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Autore: Rebychan    08/07/2009    5 recensioni
Questa fic è una rivisitazione della tradizione sul "secondo bottone" in chiave D.Gray-man. Una fic dolce, senza grosse pretese, in quattro parti.
“Posso prendere il secondo bottone della tua vecchia giacca?”
“Perché lo vuoi?”
Fic per il LavYu day!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Ecco qui nel LavYu day l'ultimo capitolo di questa fic, senza grosse pretese.

Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta, soprattutto Bulma90 (o Kuroi.Ren) per averla letta in anticipo e avermi dato il fiat al postaggio.

Ringrazio anche coloro che vorranno fare una capatina del forum BlackOrder di cui sono amministratrice e lasciare un piccolo segno del loro passaggio.

Vi lascio alla lettura. Aspetto vostri commenti.

BUON LAVYU DAY!!!!!

Un bacione

Rebychan

 

CAPITOLO 4

 

“Cosa stai nascondendo?”, chiese Lavi con voce suadente e maliziosa mentre allungava il collo per guardare oltre le spalle di Kanda.

“Tsk. Niente.”,  ringhiò il giapponese spostandosi in modo che l’altro non vedesse quello che teneva in mano.

“Come niente? E allora perché nascondi la mano dietro la schiena?”, disse innocentemente il ragazzo dai capelli rossi.

“Perché di sì. Non sono affari tuoi.”, digrignò i denti il giapponese.

Lavi sospirò e, notando che con quel tipo di domande non otteneva niente, decise allora di cambiare tattica. 

“Come mai sei qui a quest’ora della notte? Da come ti sei comportato una volta entrato nella stanza mi sembrava volessi distruggere qualcosa.”, chiese, a quel punto, Lavi tentando di essere più specifico per vedere se riusciva a far sbottonare l’altro.

Kanda, però, non rispose. Si limitò a guardare furioso l’altro e a rigirare la frittata facendogli quasi la stessa domanda: “E tu invece cosa ci facevi nascosto qua dentro?”

Il giapponese, infatti, non aveva sentito la porta aprirsi mentre era dentro alla stanza, per cui l’altro, quando era arrivato, doveva essere già lì nascosto da qualche parte.

Lavi  nell’udire quelle parole sorrise. Gli offrivano, infatti, l’occasione di cui aveva bisogno per far girare il discorso dove avrebbe voluto. Rispose, quindi, sinceramente e semplicemente: “Aspettavo te.”

Gli occhi di Kanda strabuzzarono fuori dalle orbite. “Cosa?”, esclamò incredulo. Non poteva aver sentito quello che le sue orecchie avevano captato.

“Aspettavo te.”, ripeté il ragazzo dai capelli rossi.

Kanda non disse più nulla. Si limitò a guardare l’altro sospettoso. Cosa significava che aspettava lui? Non aveva senso! Non poteva sapere che sarebbe andato lì oppure… sì?

Chi capiva lo stupido coniglio era davvero bravo. Si disse scrollando le spalle.  

Lavi allora gli si avvicinò per spiegarsi meglio: “Sapevo che oggi saresti venuto qui, dopo quello che hai visto questo pomeriggio, per liberarti di alcune cose che hai raccolto in queste anni e che ormai ritieni inutili o compromettenti.”

Kanda guardò intensamente Lavi per qualche istante e poi fece qualche passo indietro.

Improvvisamente, infatti,  si era reso conto di cosa sottintendessero quella parole del ragazzo dei capelli rossi.

Lavi sapeva quello che aveva fatto in quegli anni. Lui già sapeva quello che teneva nascosto.

Come era riuscito a capirlo? Non lo sapeva, ma non gli importava.

C’era altro che lo preoccupava.  

Probabilmente, infatti, Lavi, se sapeva quelle cose, aveva capito anche i suoi sentimenti e se, in quel momento, era lì era solo per mettere le cose in chiaro con lui, perché essendo gentile non voleva che fra loro le cose continuassero come nell’ultimo periodo, con lui che l’evitava e con l’altro che lo rincorreva.

