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Autore: Redferne    17/07/2018    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 50

 

 

 

 

 

 

A PEZZI (QUINTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lontra era in piedi su di uno sgabello, ed aveva entrambi i gomiti poggiati sulla parte anteriore del bancone.

“Accidenti...” imprecò, seppur mantenendo un tono alquanto placido e bonario.

Spostò alcune fiale e scatole di compresse. Era tutto rigorosamente impilato ed ordinato, là sopra. Niente era lasciato alla rinfusa. Ma c’era davvero troppa roba, certe volte. Talmente tanta che era davvero complicato raccapezzarci qualcosa. E tutto ciò era sempre e solo dovuto al suo consueto e dannatissimo vizio di non rimettere mai subito a posto. Arrivava un paziente o un rappresentante, tirava fuori ciò che gli serviva e poi si dimenticava, più o meno volontariamente ma sempre puntualmente ed inevitabilmente, di riposizionare quel che aveva appena preso nell’alloggiamento che gli spettava di diritto all’interno dell’armadietto. E tutto finiva sopra al solito scaffale che utilizzava come banco di lavoro. Per rimanerci chissà fino a quando.

Era un tipo ordinato, Ma era pigro. Davvero TROPPO, TROPPO PIGRO.

Quante volte glielo aveva già detto, sua moglie? Fino alla nausea, come minimo.

E come sempre lui si limitava ad un sorrisetto di circostanza contornato da una scrollatina di spalle.

Non gli prestava mai attenzione. Così come non prendeva mai a monito le sue parole.

Riteneva che ognuno avesse le sue. E che bisognasse passarci sopra. E che non ci si potesse fare niente. Non gli sembrava, per ciò che riguardava la sua dolce metà, di aver mai accennato al fatto che lasciasse sempre spremuto il tubetto del dentifricio nel centro...e come lui si era rassegnato al fatto di sorvolare, lei si sarebbe dovuta rassegnare al fatto di rimanere inascoltata.

Il matrimonio é basato sulle piccole cose, in tutti i sensi. Se ci si comincia ad attaccare a quelle, da un rigagnolo vien fuori UN’ INONDAZIONE. Meglio lasciar perdere.

Il segreto per una buona e soddisfacente vita di coppia é la condivisione. Ma soprattutto IL SILENZIO.

E vissero tutti quanti FELICI E CONTENTI. Ma soprattutto MUTI.

“Accidenti...” ripeté, ma sforzandosi di rimanere inalterato. “...Ma dove l’ho messo?”

Spostò altra due scatole. Antistaminici ed analgesici.

“...Uff!” Sbuffò, mettendosi a ridacchiare per quell’improvviso e non calcolato eccesso di impazienza. “Non lo trovo più...”

Bottiglia di vetro di soluzione fisiologica. Collirio ipersteroideo per glaucomi di grave entità. Alcune fiale dal vario contenuto. Pomata per emorroidi. Ancora niente.

“Non lo trovo proprio più...” constatò.

“Ancora un attimo di pazienza, mia cara.” aggiunse poi, rivolgendosi a colei che stava dietro alle sue spalle.

“Non si preoccupi, dottore. Faccia pure con calma.” rispose una voce ovviamente femminile. “Se non la conoscessi...ma ormai la conosco. E da parecchio tempo, ormai. Quel tanto che basta da sapere che ogni volta é sempre la stessa storia.”

“Credo...credo proprio che tu abbia ragione” Puntualizzò lui rinnovando il sorriso, ed aggiustandosi gli occhiali per vedere meglio.

“E comunque...” disse l’altra, “...non demorda. CHI CERCA TROVA, dice il proverbio. Vedrà che manca poco, coraggio.”

“Lo spero proprio, mia cara. Lo spero proprio...oh, ecco! Trovato! Sei stata proprio profetica, a quanto sembra! I miei complimenti!”

“Di nulla, dottore. Si figuri.”

Aveva davvero trovato ciò che cercava. Una boccetta di vetro, versione in scala ridotta di quella destinata alla fisiologica. Ma, a differenza di quest’ultima, la piccola bottiglietta doveva contenere del medicinale.

La prese, staccò con un deciso movimento a strappo la linguetta del rivestimento in sottile lega di alluminio. Quella che rivelava la porzione di tappo sigillante dove andava inserito l’ago. La zona in questione era contrassegnata da un minuscolo cerchietto impresso sopra alla gomma di cui era composto. Quasi che lo avessero inciso o cesellato sopra. Ma più probabilmente quel disegno era già presente sugli stampi, e veniva impresso a fuoco durante il processo di vulcanizzazione del polimero.

Tenne ben stretto il flaconcino con la mano sinistra, mentre con la destra prese ad andare a tentoni. Ma stavolta scovò all’istante quel di cui aveva bisogno, perché lo aveva già visto in precedenza. Pochi istanti prima, per la precisione. Mentre stava cercando di rimediare l’oggetto precedente.

Una siringa ben impacchettata in confezione sterile. Se la portò alla bocca e la aprì tirando con forza con la destra, ed aiutandosi con i denti. Poi levò il piccolo cappuccio di sicurezza e la inserì nel flacone. Tenne ben ferme entrambe, l’uno contro l’altra, tra indice e medio, mentre con le stesse dita della mano opposta alzava lentamente e gradatamente il pistoncino interno per risucchiare il contenuto. Proseguì con l’operazione fino a svuotare completamente la boccetta del liquido.

Rimise il piccolo flacone sul tavolo ed osservò la siringa. La camera centrale era colma, e piccole bollicine andavano e venivano nel liquido in una danza incessante. Tamburellò ripetutamente con l’unghia fino a radunarle nella parte bassa ed infine schiacciò il pistone verso il basso producendo un piccolo schizzo verso l’alto. Guardò di nuovo la parte della siringa piena di liquido.

Sorrise di soddisfazione. Perfetto. Tutto limpido. Non c’era nemmeno la minima traccia di aria. Anche il più remoto pericolo di possibilità di embolia era scongiurato. E pure di lividi o di trombi.

La parte iniziale di una puntura spesso viene sottovalutata o trascurata, ma é fondamentale.

Il dottor Cooke scese dallo sgabello con la siringa ben stretta tra le mani e raggiunse il lettino dell’ambulatorio. Sopra vi era un braccio leggermente piegato. La proprietaria del braccio in questione era seduta a fianco, su di un altro sgabellino identico al precedente.

“E’ tutto pronto” disse gentilmente la lontra. “Stendi bene il braccio, MAGDALENE.”

Maggie obbedì. Il dottore raggiunse la parte opposta alla sua, dove vi era situato una sorta di treppiedi. Vi salì sopra e si fermò al secondo gradino. Poggiò momentaneamente la siringa sul telo di carta usa e getta che ricopriva la superficie del lettino e trafficò in una delle tasche laterali del lungo camice, tirando fuori un laccio emostatico trasparente dalla tonalità marrone. Lo avvolse attorno al braccio steso di lei appena un paio di dita sopra l’incavo di interno gomito, lo annodò e strinse forte alle estremità. Poi riprese la siringa ed iniziò a tastare l’avambraccio sottostante alla ricerca di qualche vena in evidenza. Ne trovò proprio una bella grossa in corrispondenza della linea mediana.

“Eccola qui.” disse.

La guardò e notò che era alquanto nervosa.

“Coraggio, mia cara” la esortò. “Fà un bel respiro profondo e rilassati. Ti avverto che potrebbe bruciare un po'.”

Detto questo, inserì l’ago con decisione, senza altri cerimoniali.

La daina ebbe un sussulto.

“Ahi!” Urlò, con disappunto.

“Su, Magdalene...” disse il dottore, sorridendo. “...Non fare la bambina.”

Un poco del sangue di lei rifluì nella camera di alloggiamento e si mescolò col farmaco, diluendosi in esso. Quelle siringe erano di un tipo tutto particolare. Pur essendo di plastica come la maggior parte delle altre in circolazione, mantenevano una caratteristica tipica di quelle in vetro che si usavano una volta. E cioè una microscopica peretta in caucciù adibita all’aspirazione. Una volta in vena risucchiavano una piccola parte di sangue, creando lo spazio necessario all’immissione del liquido. Era una semplice legge fisica di compensazione.

“Tieni duro un attimo, figliola...fatto.”

Il dottor Cooke tirò fuori l’ago e, dopo averlo riappoggiato sul lettino, prese dell’ovatta situata lì vicino. La bagnò con un po' di disinfettante e tamponò prontamente il forellino.

“Strano...” disse, rivolgendosi a Maggie.. “Non mi dici GIA’ FATTO, come si dice in questi casi?”

“Già fatto UN CORNO!!” Esclamò lei, indispettita. “Brucia da maledetti, questa roba!!”

“Ma te lo avevo pur detto!” Precisò lui, ridendo di nuovo.

“Si...ma mi aveva detto che avrebbe bruciato SOLO UN PO’, dannazione!!”

“Questione di differente sensibilità ai farmaci...” si affrettò a spiegare la lontra. “E ora fammi vedere l’altro braccio, per favore.”

Maggie lo sollevò. Era proprio quello in cui la sera scorsa Nick, in preda al più puro delirio ed ai fumi dell’alcool, aveva piantato inconsciamente ed inconsapevolmente i suoi artigli. Ed ora era fasciato.

“Erano cinque ferite piuttosto profonde” disse la lontra. “Ma, fortunatamente, si sono arrestati al secondo stato di pelle. Non hanno intaccato né la carne viva, né il tessuto muscolare. Direi che ti é andata bene.”

“Meno male...” rispose la daina, con un sospiro di deciso sollievo.

“Già...” aggiunse lui. “Poteva andarti peggio. Ma MOLTO PEGGIO, credimi. Le ferite guariranno presto. Non c’é nemmeno stato bisogno di mettere i punti. Tra un paio di giorni leva pure la fasciatura e fagli prendere un po' d’aria. Aiuterà il processo di cicatrizzazione. Da quel momento in poi ricordati di immergerlo in una bacinella con tre quarti di acqua ed un quarto della soluzione che ti ho prescritto. Ricordati di far bollire l’acqua, prima. E poi di lasciarla raffreddare, prima di mettere il liquido. E...anche il braccio, naturalmente.”

“Si, dottor Cooke.”

“Ma non é finita. Poi ci devi mettere la pomata antisettica a base di penicillina, tre volte al giorno.”

“Va bene, farò come dice...ma mi chiedo se la puntura da sola non fosse più che sufficiente...”

