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Autore: LetMeCorrectIt    08/07/2009    9 recensioni
Una one-shot sul distacco di Ryan e Jon dal resto del gruppo. Una scelta sofferta, forse giusta, forse sbagliata. Un sacco di tristezza, ma anche di speranza e un'amicizia che rimane salda, nonostante tutto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ryan e Jon hanno deciso di andarsene dai Panic At The Disco. Questa è stata una notizia che mi ha veramente spezzato il cuore, sembravano così perfetti insieme, la loro musica è sempre stata capace di farmi sognare, mi ha sempre tenuto compagnia, mi ha sempre aiutato a sorridere.
Avevo bisogno di scrivere il modo in cui io vedo questo distacco, il modo in cui spero avvenga; non so quanto sia verosimile il risultato e non penso sia scritto granché bene, perché è una cosa che ho scritto verso mezzanotte, ma dovevo scriverlo.
Ho disseminato qua e là qualche citazione tratta da Pretty Odd e AFYCSO, spero che coglierete e gradirete; spero che piaccia a chi lo leggerà e che rincuori un po' tutti i fan che sono rimasti amareggiati appena hanno saputo.
Mi piacerebbe che mi diceste cosa ne pensate (alias: sono gradite recensioni, anche brevi, anche minime).
Grazie per leggere

Giax




Things have changed


Era arrivato il momento di salutarsi, era arrivato il momento in cui loro avrebbero detto addio.
Non era giusto, non era così che dovevano andare le cose. Avevano ambizioni, sogni, e dovevano realizzarli insieme.
C'era qualcosa di sbagliato, c'era troppa tristezza, sembrava che avessero lasciato ogni cosa a metà. Ed era così.
Dimezzati, divisi, separati. Brendon non riusciva a capire, come poteva comprendere? Come poteva immaginare un futuro in cui lui e Spencer sarebbero stati soli? Come poteva immaginare dei concerti senza Ryan agitato nel backstage? Come poteva immaginare un'intervista senza Jon e le sue infradito?
No, no, c'era qualcosa di sbagliato. Tutto era sbagliato.
E ora, loro pretendevano che lui uscisse da quella stanza, li salutasse e permettesse che se ne andassero, che mettessero fine a tutto quanto. Che mettessero fine a quella grande avventura che avevano iniziato insieme, quella grande avventura che avevano chiamato Panic At The Disco. Come poteva?
Ricordava ancora il giorno in cui aveva conosciuto Ryan. Serviva un chitarrista per il gruppo che aveva creato con Spencer.
Quando l'aveva visto, aveva pensato Oh, Dio, questo ha problemi seri.
Perché Ryan era il ragazzo più timido che conoscesse, ed era insicuro, ed non era a suo agio mentre cantava al centro dell'attenzione di tutti, anche se "tutti" voleva dire solo Spencer, Brendon e Brent.
E poi avevano sentito la sua voce, e Ryan aveva sorriso e gli aveva lasciato il microfono, aveva lasciato che fosse lui a dare un volto alla band, aveva lasciato che fosse lui a esprimere i sentimenti che buttava giù in parole e note.
E Brendon si era sentito a casa, si era sentito parte di una famiglia, si era sentito apprezzato, e anche amato, e aveva capito che l'amicizia che li legava non sarebbe finita.
Poi Brent se n'era andato, ed era stato un pugno nello stomaco.
Ma poi era arrivato Jon, e quello che inizialmente sembrava un intruso, era diventato uno dei migliori amici che si potessero avere.
Ed erano diventati una famiglia, ancora, e l'amicizia li aveva uniti. Si erano sentiti come se fossero le nove del pomeriggio e i loro occhi fossero della misura della luna, e si sentivano bene così come si sentivano.
E ora questo, un buco nero dove inizia lo shock, e l'acido dello stomaco trova un nuovo modo per farti stare male.
Brendon prese a pugni il muro. Una, due volte, poi si afflosciò a terra, la schiena contro il muro.
Oh, ricaccia indietro le lacrime.
Non riusciva a trovare un solo buon motivo per uscire da quel bagno.
Quando bussarono alla porta, non riuscì a rispondere.

