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Autore: _Fire    20/07/2018    2 recensioni
Kala Dandekar ha sempre voluto diventare una ballerina, e il suo sogno comincia a realizzarsi quando le viene offerto un posto nella Staatsballett Berlin, la compagnia di danza più importante della Germania.
Le sue giornate trascorrono tranquille, finché la sua routine non viene interrotta dall'incontro con Wolfgang Bogdanow, il nuovo pianista.
I due cominciano a creare un rapporto, ma all'inizio nessuno dei due può immaginare quanto cambieranno l'una la vita dell'altro...
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kala Dandekar, Wolfgang Bogdanow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Agosto

Kala spalancò gli occhi una volta arrivata all'ingresso dell'Accademia della Staatsballett Berlin, la più importante compagnia di danza della Germania, nonché una delle più prestigiose a livello internazionale.
Se vent'anni prima, quando a quattro anni aveva cominciato a prendere lezioni di danza, le avessero detto che sarebbe arrivata fin lì non ci avrebbe creduto. Sapeva di essere brava, ma era sempre stata timida e modesta di natura, quindi quello che era successo un mese prima era stata una sorpresa bellissima per lei…

Un mese prima

L'ultima piroetta, si disse Kala, mentre si dava l'ultima spinta, con le braccia sollevate, perfettamente in posizione.
Poggiò il piede a terra, scendendo finalmente dalle punte, proprio nel momento in cui il pubblico si alzava per applaudire.
Buttò fuori il fiato che aveva trattenuto e si inchinò velocemente, per poi raggiungere i suoi compagni dietro le quinte. La piccola compagnia di Mumbai di cui faceva parte stava organizzando quel saggio estivo da tantissimo tempo, e a lei era stata assegnata una delle parti più importanti, quindi sperava di averla eseguita bene.
Dopo il discorso della sua insegnate, uscirono tutti sul palco e tenendosi per mano si inchinarono di nuovo tutti insieme. Kala scorse tra il pubblico i suoi genitori e sua sorella Daya, e sorrise nella loro direzione. La strada che aveva scelto – fare la ballerina – era completamente diversa da quello che faceva suo padre, ma nonostante questo la sua famiglia l'aveva sempre sostenuta nella realizzazione del suo sogno.
Quando tutti cominciarono ad allontanarsi, si avviò verso di loro, ma prima che riuscisse a raggiungerli fu fermata da un uomo. Era un uomo sicuramente non indiano, tra i cinquanta e i sessant'anni, con i capelli castani e gli occhi chiari nascosti da un paio di occhiali con la montatura nera.
«Kala Dandekar, giusto?»
«Sono io» rispose lei, un po' titubante. Quell'uomo aveva una faccia vagamente conosciuta, ma non riusciva a capire dove l'avesse visto.
«Sono Juan Ignacio Duato Bárcia, ma forse mi conosci come Nacho Duato» disse lui, sorridendo.
Finalmente le si accese la lampadina. Kala aveva visto delle sue foto su internet perché spesso si ritrovava a guardare i video delle coreografie create da lui.
Si limitò ad annuire, chiedendosi cosa volesse uno come lui da una come lei.
«Da alcuni anni ormai dirigo la Staatsballett a Berlino, e sto cercando qualche nuova ragazza da preparare per la compagnia… sono a Mumbai da circa una settimana per alcuni affari e ho deciso di rimanere fino a questo spettacolo per vedere se ci fosse qualcuno adatto, e lei, Kala Dandekar, sembra promettente.»
«La ringrazio, signore» riuscì a dire, ancora incredula.
«Non mi ringrazi, mi dica che verrà a Berlino con me. All'Accademia avrà vitto e alloggio finché non entrerà ufficialmente nella compagnia, la prenda come una specie di borsa di studio.»
Parto subito, pensò, ma disse: «Devo parlarne con la mia famiglia...»
«Certo. Le do un mese di tempo per fare ciò che deve qui. La aspetto ad Agosto, signorina Dandekar, spero di rivederla.»
A questo punto le mise in mano un fascicolo di presentazione dell'Accademia, chinò il capo in segno di saluto e se andò.
Kala guardò i fogli tra le sue mani, metabolizzando quello che era appena successo. C'erano varie ragazze brave nel suo corso, eppure Nacho Duato aveva notato lei. Frequentare un'Accademia così importante sarebbe stato un grande passo avanti per lei, e magari essere una ballerina non sarebbe stato più un sogno ma il suo lavoro.
Sentì qualcuno che la tirava per il braccio: sua sorella Daya. «Kala, chi era quel signore?»
«Nacho Duato.» mormorò lei. «Nacho Duato.» ripeté più forte, sorridendo, orgogliosa di se stessa.
«Nacho che?»
«Te lo spiego a casa, va bene?»

