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Autore: CrazyAF_    23/07/2018    0 recensioni
Sara lo aveva conosciuto solo attraverso i libri della sua saga preferita.
Lui che era il mostro dagli occhi rossi.
Lui che era stato un uomo, prima di cambiare completamente per amore del potere.
Lui che non aveva la minima paura di uccidere un innocente, di procurare dolore a chi si trovasse sul suo cammino.
Lui che provava piacere a fare del male e che sorrideva con malvagità ai suoi alleati, ai suoi seguaci, ai suoi servi.
Lui che era temuto da tutti, grandi e piccini.
Lui che aveva scelto Lord Voldemort come nome, perché Tom Riddle era un nome tutt'altro che adatto a qualcuno che avrebbe conquistato il Mondo Magico e che avrebbe sconfitto, una volta per tutte, la Morte, ottenendo l'immortalità.
Un sogno e Sara venne trascinata nel lontano 1943, quando il perfido Tom Riddle, era solo al suo quinto anno a Hogwarts. Un sogno che forse non è veramente un sogno, ma che potrebbe essere realtà.
E se...
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Il rumore della pioggia la ridestò dal suo sonno profondo, mantenendola però in quello stato che è la dormiveglia. Tutto era tranquillo, calmo, perfetto, perfino i suoi problemi e le sue preoccupazioni sembravano essere svaniti. Con le labbra piegate in un sorriso che non era riuscita a negarsi, Sara si rilassò ancora di più stiracchiandosi sotto le coperte di un comodo letto; un caldo confortevole che le avvolgeva il corpo, abbracciandola dai piedi alle spalle. Rimase per un po' ad ascoltare lo scroscio dell'acqua che sbatteva contro una finestra vicina e sul soffitto, poi il suo stomaco brontolò e decise che era ora di alzarsi, di andare in cucina, salutare sua madre e fare un'abbondante colazione.

Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il buio.

Strano, pensò.

Quando la sua vista si abituò a quell'oscurità, Sara notò spesse tende blu scuro intorno a sé e in fondo, quasi ai piedi del letto, c'era un misero spiraglio di luce. Come se qualcuno le avesse dato uno schiaffo per farle riprendere i sensi, la ragazza si rese conto che quella non era assolutamente casa sua e che quello che le era capitato fino a quel momento – l'arrivo a Hogwarts, il suo strano rapporto con Tom Riddle, Amy, Lizzie e Matt, la magia che scorreva nelle sue vene e l'incontro con Joanne – era tutto vero.

«Amy?» mormorò Sara, sospirando.

Nessuna risposta, solo un lamento rauco e per niente femminile. Un'altro sorriso, anche questo impossibile da ricacciare indietro, si formò sul volto di Sara.

«Amy, sei sveglia?» la Corvonero ci riprovò, mettendosi a sedere e tirando, con forza, una delle spesse tende blu.

La sua mente tornò alla prima volta in cui si era ritrovata lì, in quella bella stanza circolare che era il dormitorio femminile del suo anno. Al centro vi era una vecchia stufa, uguale identica a quella che si vedeva in uno dei film della saga di Harry Potter; era un posto accogliente, affascinante, intriso di storia. Il suo sguardo si spostò poi su una delle finestre: stava ancora piovendo, le gocce che correvano lungo il vetro, il cielo grigio e, in lontananza, le chiome degli alberi della Foresta Proibita che danzavano col vento.

Ogni cosa qui mi fa sentire a casa, si disse, respirando a pieni polmoni prima di scendere dal letto – i suoi piedi si scontrarono col pavimento freddo.

Sotto al suo letto c'era un paio di pantofole che lei, nel suo mondo, non avrebbe di certo indossato. Se le infilò comunque, poi avanzò verso l'unico letto dove ancora le tende non erano state tirate. Tirò una di queste e vide Amy girata su un fianco che ancora dormiva, o forse che tentava di riaddormentarsi, e un pochino si sentì in colpa per quello che stava per fare. A quel punto fece un salto e atterrò sul materasso dell'amica, facendola sussultare.

