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Autore: SakuraSan96    27/07/2018    0 recensioni
"Provò un secondo di ammirazione verso il ragazzo e riuscì finalmente a saziare quella sua piccola fiamma di curiosità, che svanì insieme al silenzio interrotto da un orologio che riprese a ticchettare non appena Nicole si rese conto della sua presenza sulla parete. Segnava le 8:46. La ragazza sembrava impaziente di raggiungere la classe e la lezione di storia che aspettava di iniziare con l’ora successiva."
E' la versione corretta e riscritta della mia vecchia fanfiction https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1085524&i=1 . Se non l'avete letta consiglio di saltare questo passaggio ^^'' e godervi questa nuova versione!
Buona lettura!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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- ...ole! Nicooole! Svegliati, sei in ritardo! – La voce della propria madre di mattina presto suona sempre un po' come una sveglia rotta che non smette di suonare.
Nicole, ancora stordita, alzò lo sguardo verso quella che si rivelò essere la vera sveglia rotta che però taceva, immobile, segnando le 3:47. Nonostante l’allarme sostituito con la voce della madre, quella mattina per Nicole non fu abbastanza presto per arrivare in tempo al suono della campanella scolastica.
Non sarei dovuta essere così impaziente e finire di leggere tutto Il Codice da Vinci fino a notte fonda. – Pensava un po' amareggiata più che altro dal fatto che le era sembrato un libro molto avvincente e intrigante e avrebbe voluto leggerlo con più calma. Non riusciva a resistere di fronte un mistero, la sua curiosità era davvero incontrollabile. 
Entrata finalmente nell’edificio principale, si diresse verso la vicepresidenza percorrendo un lungo corridoio dopo una piccola scalinata. Non aveva ancora mai visto quell’ufficio, ed era un po' nervosa al pensiero di essere giudicata essendo vista entrare alla seconda ora.
Arrivata davanti la porta vide una dozzina di sedie vuote destinate a ritardatari come lei.
Quella mattina però sembrava che quelle scomode sedie fossero destinate a vedere solo Nicole.
Prese posto in quella più prossima alla finestra che dava sul cortile interno della scuola. Poteva benissimo vedere i ragazzi di terza D giocare a basket dopo aver fatto un po' di sano stretching. Era uno spettacolo alquanto divertente considerato il fatto che erano tutti un po' goffi. Le ragazze troppo basse rispetto ai ragazzi, venivano facilmente messe da parte a fare della semplice ginnastica che a loro sembrava non dispiacere.
L’attenzione da parte di Nicole su questi particolari venne spostata momentaneamente sul suono dei passi lontani di un’alta figura che stava avvicinandosi. Il viso e l’andatura non erano nuovi agli occhi della ragazza, ma non riuscì ugualmente ad inquadrarlo subito; riportò lo sguardo fuori su una scena di tiri liberi a canestro.
Nate Schmidt intanto continuava ad avanzare e, raggiunte le sedie, prese posto a metà della schiera troppo assonnato per notare la ragazza.
Dopo un piccolo percorso mentale, Nicole riconobbe il volto di Nate durante le premiazioni: gli venne assegnata una medaglia per essersi qualificato per le nazionali di nuoto.
Provò un secondo di ammirazione verso il ragazzo e riuscì finalmente a saziare quella sua piccola fiamma di curiosità, che svanì insieme al silenzio interrotto da un orologio che riprese a ticchettare non appena Nicole si rese conto della sua presenza sulla parete. Segnava le 8:46. La ragazza sembrava impaziente di raggiungere la classe e la lezione di storia che aspettava di iniziare con l’ora successiva.
Nate riaprì gli occhi giusto il tempo per guardare l’orario e notare la presenza della ragazza. Questi non fecero a meno di posarsi sui capelli lisci leggermente spettinati di lei che cadevano lungo il braccio guidando lo sguardo fino alle sue mani giunte e impazienti che ticchettavano insieme all’orologio. La riconobbe quasi subito, aveva una buona memoria, ma sembrava non dargli troppa importanza.