“Oh, quella era soltanto una puntura di antibiotico a scopo precauzionale” chiarì la lontra. “In casi come questi non si scherza, mia cara. E le premure non sono mai troppe. Devi sapere che le unghie,, insieme ai denti, sono tra le parti PIU’ INFETTE di tutto il nostro corpo. Ci si annida ogni genere di germe, là sotto. In certi casi si creano delle vere e proprie colture. Se ci si ferisce a diretto contatto con quelle parti, beh...la cosa non va mai presa sottogamba. Il rischio di infezione é altissimo. Ad alcune persone le dita e le mani gli si sono gonfiate come dei MELONI MATURI, e hanno finito con L’ INCANCRENIRSI. Al punto che gliele hanno dovute AMPUTARE.”

Maggie fece tanto d’occhi.

“Dice...sta dicendo sul serio, dottor Cooke?”

“Beh, si.” fece lui. Ma solo nei casi più gravi. E fortunatamente...il tuo NON E’ UNO DI QUESTI. E meno male che si é trattato di ARTIGLI, e non di DENTI. Perché altrimenti avrei dovuto farti anche L’ANTIRABBICA. E, detto fra noi...avrei voluto tanto evitarti una mezza dozzina di DOLOROSISSIME PUNTURE ALL’ ADDOME ED AL PLESSO SOLARE. Sai, parlando di VOLPI...”

La daina era sempre più allibita.

“M – ma c – come...” balbettò. “...C – come ha f – fatto a...a...”

Sembrò persino ARROSSIRE, da sotto il manto castano.

Il buon dottore rise di gusto, a quella sua reazione.

“Ah, ah, ah! Stà tranquilla, Magdalene. Ti stavo soltanto prendendo un po' in giro, via. Non c’é affatto bisogno, di quella roba. Le volpi non sono più portatrici del virus da decenni, ormai. Sempre ammesso che LO SIANO MAI STATE. Non era così diffuso come si credesse. Per la maggior parte ti assicuro che non erano altro che un nugolo di SUPERSTIZIONI e CREDENZE POPOLARI, buone solo per quelli che erano tanto IDIOTI ed IGNORANTI da VOLERCI CREDERE.”

“Eh...” aggiunse, con fare sconsolato. “...Quante povere anime INGIUSTAMENTE UCCISE, per colpa di quella SCIOCCA CREDENZA...e a quanto pare, questa IGNOBILE COSA é avvenuta anche DALLE NOSTRE PARTI. E mi risulta che i Carrington abbiano FATTO LA LORO MESCHINA PARTE, in tutto questo...”

“D – davvero? L – la famiglia Carrington? PROPRIO LORO, ha detto?”

“Già.” confermò lui. “PROPRIO LORO. Ma meglio non parlarne, ora. STORIA PASSATA, ormai. Anche se INFAME. E comunque, tornando AI SEGNI SUL TUO BRACCIO...credi forse che non li abbia RICONOSCIUTI? Sono un PREDATORE anch’io, dopotutto. E mi ritengo un buon FISIONOMISTA. So riconoscere i segni lasciati da UN MIO SIMILE, anche se appartenente ad una specie diversa.”

“Sai, Magdalene...” aggiunse poco dopo, con tono divertito. “...Forse dovresti dire AL TUO CARO PARTNER DI ANDARCI UN PO’ CAUTO, la prossima volta...”

La faccia di Maggie si fece VERMIGLIA, a quell’audace affermazione. Rose selvatiche gli fiorirono nelle guance.

“M – ma…D – DOTTORE!!” Gridò. “M – MI P – PERDONI, MA...M – MA C – COSA STA C – CERCANDO D – DI...C – COSA...C – COSA V – VORREBBE I – INSINUARE, M – MI SCUSI?”

“Ho indovinato, forse?” Buttò lì il dottor Cooke.

“N – no, dottore” si affrettò a chiarire lei. “L – le a – assicuro c – che...che non é c – come pensa...non é AFFATTO COME PENSA. Io e...io e lo sceriffo Wilde siamo solo OTTIMI COLLEGHI. Nonché...OTTIMI AMICI. Si...SI STA SBAGLIANDO, dottore. E DI GROSSO, anche. Glielo posso GARANTIRE.”

La lontra sorrise.

“Mph.”

“Cosa...cosa c’é da fare MPH?” Domandò Maggie. “Le ho già detto che NON C’E’NIENTE, tra me e N...OPS!!”

Si coprì la bocca con le mani.

“NICK, eh?” Fece il dottor Cooke. “Che strano...eppure mi sembrate così INTIMI voi due, ultimamente...”

“Le ho già detto che si sbaglia, dottore. Tra me e lui c’é solo UN NORMALE E QUALUNQUE RAPPORTO DI LAVORO. Un’altra illazione sul nostro conto e giuro che LA FACCIO VOLARE FUORI DALLA FINESTRA.”

“E va bene, va bene...” fece la lontra, mettendo entrambe le zampe anteriori in avanti in segno di scuse. “...Non volevo certo offendere e mancarvi rispetto, ci mancherebbe.”

“In ogni caso...NON SONO AFFARI SUOI.”

“Ben detto, Magadalene. Non sono affari miei. Né di nessun altro. Piuttosto...é alquanto curioso che UN’ AGENTE DI POLIZIA, e una BELLA RAGAZZONA come te, sia ancora TERRORIZZATA DALLE INIEZIONI...”

“Lo sono sempre stata, se si ricorda. Sin da piccola. A parte...”

“Oh certo, mia cara. Me lo ricordo bene. Ci conosciamo da una vita, del resto. Sono e resto sempre il vostro caro, vecchio MEDICO DI FAMIGLIA. Mi rammento certe scenate, ai tempi delle prime vaccinazioni...ti opponevi con tutte le tue forze. Tra pianti ed urla che non ti dico...per non parlare dei CALCI CHE MI TIRAVI. Credo...credo di PORTARNE ANCORA I SEGNI.”

Maggie abbassò lo sguardo.

“Oh...ti chiedo scusa.” fece lui. “Non volevo certo metterti in imbarazzo.”

“Non fa nulla, dottore.”

“Sai com’é...” aggiunse la lontra, facendo spallucce. “...A questo VECCHIO RIMBAMBITO piace RIVANGARE IL PASSATO, ogni tanto. Ho raggiunto anche io l’età in cui si tende a vivere soprattutto di RIMPIANTI E DI RICORDI.”

“Non...non deve dire così.”

“E che male c’é? E poi mi ricordo anche che le cose sono cambiate, ad un certo punto. Da quando...”

“...Da quando ha iniziato a PORTARMI MIO PADRE.”

“Già. Non emettevi più UN SOLO FIATO. NONOSTANTE AVESSI IL MUSETTO TUTTO ROSSO E LE LACRIME AGLI OCCHI. Davvero incredibile.”

“Io non...NON VOLEVO CHE LUI MI VEDESSE COSI’.” confessò la daina. “Non volevo che mi vedesse mentre AVEVO PAURA. Non POTEVO PERMETTERMI di avere paura, mentre lui era vicino a me.”

Un velo di tristezza le passò davanti agli occhi color nocciola.

“Ti chiedo di nuovo perdono, Magdalene.” disse la lontra. “Forse non dovrei parlare di queste cose. Non vorrei rispolverare ricordi TROPPO DOLOROSI. A volte...a volte PARLO TROPPO, senza rendermene conto.”

“Stia tranquillo, dottore. In realtà sono ricordi BELLI. Ci ripenso volentieri, e mi fa piacere ricordarli. E’ solo...é solo un po' di NOSTALGIA, ecco tutto.”

“Capisco. Ora che ci ripenso...dopo le punture tuo padre non mancava mai di portarti a prendere un gelato da POTTER’ S, qui vicino. Un bel gelatone e passavano tutte le pene. E poi...”

“...E...e poi?”

“Ti dirò una cosa. Harry una volta mi disse che lo sapeva benissimo che la sua piccola...IL SUO FIORELLINO, come ti chiamava lui...aveva UNA FIFA DEL DIAVOLO. E mi diceva anche che ERA PERFETTAMENTE NORMALE. TUTTI HANNO PAURA, mi diceva. Ma mi diceva che il tuo coraggio ERA SUPERIORE alla tua paura. Perché diceva che eri UNA COMBATTENTE. E di ciò era ORGOGLIOSO. Tuo padre era ORGOGLIOSO DI TE, Magdalene. E lo sarebbe tutt’ora, a vedere ciò che sei diventata.”

“Mph.”

“Ora te lo chiedo io, figliola...che c’é da da fare MPH? Non sei convinta di quel che dico, forse?”

“No. Non ne sono così convinta. E non dovrebbe esserlo nemmeno lei, se fosse NEI MIEI PANNI.”

“Cambiando argomento...NON TI DEVI CERTO VERGOGNARE, riguardo al discorso di prima. NON C’E’ NULLA DI CUI DOVERSI VERGOGNARE.”

“Ancora...ANCORA CON QUESTA DANNATA STORIA, DOTTORE?” Saltò su Maggie.

“Calma, calma...e anche se fosse? Non ci vedo nulla di male. Lo sceriffo Wilde mi pare un tipo a posto. E tu...sei GIOVANE E CARINA, Magdalene. Ma passi davvero TROPPO TEMPO DA SOLA. E PER CONTO TUO. E lasciati dire che questo...NON VA AFFATTO BENE, per una ragazza della tua età. Insomma...NON PUOI VIVERE SOLO PER IL TUO LAVORO. Non farebbe altro che GIOVARTI, avere qualcuno al tuo fianco. Tutti dovrebbero avere qualcuno al proprio fianco nella vita, prima o poi.”

“Le ho già spiegato come stanno le cose tra me e lo sceriffo, dottor Cooke. E non mi pare il caso di aggiungere altro.”

“Ok, ok...e comunque tieni presente che i predatori hanno la tendenza a MORDERE, in certi frangenti...specie QUANDO SI ECCITANO TROPPO. Insomma, non so se mi spiego...”

“Si é SPIEGATO BENISSIMO. Come io le ho già detto che NON HO LA BENCHE’ MINIMA INTENZIONE DI RIPRENDERE L’ARGOMENTO. E’ un DISCORSO CHIUSO, MI SONO SPIEGATA?!”

“CHIARO E TONDO, direi. Comunque...stacci attenta.”

“Ho detto FINE DELLA STORIA, dottore. SONO STATA ABBASTANZA CHIARA? Si ricordi piuttosto di prescrivermi delle pastiglie contro l’emicrania e quel flacone di ricostituente, come le ho chiesto prima. E anche quel farmaco per I POSTUMI DA SBRONZA PESANTE, prima che si dimentichi.”

“Come desideri. Ma non capisco a cosa ti possa servire...” fece la lontra, con voce dubbiosa. “...Non mi pare proprio che tu abbia ALZATO IL GOMITO, da quel che vedo...”

“Affari miei” tagliò corto la daina. “Me la fa questa benedetta ricetta, oppure no?”

