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Autore: Hermes    08/07/2009    5 recensioni
E se Edward non fosse più tornato da Bella dopo la festa per il suo diciottesimo compleanno? Se i fatti di New Moon non fossero mai successi ed non si fossero più visti? Il destino degli umani è qualcosa d’inalterabile…
Genere: Triste, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The ravens
Only ashes and bones remain
My hair is wet, my eyes are sore
The past has been fed to the flames
I cannot breathe anymore

Guardo la terra, coperta dall’erba di un verde così lussureggiante che fa male agli occhi.
Un tuono minaccioso corre nell’aria, mentre le nuvole sopra di me si muovono sempre più velocemente.
Dopo tutto questo tempo avevo quasi dimenticato quanto Forks fosse buia e piovosa.
Pioverà presto, bagnandomi di nuovo i capelli, disfacendo la mia chioma da leone abbattuto.
Abbattuto sì…
Credo di essere il primo vampiro in assoluto a fare il giro di questo cimitero.
È la sera del 13 settembre 2008…tu sei morta un anno fa.
E non ti ho detto ancora addio.

I try to stand on my feet, but I fall
I try to walk, but I crawl
Life – as we knew it, is over
And you are gone
Forever gone…

Ho passato questi anni lontano da te nell’America del Sud, perdendo i contatti con Carlisle e gli altri. Diventando un nomade e dissetandomi solo di sangue animale.
Ho ucciso Victoria, non donandole facilmente la morte.
Un anno fa ero poco fuori Buenos Aires, quando mi resi conto che c’era un odore familiare nell’aria.
Seguii quell’odore fino alla sua fonte, raddoppiando il passo con la mia forza.
In una stretta radura stava Alice, una Alice che non riconoscevo.
Il suo volto marmoreo aveva assunto una tonalità cinerea e i suoi occhi erano neri non di Sete ma di rabbia.
Quella rabbia era per me, lo capivo dai suoi pensieri…e non capivo il suo dolore…per la prima volta non riuscivo a dipanare le pieghe del suo pensiero quel tanto che mi permettesse di leggerlo.
“L’hai lasciata andare, Edward!” trillò con la sua voce minacciosa.
“Alice…cosa-” iniziai, ma lei si avvicinò bruscamente, afferrandomi per le spalle con abbastanza forza da polverizzarle se fossi stato umano.
“Sai benissimo di cosa parlo!” la sua voce da soprano aveva raggiunto il livello massimo, diventando stridula.
Non risposi e vidi che, se avesse potuto, sarebbe scoppiata in lacrime.
“Bella è morta, Edward!” urlò alla fine “È morta chiedendo di te!”
Il mio cervello ci mise più del necessario per processare quelle parole.
Il destino degli umani è qualcosa d’inalterabile…

I will not bend to a cross
I will not kneel at your feet

Avrei potuto tornare a Forks in meno di due giorni per assistere ai funerali.
Non lo feci. Troppo strano sarebbe stato per quella cittadina rivedere un Edward Cullen ancora nel fiore dei suoi diciassette anni, non sarebbe passata inosservata la mia presenza.
Aspettai un mese, poi due. Quest’anno è finito nel rifiuto d’avvicinarmi a Forks.
Prima di venire qui sono passato davanti alla piccola casa di legno bianca dove vivevi con tuo padre.
Un grosso cartello era piantato accanto alla cassetta delle lettere con su scritto ‘In vendita’.
La vernice si scrostava dalla porta d’ingresso. Sono entrato come un ladro, non lasciando tracce del mio passaggio sul pavimento impolverato…nella tua stanza il tuo profumo resisteva ancora lievemente, come per riflettere la tua esistenza.
Ma ora sono qui…cammino fra queste tombe cercando la tua, sapendo che con te la mia anima è definitivamente perduta per sempre.
Non mi piegherò mai ad una croce…perché non posso morire di nuovo.
Continuerò a camminare in questo mondo dove tutto cambia, senza invecchiare.

Greed and anger
Made us younger
Couldn't save us when the tower fell
All my strength and all my hunger
All is lost
And none will live to tell

Ti ho trovata.
Una semplice lastra di marmo, con il tuo nome. Niente foto.
È meglio così. Ti ricordo ancora come se fosse ieri.
Il tuo viso sotto le mie dita.
Il battito del tuo cuore dentro le mie orecchie.
Sfioro la pietra con la mano destra, sento la tua presenza e la mia tentazione.
La pioggia cade sorda, il suo rumore amplificato mille volte dai miei sensi superiori.
Ti ho perso…
Ora tutta la mia forza e il mio desiderio non servono a nulla.
Tutto è perso.
Nessuno rimarrà a raccontarlo.
Ho lasciato una rosa sulla tua tomba.

