Ecco
qui il terzo capitolo.
Ormai
ne manca uno, e la storia vedrà la sua conclusione.
Ringrazio
coloro che hanno letto i precedenti, soprattutto Kuroi.Ren (o Bulma90) che l'ha letto in anteprima e mi ha dato il
fiat al postaggio.
Ringrazio
in anticipo anche coloro che vorranno fare una capatina nel forum BlackOrder, in
cui sono amministratrice.
Vi
lascio alla lettura. Aspetto vostri
commenti.
Buon LavYu day per domani!
Un
bacione
Rebychan
CAPITOLO 3
Era
notte inoltrata quando la porta della stanza in cui si trovavano gli
inceneritori si aprì facendo entrare una persona con una candela in mano.
Era
un ragazzo dai lunghi capelli neri, con la carnagione pallida e gli occhi dai
contorni allungati.
Richiuse
l’uscio dietro di sé e, nonostante la stanza fosse buia, non accese la luce.
Si
guardò intorno utilizzando solo il lume della candela, per accertarsi che non
ci fosse qualche seccatore che si fosse appisolato lì in zona. Conoscendo le
strane abitudini dei membri di supporto dell’Ordine Oscuro non era, infatti,
un’eventualità poi così remota.
Capitava
spesso che certe persone dormissero un po’ dappertutto, anche nei posti più
inaspettati.
Non
scorgendo nessuno, si arrischiò a inoltrarsi nella stanza, avvicinandosi agli
inceneritori.
Andavano
ventiquattro ore su ventiquattro, anche se di notte erano a basso regime.
Bastava
che mettesse un po’ di legna, alimentasse la fiamma e il gioco era fatto.
Quello
che voleva distruggere, sarebbe finito in cenere, si sarebbe disintegrato in
tanti piccoli pezzettini, diventando, in quel modo, come il cuore che nessuno
sospettava avesse, come il cuore che aveva nascosto per tanto tempo dietro un
comportamento scostante e indisponente e che quel giorno si era spezzato,
provocandogli un dolore che non aveva mai immaginato poter sperimentare.
Nel
pomeriggio, infatti, aveva visto quello che per lui sarebbe stato meglio non
vedere.
I
presagi di quello ovviamente erano nell’aria, quell’idiota dopotutto ultimamente
stava sempre insieme a quella tizia, eppure lui non aveva voluto dare loro
ascolto.
Aveva
tentato di proteggersi dall’inevitabile, iniziando a evitare ogni occasione che
l’avrebbe fatto interagire con l’altro, eppure una parte di lui non si era mai
rassegnata a quello che stava accadendo.
Sperava
che per lo scemo fosse come al solito, ovvero che il suo comportamento fosse
dettato da una recita, e invece quel giorno aveva capito che non era così.
L’idiota,
in effetti, aveva sempre pensato di essere furbo e un ottimo attore, ma alla
persona che si era introdotta nella stanza era sempre stato impossibile
considerarlo in quel modo.
Fin
dal loro primo incontro, i suoi occhi, infatti, erano riusciti a scorgere
l’inganno dell’altro, erano riusciti a leggergli dentro scoprendo un anima a
lui affine e molto preziosa e per quello aveva finito con l’innamorarsi.
Ora,
però, era finita.
Doveva
dimenticarlo. L’altro stava con quella nuova tipa della sezione scientifica.
Per
lui non c’era più posto nel cuore dell’altro. Ormai anche i loro piccoli e
innocenti battibecchi erano diventati inutili.
Era
tutto finito e per quello doveva liberarsi di quelle cose.
Il
ragazzo appoggiò la candela sopra a un inceneritore e guardò con occhi
malinconici gli oggetti che teneva in mano.
Chissà
poi perché aveva cominciato a collezionarli. Si chiese indispettito dalla sua
stessa debolezza. Non era da lui, infatti, essere così sentimentale. Lui era un
tipo cupo e pragmatico, a cui non andava mai bene niente. Eppure per l’altro si
era ridotto a fare cose che l’avevano sorpreso.
A
spingerlo a impossessarsi del primo di quegli oggetti era stato, infatti,
l’impulso del momento. Era andato a consegnare la propria divisa, aveva visto
quella dell’altro lì sopra un tavolo incustodita, si era ricordato di quella
tradizione sentita tempo fa da sua madre e istintivamente aveva tolto il
secondo bottone della giacca, mettendoselo in tasca.
Nessuno
si era accorto di niente e galvanizzato dall’idea di avere quel particolare
oggetto dell’altro, un oggetto che avrebbe dovuto legarli in qualche modo per
sempre, impossessarsene divisa dopo divisa era diventata un’abitudine.
Forse
l’aveva fatto e aveva continuato a farlo in verità perché inconsciamente
sperava che un giorno lo stupido coniglio si sarebbe accorto di lui, dei suoi
sentimenti e così avrebbe potuto corrisponderli.
Era
impossibile!
A
l’altro erano sempre piaciute le donne. Doveva saperlo.
Eppure
era finito a sperare anche solo che le cose potessero almeno continuare a
andare avanti come erano andate fino a quel momento.
Gli
sarebbe bastato, infatti, stargli per sempre accanto anche solo come aveva
fatto fino ad allora: con molti insulti, battibecchi, e solo a volte qualche
parola civile.
Era
dopotutto pur sempre un modo di interagire particolare, che riguardava solo
loro due.
Era
per quello che aveva raccolto i bottoni, perché si sarebbe accontentato di
stare per sempre insieme a lui anche solo come una sottospecie di amico.