“Già fatto, mia cara. La mia memoria é ancora più che buona. La ricetta é lì sul bancone. Prendila pure, prima di uscire.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non appena rimise piede in strada diede un’occhiata al proprio smartphone.

Mancava un quarto a Mezzogiorno. E la farmacia non era molto distante dall’ambulatorio da cui era appena uscita. Anche se era giunta fin lì a piedi avrebbe fatto tranquillamente in tempo ad andarci e a prendere tutto quanto l’occorrente prima che l’esercizio chiudesse per la consueta pausa pranzo.

Ma la cosa più importante la costituiva senza dubbio il fatto che non vi era alcuna traccia di chiamate senza risposta sul display.

Nessuna nuova sullo stato di salute di Nick. Ma vedendo come si era ridotto la sera precedente non avrebbe saputo sapere con certezza se ciò fosse un bene o un male. Specie perché il tizio a cui aveva dato l’incarico di averne cura e di tenerlo d’occhio era tutto tranne che AFFIDABILE, almeno a detta sua.

Ed il suo parere da solo bastava ed avanzava, in tal senso. Come sempre e in ogni caso, del resto.

Prima di andare dal dottor Cooke aveva cercato di contattare Finnick con il cellulare, ma senza successo. Si era quindi arrischiata a lasciare il suo superiore da solo, sdraiato sulla branda della cella dove lo aveva sistemato con le sue sole forze. Non avrebbe voluto, ma non aveva altra scelta.

Aveva quindi fatto una corsa da Tobey e aveva letteralmente buttato giù dal letto il fennec, nonostante stesse dormendo dopo aver finito il turno di notte dentro al locale. E gli aveva quindi chiesto senza tanti giri di parole di piazzarsi in centrale a fare la guardia al suo socio, mentre lei si recava nello studio medico. Con l’ordine TASSATIVO di rimanerci e di non muoversi di lì per tutto il tempo che sarebbe rimasta fuori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una volta fatto ritorno alla stazione di polizia fece di corsa e quasi in un sol balzo i tre scalini prima dell’entrata, sempre con quella spiacevole ed opprimente sensazione nel fondo del petto.

Afferrò al volo la maniglia della porta a doppio battente. La girò, aprì e…

E infatti.

La prima cosa che vide, non appena mise piede all’interno del commissariato, fu il fennec spaparanzato alla gran più bella sulla poltrona girevole della scrivania dello sceriffo. Entrambe le zampine posteriori stese ed appoggiate sul tavolo, e le braccia piegate ad angolo retto e con le dita delle mani intrecciate e poggiate dietro la nuca.

Sembrava...anzi, no. ERA in totale relax ed in fase di defaillance più completa.

Proprio come volevasi dimostrare. Ci aveva visto giusto a non fidarsi, fin dal principio.

“GUTEN TAG, MEIN FRAULEIN!!” Esclamò lui esibendo il più smargiasso dei sorrisi, come se niente fosse. “I’ M GLAD TO SEE YOU, MY FAIR LADY!!”

“UN BEL CAVOLO!!” Gli urlò dietro lei. “LIETO DI VEDERMI, DICI?! Bene...sappi che per la sottoscritta NON E’ AFFATTO ALTRETTANTO, GIUSTO PERCHE’ TU LO SAPPIA!!”

“Ehi, ehi, ehi…” fece Finnick, invitandola ad acquietarsi con un cenno della mano. “CALM DOWN AND TAKE IT EASY, chica. LA NATURA CHIAMA, por caso? EL BAGNO ES DA QUELLA PARTE.”

Glielo indicò.

“Ma yo credo que tu lo sappia fin troppo bene, y mejo de me.” aggiunse. “Dime...non é que sarai en uno de QUEI GIORNI? Urge un FURVENIA, allora. Te li consiglio. Pensa que se sei muy fortunata te puoi vincere puro un tuffo COL PARACHUTE, EL PARACADUTE!!”

“Finn...” disse la daina digrignando i denti, mentre lo guardava con fare minaccioso.

Si stava davvero trattenendo a stento. Ma ciò, ovviamente, non bastò a fermare la loquacità del tappo.

“Yo comunque preferisco EL TAMPAX. COPRE DE MENO. Figurate que c’era una mia amiga que stava sempre IGNUDA, como la sua mamàn l’aveva fatta. Y tra parentesi, l’aveva fatta puro muy bien...molto molto GUAPA. Mmmhh...che sventola. Quanto me manca. Dunque, dicevo...pensa che esta muchacha stava siempre ma siempre nuda. Siempre y quantunque. Persino EN ESTRADA, quando SE SBALLAVA TROPPO...se metteva a correre e se llevava i vestiti uno dopo l’altro. Se riusciva a toglierseli tutti quanti prima que gli sbirri la bloccassero e l’arrestassero, allora AVEVA VINTO. Fioccavano de quelle scommesse...una volta l’hanno agguantata persino en pieno centro de Zootropolis, a DOWNTOWN. Y quando si é presentata davanti a el giudice...HA FATTO LA STESSA COSA. Tutti que sono remasti DE SASSO, una scena que non te dico. El PARRUCCONE EN TOGA, a quel punto, mantiene el SANGRE FRIO, el sangue freddo, e accenna al suo stato. Me lo requerdo como se fosse ieri. Se alliscia el miento e glie fa: SIGNORINA, MA LEI NON SI RENDE CONTO DI ESSERE COMPLETAMENTE NUDA? E sai la mia amiga cosa glie responde, eh? Lo sai?”

“Finn, é meglio che la piant...”

“La tizia se mette seduta sul pavimento, allarga LE COSCE e...glie indica EL FILO DELL’ASSORBENTE INTERNO. E poi aggiunge: MA VI SBAGLIATE, VOSTRO ONORE! IO SONO VESTITA! NON VEDETE CHE PORTO QUESTO? AHR, AHR, AHR!! DA NON CREDERE!! L’ UNICA FEMMINA AL MONDO A CUI BASTAVA PORTARE UN TAMPAX PER SENTIRSE QUALCOSA ADDOSSO!! Quella volta me soy rebaltato a terra dal gran ridere. Anche se era bella. MUY GUAPA, como te ho detto prima. Vederla così, en quella posizione...roba degna del MEJOR LOCALE A LUCI ROSSE. O DEL MEJOR FILMINO ZOZZO DE ANNATA. Tu pensa que quasi me stavo per SBOTTONARE I PANTALONI E PRENDERMELO EN M...”

“BASTA!!”

Maggie gli si era avvicinata, mentre era intento a sproloquiare. E adesso era proprio sopra di lui con il pugno destro ben alzato e dietro la spalla. E con una gran voglia di STAMPARGLIELO DRITTO SUL MUSO, a giudicare dal fiato mozzo.

“Falla finita” gli disse. “Non mi interessano le tue idiozie.”

“Wooh, wooh, wooh” fece il fennec. “Ma que te piglia?”

“CHE MI PIGLIA?” Gli chiese lei. “Mi piglia che non ti posso lasciare solo per mezz’ora o poco più che subito TE NE APPROFITTI, ecco che mi piglia. Non hai fatto nemmeno L’ UNICA COSA CHE TI AVEVO CHIESTO DI FARE. Sentiamo...E’ COSI’ CHE TI PRENDERESTI CURA DI NICK? STANDOTENE QUI A FAR NIENTE E IN PANCIOLLE INVECE DI RIMANERE GIU’ A TENERLO D’OCCHIO?!”

“Aaahh...EUREKA!! AHORA ES TODO CLARO!!” annunciò lui, trionfante. “Eri solo preoccupata por el tuo NOVIO...”

“Cosa...cosa hai detto?” Domandò Maggie, stupita.

“Hai capito benissimo quel che ho detto” tagliò corto Finnick, ed esibendo un linguaggio per la prima volta sorprendentemente regolare. “Ma te assicuro que non devi stare en pena por EL TUO ADORATO.”

“A – ADORATO?!” Fece lei, sempre più incredula. Ma non per molto.

“Voi...voi LA DOVETE FINIRE UNA BUONA VOLTA, CON QUESTA ACCIDENTE DI STORIA!!” Disse, con tono seccato.

E per meglio chiarire il concetto menò un gran pugno a martello sul tavolo che rimbombò per tutta quanta la stanza. E che fece letteralmente sobbalzare il piccolo mammifero, costringendolo a rimettersi seduto sulla poltroncina in posizione ortodossa e ad abbandonare la precedente posizione da pascià.

“VI SIETE MESSI IN COMBUTTA TUTTI QUANTI, PER CASO?!” Aggiunse. “O LO FATE APPOSTA PER FARVI QUATTRO RISATE ALLE MIE SPALLE? Beh...vi informo che NON C’E’ PROPRIO NULLA DI CUI RIDERE. Così come NON C’E’ NULLA TRA ME E NICK. Siamo solo COLLEGHI DI LAVORO, punto e basta. CAPITO?!”

“Certo, certo...” rispose lui. “Como no...é proprio vero che una cosa cambia a seconda dei MOLTEPLICI PUNTI DI VISTA DA CUI LA GUARDI.”

Maggie lo guardò.

“Cosa...cosa intendi dire?”

“Vuoi sapere EL TUO PUNTO DE VISTA DAL MIO PUNTO DE VISTA?” Buttò lì il piccoletto. “Bien...anche si non ce tieni, te lo dico lo stesso. Y rencarerei puro la dose repetendotelo de nuevo, visto que già ce sono. Y se non bastasse, sarei desposto a registrar la mia voz su un registratore e ad INCIDERE QUEL CHE DICO PER MILLE VOLTE.”

“Ho afferrato, non sono così stupida come credi. Vieni al dunque.”

“Bien sur. Y tra parentesi...non ho mica detto que tu es estupida, Bambi. Ma un poco OTTUSA si. El problema, mia cara...es que tu HAI OCCHI QUE NON VEDONO. O QUE NON VOGLIONO VEDERE.”

“M – ma...che intendi, scusa?!”

Era proprio da non credere. Un attimo prima stava per picchiarlo di santa ragione e adesso...era lì A PREGARLO DI SPIEGARSI.

“It’s VEERY SIMPLE. Tu dici que NON C’E’ NIENTE. Ma io te dico envece que CE N’E’ ECCOME. Specie DA PARTE TUA. Ed aqui y nel resto del paese SE NE SONO ACCORTI TODOS, tutti. Tutti...TRANNE TE.”

Maggie, a quella risposta, iniziò a scuotere forte la testa. Con il fennec che, per tutta risposta alla sua sconsolata reazione, iniziò a dimenarsi sulla poltrona e a canticchiare.

“TRANNE TEEE...TRANNE TE, TRANNE TE, TRANNE TEEE...”

