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Autore: _Mer_    12/07/2018    1 recensioni
In ogni storia c’è sempre quell'odiatissima persona (generalmente femmina ma in alcuni casi anche maschio) che a un certo punto si intromette nella relazione dei due protagonisti; finisce con il mettersi insieme a uno dei due; ci rimane per un arco di tempo variabile nel quale viene disprezzata da tutti finché il suo amato capisce di essere innamorato di qualcun altro (la protagonista) e così viene lasciata.
Scorpius era stato il primo a cui avevo aperto il cuore e lui lo aveva frantumato in mille pezzi, senza nemmeno rendersene conto.
Il mio piano di vendetta consisteva, essenzialmente, nello spezzare il cuore di Scorpius. Detta così poteva sembrare facile ma si era dimostrato più complicato del previsto.
Rose Weasley. Albus Potter. Amelia Zabini. Draco Malfoy. Le persone più vicine a Scorpius, le persone di cui lui mi aveva parlato (ad eccezione di Rose, ovviamente) mentre eravamo insieme. Erano loro che sarei andata colpire, uno dopo l’altro, per far pagare a Scorpius il prezzo delle sue azioni.
(Non tiene conto degli eventi di "La maledizione dell'erede")
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Bridget Miller era, una volta, una brava ragazza. Timida, insicura quando si trattava di relazionarsi con gli altri ma in grado di capire le altre persone. Si accontentava di poco ed apprezzava le cose semplici, non chiedeva troppo e stava bene nel suo mondo.

Bridget Miller aveva conosciuto un ragazzo, Scorpius Malfoy, il primo ragazzo che avesse visto qualcosa in lei, e se ne era innamorata all’istante. Forse era solo l’entusiasmo della prima cotta ma si era legata veramente molto a lui e quando Scorpius Malfoy la tradì, lei si ritrovò persa.

Era stata catapultata in un altro mondo, diverso da quello della prima Bridget che era rimasta nascosta e non aveva così subito pericoli. Quel mondo le aveva dato prima qualcosa di bellissimo e poi glielo aveva tolto. Non poteva tornare indietro e così si era dovuta adattare a quella nuova realtà.

La sofferenza e la rabbia l’avevano cambiata, avevano cancellato la sua fiducia per altri e Bridget aveva allora cominciato a pensare di poter confidare solo su stessa.

Quella nuova Bridget era cattiva, anche se all’inizio non lo era per suo volere, aveva fatto del male ad altre persone ma prima o poi le cose brutte che si fanno si ritorcono sempre contro.

La Bridget cattiva si era approfittata di una ragazza, Laura, una ragazza che in un certo senso le ricordava la vecchia Bridget. Era semplice e innocua ma lei l’aveva usata e sfregiata.

Laura, a differenza di quello che Bridget supponeva, aveva una mente pensante, e quando si era resa conto di esser stata solo una pedina nelle mani di una persona che credeva sua amica, si era arrabbiata. E si era vendicata.

Laura aveva capito che Bridget, la sua Bridget, si era innamorata. Si era innamorata veramente e per giunta del ragazzo a cui voleva spezzare il cuore. Laura aveva aspettato il momento giusto, aveva preso esempio proprio da Bridget, e, quando sapeva che l’avrebbe ferita di più, aveva attaccato.

Era andata da quel ragazzo, Albus Potter, e gli aveva aperto gli occhi. Gli aveva mostrato quella parte cattiva di Bridget che sembrava con lui scomparisse. Aveva fatto lui sentire lo stesso dolore che lei aveva provato e quando aveva visto che il suo piano, vendicarsi su Bridget Miller, aveva funzionato, si era sentita finalmente soddisfatta.

Alla fine di quell’anno Bridget Miller non sapeva più chi era: era cambiata troppe volte ed aveva perso se stessa. Pensava che quel ragazzo, Albus Potter, l’avesse aiutata a ritrovarsi in mezzo a tutto quel caos che lei stessa aveva creato ma senza di lui era di nuovo caduta e smarrita.

 

Gli ultimi giorni del mio settimo anno di Hogwarts furono i più brutti di sempre: ero di nuovo in preda al dolore, ma era diverso da quello che avevo avuto una volta. Scorpius non c’entrava più e tutto quello per cui soffrivo era stata solo colpa mia.

Mi ero data tanto da fare per vendicarmi ma non ero giunta a niente: Draco Malfoy non era deluso di suo figlio; Amelia Zabini sembrava essere diventata un’altra persona dopo la  sua delusione d’amore e perdipiù una persona migliore; Rose Weasley era più che mai innamorata del suo ragazzo e Albus Potter mi odiava.

Avevo spezzato il cuore di Albus ma non era stato bello. Era stato doloroso e dopo che era successo tutti avevano ripreso a detestarmi, come quando facevo soffrire Rose, ma questa volta avevano una motivazione valida.