"Brendon, dannazione, esci di lì!"
Ryan si allontanò dalla porta e sospirò; non era così che dovevano andare le cose. Non poteva andarsene e lasciarlo lì.
Perché Brendon non riusciva a capire quanto fosse importante per lui? Era cresciuto con loro, ma crescendo avevano preso direzioni diverse, aveva bisogno di rendersi indipendente, di staccarsi, di provare a vedere cosa poteva concludere da solo. Non poteva più fare parte del gruppo, non si trovava più in sintonia con loro, e Jon si era sentito nello stesso modo.
Entrambi ne avevano bisogno, e questo non voleva dire che la loro amicizia sarebbe finita lì.
Guardò Spencer e si sentì ancora di più in colpa; lui non lo diceva, ma si sentiva triste tanto quanto Brendon, e tradito.
Era così che dovevano sentirsi. Traditi.
Ryan respirò a fondo; era di questo che aveva bisogno, aveva bisogno del perdono di Brendon. Aveva bisogno di sentirsi dire che stava facendo la cosa giusta, il fatto che ora lui fosse chiuso in bagno non lo aiutava. Per niente.
Brendon era sempre stato il più impulsivo, il più sensibile, quello che odiava i litigi, quello che vedeva il mondo come un posto magnifico dipinto con colori a pastello.
E questo era troppo per lui. Una rottura, qualcosa che non poteva sopportare.
Ma, in nome della loro amicizia, doveva capire.
Non poteva comportarsi in quel modo.
Ricordava ancora quel pomeriggio, quando aveva vistro Brendon per la prima volta, quando Spencer gliel'aveva presentato.
Aveva pensato: Oh, Dio, questo ha problemi seri.
Perché Brendon era il ragazzo più entusiasta e privo di freni che avesse mai conosciuto; era un missile pronto a sfrecciare in qualsiasi direzione fosse libera, era energia allo stato puro.
E poi l'aveva sentito cantare, ed era stato certo che quello che doveva trovarsi dietro ad un microfono, davanti a tutti su di un palco, beh, quello era Brendon. Ed era stato certo di potergli affidare le sue parole.
Spencer continuava a guardarlo, senza fare nulla, e Ryan abbassò lo sguardo. Erano cresciuti insieme, avevano imparato insieme ad andare sullo skateboard e spaccarsi l'osso del collo, erano andati insieme al loro primo concerto, avevano passato insieme tutti i momenti importanti. La prima chitarra, la prima batteria, la prima cotta, il primo bacio, la prima volta. Si erano raccontati tutto, avevano condiviso gioie e dolori. Erano cresciuti insieme.
Erano stati in un posto dove i pensieri potevano sbocciare liberamente, e il tempo era fermo in un istante che sembrava non esistere ed essere eterno, erano stati in un luogo che solo loro sapevano potesse esistere, e sapevano che doveva essere così.
Quel luogo c'era ancora. Ed era questo che voleva dire a Brendon.
Non stava dicendo addio, non stava voltando le spalle a tutto.
Stavo soltanto cercando di capire chi era, stava cercando un percorso da seguire. E questa volta aveva bisogno di essere da solo. Per crescere. Per maturare.
Essere parte di un gruppo era bello, ma lui doveva imparare anche ad essere Ryan, solamente e semplicemente, e il modo doveva ancora trovarlo.
Andare. Per vedere se posso catturare un sogno.