“Ssshh!!” Piantala, con tutto questo baccano!!” Gli intimò. “Così lo sveglierai!!”

“Figurate!!” Esclamò Finnick. “Così come es messo ahora, al mio socio non lo sveglierebbero neppure LE CANNONATE. Ne avrà fino a stasera, como minimo. Ma perché ridurse ACCUSSI’, dico yo...anche por sbronzarse Ce vuole MESTIERE. Y METODO. Besogna FARSE EL CALLO, a furia de BEVUTE COLOSSALI. Non se può tracannare tutto quello que capita a portata de tiro ed improvvisare così, alla SPERAMOS EN DIO...eeehh, quanto sono fragili, esti PISCIASOTTO CRESCIUTI A PLASMON...glie mancano giusto quelle TRE DITA DE RIVESTIMENTO DE AMIANTO SUL BORDO DELLO STOMACO, como mi...”

“Sempre ammesso che tu CE L’ABBIA UNO STOMACO, Finn...i casi sono due: o sei SENZA STOMACO, oppure SEI TUTTO STOMACO.”

L’ altro simulò un immaginario assolo di tamburo.

“TU – DE DUM, TUM!!” Urlò. “Buona, esta!! Mi é proprio piaciuta!!”

Non si era sbagliata. Aveva fatto con la bocca proprio una di quelle rullate che si esibiscono sul palco di un CABARET dopo una FREDDURA particolarmente riuscita.

Si mise quindi il pollice e l’indice della mano destra all’attaccatura del muso, proprio in mezzo agli occhi.

“Aah...lasciamo perdere, per favore. Io ci rinuncio, con te.” sentenziò Maggie, prendendosi a massaggiare le palpebre. “Resta il fatto che UNA COSA TI AVEVO CHIESTO, Finn. E neanche quello sei stato in grado di assolvere. Nemmeno un compito così semplice.”

“Te sbagli de grosso, invece.” La rassicurò lui. “ El mio compito l’ho svolto eccome.”

“Ah, si?” Replicò sarcasticamente la daina. “E in che modo, di grazia?”

“Con ESTE, mia cara.”

Il fennec tese e fece muovere le sue enormi orecchi, mettendo a lato di esse le proprie mani con i palmi bene aperti, come a voler dimostrare l’efficacia e la portata del proprio udito.

“Se da il caso que ce le ho ancora belle buone” puntualizzò. “Sua maestà é ancora giù que se la ronfa e duerme della grossa. Non c’é sta suono o rumore que lui possa fare sienza que yo me ne accorga. Lo siento SEMPRE, ad ogne estante. Sia che russi, che faccia sfrigolare i denti, che se muova, che rutti o che SCORR...”

“Non c’é bisogno di precisare OGNI COSA” lo interruppe la daina. “E comunque...mi hai delusa. E molto, anche. Bell’ AGENTE AUSILIARIO, che sei. Proprio un portento. Pulizie a parte...sei buono solo quando si tratta di MENARE LE MANI. Per tutto il resto...NON VALI ASSOLUTAMENTE NULLA.”

“Ahò...io SOLO QUELLO SO FA’.” chiosò il fennec. “Proprio como UN CANIDE DA PRESA que se rispetti. Me ne sto tranquillo fino a quando uno non me urla AZZANNA!! A quel punto me scateno, me avvento sul bersaglio fino a que non l’ho redotto IN TANTI BRICIOLI.”

“Infatti...” aggiunse la vice. “c’é proprio di che vantarsi, te lo assicuro. Ad uno come te dovrebbero rinchiuderlo in una teca. OPPURE IN UNA CELLA. E poi appiccicare davanti al vetro o alle sbarre un bel cartello con la scritta APRIRE SOLO IN CASO DI RISSA.”

“Sai, muchacha...el tuo SENSE OF HUMOUR megliora siempre de più ad ogne secondo que passa. Se mai me dovesse venire la fregola de andare a fare EL COMICO, preparate que te prendo e te scritturo al volo como SPALLA. Y comunque...sai qual’é el tuo più gran DIFETTO? Que te metti a SPUTARE SENTENZE TROPPO FACILMENTE. Y SPESSO SIENZA SAVER COMO STANNO VERAMENTE LAS COSAS. Fame un favore...la prochaine fois, la proxima vuelta, prima de metterti a sparare CRETINATE...assicurati DE GUARDARE BENE EN FACCIA EL TIPO CON CUI STAI PARLANDO.”

“...Cosa?!”

“Proprio così, Magda. La prossima volta...GUARDAMI BENE, prima de aprire bocca. Y poi chiediti SE UNO CON LA MIA FACCIA PODRA’ MAI FARE DAVVERO LO SBIRRO, EN VITA SUA. Vedrai que la risposta te la trovi facilmente da sola.”

Maggie decise di accontentarlo.

“Hmmm...già.” sentenziò, dopo averlo squadrato ben bene. “Ad occhio e croce direi che NON CI SEI PROPRIO TAGLIATO, per questo mestiere. Sai...certe volte non posso proprio fare a meno di chiedermi CHE RAZZA DI LAVORO FACEVATE tu e Nick, giù a Zootropolis. Vorrei proprio sapere come accidenti ha fatto ad impelagarsi con uno come te...”

“Errore, Occhidolci. NEGATIVO. Tu NON LO VUOI SAPERE. Ed infatti non lo saprai. NON DA MIGO, almeno. Ed é BENE COSI’. MEGLIORE. Non te piacerebbe. Me puoi credere sulla palabra. Y poi...YO NON SPIFFERO. NON TRADISCO EL MI FIGLIOCCIO. Non tradisco i miei HERMANOS, i miei fratelli. MAI, en nessun caso. Si ce tieni tanto a saperlo...facciamo così: CHIEDILO DIRECTAMENTE A LUI, quando se risveglia.”

“Forse lo farò.”

“Ecco, brava la mia ragazzona. Y già que ce sei...chiedile anche de TUTTO IL RESTO.”

“Cosa...cosa vuoi dire?”

“Yo credo FORTISSIMAMENTE que tu lo sappia già, que intiendo dire.” buttò lì il fennec, con tono da istrione ed un mezzo sorrisetto da furbo stampato sulle minuscole labbra.

“Ah, si?” fece lei, con voce altrettanto sardonica. “Spero allora di poterci arrivare anch’io, un giorno o l’altro...per ciò che riguarda l’immediato, invece...sappi che almeno per adesso NON MI SERVI PIU’, Finn. Per quel che mi importa puoi levare le tende anche da subito. Tornatene pure nella tua tana, non ho più bisogno di te. A Nick ci posso pensare benissimo da sola, ora. Tornatene pure nella tua tana a dormire.”

“AH!” Saltò su l’altro. “DORMIR?! Ma non ce pienso neanche! E chi duerme più, oramai!!”

Balzò giù dalla poltroncina e si diresse verso la porta.

“NUN SE DUERME FINO AD ESTA NOCHE!!” Annunciò, trionfante. “E muoio letteralmente dalla voglia de farlo. Tu non ne tienes neanco la idea. Es un bel pezzo que nun me faccio una bella tirata unica y no – stop ventiquattro – siette!! Por primera cosa...vado a meterme qualcosa sotto ai denti. Hmmm...si. Alla fattoria dello SCIMUNITO dovrebbero appena aver iniziato a pranzare! Quasi quasi vado a fare un salto a veder si me posso aggregare y se riesco ad infilare le PERNAS, le gambe sotto alla tavola puro io! AHR AHR AHR!!”

Maggie lo fissò stranita.

“Aspetta un attimo” disse. “SCIM...stai forse parlando di...di SHEAMUS O’ RIORDAN, per caso?”

“SCIMUNITO...SCEMO...SHEAMUS...STESSA ROBA. Si, comunque sto parlando PROPRI DE LU’.” Chiarì prontamente il fennec. “Da quando gli ho salvato le chiappe insieme a quelle della cara mogliettina e delle sue adorate figliolette, soy DE CASA, da quelle parti. Sono diventato praticamente L’ OSPITE D’ONORE.”

“Dici...dici davvero?”

“Mai stato più serio en vita mia. Il giorno dopo quella sera mi sono presentato subito da loro. E sai cosa mi hanno detto, al termine del pranzo? A BUON RENDERE!! E yo li ho presi en parola. Praticamente...posso andare lì quando y quanto me pare e piace. Quando voglio, capisci? La porta della loro casa es siempre aperta, por mi. Y non solo quella de casa, nin zo se me spiego...”

“Cosa?!”

“Beh...parlando de NALGAS...de CHIAPPE, quelle delle femmine de quella bella famigliola son todos BEN MESSE. A parte quelle de LILLYBETH...TROPPA ABBONDANZA DE CICCIA, por i miei gusti. Ma le altre...DURE Y SODE COMO EL MARMO!! Anche quelle della cara MAMMINA.”

“Non mi dire...non mi dire che...”

“Sai como se dice, querida...ES LA LEGGE DE LA MANIGLIA. PRIMA LA MADRE...POI LA FIGLIA!! O LE FIGLIE, in esto caso...anche se qui soy partido dal VERSANTE OPPOSTO DE LA PISTA. Me recuerdo una volta, dopopranzo, mentre la cara moglie dello scimunito stava finendo de lavar i piatti ed yo me trovavo seduto y con le gambe stese ed incrociate sul tavolo come ero qua poco fa, glie dico que deve sentirse mucho ma mucho sola a starsene dentro quell’enorme fattoria per conto suo todo quel tiempo, con le sue figlie a studiare oppure ognuna a farse gli affaracci propri...y que se voleva, potevo SVOLGERE SALTUARIAMENTE LE FUNZIONI DE SUO MARITO, intanto che lui era a lavorare nei campi...”

“E...e lei?” C – che ha detto?”

“CERBIATTA CURIOSA...”

“C – cosa?! N – non é affatto come credi!! A – anzi...visto che la metti su questo tono, puoi pure RISPARMIARTI DI RACCONTARMELA! Sappi...sappi c – che N – NON ME NE IMPORTA NULLA, ECCO!!”

“Oh, ma yo non me faccio certo problemi, Magda...narrare le proprie esperienze amorosas non é certo motivo de vergogna, ma de vanto. Almeno por el sottoscritto. La grandezza de un maschio in vita se valuta da tre cose en vita y da una sola en muerte. Da vivo...con quante é stato, quanto erano belle y quanto HANNO GODUTO. Y da freddo cadavere...dal codazzo de femmine che seguono la bara con un cero FORMATO GIGANTE. Fatto consegnare dal defunto stesso su richiesta. Giusto per mettere in chiaro le cose con gli altri masculi, riguardo alla LUNGHEZZA. Y poi...a sientire certi racconti, a chi ascolta puede venire L’ ISPIRAZIONE GIUSTA...entende?”