«Sara Austen!» esclamò Amy con voce roca, voltandosi di scatto verso la Corvonero che adesso se la stava ridendo. «Devo forse ricordarti le regole che ho stabilito al primo anno? Pare proprio che io debba rinfrescarti la memoria, eh? Per me, il sabato e la domenica sono sacrosanti!»

Sara alzò le mani in segno di resa, divertita. «D'accordo, d'accordo!»

Amy si girò dando le spalle a Sara, chiuse gli occhi e provò a riprendere sonno. Prima di quel dolce risveglio, Amy stava sognando un bellissimo ragazzo dell'ultimo anno di Tassorosso: lui, che faceva parte del Lumaclub, l'aveva appena invitata alla festa di Natale di Lumacorno e lei, con un ampio sorriso e le guance dipinte di un delicato rosa pallido, aveva accettato con gioia. Voleva assolutamente tornare lì per vedere come sarebbe andato a finire il loro appuntamento.

Peccato che non riuscì a riaddormentarsi e quando si tirò su a sedere vide che Sara era ancora lì, sul suo letto, con un ghigno divertito sul viso.

«Ti detesto» mormorò, sbadigliando. «Adesso andiamo a prepararci, ma non ti azzardare ad aprir bocca prima che io abbia finito la mia abituale tazza di caffè!»

~ ~ ~

La Sala Grande era praticamente deserta, il cielo, grigio e costeggiato, di tanto in tanto, da lampi luminosi, un gemello di quello che c'era fuori dalle mura del castello. Candele incantate volavano a qualche metro da terra e nei camini, quelli posti lungo le due pareti della sala, vi erano fiamme calde e ipnotiche. Sui lunghi tavoli delle quattro Case di Hogwarts c'erano pochi studenti, alcuni ancora mezzi addormentati e sul punto di cadere con la faccia su uova strapazzate, bacon e altro.

Mentre lei e Amy raggiungevano un gruppetto di Corvonero, lo sguardo di Sara si spostò sui pochi Serpeverde già in piedi. Il fiato le si mozzò in gola e i suoi occhi si spostarono sui volti dei pochi studenti della Casa verde–argento seduti a far colazione: sapeva chi stava cercando e, quando constatò che lui non era lì, si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo; i suoi polmoni la ringraziarono.

Finalmente prese posto accanto ad Amy e subito si isolò nella sua mente.

Durante il suo ultimo soggiorno a Hogwarts, Tom Riddle l'aveva portata nella Stanza delle Necessità per farle incontrare Olive Hornby, una Corvonero del quarto anno che adesso era entrata a far parte della sua cerchia ristretta di seguaci fedeli. Il compito di Olive, l'atto che avrebbe dimostrato a Riddle che di lei si poteva fidare, e che era disposta a fare qualsiasi cosa per renderlo felice, era stato quello di portare Mirtilla Warren – o Mirtilla Malcontenta – nel bagno in cui c'era la porta della Camera dei Segreti.

«Sì, i genitori di Mirtilla sono venuti a prenderla ieri sera» stava dicendo un ragazzo biondo ad Amy, che a sua volta lo ascoltava con occhi lucidi. «Pare che il Preside Dippet voglia fare una commemorazione per ricordarla»

«Si sa come è morta?» domandò Sara, nonostante sapesse già la risposta a quella domanda.

Il suo cervello creò davanti ai suoi occhi un'immagine sfocata, ma che lei riuscì ad interpretare alla perfezione. Vide Olive prendere in giro Mirtilla, le lacrime di quest'ultima che le rigavano il volto e le lenti degli occhiali bagnati da qualche goccia salata; poi ecco l'ingresso del bagno del secondo piano dove Tom avrebbe rilasciato il Basilisco. Osservò impotente Mirtilla entrare di corsa in uno dei cubicoli, per poi sedersi sul gabinetto e ricominciare a piangere.