«E così questo Nacho...» cominciò Daya, dopo il suo racconto.
«Nacho Duato» la aiutò Kala, a metà tra l'esasperata e il divertita.
«Ti ha offerto un posto?»
«Esatto» annuì lei.
«È meraviglioso, tesoro» intervenne sua madre, poggiandole una mano sulla spalla. Ovviamente era un po' triste e spaventata all'idea che Kala si allontanasse così tanto da casa, ma se ciò la rendeva felice…
«Tu che ne pensi, baba?» chiese, guardando il padre, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«Sono felice per te, ovviamente, Kala, ma non posso negare che mi preoccupa il fatto che tu vada a Berlino da sola.»
Erano tutti e quattro seduti al tavolo della cucina in casa, da quando erano tornati dal saggio e Kala aveva detto loro dell'incontro con Nacho Duato. Si alzò dalla sua sedia e raggiunse il padre. «Lo so. Ma questa è una grande opportunità per me.»
«Ci chiamerai spesso?»
«Tutti i giorni, se necessario» rispose lei, sorridendo.
«E allora d'accordo. Dopotutto hai ventiquattro anni, non posso costringerti a–»
Kala lo abbracciò prima che potesse finire. «Non ti deluderò.»
«Non lo hai mai fatto.»


Kala sorrise al ricordo, e scrisse per messaggio ai suoi genitori che era arrivata.
Bussò, e un minuto dopo si ritrovò davanti una signora con gli occhiali.
«Kala Dandekar?»
«Sono io» rispose, provando un certo deja-vù.
«Il signor Duato ti aspetta» le disse, spostandosi dalla soglia per farla passare.
La accompagnò fino allo studio del direttore, mentre lei si guardava attorno affascinata, intravedendo attraverso le porte aperte le aule dove i ballerini facevano le prove.
Una volta entrata, Nacho Duato le strinse la mano. «È un piacere vederla, signorina.»
«Il piacere è tutto mio.»

 

+
 

Sei mesi dopo

«Hai imparato veramente in fretta, Kala» le disse Nacho, camminando al suo fianco. L'aveva aspettata per parlarle dopo la lezione. Ormai la chiamava per nome e le dava del tu, come a tutti gli altri membri della compagnia.
«Ce la metto tutta» ribatté lei, sentendo dentro di lei una punta di orgoglio. Pur essendo arrivata da poco, e senza provenire da famiglie o scuole prestigiose come altri, era riuscita a distinguersi.
«Con l'anno nuovo, anche se è arrivato da un mesetto, mi piace dare spazio ai nuovi ballerini. Come sai organizziamo tutti gli anni uno spettacolo di primavera….» sorrise. «Sto preparando una coreografia e voglio che tu faccia da prima ballerina.»
Kala si mise una mano sul cuore. «Non riuscirò mai a ringraziarla abbastanza, per tutto.»
«Puoi cominciare facendomi fare bella figura allo spettacolo.»
«Corro a lezione!» disse lei, annuendo, e si diresse verso la classe pomeridiana, con l'intenzione di fare un po' di stretching prima dell'inizio della vera lezione.
«Ah, Kala, il pianista...» cominciò a dire Nacho, ma lei si era già allontanata.