I rest in the ruins of days gone by
Of young affection and velvet sky
A slave to greed…
I do not feel regret anymore
I sense the presence of birds
Encircling me…
And I am gone
Forever gone

Non credevo che il dolore mi avrebbe raggiunto.
Io, dannato fra i dannati, riesco a sentirlo.
Anche se il mio cuore non batte da più di un secolo ormai.
Sono schiavo di questo dolore e desidero, contro tutti i miei principi, di poter tornare indietro.
Di cambiarti. Di farti diventare mia.
Sto viaggiando verso Est.
So che Alice avrà una visione nitida, ora che ho preso la mia decisione.
Non m’importa.
In meno di 36 ore poso i piedi sul selciato di un altro paese, aspetto che il sole tramonti per raggiungere Volterra.
Il peccatore si lascerà uccidere.

I will not bend to a cross
I will not kneel at your feet
Til jord skal vi bli

“Non credo che questo sia veramente il tuo destino mio giovane Edward. Il tuo dono è così prezioso…” Aro gli sorrideva, i suoi occhi rossi e perlacei “Unisciti a me e ai miei Fratelli. Diventa parte della nostra famiglia.”
Edward tenne lo sguardo rivolto a terra prima di replicare “Preferisco morire.”
Vide Jane avvicinarsi con un sorriso crudele, pronta a fargli provare il dolore più denso della sua vita. Aro la fermò e, con un sorriso che niente aveva di sincero, mormorò dolcemente “Sono sicuro che riflettendo, la tua decisione verrà meno Edward…Carlisle non mi perdonerebbe mai se ti uccidessi.”
I Volturi gli avevano concesso ventiquattro ore di tempo…
Era uscito dal palazzo, rimanendo immobile. Le spalle curvate e rigide. Gli occhi opachi e neri non per la Sete ma per il dolore.
La notte era buia, calda. Nessuno si aggirava per le strade di quell’antica cittadina illuminata da rari lampioni giallognoli.
Tempo sprecato…avrebbe fatto in modo che quel tempo non venisse sprecato ulteriormente.
Non si sarebbe piegato.

Dark is the night
Dead is the moon
I will not kneel

Iniziò a camminare, senza avere una meta precisa.
Ogni via sembrava simile alle altre.
Sapeva di essere tallonato da un paio di Guardie, ma la cosa non aveva importanza.
I vicoli sembravano tutti uguali, si chiudevano sopra di lui con i loro maestosi muri d’arenaria gialla. Dalle minuscole finestrelle sporgevano piccoli vasi stracolmi di sgargianti grappoli di fiori rossi.
Ad un tratto i passi dietro di lui aumentarono di numero, e non fece caso alle due sole menti che leggeva.
Camminava…
In breve il vicolo si allargò fino a diventare la piazza principale dove svettava il Palazzo dei Priori, al suo fianco stava un’antica chiesa. I suoi piedi deviarono verso l’edificio sacro, trovando la porta accostata nonostante l’ora.
Dentro era buio, freddo…l’aria pervasa da un vago sentore d’incenso e d’antico. Alcune candele bruciavano fioche davanti all’altare di gesso dipinto, altre proiettavano le ombre delle statue nelle cappelle laterali.
Attraversò lentamente la navata centrale, in mezzo a due file di panche di legno, raggiungendo i gradini dell’altare e alzando gli occhi sul crocifisso scolpito chissà quanti secoli prima da abili mani.
Non percepiva più i pensieri di nessuno, probabilmente i Volturi non osavano entrare lì dentro…o forse…
Un risolino soffocato lo risvegliò, girandosi di scatto verso la parte più buia della chiesa.
In fondo, accanto alla porta, stava una figura incappucciata solo il suo leggero sorriso era visibile.
Quella figura di donna rimase in silenzio, immota. Mentre Edward la osservava.
Faceva parte dei Volturi, il suo cuore non batteva…ma era più alta di Jane. La pesante mantella ne schermava l’odore ed il suo cappuccio la celava alla vista.
Incredulo si rese conto che non riusciva a sentirla…era come se non pensasse affatto.