Mirtilla! Esci di lì! Sta per arrivare! Devi andartene o morirai!, le stava urlando Sara, ma nessuna parola le uscì di bocca; era come un grido lontano, un qualcosa che l'udito umano non poteva percepire.

Qualcosa di grande stava strisciando sul pavimento del bagno, ma il suo rumore era coperto dai singhiozzi della Corvonero. Il Basilisco avrebbe attaccato a momenti, Sara se lo sentiva nelle viscere e, quando udì bussare piano al cubicolo in cui Mirtilla si stava nascondendo, il fiato le si mozzò in gola. Cercò di urlare un'altra volta per avvertirla, mentre la ragazza con gli occhiali si alzava dal gabinetto, arrabbiata e triste insieme, per urlare a chiunque ci fosse fuori di andarsene via...

«Vattene via!» urlò Mirtilla Warren, aprendo la porta del cubicolo e incontrando il suo destino.

Un mostro enorme e spaventoso. Due occhi gialli. Il buio totale.

Sara sussultò. Non sapeva chi fosse stato, ma uno dei suoi compagni di Casa, uno di quelli che erano lì con lei a fare colazione, le aveva messo una mano sulla spalla, riportandola a quella che, in quel momento, era la realtà in cui si trovava. Sara si rese conto che tutti la guardavano con occhi preoccupati, Amy sembrava addirittura spaventata.

«Sara va tutto bene?» le chiese infatti Amy. «Ti sei isolata subito dopo aver chiesto a Michael di Mirtilla... e sei anche pallida...»

«Va tutto... tutto bene, credo» rispose Sara, piegando le labbra in un sorriso che però non raggiunse gli occhi. «Forse sono solo sconvolta per l'accaduto»

Per evitare di dover rispondere ad altre domande di Amy, Sara abbassò il capo e disse che aveva una gran fame. Riempì il piatto davanti a sé con delle uova strapazzate e si versò nel bicchiere del succo di zucca fresco, poi iniziò a mangiare così da poter tenere la bocca impegnata. Amy sembrò capire al volo che la sua migliore amica non aveva intenzione di continuare a parlare, quindi si voltò verso gli altri Corvonero e cercò un argomento meno triste e tetro da portare avanti.

Nuovamente, Sara si isolò dal resto del gruppo. Entrò in una bolla dove le voci dei suoi compagni erano soffocate, incomprensibili, e si mise a riflettere sul da farsi. Con la mente tornò al giorno in cui aveva parlato col professor Silente per la prima volta e ricordò di come lui le aveva chiesto di raggiungerlo ogni volta che si sarebbe svegliata a Hogwarts, così da poter imparare a chiudere la mente.

Ma la Sara che portava avanti la vita al castello, quando lei era sveglia nel suo mondo senza magia, aveva fatto visita ad Albus?

Sì, ci sono stata, le rispose una vocina nella sua testa. Sono lezioni difficili, stancanti. Silente riesce ancora a scavare nei nostri ricordi facilmente, ma ce la sto mettendo tutta. Per me e per te.

Sara corrugò la fronte.

Stava davvero avendo una conversazione con sé stessa?

Bene, si ritrovò a replicare. Adesso devo solo raggiungere il suo ufficio, parlargli di Joanne e poi pregarlo di trovare un modo per non farmi tornare mai più qui. Non voglio che Tom mi usi per i suoi piani e non voglio che...

Per la seconda volta, la Corvonero sussultò e la bolla in cui si era rifugiata scoppiò con un sonoro pop – che però solo lei riuscì a sentire. Davanti a lei aveva preso posto Olive Hornby, la nuova seguace di Tom Riddle.