Una volta arrivata, cominciò i suoi soliti esercizi davanti allo specchio, sciogliendosi poco alla volta, come sempre, mentre si perdeva nel suo mondo passo dopo passo.
Ad un certo punto le sembrò addirittura di sentire della musica.
Aprì gli occhi, e vide, nell'angolo della stanza, dietro al pianoforte, un uomo con i capelli biondi.
Da quanto tempo era lì?
«Lei chi è?» chiese Kala. «E dov'è Brad?»
Brad era il pianista che lavorava all'Accademia da quando era arrivata, un uomo anziano e silenzioso a cui era abituata. Ma evidentemente Nacho aveva pensato anno nuovo, ballerini nuovi e quindi pianista nuovo.
L'uomo alzò gli occhi dai tasti e li fissò nei suoi. Erano azzurro ghiaccio.
«Wolfgang Bogdanow» le sorrise, e lei quasi perse un battito. «Brad è in pensione.»
«Non le hanno insegnato a bussare, signor Bogdanow?»
«L'ho fatto, ma lei era troppo presa dal suo balletto, quindi ho pensato di aiutarla con un po' di musica» rispose lui, ancora con quel sorriso, che un po' la faceva innervosire. «E non mi chiami signore, ho la sua stessa età.»
Kala arrossì leggermente, ma non distolse lo sguardo. «Bene, ora ho finito, quindi può anche andare.»
«E chi suonerà per la lezione?» ribatté Wolfgang. «Mi sa che resteremo entrambi in quest'aula per almeno un'altra ora.»
E così fu.
A poco a poco arrivarono tutti i ballerini coinvolti nello spettacolo, seguiti dall'insegnante e anche dallo stesso Nacho, che doveva mostrare loro per la prima volta la coreografia.
Nacho assegnò a ciascuno un posto, e mise accanto a Kala un ragazzo anche lui indiano – Kala si sorprese di non averlo mai notato prima.
«Rajan Rasal, piacere» le disse lui, allungando la mano.
Il suo cognome le suonava familiare, ma non glielo disse. «Kala Dandekar.»
«Da quanto sei qui?»
«Le chiacchiere più tardi, Rajan» lo richiamò Nacho. «Proviamo prima.»
Il direttore fece un segno con la testa a Wolfgang e lui cominciò a suonare: Kala doveva ammettere che sapeva veramente il fatto suo. Quando suonava la musica le entrava dentro e si sentiva come in un'altra dimensione – ecco perché prima non si era neanche accorta della sua presenza.
Con le indicazioni di Nacho e dell'insegnante, riuscirono ad abbozzare la coreografia in un paio d'ore.
«Come prima prova non è male, ma mi aspetto molto di più da voi. Vi voglio qui, domani, stessa ora» raccomandò Nacho, e poi uscì, seguito dagli altri.
Rajan rimase indietro e la guardò sorridendo. «Ora ci è consentito parlare.»
Kala guardò Wolfgang con la coda dell'occhio: stava mettendo in ordine gli spartiti. «Mi cambio e ti raggiungo, magari prendiamo un caffè» disse a Rajan.
«D'accordo, ti aspetto sulle scale.»
Lei annuì e aspettò che andasse via. Non riusciva neanche lei stessa a capire perché non fosse andata con lui: i suoi piedi sembravano inchiodati davanti al pianoforte.
«Siete stati bravi» disse Wolfgang, alzandosi. «E lo dice uno che non è un grande fan del ballo.»
«Allora perché suoni in un'Accademia di danza?»
«Dovrò pur mantenermi in qualche modo» fece lui, con un'alzata di spalle e un occhiolino. «Ci vediamo domani, Kala» la salutò, dirigendosi verso la porta.
Pronunciò il suo nome in modo strano, quasi accarezzandone le lettere. Lei rispose con un cenno della mano, ma quando lo vide di spalle lo richiamò.
«Signor Bog– Wolfgang» si schiarì la voce. «Hai una macchia sulla spalla.»
Prima non l'aveva notata, visto che era seduto, ma era grande, di colore scuro, marrone tendente al rosso…. come il sangue non più fresco.
Wolfgang si infilò immediatamente la giacca, che prima aveva tenuto in mano, impedendole di guardare meglio. «È solo un graffio» liquidò la cosa, e uscì con passo svelto.
Un graffio non lascia una macchia così grande, pensò lei.

 

+

 

«Dunque» cominciò Rajan quando la cameriera portò loro due caffè. «Da quanto sei qui?»
Kala soffiò sulla bevanda per raffreddarla. Erano seduti all'esterno di un bar piuttosto piccolo, ma era il più vicino all'Accademia. «Sette mesi circa. Però in tutto questo tempo non ti ho mai visto.»
«Non avrai visto nessuno dei ballerini che provano con noi, allora.»
Kala scosse la testa.
«Abbiamo passato un semestre in scambio con la Bayerisches Staatsballett, a Monaco. Nacho pensava che in estate potessimo organizzare uno spettacolo insieme, con entrambe le compagnie.»
«Dev'essere stato interessante.»
«Molto. Anche se mi ha impedito di conoscerti prima.»
Kala sorrise e bevve il suo caffè. Aveva capito di piacere a Rajan: lui era sicuramente un bravo ragazzo, eppure non riusciva a focalizzare la sua attenzione su di lui. Continuava a pensare a Wolfgang e a quella macchia sulla sua maglietta.
Prima che Rajan riuscisse ad invitarla ad uscire di nuovo, il giorno successivo, affermò di dover scappare.
«È stato un piacere, Rajan» disse, allungando la mano con l'intenzione di salutarlo con una stretta di mano.
Rajan le baciò il dorso della mano. «Piacere mio.»
Una volta tornata nella sua stanza – viveva ancora all'Accademia – accese il computer e cominciò a cercare Wolfgang, ma lui era praticamente introvabile.
Cosa nascondeva?

 

«Felix, cazzo, prima di farmi uscire vuoi dirmi che ho la maglietta sporca di sangue?»
«Scusa Wolfie» rispose il suo migliore amico, lanciandogliene una pulita. «Ero troppo impegnato a pensare alla mia» si giustificò.
Wolfgang si tolse la maglietta, che si era leggermente attaccata sul punto dove si era ferito sulla spalla. Emise un verso di fastidio mentre disinfettava il taglio lasciato dal coltello che l'aveva colpito di striscio, prima di attaccarci una benda su. «Così dovrebbe andare» sentenziò, infilandosi la maglietta pulita. «A te tutto bene?»
«Sì» gli assicurò Felix. «Non mi aspettavo che il proprietario di quel negozio fosse così agile.»
Wolfgang ridacchiò. «Se fossimo stati più veloci a scassinare la cassaforte forse saremmo usciti prima che tornasse.»
«Capita anche ai migliori» lo rassicurò l'amico. «L'importante è che abbiamo preso quello che dovevamo, così terremo buono Sergei, mentre organizziamo il grande colpo» disse Felix, abbassando la voce, mettendogli una mano sulla spalla – quella non ferita, fortunatamente.
«Il grande colpo» ripeté lui, pensando a quello che lui e Felix stavano progettando.
La cosa più rischiosa che avessero mai fatto.