Alla fine di quell’anno non mi restava più niente.

 

In quei ultimi giorni ci furono tre grandi conversazioni: con Scorpius, con Laura e con Albus. E tutte e tre mi aiutarono a capire chi ero diventata.

Fu Scorpius a venire da me e in un certo senso non mi colse inaspettata: sapevo che tra di noi c’era ancora qualcosa da chiarire e sapevo che doveva essere lui a farlo.

“Mi dispiace.” Mi aveva trovato lì, sullo stesso posto dove avevo parlato con lui qualche tempo prima a proposito di Amelia e sullo stesso posto che solo a lui avevo rivelato. “So che forse avrei dovuto dirtelo prima ma mi dispiace davvero per come ti ho trattato.”

Io non gli risposi, non mi ero nemmeno voltata a guardarlo ma lui sapeva che lo stavo ascoltando e aspettavo che continuasse.

“Ho sempre provato qualcosa per Rose. Avevo una cotta per lei da 13 anni ma non avevo scelto l’atteggiamento giusto per conquistarla: non facevamo che litigare noi due.”

“C’era stato qualcosa tra me e lei, l’estate scorsa, ma quando eravamo tornati ad Hogwarts era di nuovo tutto diverso e io ero confuso. Ho sempre amato Rose, penso, ma questo non significa che non provassi niente per te.”

“Tu eri carina, simpatica, gentile. É stato facile innamorarsi di te, o almeno credere di averlo fatto. Non avrei dovuto mettermi con te, sapevo che prima o poi sarebbe finita tra noi due ma speravo che se fossi stato con te avrei dimenticato Rose. Ma, non so come spiegartelo, era troppo facile stare con te. Tu eri un porto sicuro mentre Rose era il mare in burrasca.”

Capivo cosa intendeva, anche per me Scorpius era stato un porto sicuro un tempo. Erano semplici le cose con lui, lineari, tutto andava come doveva andare. Era quello che la vecchia Bridget desiderava di più: non doversi buttare in mare per raggiungere l’isola, ma godersi il panorama dalla spiaggia, dalla terra ferma.

“Quella mattina, quella in cui sono entrato con Rose in sala grande, ero euforico perché ero con lei. Ero così euforico che mi ero dimenticato di te, Bridget, non avrei mai dovuto entrare in sala grande con Rose, avrei dovuto parlare con te. Avrei dovuto dirti quello che ti ho detto adesso, adesso che è troppo tardi. Mi dispiace, Bee. Penso sia colpa mia.”

Non risposi subito, stavo assimilando tutte le cose che mi aveva detto. Tutto filava, aveva senso quello che diceva e forse se me lo avesse detto prima molte cose sarebbero andate diversamente.

“Hai ragione, è colpa tua.” Dissi ad un certo punto. “Io ero furiosa con te, con Rose, ma soprattutto con te. E il dolore, la rabbia, mi hanno annebbiato le idee. Tutto quello che ho fatto l’ho fatto per vendicarmi, per farti soffrire come tu avevi fatto soffrire me, ma non ci sono riuscita ed ho solo distrutto ancora di più la mia vita.”

“Mi dispiace.” Ripeté Scorpius, e sembrava davvero dispiaciuto. Ma, come aveva detto lui, era troppo tardi.

“Non me ne faccio più niente delle tue scuse.” Dissi dura alzandomi in piedi. “Vorrei che tu non ti fossi mai seduto vicino a me, durante quella maledetta lezione di erbologia.” Conclusi e senza aggiungere altro me ne andai.

 

C’erano due persone con cui volevo parlare e sapevo che loro non avrebbero fatto come Scorpius: non sarebbero venute da me, ma toccava a me andare da loro.

Laura era cambiata dall’ultima volta che avevo parlato con lei. Aveva smesso di portarsi in giro quelle orribili borse che si costruiva da sola ed aveva smesso di acconciarsi i capelli con strani oggetti. Aveva smesso di essere Laura.

“Mi ricordavi me.” Le dissi come prima cosa. “Mi ricordavi me prima che tutto succedesse, anche io vivevo nel mio mondo. Penso che sia per questo che ti abbia scelto.” Laura era decisa a non rispondermi, fissava il piatto davanti a sé ma io mi sedetti lo stesso vicino a lei, come avevo fatto tempo fa.

“Non avrei dovuto usarti, non avrei dovuto credere di essere migliore di te. Ero accecata dalla vendetta, mi dispiace.” Lei continuava a non rispondermi ma sapevo che mi aveva sentito e a me bastava sapere di aver fatto il possibile, di averci provato almeno. “E comunque ti ho giudicato male, sei una mente pensante. D’altronde sei una corvonero, avrei dovuto aspettarmelo.”

Mi alzai convinta che lei non mi avrebbe comunque parlato, invece mentre stavo per partire sentii la sua voce.