«Buongiorno Sara, dormito bene?» le chiese la Corvonero del quarto anno, le labbra piegate in un sorriso compiaciuto – forse stava cercando di metterle paura, ma inutilmente: Sara pensò semplicemente a quanto fosse patetica e viscida. «Ad essere sincera, adesso che noto le occhiaie, sembrerebbe proprio di no»

«Lasciami in pace, Olive!» sibilò Sara a denti stretti, sperando che Amy e gli altri non l'avessero sentita.

«Sai che tu non lo meriti, vero?» fece Olive, ignorandola completamente e continuando a sorridere. «Non sei all'altezza del suo immenso potere, sei nulla in confronto a lui. Ancora non capisco come mai ti tenga così... vicina a lui. Il mio Signore ha bisogno di qualcuno forte accanto a sé; qualcuno che abbia la sua stessa ambizione e qualcuno che creda fermamente in ciò che dice»

«Tu sei pazza!» mormorò Sara a bassa voce, alzandosi subito dopo dalla sedia e girandosi, per andarsene dalla Sala Grande.

Subito i suoi occhi incontrarono due iridi grige. Tom la stava osservando dal tavolo dei Serpeverde: c'era rabbia mischiata a sorpresa e curiosità nel suo sguardo intenso. Sara sentiva che da un momento all'altro lui si sarebbe alzato, forse per chiederle di riconsegnarle il suo diario – lei ancora ignara dell'ubicazione di quell'oggetto così importante; era nel mondo reale, dove c'erano Odette e Joanne, o lì al castello?

Prima che Tom potesse fare anche un solo movimento, Sara si avviò a passo deciso verso l'ingresso della Sala Grande. Sapeva dove doveva andare e allo stesso modo sapeva cosa avrebbe fatto una volta raggiunta la sua destinazione.

In poco tempo si ritrovò davanti all'ufficio di Albus Silente. Bussò forte contro la porta di legno e un istante dopo quella si aprì da sola. Il professore di Trasfigurazioni era in piedi davanti alla sua scrivania, stava facendo avanti e indietro, meditando su chissà che cosa. Una volta che Sara ebbe richiuso la porta, tirò fuori la sua bacchetta dalla tasca interna della divisa e la puntò in un punto impreciso sul legno.

«Muffliato!» mormorò e subito si voltò a guardare l'uomo che sarebbe diventato preside di Hogwarts. «Spero vivamente che l'incantesimo funzioni, professore»

«Sembri sconvolta» commentò tranquillo Silente. Afferrò saldamente la bacchetta che aveva lasciato sulla scrivania e la mosse piano, facendo apparire due poltrone all'apparenza comode, un tavolino e tè e biscotti. «Hai già fatto colazione?»

Sara annuì. «Vengo ora dalla Sala Grande»

«E sei qui per parlarmi ancora di Tom»

La sua non era una domanda, ma un'affermazione.

Ancora una volta, Sara annuì, poi alzò il capo e si specchiò in due pozze azzurre e infinite. «Ho delle novità, signore, e adesso le dirò ciò che è successo negli ultimi giorni nel mio mondo. Voglio mettere in chiaro una cosa, però: una volta che le avrò raccontato tutto, mi tiro fuori. Avrò bisogno del suo aiuto per trovare un incantesimo, una pozione o qualcosa del genere che non mi riporti più qui»

«Aggiornami, Sara» replicò semplicemente il saggio mago, osservandola sedersi su una delle poltrone che aveva fatto apparire.

La ragazza partì col spiegargli il piano che lei e Odette avevano creato e studiato, a come si erano separate dai loro compagni di classe e a come avevano incontrato Joanne Rowling in persona. Sara non tralasciò neanche un dettaglio: descrisse la gabbia in cui Lord Voldemort era stato rinchiuso, ripeté la storia di Joanne e gli fece domande su come era stato possibile far apparire la sua bacchetta in un mondo in cui la magia sembrava non esistere.

«Il potere dell'Anima Gemella» sussurrò Silente, giocherellando con la punta della sua barba.