Voleva spiegargli che si era innamorato di quella ragazza e che gli dispiaceva di non poter corrispondere i suoi sentimenti, che lui gli piaceva come amico ma nulla più e che non voleva perderlo.

Le solite frasi di circostanza, insomma, che si utilizzano con chi si scarica.

Kanda non era così fuori dal mondo, come qualcuno pensava, da non sapere quelle cose.

Sapeva perfettamente come andavano certe cose, era per quello che mai avrebbe voluto che Lavi sapesse ciò che provava.

A lui in quel momento dell’amicizia dell’altro, infatti, non gliene fregava niente. Non riusciva a sopportare di vederlo insieme a quella tizia, a discapito dei buoni propositi che si era fatto in passato, di farsi bastare quel poco che l’altro poteva offrirgli.

Le sue parole gentili ora come ora non potevano consolarlo. Gli avrebbero arrecato ancora più dolore, perché avrebbero reso certo quello che già sapeva perfettamente.

Sospirò rassegnato, recuperando il controllo della sua emotività.

Ormai era inutile tergiversare.

Se le cose dovevano andare in quello stupido e odioso modo, era meglio farla finita quanto prima.

Si sarebbe comportato da uomo, e avrebbe accettato l’inevitabile, facendo di tutto, però, perché l’altro non pronunciasse quelle parole che l’avrebbero solo angosciato maggiormente.

Nel frattempo, Lavi stava continuando a parlare: “Hai in mano qualcosa che mi apparteneva, vero? Credo siano delle cose tonde, e decorate ovvero dei bottoni.”

Kanda vedendosi completamente scoperto riportò il braccio davanti a sè, in modo che l’altro ne vedesse il contenuto. Ormai era inutile tentare di nasconderlo.  

Lavi sorrise a quella vista, mentre il suo cuore cominciava a battere all’impazzata. Allora aveva visto davvero giusto. Era arrivato all'esatta conclusione.

Le parole che pronunciò Yu dopo, però, ebbero il potere di gelarlo sul posto.

“Te li restituisco. Immagino che la tua ragazza, essendo metà giapponese, ti abbia raccontato della tradizione del secondo bottone e vorrai darli a lei, come hai già fatto con l’ultimo questo pomeriggio.”

Kanda fece scivolare i bottoni sulla mano di Lavi, in tutto erano cinque, poi continuò dicendo: “Non serve che mi dici niente. Ho capito tutto. Sto bene come sto.”

Poi fece il gesto di andarsene.

Lavi si risvegliò dalla catarsi in cui era caduto nell’udire le ultime parole, e lo afferrò per un braccio per impedirglielo.

“No, Yu,  non è vero. Non hai capito niente.”

“Non chiamarmi per nome.”, disse il giapponese più per abitudine che per altro, mentre tentava di liberarsi dalla presa dell’altro.

Qualunque cosa Lavi volesse dirgli, lui infatti non voleva sentirla.

Quando il ragazzo dai capelli rossi disse le successive parole, però, improvvisamente smise di fare ostruzionismo e si voltò verso l’altro per guardarlo perplesso.

“Ashanti non è la mia ragazza e sì mi ha raccontato di quella tradizione, però, io non le ho dato il secondo bottone della divisa, ma solo il terzo e in segno d’amicizia.”

“Non ci credo.”, dichiarò Kanda che non riusciva a capire perché Lavi gli stesse raccontando quelle bugie. Era palese che a Lavi, Ashanti piacesse davvero. “Ti ho visto mentre le davi il bottone, e poi lei ti ha baciato.”

“L’ha fatto solo per amicizia, per ringraziarmi di essere stato finalmente sincero con lei.”

Kanda gli lanciò un occhiataccia e Lavi capì che  continuava a non credergli. Era davvero di coccio, quando s’impuntava su una cosa.

Sospirò e disse: “Lasciami spiegare tutto, invece, di essere così astioso e vedrai che capirai.”

Gli mollò il braccio e Kanda istintivamente decise di rimanere a ascoltare quello che aveva da dire. Voleva sapere perché gli stava raccontando quelle cose.

