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Autore: KHREM    21/07/2018    0 recensioni
Dafne, una giovane modella in carriera rimane folgorata da un semplice ragazza sconosciuta e incontrata per caso nel panificio in cui lei era solita passare. Sente subito che non può lasciarla andare via così come tutta l'altra gente che scorre sulle vie di quel quartiere. Da quell'attimo inizia una dolcissima storia destinata a nascere e ad evolversi tra mille ostacoli e prove a cui la vita non la risparmierà.
Sarà proprio Dafne a narrare la storia.
"[...] lei come la foglia più leggera d'autunno, se ne stava lì in un angolino in compagnia del profumo del pane, delle nostre voci e di un posto nuovo tutto da conoscere. [...]" - cit. dal primo capitolo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa significa essere soli?
Ellie lo sapeva bene.
Ellie si alzava ogni mattina e la casa era vuota.
Ellie arrivava in cucina e non si sentiva l'odore del caffè appena pronto e dei cornetti appena sfornati.
Ellie non aveva bisogno di fare la fila per andare al bagno, era troppo solo anche lui.
Ellie non aveva nessuno che l'accompagnasse a fare la spesa, che l'aiutasse con le borse pesanti, che la venisse a prendere fin sotto casa.
Ellie non si preoccupava di accendere internet sul telefono appena sveglia perché nessuno attendeva con ansia un suo “buongiorno”, né tanto meno qualcuno aveva premura di rivolgerlo a lei.
E' vero, Ellie era piccola, era giovane, ma era già troppo sola per aspettare di esser vecchia per diventarlo.
Ed era difficile star dietro a tutto: c'erano tante spese a cui pensare, una mamma di cui le condizioni di salute erano pessime, un padre assente, i libri rimasti in vetrina da anni ormai, così come i suoi sogni e nessuno su cui poter contare nei momenti peggiori.
Per Ellie il Natale signifcava non avere nessuno a cui fare dei regali e qualcuno che pensava a cosa regalarle.
Ellie, faceva dei lavoretti per mantenersi e mentre si recava a pagare le bollette, in piazza vedeva i suoi coetanei al bar a scattarsi foto-ricordo, a ridere e a bere birra.
E così, abbassava lo sguardo, si allargava e camminava veloce per superarli, soffocare la sua emarginazione per poi continuare la sua strada così vuota, così incomprensibile, così piena di solitudine.
Però Ellie sorrideva, sorrideva sempre.
Ellie era gentile nonostante gli altri fossero indifferenti con lei e sapeva essere dolce, tanto dolce nonostante tutta la sua amarezza, e sapeva dare carezze nonostante tutti gli schiaffi presi.
Però la vita sa essere molto strana come le persone ed Ellie, proprio come me, non aveva ancora avuto l'opportunità di essere felice.

Quel giorno, dopo essere andata a trovare la madre al centro di riabilitazione, il medico che l'aveva in cura, le aveva confidato degli esiti negativi, esiti che facevano capire che le condizioni di sua madre si sarebbero soltanto aggravate col passare del tempo.
«Ellie, cercheremo di fare tutto il possibile per tua madre.»
Il Dr. Labua le poggiò una mano sulla spalla «devi cercare di sostenerla, ancora di più.»
Ellie tirò su un forte respiro.
«Ellie, tua madre ha bisogno di te» continuò il dottore.
Ellie prese il suo marsupio e iniziò a sistemarsi per andar via, e poi si rivolse al dottore per un'ultima volta.
«E a me chi mi sostiene?»
«Tu sei giovane, hai tutta la vita davanti Ellie.»
Lei lo guardò negli occhi con la rabbia che le ribolliva dentro.
«Già...quante volte ho sentito questo discorso e intanto la vita non fa altro che scorrermi sotto i piedi.»
Ellie andò via di corsa e il Dr. Labua non riuscì a fermarla per scusarsi, per essere stato così superficiale e banale nel darle appoggio con frasi di circostanza, con frasi di cui già si era pentito.
Infondo Ellie, lui la capiva benissimo.