«Quella notte sono andata a trovarlo» confessò Sara. «Mi ha detto che era stata la curiosità a spingerlo ad andare a ricercare quel potere. Ha aggiunto che il primo pensiero che ha avuto, quando mi ha incontrata, è stato quello di uccidermi, credo che adesso, in questo esatto momento, sia ancora nella fase in cui ha capito che mi vuole usare, ma sta ancora cercando di capire in che modo. L'ultima cosa che ha detto, prima che mi risvegliassi nel dormitorio della mia Casa, è stato: "Sii forte Sara"»

Su di loro piombò un silenzio leggero, di tanto in tanto spezzato dal ronzio di oggetti magici presenti nell'ufficio. Sara osservò Albus Silente: aveva chiuso gli occhi e parlava sottovoce, tra sé e sé.

Cosa stava dicendo? E perché non la rendeva partecipe?

Dopo qualche minuto, passato ancora a sussurrare qualcosa a bassa voce, Albus Silente alzò il capo e incontrò lo sguardo di Sara. Lei era in attesa.

«Suppongo che Joanne non ti abbia spiegato che cosa sia il Potere dell'Anima Gemella, giusto?» Albus aspettò di vedere la Corvonero annuire, quindi proseguì. «E' un incantesimo antico, quasi dimenticato. Ancor prima che l'idea di creare una scuola di magia e stregoneria prendesse forma nella mente dei quattro fondatori di Hogwarts, una potente strega entrò in possesso di un libro che conteneva Magia Bianca, pura e luminosa. Si ignora dove l'avesse trovato, o in che anno si svolse la vicenda che ti sto raccontando»

Il professore fece una pausa, respirò profondamente e poi riprese a parlare. La sua voce assunse il tono di chi sta leggendo una favola della buonanotte.

«Lei si chiamava Arabella e venne alla luce molti anni prima delle persecuzioni delle streghe e dei maghi. Viene dipinta con lunghi capelli neri e occhi scuri, la pelle bianca. Una donna affabile, carismatica, di un'intelligenza sopraffina. Nelle sue vene scorreva un potere ineguagliabile, di cui lei faceva uso solo per fare del bene. Passò la sua giovinezza a nascondere la magia per via della Caccia alle Streghe e in età adulta, promettendo alla sua famiglia di tornare presto, intraprese un lungo e solitario viaggio.

«Si narra che nel corso del terzo anno che passò lontano da casa, Arabella trovò il libro a cui ti accennavo poco fa. Lo imparò a memoria, studiò ogni incantesimo, li provò tutti, dal primo all'ultimo. Un giorno, mentre sfogliava per quella che doveva essere la millesima volta il libro, Arabella si accorse che in fondo qualcuno aveva tagliato la parte interna della copertina in pelle, creando così una specie di tasca»

«E lì che ha trovato il Potere dell'Anima Gemella, signore?» lo interruppe Sara, meravigliata da quella storia.

Silente annuì, accennò un sorriso e proseguì il racconto: «Il primo tentativo andò a male, o così dicono le leggende, ma al secondo qualcosa accadde. Una palla luminosa e calda le apparve e le sussurrò di seguirla; Arabella, nonostante fosse spaventata, fece come le era stato detto»

Una palla luminosa e calda? Ma non è quella che ha guidato Ron da Hermione e Harry, in "Harry Potter e i Doni della Morte"?

L'unica differenza era che quella di Ron non gli aveva sussurrato niente. Era stata la voce di Hermione a chiamarlo.

«La palla luminosa svanì nel momento esatto in cui Arabella andò a scontrarsi contro un uomo, entrando in un pub in Scozia» Silente fece un'altra pausa e Sara si spinse in avanti sulla poltrona. «Il suo nome era Darius...»

«Darius?» chise Sara, corrugando la fronte. «E il cognome?»

Ancora una volta, il professore accennò un sorriso. Gli occhi azzurri, dietro agli occhiali a mezzaluna, scintillavano con vivo divertimento.

