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Autore: Mari Lace    21/07/2018    2 recensioni
[Cross-over DC/Yu-Gi-Oh!]
Dal primo capitolo:
Shinichi si accorse di tremare. Gin. In più, l’uomo che aveva dato l’ordine indossava una maschera con un corvo… Ricordava fin troppo bene le parole sussurrategli da Akemi in punto di morte.
“«Si vestono sempre di nero, come dei corvi…»” (...)
«D’accordo. Ma come troviamo l’obiettivo di quegli uomini? Devi darmi un indizio», disse Conan, una volta ritrovata la lucidità mentale. Il ladro aveva ragione, non era il momento di perdere la calma.
«L’uomo l’ha descritto così: un ragazzo di circa 17 anni, con i capelli neri e le punte viola, ritti a formare quasi una stella. Ha anche una frangia bionda, insomma non passa proprio inosservato. Ha anche detto che sarà quasi sicuramente spaesato, in giro per la città».

[Scritta per "The crossover challenge!" indetta da Elettra.C sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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«L’avete trovata?»

«Niente da fare. Ha cancellato ogni traccia. Vista la sua abilità nei travestimenti, sarà difficile ritrovarla».

Conan assentì con una smorfia, nonostante il suo interlocutore, Shuichi Akai, non potesse vederlo. «Capisco» mormorò.

«Novità sui tuoi strani ospiti?» domandò l’agente.

Aveva toccato un tasto dolente. Shinichi aveva ancora serie difficoltà ad accettare loro e quel che avevano portato nel suo mondo… magia.

«Dovrebbero ripartire oggi» comunicò ad Akai. Poi chiuse la chiamata.

 

«Allora, pensi di poterlo fare?»

«Perché dovrei?»

Kaito pensò che il sopracciglio inarcato della ragazza non promettesse nulla di buono.

«Perché te lo sto chiedendo?»

Lei ridusse a un soffio la distanza tra i loro volti. «Sarai mio in cambio di questo favore, Kuroba Kaito?»

Il ragazzo sospirò. La spinse delicatamente indietro. «No, Akako. Non sarò mai tuo schiavo».

Lei si voltò sdegnata.

Ecco fatto, si disse rassegnato Kaito. Non ci aiuterà.

«Ti aiuterò… per stavolta».

L’aveva detto a volume talmente basso che il ladro lo colse solo grazie al suo finissimo udito.

«Ho sentito bene?»

Akako gli dava le spalle, non poteva vedere la sua espressione. Insolito per lui, non aveva la benché minima idea di cosa le passasse per la testa.

Lei tornò a fronteggiarlo con sguardo determinato.

«Ti aiuterò, e dovrai essermi grato. Prima o poi ti avrò per me, Kuroba Kaito!» esclamò convinta, chiudendo la frase con un’inquietante risata.

Il ragazzo avvertì un brivido scendergli per la schiena.

«Sì, certo…» mormorò, chiedendosi se fosse stata una buona idea rivolgersi a lei.

 

Erano passate due settimane dallo scontro; Yugi, nonostante qualche livido fosse ancora visibile, si era ripreso bene. L’avevano sistemato nella vecchia stanza di Shinichi.

Atem e Anzu gli erano sempre accanto.

Spesso Ai faceva loro compagnia, ponendo domande sul loro mondo d’origine e sui loro usi. Seriamente interessata, segnava tutto ciò che le raccontavano su un libricino d’appunti.

Shinichi dal canto suo aveva dovuto rassegnarsi e credere ai propri occhi.

Aveva controllato ogni centimetro della villa del Boss e il luogo dello scontro in particolare, senza trovare nulla che permettesse di pensare a un trucco. L’improbabile doveva essere reale.

La sua parte più illogica continuava a sperare che qualcosa gli fosse sfuggito; quel giorno avrebbe avuto la risposta definitiva.

Kid si era impegnato a trovare un modo per rimandare indietro i tre stranieri: se avesse visto con i suoi occhi un portale aprirsi e loro sparire, non ci sarebbe stato più posto per i dubbi.

Certo era che da quel momento il detective non si sarebbe più rapportato allo stesso modo a qualsiasi caso. La sua certezza sulla non-esistenza del sovrannaturale era crollata miseramente, fatta a pezzi da chi pretendeva di essere nientemeno che un Faraone esistito cinquemila anni prima.

