Capitolo 12
“Probabilmente mi prenderete per una pazza,
ma…voglio diventare la salvatrice!” disse Regina, facendo cadere il silenzio in
sala.
Tutti la guardavano straniti, tranne Emma, che
sapeva cosa volesse la donna.
“Tu vuoi diventare la salvatrice?” chiese Snow.
“Questa è bella!” disse Killian.
“Ti rendi conto che il tuo, è un desiderio
assurdo vero?” chiese David.
“Tesoro è impossibile. È un dono di nascita,
non lo si può diventare solo perché lo si vuole!” disse Robin.
Emma con un gesto della mano fece tacere tutti
e disse “Regina si è espressa male. Non vuole diventare la salvatrice nel vero
senso della parola, perché è ovvio che è impossibile. Vuole acquisirne i poteri momentaneamente per
impedire che Roni torni negli inferi, sia che accada
attraverso i sogni, che tramite visioni!” disse Emma.
“Quindi stai parlando di uno scambio di
poteri?” chiese Gold.
Emma annuì “A quanto sembra solo la magia di un
salvatore è abbastanza potente per vedere il cambiamento che sta avvenendo ed è
impossibile sottrarsi. Anche quando le anime che ci stanno aiutando, vogliono
mandare messaggi a me, vengono recapitati anche a Roni!”.
“Sta notte c’è mancato poco che perdessi mia
figlia e non posso permettere che questo accada. Non voglio che corra pericoli
e voi dovreste capire quello che provo, dato che qui dentro siamo tutti
genitori!” disse Regina determinata.
“Ti capiamo Regina, ma…è fattibile una cosa di
questo genere?” chiese Snow perplessa.
“Non lo so, per questo volevo chiedere a Gold!”
disse Regina, riferendosi poi all’uomo “Tu sei stato l’oscuro per secoli, ne
sai qualcosa?”
Gold sospirò “Esiste un incantesimo per
scambiare i poteri, ma entrambe le parti devono volerlo e ovviamente devono
essere tutti e due degli esseri magici, ma…”
“Ma?” chiese Regina.
“Ma non è mai stato provato con un essere
potente come un salvatore!” disse Gold.
“Possiamo provare, tanto è un incantesimo
momentaneo giusto?” disse Regina.
“La durata dipende dalle parti, ma ogni corpo è
adatto a un tipo di magia, potrebbe non sopportare l’altro tipo a lungo! Te la
senti?” chiese Gold, ricevendo una risposta affermativa da Regina.
Vedendo la determinazione di Regina, Gold
acconsenti di aiutarle, potendo comprendere anch’egli, cosa volesse dire
preoccuparsi del proprio figlio e volerlo proteggere da ogni solta di male.
Andarono al negozio dove Gold, anche se non
aveva più poteri, volendo poteva praticare la magia, tramite pozioni.
I presenti dovettero aspettare diverso tempo,
mentre il proprietario, nel retro, cercava il libro che parlava della magia che
interessava loro.
“Ecco qua!” disse Gold poggiando il tomo sul
bancone. Come ricordavo, l’incantesimo non è difficile in sé. Bisogna unire le
mani, ripetere questa formula e soprattutto voler donare il proprio potere
all’altro!” disse Gold.
“Che razza di lingua è?” chiese Emma dando
un’occhiata al libro “Perché gli incantesimi sono sempre in lingue assurde?”
“Basta che ripeti quello che ti dico e non
avrai problemi salvatrice!” affermò Gold.
Emma guardò Regina e le chiese “Sei sicura di
voler provare?”
“Sicurissima!” rispose l’interpellata.
“Allora, facciamolo!” disse Emma prendendo le
mani dell’amica e chiudendo gli occhi per concentrarsi. Regina fece lo stesso e
ripetendo la formula dettatagli da Tremotino, l’incantesimo
ebbe inizio.