“Bridget.” Disse. “Sei riuscita nel tuo intento, hai spezzato il cuore di Albus Potter.” Sul suo volto era comparso un brutto ghigno e il suo tono di voce lasciava trasparire una certa soddisfazione. Avevo creato un’altra super cattiva.

“Lo so.” Le risposi voltandomi, non riuscivo a sopportare quel sorrisetto sul suo viso e volevo andarmene lontano da lei al più presto.

 

Non ero sicura di cosa volevo dire ad Albus, non sapevo cosa volevo che lui facesse dopo che mi avrebbe sentito. Una piccola parte di me era ancora convinta che ci fosse un po’ di speranza che lui mi perdonasse, e quella parte voleva raccontargli tutto, fargli capire come mi ero sentita, dirgli di Scorpius, di quella mattina. Parlargli della vecchia Bridget, di come lui avesse tirato fuori una nuova Bridget diversa e migliore di tutte le altre. Ma l’altra parte di me, quella più razionale, sapeva che lui non avrebbe potuto perdonarmi così facilmente. Quella parte di me voleva solo dirgli che non doveva commettere i miei stessi errori.

Non sapevo cosa gli avrei detto finché non lo raggiunsi e non vidi il suo volto. Lui stava male, stava male per me, per come lo avevo trattato. Se gli avessi raccontato tutto, come l’avrebbe presa? Sì sarebbe mai dimenticato delle cose brutte che avevo commesso? No, anche se mi avesse perdonato non avrebbe potuto stare comunque con me: vedendo il mio volto avrebbe ricordato tutto e non sarebbe mai riuscito ad amarmi.

“Sono contento che la scuola sia finita.” Non avevo parlato ancora, non avevo detto niente ma mi ero solo avvicinata a lui che, appoggiato al balcone della torre guardava fuori, verso l’orizzonte. “Sono contento che non dovrò più riveder il tuo viso, mi causa ancora troppo dolore.”

“Anch’io sono contenta.” Risposi. “Se non mi vedrai eviterai di fare la mia stessa fine, se io avessi smesso di vedere Scorpius del tutto, mi sarei semplicemente dimenticata di lui, con il passare del tempo. E rivedendolo tanti anni dopo avrei ricordato solo in parte il dolore, sarebbe stato una ferita ormai cicatrizzata, che lascia il segno ma non si riapre.”

Lui non rispose subito, continuò a scrutare l’orizzonte, poi parlò:

“E così finisce qui.”

“Già.”

“Non pensavo sarebbe andata così.”

“Nemmeno io.”

Non dicemmo più niente per un po’ di tempo. Ci sarebbero state tante cose che entrambi avremmo voluto dire ma nessuno aveva il coraggio di farlo. Ormai il futuro era stato deciso.

“Albus.” C’era una cosa che però dovevo fargli sapere, una cosa che gli dovevo. “Mi hai aiutato a capire chi sono, in fondo.”

“E chi sei?”

“Io penso di essere diventata una super cattiva, in fondo ho tutti i presupposti.”

“Quindi se ci rivedremo tra qualche anno, tu sarai cattiva e noi saremo nemici?”

“Penso di sì. Non potremmo essere altro che nemici, a meno che anche tu diventa un cattivo ma ti auguro di no.”

“Addio Bridget Miller.”

“Addio Albus Potter.”

In fondo fin dall’inizio sapevo come sarebbe andata a finire: lo sanno tutti che i super cattivi non hanno un lieto fine.

 

Angolo autrice
Io mi odio. E niente, io mi odio e basta, non posso biasimarvi se mi odierete anche voi. Vi do il mio permesso, odiatemi. Non c’è niente che io possa dire a mia discolpa perché ho appena scritto e pubblicato un non lieto fine per Bridget.
MA. C’è un ma, c’è sempre. Ma io so e lo sapete anche voi e lo sa anche Bridget che questa non è la fine. No, non è la fine. È un inizio.
E tipo una settimana fa avevo intenzione di aggiungere un piccolo paragrafo alla fine di questo capitolo, un piccolo paragrafo che iniziava con Dieci anni dopo …
Ma non l’ho scritto perché non so se scriverò davvero un seguito.

L’Altra Ragazza è una storia che si è rivelata qualcosa di completamente diverso da come doveva essere . È una storia che è stata scritta in cinque giorni, cinque giorni nei quali non ho fatto altro che pensare a Bridget Miller. E forse non è bellissima, forse non scrivo bene ma non posso dire di non essere emozionata a pubblicare questo ultimo capitolo perché ho passato cinque giorni intensi con questa storia.

E niente, spero vi sia piaciuta, come ho già detto avete il mio permesso di odiarmi e se ci saranno altri cinque giorni nei quali diventerò di nuovo Bridget Miller forse tornerò con un seguito.

_Mer_

 
   
 
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