Capitolo
9 - Doveri
Lettera 67
Letto, divano,
che ti importa?
Non sono affari tuoi fino a questo punto, fratello. Ora ti chiedi se
mento?
Settimane fa hai scritto che non ti importava: basta
che tu scriva, Loki. Questo hai detto. Racconta,
parla, sfogati, prendimi in giro, divertiti, inventa: me lo
farò bastare, purché tu non agisca più
in maniera sconsiderata e non precipiti
di nuovo nel tuo inquietante silenzio. Mi commuovo solo a
scriverla, questa
tua frasetta smielata, sai? Adesso, invece, vieni meno ai patti, mi
inganni,
cambi improvvisamente le regole del gioco: pretendi la
verità, minacci e
inveisci, ipotizzi e prometti vendetta. Dimentichi il mio nome; sono il
dio
dell’inganno, riuscirò sempre
a farti
guardare dalla parte sbagliata. E se mai il trucco mostrerà
qualche crepa, ti
confonderò con una delle molte verità che
esistono, e tu non saprai dove
guardare. E tutto questo per cosa, Thor? L’onore di Sigyn
è intatto: non dirò
mai diversamente. Avrai ciò che hai chiesto – la
mia voce –, e basta. Cerca
dentro le mie parole la verità, scovala. Gratta sotto gli
aggettivi, osserva in
controluce i verbi, lambiccati il cervello tra una virgola e
l’altra. E intanto
roditi il fegato, perché non saprai di Alfheim né
delle Gemme e di Thanos.
Lettera 68
L’ho
dovuto fare, Thor.
Questa è un’altra di quelle cose di cui non mi
pento affatto. Era semplicemente
giunto il momento, credo. Altre due vittime. Padre Tutto è
appena uscito dalla
mia prigione di lusso. Si guardava attorno, alludendo a qualcosa che le
sue
bestiacce (1) hanno intravisto, ma non distintamente. Gli ho chiesto
dove
avessero puntato i loro occhi neri e cattivi, se sulle strade insicure
di
Asgard o nella mia elegante e confortevole dimora.
“Entrambi,”
ha risposto.
Poi ha parlato di Frigga e di quanto questa situazione la devasti e il
futuro
non si mostri a lei. Non è la confessione di un marito
preoccupato verso il
figlio adulto e consapevole, questa, ma di un vecchio colpevole di
fronte al
suo unico accusatore. Ho incrociato le mani dietro la schiena e ho
atteso. Vedi
Thor, mi ha incarcerato e condannato a una vita che non è
più tale, ma le sue
catene tintinnano quanto le mie. Eppure, oggi non è venuto
qui per parlare dei
molti torti che mi ha fatto, né per chiedermi di salvare
ciò che resta della
sua famiglia distrutta. È qui per proteggere se stesso,
fratello, per il suo
nome che deve rimanere intonso. Se parlassi, la nuvola del sospetto
coprirebbe
persino lui. Il suo stratagemma è sempre più
palese, ché il Re degli Asi tutti
non può certo mettersi a supplicare quel pazzo bugiardo di
suo figlio.
Adottivo, ovviamente. Il resto lo sai, non c’è
bisogno che aggiunga altro.
Lettera 69
Sigyn è la mia amante. O meglio, lo
è quasi stata. Non
è successo la notte in
cui le guardie ci hanno sentiti litigare, sarebbe stato banale. In
quell’occasione, semplicemente, ci siamo ritirati ognuno nel
suo angolo, in
silenzio. È capitato le sere successive. Non vuole essere
toccata, lei, non
dopo che le sono entrato dentro la testa. Dice questo ad alta voce, ma
pensa
altro, io lo so. Solo che è difficile far scoccare la
passione se il tavolo è
ingombro di referti medici scopiazzati, mappe e dettagli macabri.