 

+

 

Kala prese le sue cose dall'armadietto e si diresse verso l'aula, anche se mancava un po' all'inizio della lezione. Preferiva non entrare all'ultimo minuto, quando si accalcavano tutti sulla porta, e poi le piaceva poter stare un attimo da sola nel posto dove avrebbe ballato.
Purtroppo, però, non era sola.
«Oggi non provi prima dell'inizio della lezione?» le chiese Wolfgang.
«Magari lo avrei fatto se fossi stata da sola.»
«Posso essere silenzioso. Non ti accorgerai neanche di me.»
È difficile non accorgersi di te, avrebbe voluto dire, ma si limitò ad un: «Non ballerò.»
«Va bene» ribatté lui.
Kala cominciò a cambiare scarpe e a legarsi i capelli, ma anche se si era voltata continuava a sentire lo sguardo di Wolfgang su di sé.
«Se c'è qualcosa che vuoi dirmi...»
«Sei molto bella» la interruppe lui, impedendole di finire.
Proprio mentre stava pensando a cosa rispondere, entrarono a mano a mano tutti gli altri.
«È ora» mormorò Wolfgang, e per la prima volta staccò gli occhi di lei per prendere lo spartito.
Durante la lezione, Kala trovò difficile concentrarsi sulla danza e sul suo compagno, anche perché guardando Rajan le sembrava di vedere gli occhi di Wolfgang.
Alla fine, non riuscì a parlare da sola con Wolfgang prima di andarsene, visto che Rajan insistette per accompagnarla al suo dormitorio.
Davanti alla porta, Kala affermò di essere stanca morta, eppure non riuscì a dormire per un po'.
Le parole di Wolfgang le risuonavano nelle orecchie, e rigorosamente con la sua voce.
L'hai visto solo due volte, non fare la ragazzina, si disse lei, ma Wolfgang aveva qualcosa di diverso: in lui c'era qualcosa che la attraeva. C'erano alcuni momenti in cui la faceva innervosire, o imbarazzare, ma in un certo senso le piaceva. Inoltre, aveva sempre avuto un debole per i misteri, e quel ragazzo era un mistero eccome.
Le sarebbe piaciuto risolverlo.

 

Dopo una settimana, però, Kala non aveva ancora scoperto nulla su Wolfgang.
«Ti metto ancora a disagio?» le chiese lui, vedendola entrare nell'aula. Gli piaceva stuzzicare Kala, soprattutto per vedere la sua reazione. Quella ragazza gli era piaciuta dalla prima volta che l'aveva vista.
«Sto cominciando ad abituarmi alla tua presenza» rispose lei. Forse la imbarazzava un po' ogni tanto, ma non era così male.
«Spero che con il tempo riuscirò a starti addirittura simpatico.»
«Questo lo vedremo» disse lei. Voleva mantenere un tono serio, ma non riuscì ad impedirsi di sorridere.
Era la prima volta che sorrideva a Wolfgang, e lui realizzò che aveva proprio un bel sorriso. Stava per dirglielo, ma Kala lo interruppe.
«Da quanto tempo suoni il piano?»
Lui ci pensò su. «Da quando andavo alle medie, più o meno.»
«Avevi un insegnante?»
«Ho seguito qualche lezione. Poi ho studiato da autodidatta» rispose, senza specificare che era stato costretto a studiare da solo, visto che a suo padre non andava a genio che suonasse il pianoforte – roba da femminucce, diceva. Per allontanare il pensiero di suo padre, ma anche perché era curioso, chiese: «E tu, da quanto tempo balli?»
«Da quando avevo quattro anni.»
«Wow» disse lui, ammirato. «Ecco perché sei così brava.»
«Beh, grazie» rispose Kala, sorridendogli di nuovo, stavolta di proposito.
Furono interrotti dall'arrivo degli altri, e per la prima volta a Kala dispiacque non rimanere da sola con Wolfgang. Contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, quella conversazione era stata piacevole. Per rispondere alla domanda iniziale di Wolfgang: no, non la metteva più disagio, anzi...