«Darius Corvonero» disse, osservando la sorpresa dipingersi sul volto di Sara. «Arabella di cognome faceva Austen e, dopo essersi sposati, ebbero una figlia: Priscilla Corvonero»

~ ~ ~

La biblioteca era enorme, meravigliosa, proprio come se l'era immaginata leggendo le parti in cui il Golden Trio ci andava per fare ricerche. Emanava un'energia forte, antica, magica. Era esattamente come veniva descritta da Joanne: gli alti scaffali con libri vecchi di chissà quanti secoli, stretti corridoi, tavolini dove gli studenti potevano sedersi per leggere e fare ricerche.

Gli occhi di Sara non facevano che brillare.

Se n'era andata da poco dall'ufficio del professor Silente. Lui, sebbene avrebbe preferito di gran lunga vedere Sara portare a termine la missione di salvare il destino di Tom Riddle, e del resto del Mondo Magico, le aveva promesso che si sarebbe immediatamente messo alla ricerca di un incantesimo che non l'avrebbe fatta più tornare a Hogwarts. Lei l'aveva ringraziato, poi gli aveva chiesto se, andando in biblioteca, avrebbe trovato il libro della Magia Bianca; Silente, in tutta risposta, si era stretto nelle spalle e l'aveva salutata.

Sara andò al bancone della bibliotecaria. Una donnina bassa e robustella, con i capelli grigi e ricci racchiusi in una coda alta, sedeva con un libro stretto tra le mani. Portava sul capo un cappello a punta logoro e un vestito verde smeraldo che non le donava affatto.

«S-salve, avrei bisogno di...»

«Shh!» fece la donnina, tenendo gli occhi neri puntati sul libro che stava leggendo.

«Ma io ho bisogno del suo aiuto!» fece Sara, incrociando le braccia al petto.

«SHH!» ripeté la donnina, questa volta guardando Sara. «Non vedi che sono impegnata, ragazzina?»

«E lei non vede che le sto chiedendo una mano? Mi servirebbe sapere dove posso tro...»

Ma la donnina non la stava più ascoltando: era tornata a leggere il suo prezioso libro – "50 step per trovare il mago adatto a te!". Sara sbuffò e alzò gli occhi al cielo e, siccome sapeva che la biblioticaria era totalmente inutile nella sua ricerca, si voltò decisa, le braccia lungo il corpo e le mani chiuse a pugno.

Nel girarsi, si trovò faccia a faccia con l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

Le labbra di Tom Riddle, sottili e così orrendamente invitanti, si piegarono nel loro solito ghigno. Gli occhi grigi brillarono e Sara ebbe l'impressione di scorgere del piacere nel vederla lì, in difficoltà. Senza dire una parola, il Serpeverde la superò – nel farlo le sfiorò apposta una mano con le sue lunghe dita pallide – e si avvicinò al bancone della bibliotecaria.

«Celestia! Non vedo perché leggere libri stupidi come quello!» disse Tom, guardando la donnina dai capelli ricci col solito sguardo che riusciva ad incantare chiunque. «Lo sanno tutti che sei splendida così come sei e che non hai bisogno di mezzucci del genere per accalappiare un uomo»

«Tom! Che piacere, che piacere!» esclamò quella, arrossendo leggermente e chiudendo immediatamente il libro. «Ero solo curiosa, niente di che! Allora, in cosa posso esserti utile?»

Sara sgranò occhi e bocca. Ma che ca...?!

«Potresti aiutare la mia ragazza?» le chiese lui, indicando col pollice la Corvonero scioccata alle sue spalle.

Sara si fece avanti, guardando con la coda dell'occhio Tom, che a sua volta la osservava intensamente. Chiese a Celestia se lì, nella biblioteca di Hogwarts, ci fosse un antichissimo libro che conteneva solo ed esclusivamente Magia Bianca. Spiegò che le serviva per una ricerca personale e, mentre mentiva alla bibliotecaria, notò il viso di Tom piegarsi in un'espressione interessata e... nervosa?