Rimane una
tensione nell’aria, però, il sottile desiderio
insoddisfatto che si attacca ai
vestiti, alla pelle, alle labbra. Mi aveva chiesto di Astrid, del
perché avessi
voluto guardare il suo viso, di cosa significasse per me il suo nome.
C’era una
punta di adorabile gelosia, nella sua voce. Astrid,
Astrid. Padre Tutto le rivolgeva nomignoli cretini, quella
volta che sono
entrato. Ma veniamo a Sigyn. L’ho afferrata per i fianchi,
l’ho sollevata sul
piano finalmente sgombro, ho tirato su la gonna irrimediabilmente nera,
l’ho
baciata, finalmente. Ci cerchiamo la pelle sotto i vestiti, le nostre
labbra si
incontrano con la disperazione di chi ha aspettato troppo tempo.
L’irreparabile
non avviene perché le bisbiglio che è
così, in questa posizione decisamente
compromettente, che ho sorpreso sua sorella e nostro padre. Quindi mi
godo il
suo stupore e la bacio, altro non faccio. C’è
qualcosa di perverso, nel modo in
cui a volte imito Odino. Mi riesce terribilmente bene il suo lato
peggiore. Lei
è sconvolta, ma si infilerà nel mio letto. Lo
farà con adorabile timidezza, con
un candore virginale squisito. Ti piace questo racconto, fratello?
Soddisfa il
tuo ego, scatena la tua virilità?
Sigyn non è la mia amante.
È una ragazzina
infelice che sta superando un lutto. Approfittarsene sarebbe da vili.
Mi ha
chiesto di Astrid e io gliel’ho detto. Le ho raccontato di
come l’avesse notata
quando era al tuo fianco, dell’improvvisa e squallida
passione che l’ha colto.
Eravamo uno di fronte all’altra, seduti sul tavolo ingombro
di referti copiati,
mappe, appunti. Lei ripeteva che non era possibile, che sua sorella non
poteva
aver fatto una cosa così assurda.
“Assurda?”
Le ho sorriso,
ma senza cattiveria. “Una ragazza di una modesta famiglia
viene notata dal Re
degli Asi in persona. Un uomo affascinante, sicuro, capace, potente.
Meno
vecchio di quanto non sia adesso. Thor, al suo confronto, non
è che uno
spaccone arrogante, io neanche esisto. Lei è giovane. Si
illude sia amore. E se
anche non si fosse ingannata, tu credi davvero che avesse
scampo?”
Sigyn ha alzato
il capo
verso il mio. Stava piangendo in silenzio. Sapeva che avevo ragione.
A quale storia
vuoi
credere, fratello? (2)
Lettera 70 (3)
Ad Alfheim ho
ingannato,
tradito, ucciso. Mi sono vendicato di chi ci stava pugnalando alle
spalle.
Come? Li ho colpiti prima io, ovviamente. Sono andato a cercarli nei
loro
letti, mentre dormivano. Non è un atto da guerrieri Asi, mi
dirai. Queste sono
imboscate, trucchi orrendi. Pensala come ti pare, Thor. Siamo vivi e
tanto
basta.
Ad Alfheim, tu
comprendesti che la pace dei Nove Regni dipendeva dalla nostra
capacità di sedare
le rivolte. Quando tornasti ad Asgard, Padre Tutto ti offrì
la possibilità di
stringere tra le dita il martello e tu riuscisti
nell’impresa: eri degno. Io non
tentai nemmeno, lo confesso. Impugnando Mjollnir, tu diventasti il dio
del
tuono, padrone della folgore e della tempesta, difensore di Asgard, ma
anche io
ottenni un tributo, un riconoscimento. Ho sempre avuto insita la
capacità di
mutare forma, scherzi e bugie erano il mio modo di migliorare la
realtà che ci
circondava. Tu esultavi con la reliquia in mano e Padre Tutto mi
osservò cupo.
Me ne accorsi e ci scambiammo un lungo sguardo.
