"
Sasaki alzò gli occhi dal libro e mormorò:” E’ conosciuto con molti nomi ed è rinomato in tutta la galassia il suo, nome è… ” 
 
 
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Umibozou camminava lungo il gigantesco deserto del suo ex pianeta natale. 
I suoi ospiti sarebbero arrivati tra poco e non aveva fretta di incontrarli. Attorno a lui il nulla, come sempre d'altronde. 
Si sistemò il grande cappello grigio sulla testa per proteggersi dalla luce di quel sole infernale.
 A un certo punto, dietro di se, sentì un potente ruggito: si voltò lentamente trovandosi davanti una creatura grossa due volte lui e dalla folta pelliccia nera, due occhi neri come la notte lo fissavano estasiati. 
 
Sorrise divertito mentre la creatura si lanciava su di lui famelica. Caricò il pugno destro mandandolo all'indietro e disse:" Sparisci dalla mia vista..." Il colpo prese in pieno petto la creatura aprendola da parte a parte e facendola volare via. Si girò tornando al suo orizzonte: il viaggio si preannunciava davvero noioso.
 
 
 
 
 
 


ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi tornato dopotutto sto tempo alla mia storia di Gintama grazie a chi continua a seguire :) adesso siamo al secondo arco quello che si svolgerà nello spazio.
Ciao a tutti alla prossimaa.
   
 
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