«Prova a cercarlo nella Sezione Libri Antici, Leggende e Altre Storie sul Mondo Magico» disse cordialmente Celestia, rivolgendosi però più a Tom che a Sara.

Quest'ultima annuì e, senza dire una parola al Serpeverde, o alla bibliotecaria, si allontanò dal bancone. Subito si mise alla ricerca della sezione che Celestia aveva nominato e in un battito di ciglia la trovò: era in un punto della biblioteca in cui gli studenti andavano raramente, avvolta nella penombra e nel silenzio più totale.

Sara entrò nello stretto corridoio e inspirò a pieni polmoni il profumo di vecchi libri impolverati. Sorrise, perché quel luogo le piaceva da impazzire. Poi una mano le afferrò il polso sinistro e un calore accogliente si propagò in tutto il corpo, partendo dal punto in cui la sua epidermide era entrata in contatto con quella dello sconosciuto. Non sapeva se esserne felice o meno, forse perché sapeva che quella mano apparteneva all'assassino di Mirtilla, al potente e temibile Lord Voldemort.

«Mi ignori da stamattina, Sara, e questo non mi piace affatto» sibilò Tom fra i denti bianchi, prendendole il mento con indice e pollice e facendola indietreggiare fino a far combaciare la sua schiena con uno degli scaffali. «Dovrei punirti per questo, sai?»

«Allora fallo, Tom» mormorò Sara, con un coraggio che non sapeva neanche lei di avere.

Le loro labbra erano separate solamente da qualche centimetro, il torace di lui contro quello di lei. Sara si sentì in trappola, ma allo stesso tempo non era spaventata e stranamente, nonostante quello che la teneva ferma era il Signore Oscuro, non voleva nemmeno andarsene.

«Puniscimi» aggiunse, guardando gli occhi grigi e rabbiosi di Riddle.

Tom strinse con più forza la presa sul polso di lei, ma un minuto più tardi la lasciò andare. Sara preferì non muovere un muscolo, troppo curiosa di vedere la sua prossima mossa.

«Perché cerchi quel libro? Quello con la Magia Bianca» le chiese Riddle, rimanendo così vicino alla Corvonero da percepire il battito acellerato del suo cuore – profumava di arancia fresca.

«L'ho detto anche prima: ricerca personale» rispose Sara, sperando con tutta sé stessa che lui non le stesse leggendo dentro. «Non ascoltavi?»

Tom non rispose, si limitò ad assottigliare lo sguardo. Lei piegò leggermente il capo, cercò di studiare il suo volto contratto e bellissimo e quando alzò una mano, così da poter sfiorare quei duri e affascinanti lineamenti, lui gliela afferrò e con forza se la portò alle labbra.

«Voglio il mio diario, Sara» sussurrò poi, prendendo le distante e appoggiandosi sullo scaffale opposto a quello dove c'era lei. «E' molto importante, mi serve con urgenza. So che ti ho concesso fin troppo tempo, ma sono... stranamente benevolo nei tuoi confronti. Ti do altre ventiquattro ore, Sara Austen, e se non me lo riporterai tu, sarò costretto a venire a prendermelo con la forza»

~ ~ ~


Angolo Autrice
Buonsalve a tutti! 
Ebbene sì, sono tornata anche su questa storia!
Sono mesi che non aggiornavo e mi dispiace molto per avervi lasciato nel silenzio più totale, ma mi sono rimessa a leggere la saga di Harry Potter e poi il mio computer si è rotto (adesso ne ho uno "nuovo"); senza contare il campionato di softball che è finito, il torneo a cui dovrò partecipare a breve e chi più ne ha più ne metta!
Spero che questo capitolo vi piaccia e spero che la storia di Albus sia interessante!
Un forte abbraccio.
Eli


 

   
 
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