“Sei
il dio dell’inganno,
Loki.” Lo disse a bassa voce, con lentezza, tanto piano che
solo io potei
udirlo.
“Perché
non lo annunci
agli Asi tutti?” chiesi. Sentivo sulle spalle tutta la
stanchezza del mondo. La
mia domanda potrà sembrarti ingenua o terribilmente
puntuale. Scegli tu
l’interpretazione migliore.
Odino
sospirò. “Alcuni lo
sanno già, altri lo capiranno.
Certe
cose non devono essere annunciate. Esistono e basta.”
Sentii qualcosa,
dentro.
L’ombra nera che mi avrebbe offuscato la vista in futuro, il
seme del rancore
che sfogai seguendo i sogni contorti di Thanos. Rabbrividii. “Non hai una
reliquia preziosa da dare anche
a me, Padre?”
Non rispose.
Lettera 71
Avanti Thor, di
che ti
lamenti? Era un ottimo epilogo. Lascia che sfoghi la mia vena creativa,
in
questa soffitta acchittata come un appartamento reale. Avrei voluto
proseguire,
per quello che vale, davvero: sono sincero. Il problema è
che mi hanno
interrotto sul più bello. Quello stronzo di Fandral assieme
a Sua Noia Abissale
Balder il Beota. Asgard cadrà, semmai quel deficiente
diverrà re. Sono entrati
nelle mie stanze pieni di boriosa arroganza, sventolandomi sotto al
naso la
confessione del presunto
Cacciatore.
Rettifico. Fandral ha con me dei conti in sospeso di cui solo lui
conosce
l’origine, e il buon Balder è un gregario
manipolabile, che potrei rigirarmi
come un calzino se solo volessi. Ma che ti devo dire, fratello: non
è un
boccone succulento. Come il lupo di nostro padre, anche io disdegno le
prede
moribonde o malate o deboli. Non mi danno alcuna soddisfazione.
Ma torniamo a
noi. Asgard
è in festa e tributa onore e gloria a Fanfaral
(4) e al piccolo
principe, e
tutti si chiedono come abbia fatto io a non sospettare niente. Il
processo
inizierà tra tre giorni da adesso. Oh, avrei voluto che ci
fossi anche tu,
davvero. Fanfaral ha iniziato a
prendersi gioco di me, insinuando che il mio non è stato
altro che un piano,
una messinscena per poter estorcere da te e da Padre Tutto un
trattamento di
favore. Forse, dice, ho finto persino il mio avvelenamento e nessun
Cacciatore
sta tentando di farmi la pelle. Gli ho chiesto se questa sua
prospettiva lo
tranquillizzasse. Se dormisse sonni sereni, adesso che il male era
stato
arginato. Ho preso in mano la copia che mi hanno portato della
confessione del
presunto omicida – il loro trofeo – e
l’ho letta rapidamente. Un’ammissione di
colpevolezza in piena regola, che non lascia adito a nessun sospetto.
Non ho
risposto alle accuse di Fandral. Mi sono rifiutato persino di
commentare le
lamentose recriminazioni di Balder su quanto sia stato un ingrato
bastardo a
prendermi gioco di tutti voi. Mi sono comportato come un Re offeso, non
concedendo ai miei detrattori null’altro se non il mio
sorriso più ambiguo. Che
credano ciò che vogliono.
Lettera 72*
Sigyn, devi fare
una cosa
per me. Mio fratello non tornerà prima di domani notte,
credo, e io ho bisogno
di te. Adesso. Dovrai seguire le mie istruzioni passo dopo passo, in
maniera
precisa ed esatta. Ne va della tua vita.
C’è
un passaggio segreto,
nel palazzo. Si trova vicino alla Sala del Trono.
C’è un’anticamera ampia e
spaziosa e un grande affresco con Bor vittorioso. Premi il corno destro
di Bor
e spingi: si aprirà un passaggio segreto. Percorrilo tutto.