 

+

 

«Arrivi sempre in anticipo?» chiese Kala, già mentre varcava la soglia, sapendo che Wolfgang era lì. Ormai era più di un mese che lo trovava lì, seduto dietro al piano, prima dell'inizio della lezione.
«Anche tu» rispose infatti lui. «Se non vuoi incontrarmi forse dovresti venire insieme a tutti gli altri.»
«Non ho mai detto che non voglio incontrarti» mormorò lei.
Nel corso del tempo si era effettivamente abituata alla sua presenza, e avevano cominciato a chiacchierare, dalle sciocchezze a racconti sulla città.
Doveva ammettere che alcune volte si sbrigava proprio per parlare un po' con lui. Era strano, normalmente non l'avrebbe fatto, ma con Wolfgang non le pesava, le faceva piacere. Wolfgang riusciva a non farla sentire estranea. Lui le piaceva, non poteva negarlo, ma per ora le andava bene la sua amicizia.
Wolfgang non disse nulla e sorrise. Non era il solito sorriso, era meno ironico e più dolce.
«Oltre alla musica classica sai suonare anche qualche canzone?» domandò Kala, cambiando argomento.
«È una sfida?»
«Se vuoi vederla così.»
Lui rise e cominciò a suonare, mentre lei si avvicinava, appoggiando i gomiti sul piano.
Dopo le prime note, cominciò a cantare a voce bassa. «And I say, hey, hey hey, hey... I said hey, what's going on?»
Kala muoveva la testa seguendo il ritmo, adorava quella canzone, la sentiva da piccola con suo padre.
Al ritornello successivo, si unì a Wolfgang. «And I take a deep breath and I get real high, and I scream from the top of my lungs: what's going on?»
Alla fine della canzone, stavano entrambi ridendo. Le loro teste erano chine l'una verso l'altra.
«È stato molto divertente, grazie» disse lei, pensando che era da un po' che non rideva in quel modo.
«Grazie a te. Sembravo un po' meno stonato quando cantavi con me.»
«Non sei stonato– non troppo almeno» rise lei.
«Grazie di nuovo, credo.»
Si erano avvicinati ancora di più – forse troppo...
«È questa l'aula della lezione di danza moderna?» chiese una ragazza bassina con i capelli biondi, sulla soglia della porta, sporgendo la testa all'interno.
Kala fece un balzo all'indietro, facendo ridere di sottecchi Wolfgang, che però riuscì tranquillamente a rispondere. «No, è quella accanto.»
«Oh, scusate, grazie» disse lei, e se ne andò.
«Non sapevo conoscessi l'Accademia così bene» notò Kala, per distrarsi da quello che era appena successo – o meglio, che poteva succedere.
«Solo questo lato, perché ci suono» ribatté lui, alzando le spalle. «Magari potresti mostrarmi il resto.»
«Dopo la lezione?»
«Perfetto» annuì Wolfgang. Felix avrebbe aspettato, una mezz'oretta non gli avrebbe cambiato la vita. 
Gli piaceva parlare con Kala: era come evadere dalla sua solita routine, fatta purtroppo anche di criminalità, e in quell'aula, quando erano insieme, lui sentiva di poter essere un'altra persona, forse migliore. Kala lo guardava con occhi diversi, perché non conosceva il suo passato e tutto quello che aveva fatto, e per un momento se lo dimenticava anche lui.
Gli piaceva suonare per lei, e guardarla ballare mentre lo faceva, come in quel momento – anche se ballava con Rajan, che era chiaramente preso da lei, però Wolfgang non sapeva che rapporto ci fosse esattamente tra i due.
Semplicemente, gli piaceva stare con lei: sentiva quasi una connessione tra di loro, che lo spingeva a provocarla, a cercarla.
Infatti, dopo il loro primo incontro, aveva cominciato ad uscire prima di casa di proposito, in modo da poterla vedere, arrivando in anticipo.
E niente di quel lavoro gli pesava più come aveva pensato all'inizio...

