. e venne il demone .
Il vento spirava caldo e
secco
Giocavo all’idea che fosse un
deserto australiano
seduto a gambe incrociate
come un nativo
dimenticato dalle guerre e
dalle conquiste
dimenticato persino
dal dolore di aver visto il
suo tempo morire
e la terra rimanere
mentre la sabbia volava e
volava
sembrava di sentire il suono
misterioso
di un semplice maluk di eucalipto
ma ogni cosa ha mille nomi
anche quando è pressappoco la
stessa
E arrivò il demone come un
leone
Che camminava lento
L’immagine tremante nel
calore spirante
Si sdraiò di fronte a me e
guardandomi disse
Sono il sole anche nella notte, brucio di luce
Ma non sono un dio e nemmeno un re
Sono solo un leone
E io guardandolo lo vidi e
dissi
Lo so, per questo sei così splendido
Ma al di sotto di quel regale manto
Vedo che ti approfitti delle prede delle leonesse
E uccidi i piccoli che non sono figli tuoi
Perciò puoi fare il dio e il re
Ma l’odore del sangue che rechi non mi piace
Poiché una leonessa senza manto, nuda della sua forza
Continuerà a sembrarmi più coraggiosa e regale di te
Si rialzò il vento
E il leone volò via come se
fosse stato
Un castello di sabbia fine
asciugatosi sotto il sole
Mi rimase il sapore di sale
sulle labbra
Se fosse di un mare troppo
lontano
O di lacrime che ci si è dimenticati
di piangere troppo a lungo
Non saprei dire
La giungla dormiva
profondamente
Come se sognasse la vita che
la percorreva
Furtivamente e scioltamente
Come un serpente dalle mille
spire
E senza fine né inizio
Come una storia infinita
Ed ogni anello era una catena
Trapuntata dal cangiare di
forma
E giocando al gioco del
fachiro si imparava
Che si può fare un trucco
architettato
In ogni caso morte e vita
Ti troveranno qualsiasi sia
il tuo inganno
E spuntò il demone come una
tigre
Sfumante di colori a strisce
di simmetria perfetta
Impalpabile come un sogno
frusciante tra il verde smeraldino
Si fermò di fronte a me e
disse
Sono la morte e la vita, ed entrambe potrebbero essere
solo sogno
Ma non sono una vendetta né una benedizione
Sono solo una tigre
E io guardandolo mi persi
nelle sfumature e mormorai
Lo so, per questo sei così meravigliosamente sfuggente
Ma al di sotto di quelle striature così nette
Pari un fantasma inconsistente
traboccato da qualche sogno immemore
Perciò puoi fare il bianco o il nero, ogni estremo e
assoluto
Ma il senso di ciò che rechi lo sappiamo entrambi
Poiché ognun che vada smarrendosi per ritrovare un
tesoro
Dovrebbe sapere che forse è perdersi l’unica meta,
sfuggire ai templi l’unica saggezza
La giungla frusciò come se si
rigirasse nel sonno
E la tigre era scomparsa come
se non fosse mai stata lì
Un’allucinazione potenziale,
o maestria d’illusione
Mi rimase sulla pelle il
sentore
Se fosse di assolutismi che
mi ero dovuto succhiar via dal sangue prima che fosse veleno
O di quei sogni che ti dicono
ogni cosa, se solo potessi carpirla per un istante solo
Non saprei dire
La villa abbandonata era
immobile
Come se si prestasse a farsi
percorrere da ogni sorta di cosa
Fosse un gran chiasso,
fin’anche totale sconquasso, terremoto e crollo
Fosse qualcosa che lavora
paziente
Come piante che stringono in
un morbido e invischiante abbraccio
O il ticchettare sommesso di
unghie di animali raminghi
E ancora il vento e la
pioggia a cesellare rovine di disegni senza progetto
Di una fantasia che non ha
bisogno di essere concepita
Come traendosi dal trafficare
del mondo
ed essere in balia d’esso
Un’imbarcazione abbandonata
alla deriva
nel bel mezzo di una tempesta
silenziosa
E poi era lì il demone
dell’ombra
Come se fosse apparso al di
fuori del cerchio di sale
Sfidando forse l’ingegno a
studiare, come facesse a venirsene e andare
Restò lì dov’era
perfettamente fermo e disse
Devo essere una forma di tua follia, dal momento che
non esisto
Ma non sono tuo amico né tuo nemico
Sono solo un’ombra
E io alzai gli occhi e non
avevo bisogno di credere di vederlo nel dire
Lo so, poiché ormai ho imparato a scrutare le ombre
come te
E mi toccherà dirti, ora, che vedo al di sotto del tuo
buio
Poiché sei solo superficie, e il più debole soffio ti
farebbe ritornare un niente
Perciò puoi esser giunto per giocare a scacchi di
raffinata tortura o a chi si fa più paura
Ma se muovessi un’unghia sapresti leggere le mie orme
nella polvere sul pavimento
Poiché puoi leggere a ritroso ciò che ho fatto in
questo tempo, ho attraversato ogni stanza a piedi nudi e senz’ordine
Ho parlato coi topi, ho imparato a danzare con le
ombre, ho lame in ogni manica, assi in ogni angolo
E ho perduto il sentimento, di cui potresti cibarti,
ma ho tutto lo spirito per ignorarti o farti sparire in un battito d’istante
Le stanze si rivoltarono, le
pareti divennero liquide, l’inchiostro scorse come sangue
E l’ombra si era smarrita nel
suo stesso luna-park di gioco di specchi
E poiché non mi interessava
che cosa ne fosse stato d’essa né se esistesse
Scoprii appena i denti tra le
labbra, quietamente girando un’altra carta del mio solitario
Se fosse di quelle vittorie
che non hai bisogno di celebrare per gustartele come un respiro profondo e
sazio
O di quelle sconfitte delle
quali hai dissipato nel fluire del tempo ogni rancore o interpretazione
Non saprei dire
…
E il demone del fuoco mi
venne incontro
Camminava in equilibrio su
una miccia
Col suo passo di gioco aperto
e di eleganza di equilibrista sottile
…
********************
N.d.A.: per il momento ho deciso di metterla on-line anche
se incompleta. Avendola scritta diverso tempo fa, e per la sua natura, qualcosa
mi dice che difficilmente ritroverò l’ispirazione sulla frequenza giusta per
completarla. Ma non si sa mai. Nel caso, un giorno la completerò. O aggiungerò
altre parti in generale, chissà. Ho lasciato anche l’ultimo frammento
(incompleto), perché sarebbe una parte per me importante da aggiungere. Tuttavia,
sto ancora aspettando l’ispirazione sula giusta frequenza. Se mai tornerà. Se
mai avrà voglia di degnarsi di tornare. Chi lo sa.
Per vostra comodità, se aggiungo
parti (o addirittura la completo), cambierò la dicitura nel titolo (quella tra
parentesi quadre) per segnalarlo. Finché non vedete modificato il titolo, dunque,
è sempre così com’è ora.