Prima che tu me lo
chieda, sì: troverai ragnatele e schifezze di ogni genere,
quindi indossa un
paio di stivali e mettiti il cuore in pace. A un certo punto, il tunnel
presenterà due biforcazioni. Vai a sinistra. A destra
c’è lo scolo della fogna,
dovresti anche avvertirne l’odore. A un certo punto, troverai
delle scale:
percorrile tutte e arriverai all’archivio del Thing.
(5) Lì troverai i fascicoli sul Cacciatore. Voglio che tu li
prenda per me, Sigyn. Non c’è bisogno di dirti che
questa lettera devi
memorizzarla e farla sparire nelle fiamme, esattamente come le altre.
Non mi
deludere.
Lettera 73
Non
trovi che adesso Fanfaral assomigli più a un guerriero che a
un cicisbeo? Il
mio tocco gli ha regalato un profilo decisamente più virile
e probabilmente,
così conciato, ha rimediato anche qualche scopata a buon
mercato. Si atteggia a
nobile sofisticato, ma gli piace sfogarsi nei bordelli più
malfamati e il
motivo, fratello, fossi in te me lo chiederei. Asgard non è
fatta solo di luci,
canali e piazze ben ordinate: ha un’anima nascosta grassa e
maleodorante. Nei
quartieri dove il buon Odino non si degna di passare (6),
c’è una massa di
persone brulicanti fatta di uomini e donne che sopravvivono giorno per
giorno
affogando nella loro mediocrità, annaspando per non
affondare. Fandral beve con
il mignolo tirato su alla tavola di Padre Tutto, ciarla con dame e
principesse
millantando il suo valore, poi si va a infilare nelle bettole:
perché? (7)
Ma
sto divagando, Thor. Mi lascio trasportare dalla mia penna lungo
sentieri
sconosciuti ai più (8), distraendoti per non affrontare la
domanda che mi hai
fatto: perché gli ho deturpato per sempre il profilo. Da
quando Asgard sente di
essersi liberata dal male, molti guardano con sospetto alla mia
posizione.
Ritengono, a metà strada tra l’offeso e
l’ammirato, che io abbia cavalcato
l’onda di terrore generata dal Cacciatore volgendola a mio
totale favore. Un
atteggiamento da sciacallo che, però, una volta di
più dà alla gente la misura
del mio genio. A questa adorazione feroce e cattiva io sono abituato,
lo sai
bene: lei no. La chiamano la mia puttana, sostengono sia la mia
complice e
aiutante. Per me non è forse arrivata a spezzare un
fidanzamento, del resto?
Lei
non si è confidata con me riguardo questo argomento.
È stato Bjorn a dirmelo.
Sigyn me lo ha confermato senza volerlo, con i suoi gesti. Nella lenta
gravità
con cui piegava una coperta, nell’arco delle sopracciglia
particolarmente
corrucciato, nella smorfia improvvisamente severa delle labbra, ho
riconosciuto
il suo dolore. Si guarda attorno circospetta e quando lascia la mia
soffitta
ben protetta, si stringe nel mantello vergognandosi del nome che porta,
del
cedimento folle di sua sorella, della benevolenza che Frigga le
dimostra.
Fandral
era qui e l’ha punzecchiata alla sua maniera idiota,
trattandola con
sufficienza. Le ha ordinato di prenderle una caraffa di idromele come
se fosse
nell’ultima delle bettole vicino al porto e io gli ho detto
di alzare il culo e
prendersela da solo. Non è la mia serva né la
sua. Sigyn ha risposto che sapeva
difendersi da sola. Il resto, puoi ben immaginarlo. Non ho ancora il
diritto di
usare le posate, ma certo mi è per forza necessaria una
penna.
Per
una volta, Odino si è dimostrato benevolo nei miei
confronti. Nostra madre mi
ha raccontato che Fandral è venuto a lamentarsi del mio
gesto sfoggiando il suo
naso orrendamente fasciato. Ha chiesto che fossi internato di nuovo
nelle
segrete, ipotizzando che forse è mia la mente dietro il
Cacciatore. Padre
Tutto, incredibilmente, gli ha sorriso. “Conosci
Loki,” pare gli abbia detto.