Ci fu un turbinio di luci, bianca intorno ad
Emma e viola intorno a Regina, ma sebbene nessuno avesse mai visto quella
magia, tutti poterono notare che qualcosa non andava. La magia di Regina volteggiava
sopra di lei, mentre quella di Emma, rimaneva intorno alla donna, finchè, con uno lampo, scomparve per tornare all’interno
della salvatrice, mentre i poteri di Regina, rimanendo per un momento a
volteggiare, non avendo posto dove andare, tornarono all’interno della sua
proprietaria.
Emma strinse gli occhi e si portò una mano
sulla fronte.
“Stai bene?” chiese Killian
affiancandola.
“Regina?” chiese Robin alla donna, vedendola
pressoché nelle stesse condizioni della salvatrice.
“Sono solo un po’ stordita. Cosa è successo? Ha
funzionato, non mi sento diversa!” disse il sindaco.
“Questo perché l’incantesimo non ha avuto
successo!” disse Gold “E sembra che la colpa sia della salvatrice!”
Emma lo guardò seccata “Certo, la colpa di
tutto è sempre mia!”
“Perché sarebbe colpa di mia figlia?” Chiese
David.
“Perché come avete visto, la magia di Regina
era pronta a spostarsi, quella di Emma non ha voluto abbandonare il suo corpo!”
disse Gold.
“E quale potrebbe essere la ragione?” chiese
Emma.
“Forse non volevi darle i tuoi poteri love!”
disse Killian “è plausibile?”
“Perché non avrei voluto?” chiese Emma.
“Sei incinta?” chiese Gold.
“Cosa?” chiese Emma sorpresa.
“Quel lampo era uno scudo di protezione, lo
stesso scudo che si veniva a creare quando eri in attesa di Alice. Spiegherebbe
perché la magia non ha funzionato. Tu vuoi aiutare Regina, ma non sai che
effetto posso avere i suoi poteri sul bambino!” disse Gold.
“Questo è assurdo. Regina, riproviamo!” disse
la salvatrice e appoggiando l’amica, Regina acconsentì.
Niente cambiò, lo schema che si ripeté fu lo
stesso. I poteri di Emma non volevano abbandonarla.
Tutti la guardarono, chi straniti, chi curiosi,
chi con le stelle negli occhi.
Emma si sentì osservata e disse “Allora
mettiamo le cose in chiaro. No, non sono incinta. Io e Killian
abbiamo provato ad avere altri figli? Si, sono mesi che ci proviamo, ma ho
fatto mille test di gravidanza e sono stati tutti negativi. Sembra che non
riesca a rimanere incinta d’accordo?” disse Emma infastidita, dato che quello era
un argomento che le creava disagio, ma anche sofferenza, in quanto davvero
desiderava un altro figlio.
“Emma, i test non sono infallibili, possono
averti dato un risultato sbagliato!” disse Snow.
Regina vide e riconobbe l’atteggiamento
dell’amica, si stava chiudendo a riccio e cominciò col dire “Sentite, forse è
meglio…” non terminò la frase che Emma tirò fuori il cellulare e compose un
numero. Mise il vivavoce, in modo tale che tutti potessero sentire.
“Emma cosa stai…” cominciò David.
“Ora avremo la conferma!” disse Emma
determinata a far valere la sua ipotesi.
“Pronto?” disse la voce dall’altro capo del
telefono.
“Whale, sono Emma!”
“Oh, Emma…senti mi dispiace per l’altra sera,
ma dovevo pensare agli altri pazienti e…” cominciò Whale.
“Non ti ho chiamato per questo motivo. Come di
routine, quando qualcuno arriva in ospedale fai delle analisi del sangue dico
bene?” domandò la donna in modo sbrigativo, mentre si sentiva ancora gli occhi
puntati addosso.
“Esatto, è la prassi!” rispose Whale.
“Hai fatto anche le mie quindi!” disse Emma.
“Si, come appena detto è la prassi!”