“Giusto per la cronaca...a me sentire parlare delle tue ZOZZERIE non ispira proprio UN ACCIDENTE DI NIENTE, Finn. E ci tengo pure a fartelo sapere.”

“Como te pare. Comunque, dove eravamo remasti...ah, si. Yo glie chiedo si ce sta...d’altra parte, CHIEDERE ES LECITO. Y RESPONDERE ES CORTESIA. E la cara mammina mi dice ovviamente che é sposata. E FEDELE. Yo glie rispondo che NON ME FREGA NULLA, y que NON SONO GELOSO. TANTO MENO FEDELE. Y che da dove vengo ci sta un detto.”

“Q – quale detto?”

“LONTANO DAGLI OCCHI, LONTANO DAL CUORE.” Proclamò il tappo.

Poi si indico la zona pelvica.

“MA VECINO VECINO AD ESTO C...”

“FINN!!” Lo bloccò Maggie, con un urlo.

“Oh...perdoname. Stavo divagando. A quel punto lei se gira de nuevo verso i piatti e se mette a ridere. Y...tienite fuerte, Magda. Mi dice que CE PENSERA’. E vabbuò...intanto que ce pensa...io penso alle sue care figliole. Me sembra giusto que se facciano le loro esperienze.”

“Sai invece che ti dico io, Finn? Che NON CREDO AD UNA SOLA PAROLA di quello che mi hai appena detto. Secondo me TI STAI INVENTANDO TUTTO, ALMENO SULL’ ULTIMA PARTE. E al solo scopo di PRENDERMI IN GIRO.”

“Libera de pensarla como te pare, chica. Yo quel che dovevo dire l’ho detto.”

“In ogni caso...una cosa la devo ammettere. Su di loro HAI FATTO COLPO, questo é sicuro. E quindi...a maggior ragione NON POSSO PRENDERE PER BUONA LA TUA VERSIONE DEI FATTI, Finn. Conosco quella gente da una vita, e non darebbero mai la loro piena fiducia ad UN PAZZO MANIACO. Se ti hanno accolto dentro la loro casa...vuol dire che in fondo in fondo sei UNA BRAVA PERSONA ANCHE TU.”

“Ma proprio in fondo in fondo...oppure segnifica che devono avere tutte quante UNA GRAN VOGLIA REPRESSA ED ARRETRATA...”

“Cosa...cosa hai detto?!

“Aw, niente de particolare. Pensavo a voce alta.”

“Meglio così. Comunque...vedo que stai iniziando a fare sul serio, con le loro figlie. Hai forse...hai forse intenzione di ACCASARTI con una di loro?”

Finnick scoppiò a ridere di gusto.

“AHR, AHR, AHR!! ACCASARME?! YO?! MA QUE,SCHERZIAMO?! Diciamo que sto VALUTANDO LA MERCE, almeno per ora. Sai como es...si entro in una GELATERIA, prima de farme fare un bel CONO, devo capire QUALI GUSTI ME PIACCIONO DE PIU’. Y quindi...LI DEVO ASSAGGIARE TUTTI. Non te pare anche a ti?”

Maggie sogghignò, a quelle parole.

“Mph. BELLA MOSSA, davvero...e tu mi sembri proprio il classico tipo che con questa scusa SVUOTA TUTTA QUANTA LA GELATERIA E POI SE LA SQUAGLIA SENZA PAGARE.”

“Esagerata...diciamo solo que non vedo el motivo de spendere i dindi por comprare UN SOLO LIBRO EN UNA LIBRERIA DE LUSSO EN CENTRO, quando ho UNA VIEJA Y COMODA BIBLIOTECA DE QUARTIERE QUE ME PRESTA AGGRATIS TUTTI QUELLI QUE ME SERVONO.”

“Hai ragione, Finn. Il discorso FILA.” Confermò la daina.

“FILA Y FONDE. Y comunque...AGUA EN BOCCA, me raccomando.” disse Finnick. “Que rimanga tra mi e ti.”

E per meglio esprimere il concetto si voltò verso Maggie e si mise uno degli indici sulle labbra socchiuse.

“Puoi stare tranquillo” lo rassicurò lei. “Il tuo segreto così come le tue intenzioni sono al sicuro, con me. Vedi solo di FARE IL BRAVO, ok? Quella é BRAVA GENTE. Non merita di venire RAGGIRATA. Se gli farai del male, o ti prenderai gioco di loro...FARAI I CONTI CON ME, chiaro?!”

“Yesss, milady. Parola de FOLLETTO DEL DESERTO.” rispose il fennec, mettendosi sull’attenti.

“Por quel que vale” aggiunse poi, con un sussurro a mezza bocca.

“Ecco, appunto.” fece la vice. “E comunque...in primo luogo, non sono affari miei. E poi...ho altro per la testa, in questo momento.”

“Ecco, querida...riguardo a quello, posso darte solo un consiglio spassionato. Y cioé...VEDI DE RISOLVERLO, quell’altro que tu tienes por la tu cabezita.”

“Tu non ti impicciare, che alle mie faccende ci penso io. Piuttosto...”

Maggie guardò le lancette sull’orologio a parete.

“...Non si é fatta una certa ora?” Gli domandò. “Se continui a perdere tempo, rischi di fare tardi e di saltare il pranzo. Fossi in te mi darei una mossa. Non hai fame?”

“Uh! C’est vrai. Tu tienes ragione” osservò lui. “Reguardo all’appetito...me dimenticavo de dirte que ha fatto un salto Laureen, poco prima que tu tornassi.”

La daina ebbe un sussulto.

“La...Laureen? Vuoi...vuoi forse dire mia...”

“Exactly!! Es proprio de LA TU MAMACITA, que te sto hablando. Por farla breve...es venuta aqui y ha lasciato un bel thermos del suo renomato CAFECITO, ensemble ad un bel vasoio de squisite frittelle.”

“E tu come fai a sapere che sono squisite?”

“Beh, c’est trés facile...” si schermì Finnick. “Quelle me le soy già PAPPATE. Y stavo pure per dare l’assalto anche al thermos, quando sei arrivata tu a rovinarme la festa...en ogni caso, la camminata fino alla fattoria dell’allegra famiglia dello scimunito dovrebbe essere più che suficiente a farme tornare la fame. A quel punto...basterà una bella puntata al GABINETTO POR FARE DE NUOVO UN BEL PO’ DE SPAZIO NELLE TRIPPE ED IL JUEGO ES FATTO.”

“Bleah...” commentò lei, con aria schifata. “Ti ho già detto e ripetuto di risparmiarmi certi particolari...”

“Oh, me desculpe...comunque, spero che non dirai nulla al mio socio.”

“Tranquillo. Non c’é alcun bisogno di informarlo, a riguardo. Se non sapeva che c’erano, non saprà nemmeno che non ci sono più. Non ne vedo il motivo, di metterlo al corrente.”

“Esto es parlar claro!!” Affermò lui, esultante. “Beh...io me metto in marcia. Ce se vede, si non se crepa prima. Y quando el mio socio se deciderà ad alzarse dalla branda ensemble a le su chiappe, diglie que lo aspetto giù da Tobey por una bella BEVUTA. Tu sas como es...non emporta cosa o de cosa te sei SPARATO o FATTO la sera prima. L’unica cosa que cuenta...ES RECOMINCIARE SUBITO. EL PRIMA POSIBLE.”

“Non credo proprio” lo smorzò lei. “Per quel che mi riguarda, ho l’intenzione...farò in modo che quelle che si é ingollato ieri sera siano LE ULTIME CHE SI CACCIA GIU’. NEL GARGAROZZO E NEL RESTO DELLA SUA VITA. Te lo posso giurare.”

“Allora te auguro buona fortuna, darling. E rifletti su quel che ho detto prima.”

“Su cosa?”

“Stame a sientire, SGARZOLA...se aspetti che sia il mio socio a ROMPERE EL GLACIO, il ghiaccio, stai bell’e che fresca. Più che garantito. Può sembrare brillante, all’apparenza...ma es un TIMIDONE. E con le femmine non ce sa proprio fare. Ed es un vero spreco, te lo assicuro. Ce li avessi io, quei due occhioni verdi che ha la fortuna de ritrovarsi dientro a le su orbite...me ne cascherebbero ai piedi IL TRIPLO. Ma sai como se dice...CHI HA I DENTI NON HA IL PANE, E VICEVERSA. Dammi retta, te conviene jogar de anticipo ed essere tu a prendere l’iniziativa. Del resto...voi femminucce siete da siempre mas sveglie dei noi, sin da piccole. E te credo bene! Siete sfruttate, poco considerate, mal pagate, sottovalutate e sbeffeggiate. En più dovete convivere con noi che non ve riteniamo mai alla nostra altezza. Se non foste più furbe und sgamate sareste già tutte quante DEFUNTE! AHR, AHR, AHR!! Y te assicuro que sarebbe un gran peccato, soprattutto por mi...y comunque, noi maschietti saremo anche ottusi y lenti a capire, ma una volta che abbiamo inteso l’antifona abbiamo anche noi i nostri pregi, via...”

“M – ma di che stai parlando?” Disse Maggie. “T – ti ho già detto c – che tra me e Nick non...”

“E ti te ho già detto que lo sai fin troppo bene, a che cosa me riferisco. Te farebbe bene. Y FAREBBE BENE ANCHE AL MIO SOCIO, DE ESTI TEMPI. A occhio y croce...me sembrate COMPATIBILI. Non me voglio azzardare certo a dire que siete l’uno por l’altra, ma...potreste essere davvero UNA BELLA COPPIA.”

“Dacci una buona volta un taglio con questa storia, Finn.” lo ammonì lei. “Smettila.”

“Ma ti voglio avvertire de una cosa” proseguì la piccola volpe senza nemmeno badarle. “Si hai intenzione de combinare qualcosa con Nickybello, te dovrai scontrare con un autentico PEZZO DE NOVANTA. Te stai lanciando in una VIERA IMPRESA, Y NON DA POCO. Quindi...se te interessa recevere una dritta gratuita da ZIETTO FINN, por primera cosa devi imparare A CONOSCERE EL TUO AVVERSARIO. Te permetterà de capire cosa te aspetta. Ed in esto caso...existe un sistema por saperne de più senza chiedere direttamente alla parte en causa.”

“M – ma...ma di che parli?”

“Beh...visto que se hablava de REGISTRATORI, prima...”

Finnick indicò la scrivania dello sceriffo.

La daina buttò un occhio, distrattamente. Così, giusto per capire dov’é che volesse andare a parare col suo strampalato discorso. E…

“ULP!!”

Ebbe un singulto di stupore.

Non ci credeva. Non riusciva assolutamente a crederci.