Se stava insieme con Ashanti perché doveva raccontargli quelle frottole e se, invece, come diceva non erano fidanzati, quello per lui cosa comportava? Perché l’aveva aspettato lì? Perché ci teneva così tanto a raccontargli la sua storia?

Possibile che anche Lavi fosse interessato a…

Sospirò dando la sua completa attenzione a Lavi, il quale cominciò a dire: “Ashanti, come ti ho già detto, mi ha raccontato sì, di quella tradizione di origine giapponese dei bottoni, ed è stato proprio grazie a quello che ho capito chi era che s’impossessava del mio secondo bottone ogni volta che consegnavo la mia divisa per essere distrutta. E’ stato Johnny, infatti, a dirmi che sparivano. Quando ho capito che eri tu che lo facevi e ne ho intuito il motivo, ne sono stato davvero felice. Solo che poi tu mi hai beccato in un momento compromettente con Ashanti e hai frainteso andandotene senza darmi il tempo di spiegarmi, ma credimi fra me e lei non è successo niente. Siamo solo amici. Avevo anche pensato di venire a cercarti per spiegarti come stavano veramente le cose perché non volevo che soffrissi per qualcosa di non vero, ma ho capito che ti saresti negato, che non avresti voluto parlarmi. L’unica soluzione che mi rimaneva, quindi, per capire se effettivamente le mie intuizioni erano giuste, se davvero eri tu quello che portava via i bottoni, era di aspettarti qui e attendere se saresti venuto a distruggerli. Ho pensato, infatti, che dopo quello che hai visto, se davvero avevi frainteso i miei rapporti con Ashanti, avresti voluto liberarti di alcune cose che ti avrebbero fatto pensare a me, che avrebbero continuato a arrecarti dolore. ”

“Eh?”, disse sorpreso Kanda, a quelle parole, sempre più perplesso, mentre il suo cuore batteva irregolarmente nella cassa toracica, intuendo prima del suo cervello quello che l’altro stava per dirgli.

“Io non voglio dare a nessun altro questi bottoni, o meglio voglio che sia tu a continuare a tenerli. Vorrei anche poi che accettassi questo.” Estrasse dalla tasca destra il secondo bottone della divisa portata al macero quel pomeriggio e lo mise insieme agli altri nella sua mano sinistra. “E’ il secondo bottone, a partire da sopra, della divisa che ho indossato fino all’altro ieri.”

Fece una piccola pausa e poi concluse dicendo: “E vorrei potermi tenere quest’altro.”

Dalla tasca sinistra prese in mano il bottone, invece, che aveva tolto dalla divisa di Kanda. “E’ il secondo bottone della tua divisa, me lo concedi?”

Kanda a quella richiesta aggrottò  la fronte incredulo. Non poteva credere alle sue orecchie. Quello che nemmeno mai aveva osato sperare si stava improvvisamente realizzando.

A Lavi lui piaceva, possibile?

Il ragazzo dai capelli rossi, vedendo che l’altro non aveva nessuna reazione, allora decise di essere ancora più chiaro. Ashanti gli aveva dato come consiglio di essere sincero, e voleva esserlo davvero. Gli aveva consigliato di dichiararsi e l’avrebbe fatto.

Per la prima volta nella sua vita era riuscito a zittire completante il suo falso io che l’avrebbe spinto a continuare a nascondere i suoi veri sentimenti, e a far emergere definitivamente quello vero.

Voleva stare con Kanda, ovviamente se anche l’altro era d’accordo.

Gli voleva bene.

“Mi piaci, Yu. E penso che anche tu provi i miei stessi sentimenti, visto che hai collezionato questi miei bottoni, che rappresentano una promessa d’amore, una promessa di stare sempre insieme, per tutto questo tempo. Lo hai fatto, infatti, per quasi due anni, visto che ce ne sono ben cinque, beh ora sei, il tuo, quindi, non può essere solo un capriccio. Se per tutto questo tempo mi hai voluto bene in silenzio e non mi hai detto niente, posso anche capire perché l’hai fatto visto che probabilmente pensavi di non interessarmi, ma non era così. Te lo ripeto ancora. Mi piaci davvero tanto, Yu. Ora finalmente io sono stato sincero, adesso, però, spetta a te fare altrettanto. Dimmi ciò che provi.”