Per non perdersi troppo in quei pensieri, quelle due settimane si era buttato nell’operazione di smantellamento d’ogni sede dell’Organizzazione, aiutando l’FBI con deduzioni preziose.

Erano riusciti a neutralizzare tutti i membri, tranne Vermouth.

La donna, dopo il giorno dello scontro in cui probabilmente li aveva spiati dalla finestra, sembrava essersi dissolta nel nulla.

In fondo, sono proprio questi i casi in cui si ha bisogno di un detective.

Nonostante gli ultimi eventi, Shinichi era ancora deciso a seguire quella strada.

Ti troverò, e pagherai per i tuoi crimini.

 

Si erano tutti riuniti sul retro di villa Kudo, al sicuro da occhi indiscreti.

Kaito era arrivato per ultimo, in compagnia di un’alta ragazza dai lunghi capelli viola.

Non avrebbe saputo spiegarsi il perché, ma Shinichi si agitò alla sua vista.

Lei si lasciò indietro il ladro e superò senza una parola i due bambini, fermandosi direttamente davanti a Yugi, Atem e Anzu.

«Siete voi. Avverto un’energia diversa nei vostri corpi» affermò sicura.

«Lei chi sarebbe?» bisbigliò il detective a Kaito.

«Credimi: è meglio se non lo sai» fu l’enigmatica risposta.

«Puoi farci tornare nel nostro mondo?» domandò Atem, reggendo il suo sguardo senza problemi.

Erano stati via troppo a lungo. I loro amici dovevano essere molto preoccupati.

Akako lo squadrò attentamente. Un altro uomo immune al mio fascino, constatò irritata.

Farlo sparire dalla sua vista non le sarebbe proprio dispiaciuto.

Assentì lentamente. «Mi servirà una goccia di sangue» specificò, estraendo un coltello cerimoniale.

Conan strabuzzò gli occhi a quella vista, ma non si mosse.

L’amica di Kid non poteva essere un’assassina… oppure sì? Con lui non si poteva mai dire.

In ogni caso, il Faraone non era esattamente in cima alla sua lista di persone che necessitano di protezione. Una volta tanto, il finto bambino decise di limitarsi a osservare.

Raccolta una goccia di sangue da ognuno dei tre ospiti con un abile movimento del pugnale, Akako le unì a una pozione che aveva distillato in precedenza. Questa emise uno sbuffo di fumo e si tinse di blu. L’agitò per qualche secondo.

«Allontanatevi» ordinò a Kaito e ai bambini accanto a lui; fu prontamente obbedita.

Tracciò un cerchio sul terreno intorno ai tre mormorando qualche parola che nessuno capì.

Infine, gettò la fiala con la pozione in mezzo al cerchio; qualche schizzo finì sulle scarpe di Anzu.

Lei strinse con più forza le mani di Yugi e Atem. Voleva davvero tornare dai suoi amici, ma quella donna e quella strana cerimonia l’inquietavano.

Vide Atem cercare il suo sguardo e sorriderle. Si sentì rassicurare immediatamente; un familiare calore le invase il petto.

Akako pronunciò un’altra parola, e dal cerchio che aveva tracciato si sprigionò del fumo.

Sotto i loro piedi il terreno mutò in fluido; alla vista si sarebbe detto un lago d’argento, ma non era acqua quella che i tre avvertirono. Iniziarono a precipitarvi lentamente.

Anzu distolse lo sguardo dal Faraone per cercare Kaito e rivolgergli un ultimo saluto.

Il fumo blu le impediva di vedere bene, ma avrebbe giurato che il ragazzo le stesse sorridendo. Ricambiò.

Finalmente anche le loro teste varcarono il portale; il fumo smise d’uscire, il terreno ridivenne semplice terriccio.

Della pozione di Akako non c’era più alcuna traccia.

La strega si prese mezzo secondo per osservare il punto in cui tre ragazzi erano spariti, poi raggiunse gli spettatori.

«Mi pagherai presto, Ku-»

Kaito fu lesto nel tapparle la bocca. «Sì, certo. Sicuramente. Ora però andiamo» disse, rivolgendo uno sguardo vagamente preoccupato al bambino accanto a lui.