I'd rather die
Facing my doom
I will not kneel

“Chi sei?” domandò lui, a voce bassa, in fondo aveva davanti pur sempre una donna.
Gli angoli della sua bocca si abbassarono all’ingiù, come se le parole d’Edward l’avessero in qualche modo offesa. Non parlò.
“Ti ha mandata Aro?” chiese, insospettito da quella vampira muta. Alzò un sopracciglio quando la vide negare, scuotendo la testa da sotto il cappuccio. Significava forse che era venuta lì di sua spontanea volontà?
L’eco di un passo squarciò il silenzio. Quella figura senza nome si stava avvicinando lentamente, senza mostrare ostilità. A metà percorso si fermò, guardandolo fisso.
“Vuoi vedere il mio viso?” disse a voce talmente bassa che anche il fine udito di un vampiro non l’avrebbe sentita. Eppure quel sussurro fece vibrare corde profonde, che pensava di non avere più.
“No.” quel rifiuto gli era costato, dentro di lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per darle un volto.
La donna riprese a sorridere, avrebbe potuto giurare di sentirla dire fra se e se “Cocciuto…”
Riprese la sua lenta avanzata verso di lui, fermandosi giusto a pochi passi dove il riverbero delle candele la illuminava dolcemente.
Una distanza che entrambi avrebbero azzerato in meno di un decimo di secondo.
Lentamente, molto più lentamente, alzò un braccio scoprendo una mano bianca e all’apparenza fragile, afferrò un lembo della stoffa che le ricopriva il capo e tirò.
La luce delle candele toccarono prima la bocca piena e rossa poi un naso sottile, gli zigomi alti. Ciocche di capelli dai riflessi ramati le incorniciavano il viso a forma di cuore e sotto le sopracciglia due brucianti occhi rossi lo fissarono decisi.
Edward non sapeva dare un nome a ciò che provava. Non sapeva perché la sua gola si era annodata e sentiva un dolore al petto come se qualcuno l’avesse appena colpito.
Rimase in piedi, fissandola ammutolito.
Durante quel silenzio, il sorriso curvò di nuovo le labbra della vampira.
“Assomiglio a qualcuno che conosci?” chiese amabile, facendo una giravolta su se stessa con grazia da ballerina. I suoi occhi rossi brillavano come rubini.
“Bevi sangue umano?” la sua voce uscì roca, incrinata. Non sembrava per niente la sua.
“Certo!” esclamò lei, fermandosi di scatto, osservandolo diffidente.
Le mani di Edward si strinsero a pugno. Quella donna…non poteva essere Bella!
“Non sei lei.” affermò, scuotendo la testa, cacciando via quel pensiero venefico. Dando le spalle alle candele, pronto per andarsene.
Un ringhio gli fece alzare lo sguardo, gli occhi rossi lo scalfirono duri e freddi.
“Non giocare con me, Edward Cullen!” gli mostrava i suoi denti affilati, mentre pronunciava il suo nome. Esibendo per la prima volta una faccia della sofferenza che entrambi portavano dentro.
Quel momento di rabbia si eclissò lentamente dai suoi tratti nivei e immortali. Prese un respiro, come per calmarsi e riaprì gli occhi, iniziando a scostare la manica destra della tunica che portava sotto al mantello.
“Se non sono…” sottolineò con voce forzatamente calma “Allora questa non significa niente.”
Così dicendo, avvicinò il braccio alla luce che mise in evidenza una mezzaluna, appena sopra il suo polso. Un morso di vampiro.
‘No.’ pensava Edward ‘Sto diventando pazzo…’
Ma i vampiri potevano varcare i cancelli della follia? Era loro concesso?
Per quanto la situazione fosse tesa, chiuse gli occhi, cercando di schiarire i propri pensieri.
Si sentiva vulnerabile, e probabilmente quel…quell’essere…avrebbe potuto ucciderlo senza fatica.
In quel momento qualcosa…un ricordo, forse? Fece breccia nei suoi pensieri.

«Sai, Romeo mi ha sempre dato sui nervi.»
«Cosa c'è che non va in Romeo?»
«Be', prima di tutto è innamorato di questa Rosalina...non ti pare un po' volubile, il ragazzo? Poi, qualche minuto dopo il matrimonio, uccide il cugino di Giulietta. Poco intelligente, davvero. Un errore dopo l'altro. Peggio di così non avrebbe potuto fare per demolire la propria felicità.»