Il tesoro più prezioso di Nick. Quello da cui non si separava praticamente mai.

Mai a parte una volta. Ed infatti era quasi scoppiato IL FINIMONDO.

LA PENNA MICRO – REGISTRATORE A FORMA DI CAROTA.

Era lì, sul tavolo. INCUSTODITA E A PORTATA DI MANO.

Ma come diavolo ci era finita sopra alla postazione di lavoro? Ieri sera non c’era, ne era più che sicura. E nemmeno stamattina. E Nick non poteva avercela certo messa, visto che di sicuro non si era alzato.

A meno che…

Già. Nick non poteva essere stato. NON LUI, PERLOMENO.

Si girò verso il tappo.

“FINN!!” Esclamò, furente. “SEI...SEI STATO TU, NON E’ VERO?”

“Allora...” replicò lui, quasi le avesse letto le intenzioni nel fondo dei suoi pensieri. “Nun te sembra UN’OCCASIONE FIN TROPPO GHIOTTA? DE QUELLE CHE NON SE DEVONO ASSOLUTAMENTE FAR SFUGGIRE?”

“Tu...TU GLIELO HAI GRATTATO, RAZZA DI DISGRAZIATO CHE NON SEI ALTRO!!” Gli gridò dietro la daina, sempre più alterata. “ GLIELO HAI PRESO DI TASCA!! MA..,MA NON TI VERGOGNI AD APPROFITTARE DI UNA PERSONA RIDOTTA IN QUELLE CONDIZIONI? MA NON HAI PROPRIO UN BRICIOLO DI DECENZA?!”

“Sssshhh...non urlare, tesoro.” Le raccomandò Finnick. “Tu sas...EL BEL ADDORMENTATO se potrebbe SVEGLIARE DE BOTTO. Y allora...SI QUE SAREBBERO GUAI SERI.”

Maggie si coprì la bocca con le mani.

“Mmmpphh!!”

“Così va meglio...” fece il piccoletto dalle lunghe orecchie. “Y comunque...non erano proprio LOS BOLSILLOS, le tasche, in cui me soy dovuto mettere a frugare...en ogni caso, recuerdate que EN AMORE ED EN GUERRA TODO ES LECITO Y PERMISO. Te sarà utile por saperne de più sul suo conto. Y sul conto anche de QUALCUNO D’ ALTRO. Te sarà...ESSENZIALE se vuoi avere anche solo una posibilidad de farcela a portare a casa el risultato. Ma non sarà facile, te avverto.”

“Ma...a che...a CHE TI RIFERISCI, scusa?”

Di nuovo aveva fatto capolino LA REGOLA FERREA. E di conseguenza…

Di nuovo IL VECCHIO VIZIO, CON ESSA.

Non era una questione di CHE. Ma di CHI.

“Diciamo...che en quell’aggeggio ci stanno informazioni relative AD UN’ ALTRA PERSONA. Una persona che per il mio socio...ERA MUY, MUY IMPORTANTE. PIU’ DELLA SUA STESSA VITA. Devi conoscere esta persona, se vuoi capire como es fatto veramente Nick. Es il primero passo, per imparare a conoscerlo PER CIO’CHE E’ VERAMENTE. Se hai a cuore la sua sorte y se davvero vuoi ayudarlo, ragazza...ESTO ES IL MOMENTO GIUSTO. Se dice que ognuno de noi, dentro sé, SA QUELLO CHE VUOLE. Y sa anche COMO OTTENERLO. Deve solo VOLERLO. Stando così le cose...tu, dientro de te, sai QUEL CHE VUOI. Y sai QUEL CHE ES GIUSTO FARE. Y allora...DO IT, BABE. Fallo.”

“Ma...”

“Niente ma, ragazza. FALLO. ORA. ADESSO. Si tu as davvero l’entenzione de eschucar quello que se trova su quel cavolo de registratore giocattolo, beh...ESTO ES IL MOMIENTO GIUSTO. LUI NON TE PUO’ SENTIRE.”

“Te lo puoi levare dalla testa, Finn. Non farò mai una cosa del genere. Tanto meno alle sue spalle.”

“Esta bien” commentò lui, con n oncuranza. “Como te pere e piase a ti. Yo una zampa te l’ho data. Y se sei furba...cogli l’attimo. Por que il tiempo vola. Y quello que has già passato non torna più. MAS. JAMAIS!!”
Si diresse quindi verso la porta, senza aggiungere più nulla. Si fermò giusto un attimo sulla soglia, prima di uscire.

“Fanne buon uso, MAGDALENE” le disse. “I’m counting on you. Y depuis...SE NON SEI COLTO SUL FATTO...HAI FATTO NADA, NIENTE!! ESTO ES IL FATTO!! AHR, AHR, AHR!!”

E sghignazzò di gusto.

Maggie non ebbe il coraggio di replicare su nulla, mentre lo vedeva aprire la porta per poi svanire alla sua vista, oltre essa. Ciò che le stava frullando in testa in quell’istante era più che sufficiente ad accontentare la sua fame di domande. Per la precisione la richiesta che vagava nella sua mente in allegra compagnia della sua più recente e brillante deduzione.

Finalmente aveva capito.

 

Vedi, mia cara...FINO A CHE NON TI COLGONO SUL FATTO, HAI FATTO NIENTE! QUESTO E’ IL FATTO!!

 

Ora aveva finalmente capito.

Aveva finalmente capito da dove aveva preso Nick.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano trascorsi almeno dieci minuti dall’uscita di scena del piccoletto. E Maggie si trovava ancora in piedi, impalata, davanti alla scrivania dello sceriffo.

Ogni tanto provava ad allungare la mano verso il minuscolo apparecchietto a forma di carota, esitava per qualche istante, poi la ritraeva di colpo. Poi la riallungava, ricominciava ad esitare ed infine la ritraeva di nuovo, in una sorta di loop senza fine.

Doveva essere già al quinto o al sesto tentativo fallito. Il terzo, che di solito nei vecchi cartoni animati di una volta é quello buono, era già passato da un pezzo.

Era come se temesse che Nick potesse fare capolino dalla scala a chiocciola e la beccasse in flagrante. Nel bel mezzo di un malriuscito tentativo di appropriazione indebita con conseguente utilizzo senza specifica autorizzazione.

CHIEDO ALLA GIURIA IL MASSIMO DELLA PENA NEI CONFRONTI DELL’ IMPUTATA, signori.

Figurarsi...non si sentiva il minimo rumore, provenire da là sotto. Nick ce ne avrebbe avuto per un bel po' ancora. Almeno fino a sera, proprio come lei e Finn avevano ipotizzato.

Ma allora...allora perché non si decideva?

Perché lì al suo paese non ci si impicciava delle faccende altrui senza permesso. Specie se erano STRETTAMENTE PERSONALI.

Parlarne, tirarli in ballo di propria spontanea volontà...era considerato disdicevole.

Farlo era alla stregua di commettere un peccato. UN PECCATO MORTALE.

SI FINIVA ALL’INFERNO.

Ma...lei sentiva di volerlo fare. Sentiva che era la cosa GIUSTA da fare.

Per sé stessa e per Nick. Per LORO.

Dopotutto...si può anche finire ALL’INFERNO, certe volte. Basta avere LA COSCIENZA PULITA, no?

NO. Meglio occuparsi di Nick.

Era meglio scendere giù a controllare se stesse bene. QUELLO era davvero importante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scese la rampa di scale dalla vaga forma elicoidale e, dopo aver superato il ripostiglio si diresse verso le celle sulla destra. Verso l’ultima della fila, ovviamente. Quella più in fondo di tutte. Oltre quella c’era solo lo striminzito angolo doccia per i detenuti schizzinosi che ancora ci tenevano a mantenere un minimo di ordine e di dignità per sé stessi e per il proprio corpo, oltre che di igiene e di pulizia. Forse a Nick sarebbe servita una bella doccia rinfrescante, una volta risvegliatosi. O forse avrebbe dovuto cacciarlo sotto direttamente lei.

Già. Sarebbe stato indubbiamente un toccasana. Avrebbe potuto davvero pensarci lei. Magari dopo avergli tolto i vestit…

No. Non di nuovo, dannazione.

 

Non é il momento. Non é PROPRIO IL MOMENTO. Stà concentrata, pensò ripetutamente Maggie mentre avanzava a passo deciso. E per meglio far capire al resto del suo corpo che muoveva e controllava, la testa decise che era opportuno tirare qualche bella serie di schiaffi. E proprio nel punto che stava nel mezzo tra le due parti che insieme componevano il suo intero essere. E che in quel momento erano in accesa contrapposizione.

Per farla breve iniziò a prendersi a sberle da sola sulle guance. E finì di farlo giusto quando giunse di fronte alla cella dove la volpe stava riposando. La luce del giorno filtrava senza problemi e garantiva una visibilità più che buona. Infilò la testa tra le sbarre rimaste aperte,e…

Tutto tranquillo, almeno all’apparenza.

Nick era ancora riverso sul fianco dove si era adagiato fin dalla notte appena trascorsa. Russava sonoramente ma il suo respiro risultava calmo, fluente e regolare.

La daina guardò ai piedi della branda rialzata da terra. Proprio sotto e poco distante vi era il secchio che aveva utilizzato per detergergli il viso e per inzuppargli il panno con cui gli aveva tenuto fresca la fronte. Solo che adesso era completamente vuoto. Lo aveva lasciato lì a disposizione, nel caso gli venisse di nuovo da dare di stomaco.

Abbozzò un leggero sorriso, sollevata.

Interpretò il fatto che dentro non vi fosse nulla come un buono anzi, un buonissimo segno. Non si era dovuto svegliare in preda a qualche altro nuovo conato, e quindi non era stato costretto a utilizzarlo.

Bene, benissimo. Ciò significava che non doveva averne ancora per molto. Le nausee da sbornia solo molto violente e dolorose, ma non durano mai a lungo. Perché non sono indice di uno squilibrio dell’intero apparato gastro – intestinale, a differenza di quelle causate dall’influenza o da qualche altra patologia. Sono una risposta dell’organismo a qualcosa che lo sta danneggiando. La reazione naturale indotta da un corpo ormai giunto al limite.

Quando ci si é riempiti OLTRE L’ ORLO, BISOGNA SVUOTARSI.

Altrimenti...SI FINIREBBE COL COLLASSARE. E COL MORIRE.

Il peggio era senza dubbio passato. Ora, un buon riposo avrebbe fatto il resto.

Decise che lo avrebbe lasciato lì a dormire per tutto il tempo che gli sarebbe servito per tornare in sesto. Per tutto il tempo che avrebbe voluto.

Entrò nella cella e si chinò su di lui.