Pochi minuti dopo, dalla porta uscì il vicepreside, un omuncolo abbastanza tozzo e dall’aria rassicurante. Invitò i ritardatari ad entrare nell’ufficio per compilare i permessi di entrata.
Messi uno accanto all’altro, la differenza di altezza dei due era piuttosto evidente e al professor Miller scappò un sorrisino divertito; gli bastava poco per metterlo di buon umore.
Nonostante questa sua personalità giocosa, lavorava in uno studio abbastanza ordinario e pieno di scartoffie da archiviare. La flebile luce del sole entrava dalla finestra alle spalle della scrivania e disturbava gli occhi stanchi di Nate.
Il vicepreside prese posto sulla sedia girevole e, cercando una penna funzionante, chiese ai ragazzi nome e classe per riempire i due anonimi foglietti bianchi. Sorpreso di vedere la brillante ragazza fare ritardo, le chiese se fosse successo qualcosa.
- Beh professore, è successo che la mia sveglia ha deciso di non fare il suo lavoro stamattina. – Rispose Nicole, ridacchiando amareggiata. Il professore di tutta risposta fece un sogghigno ripensando a quando lui da giovane cercava di evitare in continuazione le alzatacce, sfidando la pazienza del padre.
- Mentre qui abbiamo il signorino Schmidt a cui ormai conviene fare un abbonamento per i ritardi. Sai che se ne fai troppi rischi un cattivo voto in condotta, vero? - La vocina stridula del vicepreside cambiò repentinamente con l’inizio della seconda frase, nella quale esprimeva un sincero e razionale senso di preoccupazione.
Conosceva da poco la situazione familiare di Nate e in quel momento non poté non pensarci: un ragazzo che decide di andare a vivere da solo a 17 anni deve avere le sue buone ragioni. E a Nate non mancavano. I suoi genitori costrinsero il fratello maggiore, Daniel, a prendere servizio nelle forze militari, dopo aver scoperto che avrebbe voluto studiare Belle Arti. Ovviamente lui provò a far valere le sue scelte, ma il padre, un uomo la cui istruzione fu impartita severamente da un ufficiale dell’aeronautica che faceva le veci del tutore, aveva in testa uno schema ben preciso da far seguire ai propri figli. Ormai in pensione, cercava continuamente di inculcare almeno ad uno dei due i suoi valori da ex-maggiore dell’esercito. Fallendo miseramente con Nate; il quale, essendo più ribelle rispetto al fratello, decise di voler continuare per la sua strada e l’avrebbe fatto senza l’aiuto dei suoi genitori. Ma a lungo andare questa indipendenza iniziò a sfinirlo.  
- Ne sono consapevole prof, ma vivere la vita senza un po' di rischi non sarebbe divertente. – Esordì con fare ironico, spezzando uno sbadiglio. Non gli andava molto a genio il fatto che i professori fossero al corrente di quello che stava passando, ma furono i suoi genitori ad informarli, preoccupati. Una delle ultime volte che Nate li sentì al telefono promettevano di lasciargli lo spazio necessario per decidere da solo della sua vita; al ragazzo suonò troppo strano quella specie di discorso sul “vivere il presente” poiché pensava al fratello obbligato a seguire il volere del padre. Tuttavia, decise solo successivamente di accettare il loro aiuto finanziario, a causa degli allenamenti che gli prosciugavano le energie per lavorare. Nate sentì di aver fatto un passo indietro nel chiedere aiuto a coloro che aspettavano come avvoltoi la sua resa, ma preferiva questo all’abbandono del nuoto.
Dopo aver ascoltato delle ultime raccomandazioni del professore, i due uscirono dall’ufficio e, una volta chiusa la porta alle loro spalle, si incamminarono verso le proprie classi.
 Nel breve arco di tempo che impiegarono per percorrere dei pezzi di strada in comune, a Nate sfuggì uno sguardo curioso su delle ciocche di capelli della ragazza: notò un accenno di colore verde. Sorpreso di notare un altro tocco di trasgressività su questa perfetta Nicole Johnson, iniziò a chiedersi quale fosse la sua vera personalità.
- Carino quel ciuffetto di erba che ti spunta dai capelli. – Il suo beffeggiamento era spesso accompagnato da una risatina divertita da parte dell’interlocutore e la reazione di Nicole non era stata un’eccezione.