«Ku?» ripeté quest’ultimo. Normalmente avrebbe sorriso, ma lo spettacolo che si era appena svolto davanti ai suoi occhi l’aveva scosso. Proprio per questo, cercò di distrarsi provocando il mago.

«Kudo» sillabò Kaito, «le ho detto di chiamarmi Kudo». Sapeva che il detective non ci avrebbe creduto. Sospirò.

Conan lo guardò storto. «Mi auguro non sia vero».

Ai, nel frattempo, non aveva tolto gli occhi di dosso alla strega neanche per un secondo.

Atem veniva da un altro mondo, ma lei… lei no.

Sarebbe potuta essere un interessante oggetto di studio.

La scienziata in miniatura scrollò le spalle. Al momento ho un’altra ricerca a cui dedicarmi, ricordò a sé stessa con uno sguardo a Conan. Senza dire una parola, si staccò dal gruppo e tornò verso l’abitazione del dottor Agasa.

Il detective non se ne accorse, sul momento. Stava discutendo con il ladro.

«Abbiamo fatto una tregua, ma al prossimo furto non ti lascerò andare, Kid».

«Naturalmente, non mi lascerai andare. Semplicemente non potrai fermarmi» ribatté il ladro con un ghigno.

Erano arrivati al cancello.

Poggiò una mano sulla testa del bambino e gli scompigliò i capelli. «Ti voglio al meglio alla nostra prossima sfida, quindi vedi di non rimuginare troppo» gli sussurrò.

Precedendo le sue proteste, si rialzò e affiancò Akako. «Andiamo ora. Addio, detective!»

Conan lo guardò allontanarsi.

Avrebbe potuto cercare di stenderlo ora, e consegnarlo alla polizia.

Così, però… non sarebbe stato divertente.

Almeno la tua magia è un’illusione, perciò non illuderti, Kid.

Al prossimo scontro ti prenderò sicuramente.

 

«Si può sapere dov’eravate finiti? Yugi!! Ero preoccupatissimo!»

Jonouchi aveva avvolto Yugi e Anzu in un abbraccio stritolatore non appena li aveva visti.

«Vacci piano, Jono! Yugi è ferito!» lo redarguì la ragazza, ma era felicissima anche lei.

Il biondo li liberò subito. «Ferito? Non lo sapevo! Che è successo?» domandò a raffica.

Solo allora notò un brutto cerchio viola sul volto dell’amico.

«Chi è il bastardo che ti ha fatto questo? Dovrà vedersela con me!»

Anzu e Yugi si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere.

«Be’? Pensate che non ne sia in grado?»

Yugi indicò il Puzzle del Millennio, ora nuovamente al suo collo.

«Non potrà più nuocere a nessuno, Jono» lo rassicurò.

«Proprio così» rafforzò Atem, nuovamente nella mente di Yugi.

«Amico, mi dispiace che tu non abbia più un corpo».

Il Faraone sorrise. «Va bene così. Il mio momento non è ancora giunto, rimarrò ancora un po’ con te».

Yugi annuì. Era felice di essere ancora insieme a lui, pur sapendo che un giorno avrebbero dovuto dividersi.

Non voleva pensarci, non in quel momento.

«Atem come sta?» chiese Anzu a Yugi.

Si era quasi aspettata di ritrovarselo accanto, quando si erano ritrovati in una stradina di Domino, ma così non era stato. Al suo posto, il Puzzle.

«Bene. È con me» la rassicurò Yugi.

Jono li guardò perplesso. «Va bene, ragazzi. Sembra che abbiate molto da raccontarmi» iniziò. «Sembrate anche affamati a dirla tutta. Forza, andiamo a mangiarci un hamburger e mi racconterete! Chiamo anche Honda; stasera offre lui!»

I due ragazzi annuirono raggianti. «Sembra una buona idea!» esclamarono.

«Ovvio, è mia!»

Telefono alla mano, Jonouchi si avviò verso il loro fast-food preferito.

Anzu e Yugi si scambiarono uno sguardo e si affrettarono a seguirlo.

Erano di nuovo a casa.

  
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