«Posso offrirti qualcosa per ristorarci dopo la lezione?» le chiese Rajan.
«Scusa, ma ho promesso a Lara di aiutarla con i passi stasera» mentì Kala, sentendosi un po' in colpa per la bugia. Rajan era un bravo ragazzo.
«Non ti preoccupare» disse immediatamente lui, ma si vedeva che era deluso.
«Sarà sicuramente per un'altra volta!» fece lei, e salutò Rajan con un cenno della mano. Non voleva illuderlo, ma non voleva neanche ferirlo dicendogli chiaramente di no. Quando rimase sola nell'aula con Wolfgang, buttò fuori il fiato.
«Sono onorato, dai buca al tuo ragazzo per me?» chiese lui, alzandosi.
«Non è il mio ragazzo» rispose semplicemente lei. «Ma sono comunque una persona orribile, non è vero?»
Wolfgang le si avvicinò e le sfiorò il braccio con la mano. «Ne conosco di persone orribili, e ti assicuro che tu non lo sei affatto.»
Il tono con cui lo disse, e il fatto che la guardasse dritta negli occhi con quelle iridi penetranti le fecero arrivare quelle parole al cuore.
«Grazie.»
«È la verità» disse lui, allontanandosi un po'. «Allora, mi fai fare questo giro?»
Kala annuì sorridendo. Gli mostrò tutte le aule, la mensa – da cui Wolfgang rubò un'arancia – e anche l'ufficio di Nacho, però solo da fuori.
«Meglio non disturbarlo» si giustificò Kala.
«Non vorrei mai mettere in cattiva luce la sua pupilla.»
Kala gli mollò un schiaffetto sulla spalla, al che Wolfgang sobbalzò. Lui cercò di nasconderlo, ma lei se ne accorse comunque.
«Scusa. Avevo dimenticato il tuo graffio» disse, calcando sull'ultima parola.
Wolfgang finse di non farci caso. «Che c'è al piano di sopra?» domandò, e cominciò a salire le scale.
«I dormitori» rispose lei, seguendolo. «Forse è meglio che ci fermiamo qui, alle altre ragazze non piacerebbe se uno sconosciuto passasse davanti alle loro camere.»
«Almeno lascia che ti accompagni alla tua camera» si offrì.
«D'accordo» acconsentì Kala, e continuarono a salire in silenzio.
Arrivati davanti alla porta di Kala, Wolfgang guardò il resto del corridoio, ripensando alle parole della ragazza. «Neanche se fosse uno sconosciuto molto attraente?»
«No» lo fermò lei, ridendo.
«Va bene» si arrese lui, alzando le mani. Finse un'espressione scocciata, ma poi sorrise anche lui. «Però non hai negato che sono molto attraente.»
Kala abbassò il po' lo sguardo, e Wolfgang chinò la testa per cercare i suoi occhi, mentre parlava. «Possiamo non parlarne, ma so che dal primo momento che ti ho vista ti ho desiderata.»
Kala sentiva il cuore a mille, e finalmente lo guardò.
«E in qualche modo, mi sembra che anche tu mi vuoi. Mi sbaglio?»
«Buonanotte, Wolfgang» mormorò lei, aprendo la porta alle sue spalle. Quando la richiuse, si sedette sul letto col viso tra le mani e il battito accelerato. Non si era mai sentita così, e non sapeva come gestire la cosa. In più, Wolfgang sembrava nascondere qualcosa, ed era totalmente diverso dal ragazzo che lei e i suoi genitori avevano immaginato al suo fianco.
Eppure…
No, non ti sbagli, Wolfgang.

 

+

 

«Dove vai, Wolfgang?» gli chiese Felix, facendolo sobbalzare.
«Ho un lavoro, ricordi?»
Felix sbuffò. «Stasera è la grande sera, fratello» sussurrò, mettendogli le mani sulle spalle con un sorriso a trentadue denti. Era proprio emozionato per quel colpo… quella sera avrebbero rubato una cassaforte con diamanti molto preziosi, su cui tra l'altro suo cugino Steiner aveva messo gli occhi da tempo, e avevano solo un'ora per farlo. Dovevano stare molto attenti, sia ovviamente a non farsi beccare, sia con Steiner e suo padre Sergei, che non si sarebbero fatti scrupoli a far loro del male.
«Lo so. Ci sarò» gli assicurò Wolfgang, poi uscì.
Dopotutto gli poteva essere utile suonare per calmarsi un po' prima di quella sera.

Arrivò in Accademia in anticipo come sempre, e si sedette dietro al pianoforte aspettando Kala. Dopo la sera precedente aveva ancora più voglia del solito di vederla.
Non sapeva come interpretare il fatto che era scappata nella sua stanza senza rispondere, perché non gli sembrava che lei non provasse niente per lui. Forse era andato troppo veloce e lei si era imbarazzata? Probabile.
Non aveva mai avuto una relazione vera e propria, solo storie di una notte, quindi non sapeva come comportarsi con una ragazza come Kala.
«Ciao» disse una voce che ormai aveva imparato a riconoscere.
«Ciao, Kala» rispose, prima ancora che fosse entrata. «Tu e le tue compagne avete dormito bene ieri, senza sconosciuti nei corridoi?»
«Benissimo» rispose lei, ridendo. Aveva una risata molto dolce. «Stasera potrei farti vedere anche quella parte dell'Accademia. Magari dopo aver mangiato qualcosa» propose lei. Era stata indecisa fino all'ultimo su cosa dire a Wolfgang, ma non poteva negare a se stessa di volerlo conoscere meglio e di voler trascorrere con lui più tempo di quello che si concedevano prima dell'inizio della lezione.
Wolfgang maledisse il tempismo di Felix. «Kala, credimi, vorrei tanto dirti di sì, ma stasera non posso.»
«Ah» fece lei, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Sicuro?»
Lui annuì. Gli sarebbe piaciuto uscire con Kala ovviamente, ma di certo non poteva abbandonare Felix. Stavano progettando quel colpo da mesi, ed era troppo importante. «Sì. Ho preso un impegno con il mio migliore amico.»
«Va bene.»
«Mi dispiace.»
«Non devi scusarti» disse lei, scuotendo la testa. «Ho dimenticato le mie cose. Vado a prenderle, mi cambio e torno.»
Wolfgang aprì la bocca per dire qualcosa, ma Kala era già uscita.
Arrivata all'armadietto, Kala si diede della stupida, perché ci era rimasta male. Era possibilissimo che Wolfgang avesse davvero altri impegni, ma le sembrava che stesse di nuovo nascondendo qualcosa…
O forse semplicemente non gli interessava uscire con lei.
Doveva mettere in conto anche questo.
Si cambiò in camera sua e tornò nell'aula solo per l'inizio della lezione, per quel giorno non aveva voglia di parlare con Wolfgang, voleva riflettere. Forse aveva interpretato male i suoi segnali, forse non era interessato ad una relazione, ma solo ad una notte… mille idee si fecero strada nella sua mente, facendole anche perdere la concentrazione durante le prove.
Qualunque fosse la verità, però, lei ormai sentiva qualcosa per Wolfgang, e ne ebbe la conferma quando i loro sguardi si incontrarono per un attimo.
Quando finirono di provare, Wolfgang cominciò subito a mettere a posto le sue cose, più velocemente del solito. Voleva evitarla?
«Devi aiutare di nuovo Lara stasera?» le chiese Rajan, che la stava aspettando come sempre.
«Come?» Poi si ricordò della bugia del giorno prima. «Ah, no, stasera no.»
«Bene, allora potrai accettare la mia proposta.»
Lei guardò Wolfgang uscire di corsa senza degnarla di uno sguardo.
«Sì, va bene» mormorò.