- Ti ringrazio! Si tratta di un’attenta e risoluta conservazione di una rarissima erbetta capellare, sai? Doveva rimanere un segreto tra me e gli studiosi, ma ormai che ci hai scoperti, dovrai iniziare a pensare a come non fartelo scappare. – Nicole si era preparata questa battuta subito dopo essere stata schernita dalla reazione che ebbe Kim qualche settimana prima. Era fiera di quella risposta così scherzosa, e Nate era proprio la persona giusta con cui usarla.
Ma il ragazzo rimase inaspettatamente sorpreso e non credendo di ricevere una risposta tanto pronta, si trovò a soffocare il tentennamento con una risata.
- Vedrò di non deluderti. – I suoi occhi, a causa della scarsa luce del sole presente in quella parte della scuola, non lasciavano trasparire l'intensità di quel verde così lucente che fino a poco prima apparteneva loro, ma Nicole, nel guardarli, trovò un riflesso che specchiava il suo sorriso compiaciuto.
Le parve così strano parlare con quel ragazzo, che conosceva a mala pena, in maniera così amichevole e affabile; neppure con Kim riuscì ad interagire subito con tanta naturalezza. In quel momento si sentiva tanto a suo agio da poter credere di conoscersi da tempo. Ma stava lasciando largo alla fantasia un po' troppo.
- Ci si vede, erbetta. – Esordì Nate, riportando l’attenzione della ragazza sulla porta della classe davanti a sé. Non ricordava di avergli detto in che sezione era capitata, eppure la lasciò esattamente davanti la 2° E, la sua classe. Stupita quindi, fece per chiedere a Nate come potesse averlo scoperto, ma giratasi lo vide già ai piedi delle scale alla fine del corridoio intento a raggiungere la sua meta. Un po' rassegnata, si appoggiò al muro aspettando che passassero gli ultimi minuti che la separavano dal suono della campanella.
Con un sussulto al trillo delle 9, bussò alla porta sospirando.
Una volta entrata in classe, accennò un inchino alla professoressa di letteratura, porgendole il foglietto del permesso, e si avviò verso la seconda fila di banchi attaccati alla finestra dove venne accolta dal luminoso sorriso di Kim, che non aspettava altro che vederla per raccontarle le novità dei suoi allenamenti pomeridiani.
Inutile sottolineare che i curiosi occhi dei compagni di classe cercavano nel suo aspetto un po' trasandato la ragione del ritardo, annoiati dalla piatta ora appena trascorsa.
La consapevolezza di dover stare a scuola fino alle 17 non aiutava i ragazzi a seguire le lezioni con attenzione. Quel giorno li aspettava un pomeriggio ricco di simulazioni in vista degli esami di passaggio al triennio e molti invidiavano quei ragazzi che, grazie a corsi interni alla scuola, potevano abbandonare la simulazione. - Nicole, come fai a dispiacerti nell’uscire prima questo pomeriggio?! – A Kim piaceva fare domande retoriche all’amica, solo per il gusto di prenderla un po' in giro per la sua diligenza. Nicole aveva da poco iniziato a frequentare il coro della scuola, spinta soprattutto dalla persuasione di Kim, e si era rivelato più impegnativo del previsto: a maggio ci sarebbe stato il concerto di fine anno e i brani scelti dal direttore erano abbastanza impegnativi e bisognava iniziare ad assegnare le parti da solista. La nostra ragazza aveva le idee chiare a riguardo: si sarebbe impegnata al massimo per guadagnarsi una parte ed era felice di interessarsi a qualcosa al di fuori dell’area studio.
Tuttavia non poteva non sentirsi in colpa nel mancare ad una prova d’esame. Si sentiva come se stesse rifiutando un’occasione per essere un passo avanti agli altri.
Presa da numerosi pensieri, non riuscì a controbattere all’amica, la quale continuava a fissarla aspettando una qualsiasi reazione che non fosse il perdersi nei suoi vasti rami mentali.


 

Ciao, caro lettore!
Innanzitutto ti ringrazio di aver proseguito la tua lettura fino a questo punto!
Ti chiedo inoltre di avere molta pazienza nell'aspettare il prossimo capitolo ^^
Riscrivere un testo di 6 anni fa è un po' complesso perché non ho in testa le 
stesse idee di allora! Penso che però sia anche questa una cosa divertente xD
Al prossimo capitolo!

Deb

 

  
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