Ellie viaggiava sull'autobus con lo sguardo perso tra gli occhiali da sole ed i respiri profondi che cercavano di trattenere quelle lacrime che avevano bisogno di sprigionarsi, per liberarla dalla rabbia e dalla voglia di arrendersi su tutto.
Le persone parlavano, arrivavano spintoni quando dovevano scendere e per Ellie era come se anche una coltellata non le avrebbe fatto nulla, talmente lei era persa dentro se stessa.
Ad Ellie, non importava più nulla, per lei era come se avesse perso tutto senza avere niente in realtà.
Era come se lei era una di quelle persone destinate a non aver mai niente di bello.
Una di quelle che falliscono sempre.
Una di quelle che non smettono mai di soffrire, pagando anche le colpe degli altri.
Perché infondo la vita di Ellie, fino a quel momento, non era stata altro che un conto salato degli errori fatti da chi le stava attorno e di chi li ha commessi quando lei ancora neanche era venuta al mondo. 

Io non riuscivo a smettere di pensarla.
Non riuscivo a smettere di pensare a come poterla rivedere di nuovo, a come poterle parlare, a come poter entrare nella sua vita.
«Senti carina, adesso mi sono rotto le scatole! O fai un bel sorriso o te ne torni a casa! Diamine!»
«Scusami tanto Bernardo, dammi solo 5 minuti di pausa e poi ti prometto che avrò il sorriso più acceso del mondo.»
Bernardo sbuffò ma capiva quanto potesse essere stressante la posizione per me.
A me doveva sempre andar bene tutto e comunque, ora ero un personaggio pubblico e i miei problemi dovevo lasciarli a casa perché tanto se non venivano strumentalizzati, non interessavano a nessuno.
Presi una bottiglietta d'acqua e poggiai la testa sull'enorme finestrone dello studio fotografico.
Si vedeva mezza città.
Leila si avvicinò a me e mi fece una carezza.
«Ci stai ancora pensando Dafne?» 
Io iniziai a bere un po' d'acqua senza risponderle.
«Dafne, era solo una sconosciuta...tra l'altro mi pare anche che fosse solo una ragazzina che non sa neanche contare il resto. Non ne vale la pena dammi retta.»
Io mi spostai e Leila tolse la sua mano.
«Non è questo Leila...lascia stare, non puoi capire cosa ho sentito. Tu sei solo abituata a cavalcare stalloni senza neanche sapere di che razza sono!»
Leila mi afferrò per un braccio: «ehi bada a come parli!»
Io mi allontanai di nuovo.
«Anche se è vero quello che dici e anche se hai la luna storta oggi, non devi darmi della troia davanti al fotografo!»
«Perché...» continuai «adesso ti intendi anche di fotografia?»
Ci mettemmo a ridere tutte e due e poi Leila mi disse: «sta tranquilla...troveremo un modo.»
Bernardo, tirandosi più su i pantaloni, ci guardò e iniziò ad urlare.
«Allora cocca! Vedo che il sorriso ti è tornato! Muovi quel bel culo che hai e fammi dei sorrisi da prima copertina, cazzo!»
«Arrivo, arrivo!»



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NOTE:
il prossimo capitolo verrà pubblicato il 23/07/2018 e intanto se vuoi lascia un tuo pensiero su questo che hai appena letto! :) inoltre ti invito, se non l'hai già fatto, a leggere le mie storie precedenti, e se ti fa piacere passerò anche a leggere le tue storie (il giorno a cui mi dedicherò alle varie letture e alle recensioni è il martedì, ricordatelo u.u).
Puoi scrivermi per qualsiasi cosa: consigli, suggerimenti e critiche sono sempre i benvenuti. :)

Grazie per la lettura e a presto!

KHREM


   
 
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