Alzò di nuovo la mano. La stessa con cui aveva cercato di agguantare il micro – registratore. Ma questa volta esitò solo per un attimo. Poi la fece procedere fino a destinazione.

La poggiò sul muso della volpe e glielo accarezzò.

“Rimettiti presto, Nick.” Gli sussurrò dolcemente.

Lui fece una smorfia seguita da un brevissimo grugnito, mentre il corpo sussultò leggermente.

Maggie si rialzò ed uscì, tornando verso le scale. Si bloccò giusto giusto un attimo prima di sparire dietro l’ultima delle sottili sbarre di ferro e roteò il collo in direzione di Nick, lanciandogli un’ultima occhiata.

“Vedi di farcela, capitano. Anch’io HO BISOGNO DI TE. E MOLTO, ANCHE.”

Altro grugnito di risposta. E poi basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era tornata di nuovo al piano superiore. Ed ancora se lo era ritrovato davanti agli occhi. Col suo dilemma.

Volente o nolente che fosse, il suo sguardo sempre lì andava a parare.

 

Rieccoci qua. Io e te, rifletté vedendo di nuovo la penna registratore.

 

Io e te, con il solito problema.

Si avvicinò fino al bordo del tavolo, vicino alla poltrona. La sua mano, di puro istinto, si allungò di nuovo. Ma, questa volta...decise di NON FERMARLA.

Decise semplicemente di LASCIARLA FARE.

L’ombra del suo palmo e dei suoi zoccoli scorse sulla superficie levigata e lucida, fino a raggiungerlo. Lo sentiva già. Poteva già toccarlo con le dita.

 

RIMETTILO DOV’ERA! SUBITO!!

 

La voce furiosa di Nick gli era riecheggiata per un istante nella mente, facendola rabbrividire.

E pensò che ne aveva ben motivo. Ripensando alla reazione che aveva avuto il suo collega l’ultima volta, come minimo l’avrebbe…

COME MINIMO L’ AVREBBE UCCISA, SE SOLTANTO L’ AVESSE BECCATA.

No. Non era possibile. Nick non lo avrebbe mai fatto. E anche così non fosse stato, e se le avesse fatto veramente del male...non le importava. Non le importava più.

La curiosità era più forte della paura.

No. Non era curiosità. Era...era qualcosa d’altro. Anche se iniziava con la medesima consonante.

Ce l’aveva la paura. Ce l’aveva eccome. Ma il suo...IL SUO CORAGGIO ERA PIU’ FORTE.

 

Non dargliela vinta, Maggie. Te lo ricordi quando facevi le iniezioni dal dottor Cokke, da piccola? Quando papà ti guardava ed era così fiero di te? Non avresti ceduto per nessun motivo al mondo

Non volevi...non POTEVI deludere papà. MAI.

NON PUOI DARGLIELA VINTA ALLA PAURA.

 

Terminò giusto in tempo di pensare quella frase. Ce l’aveva, ormai. La stava già stringendo in mano.

L’avvicinò al volto, per osservarla meglio. Ed anche per capire come farla funzionare senza combinare danni.

A parte l’aspetto inusuale, sembrava il più classico dei micro – registratori. Di quelli che si usano durante gli interrogatori in polizia o durante importanti colloqui di lavoro. Tipo quelli tra i rappresentarti sindacali e quelli industriali in vista di un rinnovo contrattuale. O tra due controparti alle prese con la stipula di qualche accordo commerciale.

Il tasto PLAY di riproduzione, quello col pallino rosso di registrazione...fin qui nulla di strano. Ma era il resto ad esserlo, a partire dal PULSANTE DI RIAVVOLGIMENTO.

Già. Pareva a dir poco incredibile a dirsi, ma...FUNZIONAVA ANCORA A CASSETTE. MINI, per giunta. Roba non certo facile da trovare, a quei tempi. Probabilmente quell’aggeggio doveva diporre unicamente di quella inserita al suo interno.

Ed eccola lì, infatti, nel suo alloggiamento...niente da dire. Un vero e proprio PEZZO DI ANTIQUARIATO, e a una prima occhiata doveva anche essere di valore. Ormai usano tutti i formati digitali così, in men che non si dica, possono trasferire quel che registrano sul proprio computer. O il proprietario aveva un’insana passione per il vintage, oppure veniva da qualche posto sperduto. Ancora più sperduto ed arretrato della stessa Haunted Creek. Ormai il wi – fi e la fibra ottica erano arrivati anche lì.

E si, il proprietario. Perché una cosa l’aveva intuita. Quell’oggetto di sicuro NON DOVEVA APPARTENERE A NICK.

Ne era più che certa. Le persone normali non sono così attaccate ai loro oggetti. Non tanto da reagire così quando vedono che li usa qualcun’altro. Comportamenti compulsivi, come quello tenuto nella scorsa occasione dalla volpe nei suoi confronti,, sono di norma riconducibili alle persone affette da manie di collezionismo patologico. Ma non doveva essere il suo caso.

Perché vi é UN’ ALTRA EVENTUALITA’. Una persona reagisce così quando gli viene toccato UN OGGETTO CARO. In ogni caso teme che si possa rovinare, questo é sicuro. Ma non c’entra nulla il desiderio di esclusività o di possesso relativi all’oggetto in questione, quanto IL TERRORE DI PERDERLO PER SEMPRE.

Quella sottospecie di giocattolo non apparteneva a Nick. Non da sempre, almeno. Doveva averglielo DONATO QUALCUNO. O magari costituiva UN RICORDO.

Doveva, in qualche recondito modo, RAPPRESENTARE oppure RICORDARE UNA PERSONA A LUI CARA.

Una persona cara. Forse...forse perduta?

Un piccolo particolare la distolse dalle sue considerazioni. Di rosso non vi era solo il bollino del pulsante di REC. C’era anche una piccola spia accesa a destra del trittico di pulsanti. Che diavolo stava a significare, quella lucina?

Guardò la cassettina. Il nastro era avanzato, anche se di poco.

Doveva esserci inciso un messaggio. Del resto...lo aveva detto anche Finnick, no?

Ecco cosa doveva rappresentare, quella spia accesa. Era un sensore. E stava sicuramente a segnalare che parte della cassetta era già stata impiegata per registrare qualcosa.

Una piccola aggiunta di modernità in un autentico PEZZO DA MUSEO.

Ecco svelato l’inghippo. Doveva riavvolgerlo, prima di ogni altra cosa.

Meno male che se n’era accorta.

Fece per premere il pulsante. Ma quando il suo dito opponibile si trovava a meno di un millimetro dal tasto...si bloccò ancora.

Si guardò in giro.

Non poteva ascoltarlo lì. Troppo rischioso. Nick avrebbe potuto sentire. Avrebbe potuto SENTIRLA.

Avrebbe potuto ACCORGERSENE.

Lo strinse nella mano ed uscì dal commissariato, girando intorno all’edificio e raggiungendo il retro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora si trovava a debita distanza.

Aveva raggiunto lo spiazzo circondato dalla macchia fuori posto. Quello la cui flora era composta da faggi, larici ed ippocastani che non c’entravano nulla con il resto della vegetazione limitrofa. Quello dove lei ed il suo superiore si allenavano nel tiro a segno. E dove lui l’aveva surclassata svuotando un intero caricatore e mettendolo interamente a bersaglio. E senza quasi mirare, a momenti.

Col fucile se la cavava più che egregiamente. Ma, nonostante si esercitasse praticamente ogni giorno, non riusciva ancora ad essere al suo livello. Nick la superava ancora, nell’uso della pistola. E di svariate lunghezze.

E comunque...lì poteva bastare.

Osservò di nuovo la penna – carota.

Le venne in mente che Nick aveva avuto una gran fortuna. Andarsene in giro con quella roba in tasca, o dentro chissà cos’altro, in quelle condizioni…

Era stato un vero miracolo che non l’avesse persa, conciato com’era.

Ok, basta con le divagazioni.

E basta perdere tempo.

Non c’era assolutamente pericolo, lì. Poteva ascoltarla e riascoltarla quante volte avesse voluto, eppure...non ci riusciva ancora.

In fin dei conti avrebbe potuto commettere un errore. Premere il pulsante sbagliato. Schiacciare REC invece di PLAY, e cancellare tutto. Oppure registrarci sopra.

Le conseguenze sarebbero state a dir poco INIMMAGINABILI. E CATASTROFICHE.

Ne valeva la pena, dopotutto? Avrebbe potuto chiederlo direttamente a Nick. Oppure...aspettare che lui si confidasse. Avrebbe dovuto arrivare quel momento, prima o poi.

O forse no. Forse non sarebbe arrivato mai. In compenso...sarebbero arrivate molte altre sere in cui lo avrebbe raccattato su dalla strada o dall’aiuola in uno stato a dir poco pietoso. Quelle sì, senza alcun dubbio. E un giorno o l’altro quelle condizioni avrebbero finito col risultargli fatali.

Ne aveva già passata una, così. E aveva tutte le intenzioni di NON RIPETERE NE’ RIVIVERE MAI PIU’ UNA SIMILE ESPERIENZA.

Mai più un’altra notte come quella appena trascorsa. Non l’avrebbe potuta reggere. E forse...NEMMENO NICK.

 

Basta tentennamenti, si disse.

Già. Era ora di decidersi.

AUDACES FORTUNA IUVAT, dicevano una volta.

FORTUNE FAVORS THE BRAVE, avevano anche detto.

THE BRAVE DON’ T FEAR THE GRAVE.

Mmh...no. Questa forse no. E dov’é che l’aveva sentita, questa?

In ogni caso, frasi fatte da quattro soldi a parte...il succo del discorso era sempre e solo quello.

ONLY THE BRAVE.

 

Only the brave, Maggie.

Only the brave.

 

Premette il pulsante di riavvolgimento.

CLICK.

La minuscola bobina di sinistra si svuotò del tutto, e pre contro quella opposta si riempì completamente.

Era pronto a partire.

ERA PRONTA A PARTIRE.

ERA PRONTA A QUALUNQUE COSA.

Qualunque cosa, PER NICK.

Premette il tasto PLAY.

CLICK.

“Nick, é stato un onore poter lavorare con te. Sei il miglior amico che potessi mai sperare di incontrare. Ti voglio bene.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si sentiva strana.

Aveva ripremuto il tasto di riproduzione subito dopo aver ascoltato il messaggio, in modo da lasciare il nastro fermo nell’esatto punto in cui lo aveva trovato. Così non avrebbe destato sospetti.

Eppure...continuava a sentirsi addosso una sensazione che non riusciva a descrivere.

Era forse…

No. Non era inquietudine. E non c’entrava nulla con ciò che aveva appena fatto.

Non c’entrava né l’aver preso la penna – carota, né averla ascoltata di nascosto.