Ricordava quel discorso…era il giorno del compleanno di Bella. Ma il flusso di pensieri non si fermava…perché non erano i suoi ma quelli di lei.
Alzò lo sguardo sulla donna che continuava a fissarlo calma, alla sua domanda silenziosa scrollò le spalle.
“Posso controllare uno scudo mentale…è il mio dono.” rivelò amara “Io che pensavo di non avere niente di speciale!”
Gli occhi neri d’Edward la seguivano come calamitati, osservandone le espressioni…ammise a se stesso che Bella, qualcosa di lei, sopravviveva in quel volto perfetto.
“Che cosa vuoi da me?” le chiese affascinato.
“Cosa voglio?” replicò lei, sorpresa. Il suo sorriso cambiò, divenne più tagliente.
La mente di Edward venne sommersa da ricordi sfocati, ricordi umani.
Vedeva e sentiva i pensieri di Bella nei giorni precedenti alla sua fuga da Forks.

Come al solito lo trovai ad aspettarmi a scuola, ma la sua espressione era strana. Lo sguardo nascondeva qualcosa che non riuscivo a cogliere...e che mi terrorizzava.
[…]
«Tu...non...mi vuoi?»
«No»
[…]
«Ovviamente, a modo mio, ti amerò sempre. Ma quel che è successo l'altra sera mi ha fatto capire che è ora di cambiare. Vedi, sono...stanco di fingere un'identità che non è mia, Bella. Non sono un essere umano.» tornò a fissarmi e le sembianze glaciali del suo viso perfetto non erano umane «Ho aspettato troppo, e ti chiedo scusa.»
«No.» la mia voce era un sussurro: la consapevolezza aveva fatto breccia e scorreva come acido nelle mie vene «Non farlo.»
[…]
«In cambio, ti faccio anch'io una promessa» disse «Prometto che è l'ultima volta che mi vedi. Non tornerò. Non ti costringerò mai più ad affrontare una situazione come questa. Proseguirai la tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come se non fossi mai esistito.»
[…]
Dovevo continuare a muovermi. Se avessi smesso di cercarlo, sarebbe stata la fine.
Amore, vita, significato…la fine di tutto.

Quel dolore era mille volte più intenso del suo, qualcosa che non si poteva descrivere.
“Volevo rivederti.” ammise la vampira accanto a lui con sguardo triste “Mi hai annientata…devo ricambiare questo favore, immagino.”
“Bella…” quel nome uscì dalle sue labbra dopo lungo tempo. La vide rabbrividire ed allontanarsi verso il buio.
“Non hai più il diritto di chiamarmi così!” sbottò lei, scura in volto “Sapevo che non sarei dovuta venire!”
Con un gesto nervoso si nascose di nuovo sotto il cappuccio, celando la propria espressione. Gli dette le spalle ma indugiò sui suoi passi e si voltò, osservando Edward e la sua espressione vuota.
“Aro non vede l’ora che arrivi domani per aggiungerti alla sua Guardia…” i suoi brillanti occhi vermigli erano velati “Ti prego…lascia Volterra.”
Detto questo la vide sparire.
Osservò il portale della chiesa per qualche tempo prima di muoversi…
Ora non aveva dubbi…era diventato più che pazzo.
Tornò verso le candele che brillavano come piccoli fari in quel buio. Si avvicinò sempre di più…
‘In fondo…’ pensò, mentre la fiamma gli avvolgeva la mano
‘Non devo aspettare un’alba oscurata da corvi per immolarmi in nome di un amore fantasma.’

Fine

Note dell’autore:
*Milioni di fans scatenate partono all’attacco armate di lance, forconi e moderne mazze da baseball*
Mamma mia…normalmente non mi piace essere lapidata ma in questo caso credo non ci sia molta scelta…!
Amo questo pairing…amo la saga…amo pure i Volturi e la loro gerarchia!
Eppure questa storia ha combattuto fino all’ultimo per essere scritta, messa nero su bianco.
Spero almeno che sia servita a farvi passare venti minuti del vostro tempo…anche se dubito che sia piaciuta a qualcuno…^^’’’

Bene…adesso uccidetemi pure via recensione…sono pronta!
*Hermes tira fuori da dietro la schiena un cucchiaino da gelato e lo agita a mo’ di fioretto*

Ps. La canzone in corsivo è The Ravens dei Tristania se può interessare

  
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