Sussurri
incerti sono arrivati fino a me raccontando addirittura, che Padre
Tutto si è
fatto una grassa risata. “È mio figlio, Fandral.
L’ho cresciuto per essere un
re; davvero pensavi che avrebbe lasciato correre un’offesa
fatta nella sua casa?”
Ha
riso come fece quando il suo lupo staccò una mano al dio
della guerra, il
tronfio Tyr. “È il mio lupo,” disse,
“e tu hai tentato di catturarlo. Di più,
l’hai scambiato per un cane. Che ti aspettavi
facesse?”
Quella
bestia magnifica mi guardava, Thor, mi fissava con sfida come se
sapesse che
avremmo condiviso un destino simile, e io mi avvicinavo alla sua gabbia
fino a
sentirne il ringhio basso e lento, l’odore selvatico. Dici
sempre che dovrei
ricordarmi cosa successe, come morì. Non voglio.
Lettera 74 (9)
Ti dici deluso,
mi chiami
pazzo e bugiardo. Niente di nuovo, insomma. Ho riletto due volte la tua
lettera, e non solo perché sei del tutto incapace di
scrivere qualcosa di
sensato, ma per capire da dove iniziare a risponderti. Ti sei illuso
che stessi
bene semplicemente perché non mi sono messo a raccontarti
delle notti in cui
tossisco finché non mi fa male lo sterno, della febbre che
sale fino a farmi
tremare. A me, che ho sangue di Jotunn nelle vene. Credevi che io e
Sigyn ci
intrattenessimo in una fosca convivenza in cui non era ben chiaro se
andassimo
anche a letto insieme, invece hai scoperto che mi dorme accanto
perché Frigga è
troppo esausta per vegliarmi ogni notte, e allora lei le dà
il cambio. Avremmo
potuto diventare amanti, se io non avessi i polmoni malati e lei non
fosse
distrutta da un lutto tragico, presumo.
Sei entrato nei
miei
appartamenti di gran carica, credendo di trovarmi tronfio e ghignante:
che
atroce delusione deve essere stata, vedermi pallido e smunto. La
verità non
esiste, fratello. C’è solo l’immagine
alterata che ferisce i nostri occhi,
parziale e irreale come un sogno, cui diamo il senso che vogliamo.
Tutto è
inganno. I miglioramenti sono costanti, ma lenti, e il fatto che
continui ad
assumere veleno non aiuta la mia tempra robusta. E poi, preferisco che
il
Cacciatore si senta sicuro del fatto suo. Non ho idea di chi abbia
rubato i
fascicoli del processo. Sebbene mi paia strano, può darsi
che abbia dei
seguaci, imitatori o persone all’interno del palazzo che lo
aiutino. Oppure
lavora lui stesso nel Thing, chi può dirlo.
Lettera 75
Certo che ho
letto la sua
confessione. In un’altra occasione, ti avrei detto che avrei
voluto guardarlo
negli occhi mentre ammetteva e spiegava e raccontava.
Perché? Ma per trarlo in
fallo, ovviamente. Per metterlo sotto pressione e indagare, scavare
nella sua
testa e capire come, dove, quale bisogno ha soddisfatto. Ma stavolta,
fratello,
non c’è alcun bisogno che io veda, e francamente
non ho alcuna voglia di
tornare nella stanza dove Odino ha permesso che mi torturassero. Me ne
lavo
aristocraticamente le mani, lascio lo scettro del comando al piccolo
principe e
al suo aiutante fanfarone. Loro hanno liberato Asgard, stavolta: che
imparino a
conoscerne il prezzo come abbiamo fatto noi.
Io ho camminato
in lungo
e in largo per la sala del Thing spiegando tesi, svelando intrighi e
menzogne.