Spencer abbassò gli occhi a sua volta e si sedette sul divanetto, di fianco a Jon. Non riusciva a guardarlo. Non riusciva a non pensare che presto se ne sarebbe andato.
E non era che lo stesse odiando, come non stava odiando Ryan, ma sapeva che gli sarebbe mancato.
Essere i Panic At The Disco era anche creare qualcosa di meraviglioso insieme, lui, Brendon, Ryan e Jon. Tutti insieme.
Adesso tutti i suoi desideri sarebbero andati a picco come pietre, scendendo giù solitari in un lago di malinconia; niente di grave, solo che desiderava davvero tanto che restassero uniti.
Era stato incredibile come Jon era diventanto parte integrante del gruppo. Come se ci fosse sempre stato, come se avesse completato qualcosa di manchevole. Li aveva tenuti insieme come colla.
E ora se ne andava.
Ryan lo conosceva da sempre, non riusciva a ricordare niente di importante nella sua vita in cui lui non fosse presente; Ryan e Jon erano un po' gli opposti.
Quello che diede inizio a tutto e quello che arrivò per ultimo, a completarlo. Capo e coda.
C'era stato un inizio, nella notte dei tempi, quando lui e Ryan avevano iniziato a suonare nel garage con Brent e Trevor, ma non aveva mai immaginato che potesse esserci una fine, non così vicina almeno.
Non riusciva a trovare un senso, ma sperava almeno che ce l'avesse.
Forse era un nuovo inizio, per tutti quanti;
Avrebbe pianto un po', l'avrebbe fatto volentieri, ma non voleva farlo davanti a Ryan, che così faticosamente aveva capito cos'era meglio per lui. E non voleva farlo davanti a Jon, che gli sembrava così sperduto, a fissare la scena dall'altra metà del divanetto.
No, è molto meglio affrontare questo genere di cose con un senso di disinvoltura e razionalità.
Come se questo aiutasse.
Quello che più gli rodeva era che capiva Ryan, ma non Jon; non riusciva a non provare una punta di contrarietà nei suoi confronti. Ora che Ryan li lasciava, perché se ne andava anche lui?
Spencer aveva aiutato Ryan, l'aveva sostenuto, ascoltato, consolato, sempre; era stato con lui a piangere, a ridere. Era stato con lui a consolarlo riguardo a suo padre, riguardo alle ragazze, riguardo a tutto. E ora, lui aveva bisogno di staccarsi, di farcela da solo, e lui lo capiva.
Ma Jon? Perché doveva andarsene ora, dopo essere entrato a far parte così bene, così perfettamente, del gruppo?

Jon si grattò la testa, sentendosi in difficoltà; la reazione di Brendon aveva tirato fuori tutto quello che c'era da tirar fuori.
Tristezza, senso di colpa, delusione, paura.
Brendon si sentiva triste, vedeva quel momento come una fine definitiva.
Ryan si sentiva in colpa, per quello che stava facendo, anche se sapeva che doveva farlo.
Spencer si sentiva deluso, deluso nelle aspettative, deluso nei sogni, deluso da un'amicizia che credeva troppo forte per allontanarli in quel modo.
Lui aveva paura, una paura matta di ciò che lo aspetta, ma anche una gran voglia di scoprirlo.
Se non fosse stato per Brendon, niente di tutto questo sarebbe venuto a galla; si sarebbero salutati e ognuno avrebbe pensato con rimpianto a ciò che non aveva detto, a ciò che non aveva fatto, a ciò che invece avrebbe dovuto dire e fare. Questo non toglieva che la situazione fosse carica di tensione.
"Pensavi davvero che ti avrei lasciato uccidere questo ritornello?" sentì Brendon dire, attraverso la porta "Perdere la sensazione di sentirci unici, capisci cosa intendo dire? Queste parole hanno un significato per te?"
Ovviamente parlava con Ryan, stava usando le sue stesse parole, parole che aveva cantanto così tante volte da farle sue, parole che erano diventate magiche non appena erano uscite dalla sua bocca la prima volta.
Sì, quella sensazione di benessere quand'erano tutti assieme era magia, decisamente; ma erano mesi che non c'era, e questo era un chiaro segnale che qualcosa doveva essere cambiato. Qualcosa, qualcuno.
Aveva voluto bene a Brendon, a Ryan, a Spencer. E avrebbe continuato a voler loro bene sempre. Ma a volte per preservare un sentimento, è meglio allentare un po' le distanze.
Ryan guardò la porta, incredulo, dopo aver sentito le parole di Brendon "Certo!" disse alla fine "Certo che ce l'hanno, Brendon! Non sto dicendo addio per sempre, non ti stiamo abbandonando!"
Jon si alzò e si avvicinò alla porta, sotto lo sguardo stupito di Spencer e Ryan.
"Permettimi di esagerare un ricordo o due." disse Jon, e poté sentire Brendon trattenere il fiato. Queste erano parole sue, scritte di suo pugno. "Tutto quello che abbiamo passato, tutto quanto, dai concerti, alle spacconate, alle pizze di Chicago alte tre centimetri, alle risate, alle canzoni... tutto è stato magnifico. Io vi ringrazio, ringrazio tutti quanti voi per questi momenti, non mi ero mai sentito così bene con qualcuno; il fatto che ora io e Ryan stiamo andando in cerca delle nostre strade, non significa che perderanno di significato. Ci saranno ancora spacconate tra di noi, ancora pizze di Chicago, ancora risate..."
"Ma non ci saranno canzoni." replicò Brendon, con infinita tristezza "Niente più canzoni."
"Sono sicuro che tu e Spencer continuerete a..."
"No." disse Brendon, e Jon si fermò "Non mi interessa cosa saremo o continueremo ad essere. Mi interessa cosa stiamo perdendo."
"Non stiamo perdendo niente."
"Le canzoni." disse Brendon "Era la musica che ci univa."
"Non solo." questa volta fu Ryan a parlare "Brendon, noi ci saremo sempre per voi, se vi servirà qualcosa; non è un addio, è un arrivederci."
"E' la fine di una meravigliosa avventura." disse Jon "Ma anche l'inizio di un'altra."