Mentre andava via in macchina, Wolfgang vide Kala scendere le scale dell'Accademia con Rajan.
Sicuramente Rajan sarebbe stato una scelta migliore per Kala, dovette riconoscere con una punta di invidia e di dispiacere.
Gli dispiaceva davvero aver dovuto dire di no a Kala, soprattutto perché non voleva ferirla né farle pensare che lei non significava niente per lui.
Anzi, era riuscita in pochissimo tempo a significare più di molte altre persone.
Scosse la testa, pensando che proprio quella sera non poteva lasciarsi distrarre, neanche da Kala.

 

+

 

Dopo un bel po' di fatica – con in mezzo una pausa davanti alla TV – Wolfgang sentì attraverso lo stetoscopio il tic che indicava che la cassaforte si era sbloccata. La aprì, buttando fuori il respiro che aveva trattenuto, mentre si dipingeva sul suo volto un'espressione di soddisfazione. Suo padre aveva fallito nello scassinare una cassaforte S&D, ma lui, come aveva ripetuto più volte, non era suo padre.
«Hai violato l'inviolabile. Ce l'hai fatta, Wolfie!» esclamò Felix, con le labbra dischiuse che poco a poco formarono un sorriso, alla vista di tutti quei diamanti scintillanti.
«Sì» Wolfgang sorrise insieme a lui, prima di afferrare i diamanti e correre via, proprio mentre Steiner entrava. Ce l'avevano fatta per un pelo, ma era andato tutto bene.
«Ora vedi di trovare un compratore in fretta» raccomandò lui. «Dobbiamo sbarazzarci di tutto prima che Steiner lo scopra.»
«Sto già provvedendo a questo» lo rassicurò Felix. «Ma per ora lasciameli un po' contemplare» mormorò.
Wolfgang rise per la reazione dell'amico, ma lo capiva. Nessuno dei due aveva avuto grandi ricchezze fino a quel momento, quindi non era male avere davanti tutti quei diamanti.

 

Wolfgang e Felix erano nel Garden of Exile, aspettando il compratore che Felix aveva trovato. Avrebbe saltato il lavoro, quel giorno, perché non poteva lasciare che Felix si occupasse della questione da solo.
L'amico era eccitato e fiducioso, mentre lui, come sempre, un po' meno ottimista – infatti ad un certo punto fu anche sul punto di andarsene.
Alla fine, Wolfgang riuscì a convincere l'uomo, un certo Abraham, a comprare la metà dei diamanti: non era quello che avevano sperato, ma di certo era meglio che un terzo, come aveva proposto lui.
In ogni caso, una volta tornati nel loro appartamento, lui e Felix brindarono con una birra mentre ridevano come due scemi alla vista dei soldi appena guadagnati.
Era una bella sensazione.
«E ora ci compriamo delle scarpe nuove!» esclamò Felix, deciso. Questo suo entusiasmo continuò per tutto il giorno, fino a quando andarono a cena in uno di quei ristoranti lussuosi che di solito potevano solo guardare da fuori, e Felix ordinò il vino più costoso che c'era.
Wolfgang pensò che gli sarebbe piaciuto portare Kala a mangiare lì. Era tutto il giorno che lei non gli veniva in mente, ma ora il pensiero lo colpì all'improvviso. Preso dalle emozioni che lo avevano travolto nelle ultime 24 ore, si era quasi dimenticato che Kala l'aveva invitato ad uscire e lui aveva dovuto rifiutare, e quel giorno non era neppure andato all'Accademia… Decise che avrebbe rimediato, sia per scusarsi, sia soprattutto perché lo voleva.