Kanda, però, continuò a tacere.

Non era nel suo carattere, infatti, estraniare tanto facilmente i suoi sentimenti a parole.  

Quando il suo cervello riuscì finalmente a capire al cento per cento che Lavi si stava dichiarando, però, fece qualcosa e quel qualcosa soddisfò anche il ragazzo dai capelli rossi.

Si riprese i bottoni che l’altro gli porgeva quasi meccanicamente e se li mise in tasca. Poi di getto, fece scivolare le braccia dietro il collo di Lavi e lo abbracciò.

Dall’imbarazzo per l’audacia che aveva appena dimostrato, cominciò a tremare, ma Lavi lo rassicurò abbracciandolo a sua volta.

Quell’abbraccio gli aveva fatto capire, infatti, che il giapponese non solo accettava i suoi sentimenti, ma anche che li ricambiava.

Passarono diversi secondi e solo allora finalmente Yu si decise a dire qualcosa: “Puoi tenerlo pure il mio bottone.”

Con quello, Lavi capì che la dichiarazione dell’altro ragazzo si poteva definitivamente ritenere conclusa.

Fargli ammettere apertamente un ‘mi piaci’, così su due piedi, infatti, era troppo per il caratteraccio da orso che si ritrovava.

Lavi sorrise, decidendo che per il momento poteva accontentarsi.

“Grazie.”, sussurrò, tirando un profondo respiro di sollievo.

Avvicinò poi il suo volto a quello dell’altro e titubante lo baciò.

Kanda ricambiò.

Continuando a baciarsi, si sedettero sul pavimento alla ricerca di una posizione più comoda.

L’uno accanto all’altro, abbracciati in modo che fosse più semplice continuare a sfiorare l’uno le labbra dell’altro, quando avessero voluto.

In quel momento, quella era, infatti, l’unica cosa di cui avevano bisogno.

Volevano semplicemente sincerarsi che davvero i loro sentimenti erano ricambiati, attraverso quei continui leggeri baci.

Ci volle una mezz’ora buona prima che Lavi trovasse abbastanza coerenza di pensiero, era, infatti, stato sopraffatto dal piacere di stare, in quel modo, con il suo Yu, per dire: “Ti è già chiaro che voglio anche quest’altro  bottone, quando cambieremo nuovamente divisa, vero?” Sfiorò il secondo bottone della divisa nuova fiammante che portava Kanda in quel momento.

Yu sollevò leggermente le labbra in un lieve sorriso, mentre rispondeva sfiorando il secondo bottone dell’altro: “E’ tuo se lo vuoi, ma solo se tu mi darai questo.”

“E’ già tuo, te lo posso assicurare.”, disse Lavi sorridendo sinceramente.

Poi tornarono a occuparsi l’uno della bocca dell’altro e quel rituale antico di baci dolci alternati a quelli più passionali durò fino al mattino.

Finalmente i due erano stati sinceri con i loro sentimenti, li avevano fatti emergere calpestando il loro io fasullo, e avevano trovato così la felicità.

 

FINE CAPITOLO 4

 

FINE IL MISTERO DEI “SECONDO BOTTONE” SCOMPARSI

 

Ringrazio tutte le persone che hanno letto questa fic, che l'hanno messa tra i preferiti o tre le seguite, in particolare ringrazio coloro che leggeranno quest'ultimo capitolo e lo commenteranno.

 

E ora un ringraziamento speciale va a:

 

_NaNa_: Allora hai la consapevolezza di un esame finito bene o no? Spero che anche il finale ti piacerà quanto il resto della fic. Ebbene sì, Yu ha imparato la lezione. Quando si entra in una stanza è meglio sempre accendere la luce. Grazie per il commento.

 

Un bacione

 

Rebychan

 

 

   
 
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