“Hai già i risultati?” chiese la salvatrice,
non sapendo bene cosa sperare. Da una parte sperava che avessero ragione gli
altri e far avverare il desiderio suo e di Killian di
diventare di nuovo genitori, ma con tutto quello che stava accadendo, sapeva di
non poter sopportare un’altra gravidanza in un altro momento disperato.
“Si, li ho guardati stamattina, è tutto in regola, i tuoi valori sono tutti
nella norma, bhe tranne quelli dell’ossigeno e dei
liquidi nel sangue, ma perché abbiamo prelevato il sangue prima che
intervenissimo e...!” cominciò Whale.
“Ti faccio una domanda precisa e voglio una
risposta chiara in modo tale che nessuna possa anche solo intendere male. Sono
incinta?” chiese Emma.
“ehm…come ho appena detto i tuoi valori sono…”
“Si o no!” chiese Emma esasperata.
“No, Emma. No. Non c’è niente che indichi che
tu sia in dolce attesa!” disse Whale.
“Ok, ti ringrazio e scusa il disturbo!” disse
Emma, chiudendo la conversazione. Si rimise il cellulare in tasca e guardando i
presenti disse “Ora siete soddisfatti? Qualcuno vuole obbiettare un parere
medico?”
Nessuno rispose ed Emma seccata, se ne andò in
malo modo.
Camminò e camminò per diverso tempo, fino a
ritrovarsi al molo, vicino alla Jolly
Roger. Decise di salirci e si mise a prendere un po’ di aria marina sul ponte
della nave. In quel momento avrebbe voluto andare per mare, anche se solo per
pochi minuti. Le piaceva quella sensazione di libertà dove non vi erano
pensieri e i titoli non significavano niente. Lei in mare aperto diventava
Emma. La salvatrice non esisteva.
Sospirò tristemente e nemmeno lei sapeva spiegarsi il perché di
quella sensazione di ansia che provava nel cuore. Non era per la catastrofe
imminente, era per la conversazione appena avuta. Scoprire…o meglio confermare
che non era incinta le era pesato molto più di quanto avrebbe creduto. La
gravidanza con Alice era stata un incubo con il costante rischio di perderla,
la gravidanza con Henry, per quanto fosse andata bene, non se l’era goduta,
sapendo di non potersi affezionare al figlio e la sola idea di vivere un'altra
gravidanza in contemporanea a una nuova minaccia, le accapponava la pelle, però
quel no, alla sua domanda a Whale, l’aveva colpita
nel profondo, forse perché temeva di aver perso la sua occasione. Chi poteva
garantirle che sarebbe tornata viva dalla sua nuova impresa, o Killian o chiunque altro, perché già sapeva che non
l’avrebbero lasciata andare da sola e nel caso davvero qualcuno ci avrebbe
rimesso la vita, questa volta, avrebbero dovuto lasciare i loro sentimenti da
parte e, se ci fosse qualche scappatoia, non avrebbero potuto riportare in vita
nessuno. O meglio avrebbero potuto, ma rischiando di incasinare maggiormente la
situazione e finire infine di morire tutti.
La brezza marina era fresca, ma persa nei suoi
pensieri, non sentì i brividi che avevano cominciato a scuoterle il corpo e
nemmeno i passi di qualcuno dietro di lei che le si avvicinava. Sussultò quando
sentì qualcosa venire poggiato sulle sue spalle.
“Killian!” disse,
girando la testa verso di lui, quando comprese che l’uomo che amava gli aveva
ceduto la sua giacca di pelle per coprila.
Il pirata le si sedette accanto e le domandò
“Tutto bene love?”
Emma annuì, ma non lo guardò.
“Devo ripetere la domanda, sperando nella tua
sincerità?” domandò l’uomo, dato che ormai non riusciva più a ingannarlo. La
conosceva troppo bene.