Passarono alcuni minuti, così pesanti da sembrare ore, poi Brendon aprì la porta e si gettò addosso a Jon e Ryan, abbracciandoli "Vi odio, vi odio, vi odio!" disse "Ma telefonate. Tanto."
Jon sorrise "Ogni volta che posso."
Spencer si avvicinò al gruppo e si sentì in dovere di abbracciarli a sua volta "Guardate che l'avete detto: ci sarete sempre, qualsiasi cosa ci serva!"
"Già, l'ho detto." ammise Ryan, e sorrise.
"Inutile dire che quando troveremo un bassista migliore morirai di invidia, J-Walk." disse Brendon, senza staccarsi dagli altri tre "E inutile dire che quando ti accorgerai che non sei capace di stare su di un palco senza di me, tornerai qui strisciando e implorando perdono."
Ryan rise "Ovviamente."
"E inutile dire che due come noi non li troverete mai più." aggiunse Spencer.
"Poco ma sicuro." ammise Jon.
"Le cose sono cambiate." disse Spencer "E va bene così, siamo sempre gli stessi, siamo sulla nostra strada."
"Accidenti ai bivi!" esclamò Brendon.
Ci fu un secondo di silenzio "Quindi...addio." disse Brendon "Addio ai Panic, così com'erano."
"Non addio." lo corresse Ryan "Arrivederci."
Si sorrisero, poi Brendon guardò l'orologio "Wow, ce l'ho fatta: avete perso il volo. Mi sa che dovrete sopportarci ancora per un po'!"
Ryan guardò l'ora, in panico.
"Fregato!" esclamò Brendon, e Ryan gli diede uno scappellotto.
E fu come se niente fosse davvero cambiato.
"Però è il caso di andare." disse Jon.
Un altro abbraccio, qualche raccomandazione.
"Beh, tanto ve la vedete voi coi fan arrabbiati." fece Brendon.
Prima che potessero uscire, Spencer saltò quasi addosso a Jon "Ti perdono!" disse "Ti perdono per privarci del bassista migliore che potremmo mai trovare, e anche della persona migliore!"
"Shhhh!" disse Brendon "Così mandi a monte il mio piano: non deve sapere che il prossimo bassista sarà peggio di lui, o non morirà d'invidia!"
E così, i Panic non sarebbero più stati gli stessi.
E così, quella notte, quattro ragazzi sarebbero rimasti svegli a riflettere sul passato, speranzosi nel futuro.

THE END
  
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