Cap.3
L’esperto di magia
Strange
era intento a suonare un grande pianoforte a coda. La sua cappa
della levitazione gl'indicò la porta che Stark stava
attraversando.
Il
dottore lo guardò di sottecchi, stringendo le labbra.
Stark
era intento a
muovere le dita sui tasti del pianoforte, alzando e abbassando le leve,
muovendo a tempo anche braccia e schiena.
La
melodia si alzava
sopra il brusio di voci che risuonavano nella stanza, soprattutto
vicino al
piano bar.
<
Non mi aspettavo
ci fosse anche un plurimiliardario a questa festa... Ancora meno che
fosse in
grado di fare un convegno sui neurotrasmettitori ubriaco fradicio.
Ed
ora questo >
rifletté, passandosi la mano sul viso.
"Dottore,
congratulazioni per la sua ultima operazione" gli disse un uomo.
"Grazie"
disse Strange altero, muovendo infastidito la mano davanti al viso.
Si
avvicinò al nero
pianoforte a coda con passo cadenzato.
Vi
si appoggiò contro,
osservando fisso Stark suonare.
"Che
motivo ti spinge qui?" domandò e la sua voce
risuonò nella
sala.
Tony
avanzò verso di lui, lanciò un'occhiata alla
cappa e guardò il
dottore.
"Mi
dicono che sei lo stregone più potente della Terra, e hanno
fatto
un incantesimo ad un mio amico".
"Come
stregone supremo ho molto da proteggere. Chi è questo tuo
amico
che dovrebbe meritare un trattamento di favore?" chiese Strange.
Tony
si poggiò contro il pianoforte e incrociò le
braccia.
"Sarebbe
Captain America. La Terra ne ha un disperato bisogno".
Strange
si allontanò dallo strumento, schioccò le dita e
si abbassò il
coperchio del piano.
"Avrai
il mio tempo solo finché non dovrò proteggere
altro"
concesse.
Tony
si scostò dallo strumento.
"Per
me va bene. Allora usiamo il teletrasporto o vieni in macchina
con me come tutti i mortali?".
Strange
si alzò in piedi e con un movimento della mano
aprì un portale
ovale, intento a sprizzare scintille.
"Spero
tu non abbia lasciato l'auto in doppia fila" scherzò.
Tony
sogghignò, allungò la mano verso le scintille
arancioni.
"Nessun
problema, Dende".
Attraversò
il portale.
Strange
lo seguì con espressione dubbiosa.
************
Steve
era seduto sul divano, la schiena curva sfiorava
lo schienale e i suoi piedi strisciavano sul pavimento, muovendosi
avanti e
indietro.
Bucky
era sistemato accanto a lui.
“Stark
è venuto fino a Wakanda a recuperarmi. Temevo
che fosse venuto fin lì per uccidermi, invece…
Sembrava un’altra persona”
sussurrò.
“Tony
sa essere gentile. Lo avevo ferito, era ovvio
avesse reagito in quel modo.
Perdona
fin troppo velocemente, un mese dopo la Civil
mi aveva già contattato. Sembrava fosse addirittura pronto a
chiedere scusa
lui, che aveva ragione” rispose Steven.
“Quella
faccenda dell’odore… Non è che i tuoi
ormoni
sono smossi proprio dal suo perché
‘smuoveva’ già qualcosa?”
insinuò Barnes.
Le
gote di Steve si tinsero di rosa.
“Sono
abbastanza sudato senza le tue insinuazioni”
brontolò Rogers.
“Andiamo,
Capitano dal bel sedere. Lo guardi come io
fissavo le belle rosse” disse James, facendogli
l’occhiolino.
Steve
lo raggiunse con una gomitata all’addome,
facendogli sfuggire un basso gemito.
“Idiota”
brontolò.
“Sarà,
ma ti conosco troppo bene” disse Bucky. Si
sporse e gli scompigliò i capelli biondi, le labbra piegate
in un ghigno. Metà
del suo volto era inselvatichito da una barbetta incolta.
Davanti
a loro comparve il portale, Bucky si lasciò
sfuggire un fischio di approvazione.