“Se è per la questione gravidanza amore…non è
un problema, c’è ancora tempo e…” cominciò Killian, che
venne messo a tacere dalla donna che lo guardava infastidita “Smettila di dire
che c’è tempo per quello e vorrei che tutti la smettessero di insinuare che
sono incinta. Non lo sono e probabilmente non lo sarò mai ok? C’è questa
minaccia che è ancora più insidiosa delle altre e chi ci garantisce che
torneremo indietro, che riusciremo a fermarla o che entrambi torneremo a Storybrooke da nostra figlia?”
Killian fece per rispondere, ma Emma lo precedette di
nuovo “E non cominciare con i tuoi discorsi sulla speranza. Al momento la mia
speranza è andata al diavolo!”
Killian sospirò “Hai ragione. Avere speranza è
importante, ma non sempre basta per risolvere la situazione. Le cose potrebbero
andare male, parecchio male, ma anche bene in definitiva e dobbiamo semplicemente
impegnarci tutti quanti, affinché questa ultima ipotesi sia quella che si
avveri. Concentriamoci su un problema alla volta. Pensiamo a risolvere questa
minaccia e poi…chi lo sa, un nuovo bambino potrà essere la ricompensa di aver
salvato il mondo!” disse Killian sorridendole.
“E se per caso non riuscissi a rimanere
incinta?” chiese Emma preoccupata.
Killian non perse il sorriso e spostandole una ciocca
di capelli dietro l’orecchio le disse “Mi hai già donato Alice, nonostante non
pensassi di meritarmi tutto questo ed è una bellissima bambina, tale e quale a
sua madre, cosa posso volere di più dalla vita. In più abbiamo anche Henry e
direi che la nostra famiglia, anche se non riuscissimo ad avere un altro membro
nella ciurma, è già al completo Swan. Su questo punto
non devi preoccuparti. Il destino si compie sempre e se il fato vorrà donarci
un altro figlio va bene, se non vorrà va bene comunque. Abbiamo già tutto
quello di cui abbiamo bisogno per essere felici…minacce a parte!”
Emma fece un leggero sorriso, prima di
stringersi maggiormente la giacca di Killian addosso
e appoggiarsi su di lui per cercare un po’ di calore.
“So che hai ragione, ma…non riesco a fare a
meno di aver i nervi a fior di pelle. Mi sento nervosa per tutto e tutto mi
infastidisce, anche pensare positivo!” disse la donna.
“Perché sei stanca love! Dovresti riposare un
po’!” disse Killian.
“Ho paura di chiudere gli occhi Killian. Non voglio rivederla!” disse la salvatrice senza
specificare il nome, sapendo che il marito avrebbe bene inteso di chi stesse
parlando.
Killian le baciò la testa e le disse “Lo so love,
ma…non puoi continuare così e ingozzarti di caffè. Devi riposare, prometto che
ti starò accanto e appena vedo che c’è qualcosa che non va, ti sveglierò!”
Emma era ancora dubbiosa, in quanto più volte
era capitato che non riuscissero a svegliarla, ma decise di riprovare. Il suo
corpo ne aveva bisogno, dopo giorni che non riusciva a dormire decentemente, ma
solo per poche ore a notte, alcune delle quali perché addormentata forzatamente
da anime che dovevano parlarle.
“D’accordo, ma…qualsiasi cosa, non darmi la
mano. non voglio portarti lì con me. Voglio saperti al sicuro Killian!” disse Emma. Sentì l’uomo risponderle, ma la sua
voce era lontana e diventava sempre più bassa fino a tacere e le braccia
intorno a lei, che la facevano sentire al sicuro, scomparvero. Non si era
addormentata, ne era certa e solo una cosa poteva essere. Non era lei a essere
andata negli inferi attraverso il sonno, ma furono gli inferi ad andare da lei e intrappolarla
in una visione.
Spalancò gli occhi e guardandosi intorno disse
“No, non di nuovo!”