E poi...il latte di soia era stato versato, ormai. Inutile continuare a piangersi sopra.

Anzi...meglio non iniziare neppure. Dopotutto…

SE NON SEI COLTO SUL FATTO HAI FATTO NIENTE, QUESTO E’ IL FATTO.

Bene. Magnifico. Complimenti.

Stava diventando una DEGNA ALLIEVA pure lei.

Proprio da vantarsene.

E comunque...da come come aveva già avuto modo di capire, non era tutto quel che aveva compiuto all’insaputa di Nick a farla sentire così.

Erano le parole che aveva appena udito. Quelle che erano uscite dal registratore.

Una voce femminile. Giovane. Doveva appartenere senza alcun dubbio ad una ragazza come lei.

E non c’entrava solo la frase. Che doveva far parte di un discorso di COMMIATO, o di qualcosa del genere.

Era il TONO con cui era stata pronunciata, a farla star male.

Si era sentita una specie...di STRETTA AL CUORE, all’inizio.

Ma poi aveva percepito una sorta di CALORE. Di calore benefico che dal petto gli si era diffuso rapidamente in tutto il resto del corpo. Ed infine l’avevano assalita I BRIVIDI.

I brividi, DAVVERO.

Era come se ci fosse...no, non COME.

C’ERA DAVVERO TUTTO, LI’ DENTRO.

In quel semplice e all’apparenza banale augurio.

C’era...c’era tutta la gamma delle possibili emozioni esistenti. Tutte quelle che può provare un essere vivente nel corso della sua esistenza. Condensate in pochi istanti.

C’era MOLTA TRISTEZZA. E SOLITUDINE. Ciò che si sente quando si é costretti,per forza di cose o ragioni superiori, ad abbandonare luoghi e persone a cui si tiene. Ma c’era anche LA SPERANZA. Di poterli ritrovare prima o poi, in qualche tempo o in qualche altro luogo.

Un giorno, forse.

C’era LA PAURA. Di chi si lancia in un’impresa sconosciuta, che potrebbe risultare superiore alle proprie forze e a quanto si era previsto. Ma c’era anche IL CORAGGIO. Di andare fino in fondo, costi quello che costi.

C’era IL DISPIACERE LA COMPASSIONE. Nate dalla consapevolezza di ferire chi si lascia, e molto profondamente. Senza avere la certezza di poter rimediare al danno fatto. Ma c’era anche LA DETERMINAZIONE. Di andare dritti per la propria strada, senza voltarsi più indietro.

SEMPRE AVANTI, SENZA VOLTARSI MAI.

Era...era stato semplicemente INCREDIBILE. PAZZESCO.

Colei che aveva parlato aveva provato tutte queste cose, mentre stava riferendo quel messaggio. Ma la cosa più stupefacente era che...DOVEVA ESSERE IN GRADO DI FARLE PROVARE ANCHE A CHIUNQUE ASCOLTASSE CIO’ CHE AVEVA INCISO SOPRA A QUEL NASTRO.

E lei…anche a lei, quindi.

MAGGIE AVEVA PROVATO OGNUNA DI QUELLE SENSAZIONI, UNA DOPO L’ ALTRA.

E la cosa...la cosa l’aveva letteralmente SCONVOLTA.

Non sapeva spiegarselo, ma...istintivamente si era sentita VICINA, a quella ragazza. Anche se nemmeno la conosceva.

Ma contemporaneamente si era sentita come SCHIACCIARE, da quell’intangibile ed impalpabile presenza. Eppure, per quanto eterea che fosse...l’aveva concepita come CONCRETA.

REALE.

Quasi le era sfuggito di mano il minuscolo apparecchio, per lo stupore. Meno male che lo teneva ben saldo, nonostante il braccio fasciato.

Come...come era possibile?

Che razza...che tipo di persona poteva essere, se era capace di fare UNA COSA SIMILE?

UN SIMILE EFFETTO SULLA GENTE?

Ed il bello era che neanche sapeva che aspetto avesse, dato che non aveva avuto la benché minima occasione di incontrarla.

Doveva...doveva essere senza alcun dubbio una persona ECCEZIONALE. STRAORDINARIA.

Davvero UNICA, NEL SUO GENERE.

Di sicuro doveva essere Judy. Proprio quella Judy nominata inconsciamente da Nick nel dormiveglia. E non era da escludere che fosse accaduto qualcosa di estremamente brutto o spiacevole che la riguardasse da vicino. Altrimenti lui non si sarebbe colpevolizzato così tanto.

Oppure…DOVEVA ESSERE CAPITATO QUALCOSA DI BRUTTO A LEI, DIRETTAMENTE.

DI MOLTO, MOLTO BRUTTO.

Era un’ipotesi da non scartare.

Ed inoltre...lei aveva accennato AL LAVORO, nel messaggio registrato.

Dovevano aver lavorato assieme. Magari in polizia.

Ma certo.

UNA COLLEGA. O forse...UNA EX – COLLEGA.

Un momento.

Che fosse…

CHE FOSSE PROPRIO LEI IL FANTOMATICO MIGLIOR AGENTE DI POLIZIA DI ZOOTROPOLIS CHE NICK NON MANCAVA MAI DI MENZIONARE, IN OGNI OCCASIONE?

Era davvero possibile?

Inutile rompersi la testa, almeno per il momento. Così come era inutile lambiccarsi il cervello su troppe cose in contemporanea.

I primi elementi che aveva ricavato da quella specie di ANALISI PRELIMINARE avevano già fornito un buon numero di indizi. E comunque, gli indizi in questione erano senza dubbio quelli che la interessavano maggiormente, almeno per adesso. E uniti alle ultime, disperate reazioni del suo partner gli avevano permesso di comprendere molte cose. E di farsi finalmente un quadro più chiaro.

C’era di mezzo una femmina. E tra lei e Nick doveva esserci stato QUALCOSA.

QUALCOSA CHE DOVEVA ESSERSI BRUSCAMENTE O TRAGICAMENTE INTERROTTO.

O peggio ancora...quel qualcosa NON DOVEVA ESSERE STATO NEMMENO CORRISPOSTO, SIN DALL’INIZIO.

Probabilmente da lei.

Maggie sospirò.

Davvero una pessima combinazione. Non esiste peggiore combinazione al mondo, specie per un maschio.

Niente al pari di un amore o di un sentimento NON RICAMBIATO é in grado di spezzare il suo cuore, e di fargli così male.

E ferite simili sono difficili da guarire e da sanare.

Possono rimanere aperte e sanguinare PER TUTTA LA VITA.

NE’ MEDICINE NE’ ALCUN DOTTORE POSSONO GUARIRE UN MALE D’ AMORE, dice un vecchio proverbio.

Un cuore spaccato in mille pezzi, o anche solo a metà, non si può ricomporre.

E’ davvero un’impresa. Un’impresa quasi IMPOSSIBILE.

Pensò che aveva avuto ragione Finnick.

NON SAREBBE STATO PER NIENTE FACILE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Nuovo capitolo pubblicato a tempo di record. Sono trascorsi solamente DICIASSETTE GIORNI, da quello precedente. Era davvero da un sacco di tempo, che non ci mettevo così poco.

Capitolo un po' anomalo. Nel senso che Nick compare solo di striscio, lasciando spazio ai comprimari. Che proprio comprimari non sono…

Ritroviamo il buon dottor Cooke, sempre gentile e disponibile. E quasi PATERNO, nei confronti di Maggie.

E veniamo a lei. Un’altra interpretazione A DIR POCO MAGISTRALE, da parte della nostra daina. E finalmente la cara vice scopre qualcosa di più sulla sua potenziale RIVALE.

Ovviamente, é una persona pratica ed intelligente. E ha capito al volo che questa “fantomatica” Judy (anche se noi la conosciamo fin troppo bene!) é una tipetta TOSTA.

MOLTO TOSTA. E ASSOLUTAMENTE UNICA.

Se davvero ha intenzione di fare breccia nel cuore di Nick...l’aspetta un impresa NON DA POCO.

Sempre ammesso che sia possibile.

Detto fra noi...per me sta andando incontro ad una GROSSISSIMA DELUSIONE.

Esperienza personale. Cercare di ricomporre un cuore spezzato può essere MOLTO, MOLTO PERICOLOSO.

Non si ha la certezza di poterlo ricomporre. E spesso...si finire COL ROMPERE IL PROPRIO.

COSI’ DI CUORI SPEZZATI CE NE SONO DUE, ALLA FINE.

Certo...lì ci sperano tutti (ma non noi, ovviamente!).

Il buon dottore, Laureen...e Finnick.

Altra comparsata memorabile, da parte del nostro piccolo diavolo travestito da fennec.

Tra volgarità gratuite, miscugli di dialetti e lingue tra le più svariate e allusioni a sfondo sessuale come se piovesse…ce n’é per tutti i gusti.

E’ inutile: ogni volta che apre bocca é UNO SPETTACOLO.

O UN DISASTRO, dipende dai punti di vista.

Ma qui, per la prima volta...l’ho trovato DIVERSO.

Compie un furto, ma a fin di bene. Perché vuole che i suoi due compagni, quei due ragazzi, stiano insieme.

C’é poco da fare. Sarà pure un DELINQUENTE FATTO E FINITO, ma...HA UN CUORE D’ORO. E non é che l’inizio.

Come ho già detto...é anche lui un personaggio profondo. MOLTO PROFONDO E COMPLESSO. E avremo modo di scoprirlo, man mano che ne sapremo più su di lui.

E adesso tiriamo un po' le somme.

Dunque...questo capitolo ha ancora una parte, poi terminerà. E tornerà l’azione, a partire dal prossimo.

ZED STA PER ARRIVARE. PREPARIAMOCI AL PEGGIO.

Ho giusto un ventina di giorni per pubblicarlo: conto di farcela per i primi di Agosto. Poi mi prenderò una meritata pausa, come ogni anno. E ci si rivedrà verso la fine del mese / primi di Settembre, come sempre.

Concludiamo con il consueto angolo dei ringraziamneti.

Una grazie di cuore a Sir Joseph Conrard, hera85, Plando, Devilangel476 ed EnZo89 per le recensioni all’ultimo capitolo.

E come sempre, un grazie a chiunque leggerà la storia e vorrà lasciare un parere.

E lasciatemi aggiungere una cosa. Nell’ultimo periodo, dopo una lunga assenza (cosa volete farci...abbiamo tutti una vita che reclama il suo spazio, tra menate ed impegni vari. E guai se non fosse così), sono finalmente tornate un bel po' di storie rimaste in sospeso da un sacco di tempo.

Continuiamo così, ragazzi: il fandom di Zootropolis é più vivo e attivo che mai!!

A tra non molto per il nuovo episodio!

 

Alla prossima,

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

   
 
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