Non
voleva nient’altro.
Purtroppo
si sbagliava e ora non poteva tornare sui suoi passi.
A
un’altra persona, infatti, spettava di diritto il secondo bottone e l’aveva
ottenuto.
L’incantesimo
che c’era fra loro due si era spezzato.
Lo
stare insieme per sempre, anche in quel modo, non era più possibile.
Vederlo
felice con un’altra, infatti, lo addolorava.
Non
poteva mentire con se stesso. Non riusciva a fare finta di niente.
Stava
male nel vederli insieme.
Per
superare il dolore non gli rimaneva che cancellare ogni traccia della presenza dell’altro
nella sua vita, solo così forse finalmente sarebbe riuscito a liberarsi del
sentimento che provava per l’altro.
Era
per quello che doveva eliminare i bottoni che gli avevano fatto sperare in un
futuro che non si sarebbe mai realizzato.
Sollevò
il coperchio dell’inceneritore, allungò il braccio per buttarli dentro, quando
la stanza si illuminò a giorno.
Rimase
con la mano a mezz’aria, mentre sorpreso girava la testa verso la porta dove
doveva esserci l’interruttore.
E
lì, tutti si sarebbe potuto aspettare di vedere, ma non lui.
Un
ragazzo dai capelli rossi e un occhio coperto da una benda, infatti, era lì
davanti a lui che lo guardava con un sorriso furbo.
Fino
a qualche attimo prima, il giovane era nascosto in un angolo buio della stanza,
che la luce della candela non era riuscito a illuminare quando l’altro si era
guardato intorno.
Aveva
osservato attentamente e in silenzio il ragazzo dai capelli neri mentre si
avvicinava agli inceneritori, aspettando il momento propizio per rivelare la
sua presenza.
Quel
momento era arrivato quando l’altro stava per incenerire i bottoni della sua divisa.
Il giovane, infatti, sapeva di doverlo impedire.
“Lavi.”,
biascicò confuso il giovane dai capelli neri nel capire chi era la persona che
l’aveva disturbato, per poi improvvisamente rendersi conto di una cosa e nascondere
dietro la schiena la mano con i bottoni, lievemente imbarazzato.
Non
voleva, infatti, che l’altro capisse cosa aveva in mano, ai suoi sensi Bookman,
infatti, non sarebbe sfuggito di chi erano quei bottoni, e così avrebbe intuito,
visto che era palese che quel giorno Ashanti gli aveva raccontato la tradizione,
tanto che Lavi le aveva dato un bottone, quello che stava facendo, quello che
provava.
E
quello visto che il ragazzo dai capelli rossi era innamorato di un’altra e non
di lui, sarebbe stato umiliante.
Era,
infatti, Lavi la persona che il giapponese aveva imparato ad amare.
Gli
piaceva quel suo modo di fare spensierato, che però nascondeva un fine acume e
una sensibilità incredibile.
Gli
piaceva quel suo sorriso accattivante e la sua aria sorniona.
Ogni
suo modo di fare lo affascinava incredibilmente.
Peccato,
però, che niente dell’altro sarebbe mai stato suo.
“Yu.”,
rispose Lavi di rimando guardandolo intensamente.
“Non
chiamarmi per nome.”, disse Kanda tentando di darsi un tono, non riuscendoci,
però, appieno visto che la situazione in cui lui e Lavi si trovavano era
surreale.
Lui
che tentava di liberarsi dei bottoni che nemmeno avrebbe dovuto avere
dell’altro e l’altro che lo scopriva. Tutto era decisamente imbarazzante!
Lavi
scrollò le spalle a quell’usuale protesta del giapponese e gli si avvicinò
lentamente, guardandolo enigmatico.
Con
voce suadente e maliziosa poi chiese: “Cosa stai nascondendo?”
FINE CAPITOLO 3
Come
si concluderà questa storia leggera e dolce?
Lo
scoprirete solamente domani quando posterò l'ultimo capitolo.
E
ora un ringraziamento speciale va a:
_NaNa_: Già! Kanda non è proprio il re
del tempismo. Se non altro, però, quello ha permesso a Lavi di prendere in mano
la situazione. Ora i due finalmente sono l'uno di fronte all'altro. Chissà cosa
succederà! In effetti, Ashanti era proprio un tipo sveglio! Sono felice di
sapere che hai trovato il capitolo bellissimo! A domani per l'ultimo
aggiornamento. E ancora in bocca al lupo per gli orali. Sono arcisicura che il
LavYu day ti porterà fortuna e chissà che tu non riesca sul serio a scrivere
qualcosa per i due. Se lo meriterebbero. Sbav! Grazie per il commento.
Bulma90: Stai ben certa che se c'è qualcosa
che Yu non deve vedere, la vede! Se non altro, però, il malinteso ha permesso a
Lavi di prendere in mano le redini della situazione. Ora, infatti, Yu e Lavi
sono l'uno di fronte all'altro pronti per il gran finale che posterò domani,
anche se tu l'hai già letto! Ashanti è stata davvero una santa, ci voleva! Mi
ha fatto piacere sapere che tutto sommato l'orale della maturità è andato. Ora
potrai riposarti. Hai cominciato davvero a scrivere Nemici? Come procede? Sì, mi
piace amministrare il forum, lo trovo stimolante. Tant'è poi che è pieno di
immagini Lavi x Kanda ovunque per cui è anche un piacere per gli occhi. Grazie
per il commento e anche per tutto l'aiuto che mi dai.
Un
bacione
Rebychan