 

+

 

«Ieri non sei venuto» disse Kala, entrando nell'aula.
«Non mi sono sentito tanto bene.»
«Avrai finito tardi con quel tuo amico, immagino.»
Dopotutto non era completamente falso. «Già» annuì. «Però stasera sono libero, e pensavo che potremmo...»
«Sono uscita con Rajan» buttò fuori lei.
Lui smise di parlare e dischiuse le labbra. Non poteva essere arrabbiato con lei – non gli doveva niente ed era stato lui a dirle di no – eppure sentiva una certa amarezza crescere dentro di lui. Doveva aspettarselo, quel Rajan ci provava con lei dall'inizio, ed era stato più sveglio di lui…
«Ma non è successo niente» continuò Kala, cercando di interpretare il suo silenzio. «Se è a quello che stai pensando.»
Wolfgang annuì, senza sapere bene cosa dire. Voleva comunque uscire con lei, ma a questo punto non sapeva se fosse giusto, quindi esitò.
«Dovevo stare zitta» ridacchiò lei, in imbarazzo. «Ora non mi parlerai più?»
Wolfgang finalmente parlò. «Non ci riuscirei mai.»
«Mi piace parlare con te.»
«Anche a me» rispose, ed era vero. Al diavolo, pensò. Aveva scassinato una cassaforte S&D, in confronto cos'era chiedere ad una ragazza di uscire? «Allora ti andrebbe...» cominciò, guardandola negli occhi. «di parlare davanti ad una cena?»
Kala sorrise. Anche se ci sperava, una parte di lei credeva che Wolfgang non glielo avrebbe mai chiesto. Infatti due sere prima, quando aveva detto a Rajan che per ora era meglio se rimanevano solo amici, si era data della stupida, pensando che magari stava rifiutando un bravo ragazzo per uno che non le avrebbe mai dato quello che voleva.
«Credevo che mi stessi evitando» confessò lei.
«Ora sai che non è così» rise Wolfgang. Se solo Kala avesse saputo il perché della sua assenza… ma dopotutto era meglio che non lo sapesse.
Lei annuì. «Facciamo domani?» propose. «È sabato e non ci sono le prove.»
«È perfetto.»


«Ora ho capito perché ti piace tanto questo lavoro da pianista...» ammiccò Felix, dopo che Wolfgang gli aveva parlato un po' di Kala. Aveva fatto qualche accenno a lei, nel mese precedente, ma ora Felix aveva voluto sapere di più, dopo aver sentito che uscivano insieme.
Wolfgang sbuffò e lo colpì piano sulla spalla.
«Allora è una cosa seria?»
«Forse» ammise lui. Prima di allora le sue relazioni con le ragazze non erano andate oltre un'uscita e una scopata, ma non riusciva più a pensare di fare lo stesso con Kala.
Felix lo guardò dritto negli occhi. «Wolfie, provi qualcosa per questa ragazza?»
Wolfgang finse di pensarci. «Beh… non sono cazzi tuoi.» rispose.
L'amico scosse la testa con un'espressione metà di disapprovazione e metà divertita. «Lo prendo come un sì.»
«Vado a dormire» concluse lui, ma sapeva che Felix aveva ragione.
La verità era che era più facile non ragionare sui sentimenti.
Se pensava ai suoi sentimenti, era chiaro che provava qualcosa per Kala, qualcosa che non aveva mai provato.
Ma se ragionava, gli veniva in mente che non era il massimo per Kala uscire con un ragazzo che nel tempo libero faceva lo scassinatore, che la sua vita era un casino, e non poteva permettersi di coinvolgerci nessuno.
Ovviamente non voleva metterla in pericolo, ma – anche se forse lo rendeva un egoista – non riusciva a rinunciare a lei.
Pensò che dopo aver venduto l'altra metà dei diamanti avrebbe potuto mettere un po' d'ordine nella sua vita, e a quel punto sarebbe stato tutto più semplice, anche per lui e per Kala.
O almeno lo sperava.










 



* Nella storia, le vicende che riguardano Wolfgang e Felix nella prima stagione di Sense8 sono mantenute uguali, solo che Wolfgang non è un sensate e invece di stare al negozio di serrature lavora come pianista. Le compagnie di danza esistono davvero, così come Nacho Duato, ma non so se esita un'Accademia o se diano borse di studio, quella è una mia invenzione.

Note dell'autrice:
Sono mancata per qualche mese da EFP, prima perché avevo da fare con la scuola e poi perché mi sono cimentata in quest'idea: mi ci è voluto del tempo per scriverla tutta, ma volevo finirla prima di cominciare a pubblicare qualcosa. È la prima volta che scrivo sul fandom di Sense8, i Kalagang sono la mia OTP, quindi sono un po' in ansia... spero davvero che la storia vi abbia incuriosito e che questo primo capitolo vi sia piaciuto – il prossimo arriverà tra una settimana circa.
Grazie a tutti quelli che leggeranno e che mi lasceranno qualsiasi parere, sicuramente apprezzato 
A presto,


 

   
 
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