La mia voce risuonava sotto le volte di legno e pietra del Tribunale
alta e
sicura, nonostante la mia faccia fosse segnata dai lividi e dalle
cicatrici delle
recenti battaglie. Quante volte ho presieduto zoppicante o con un
braccio al
collo? Quante, ho soffocato il dolore pur di mostrarmi
all’altezza del compito
che mi aveva affidato Padre Tutto? Pensavo fosse
l’allenamento di un re:
scambiavo il Thing per la palestra dove avrei imparato a esercitare una
giustizia in cui non ho mai creduto ciecamente, ma che reputavo
indispensabile
affinché Asgard, la magnifica Asgard, prosperasse. Mi
sbagliavo: era il
tirocinio di un politico zelante, del fedele consigliere che Odino
sperava di
affiancare al vero erede, al figlio della sua vecchiaia abbastanza
degno da
impugnare Mjollnir. Sono stato anche dall’altra parte della
barricata, sul
banco degli imputati. Tu non c’eri, ti trovavi su Midgard o a
fanculo chissà
dove, e non hai voluto ascoltare la condanna né vedere la
faccia di Padre Tutto
divenire una maschera d’odio. Ti è mancato il
coraggio, fratello, così come
ieri sera, quando sei venuto qui, non hai avuto la forza di
rinfacciarmi quello
che hai visto nel tuo ultimo viaggio. Dovresti ricordarlo, le voci
corrono in
fretta. So dove sei stato.
Cos’ho
fatto, per Odino?
Partiamo da questo. Ricordo di aver abbandonato a metà
banchetti festosi e
divertenti dove tu cantavi e raccontavi le nostre imprese, per andare a
rileggere
per la centesima volta un referto, analizzare ogni parola di una
confessione,
parlare fino all’alba con un guaritore che aveva dissezionato
il cadavere di
una povera vittima in cerca di prove o, semplicemente, per dormire e
non
presentarmi sfatto e con i postumi di una sbronza davanti agli uomini
riuniti
nel Thing. Serve solo il seiðr per estirpare la
verità dalle bocche e dagli
occhi degli imputati? Non sempre, fratello. L’incantesimo che
mi consente di
toccare una persona e scrutare nella sua testa è complicato,
debilitante e,
come ben sai, malvisto (10). L’abilità sta
nell’utilizzare l’altra
maniera. Individuare i
microscopici cambiamenti che si manifestano nel viso di un uomo quando
mente,
raccogliere la pausa troppo lunga che serve al malfattore per
inventarsi una
bugia adeguata, rintracciare qual è la realtà e
quale la menzogna dentro una
confessione (11). Nella sala dove mi hanno torturato, ho fatto tutte
queste
cose. Sono arrivato a perfezionare persino qualche tecnica, e sai qual
è
l’ironia? Hanno provato a rigirarmi le mie stesse armi
contro. Ma come si dice,
fatta la legge, trovato l’inganno. Dalle mie trappole io ho
sempre saputo come
liberarmi o, perlomeno, ho avuto la misura di quanto a fondo nella buca
da me
stesso scavata sarei precipitato.
Mentre io
lavoravo per
Asgard giorno e notte, tu e il fanfarone mi pigliavate per il culo,
ricordi?
Anche questa è una circostanza affascinante che certo nella
nostra
corrispondenza non possiamo non rievocare. Lo scribacchino di
papà, il
segretario di Asgard, il topo di biblioteca. Eri geloso che non
passassi tutto
il mio tempo con te a idolatrarti, come quegli idioti che ti seguono da
anni?
Non capivi e allora, nell’ignoranza in cui pascolavi,
aggredivi l’ignoto?
Lettera 76
Non ero
d’accordo con il
piano di Thanos, per quello che vale. Era una terra fiorente,
bellissima, ricca
di risorse minerarie, circondata da splendidi fiumi. Le sue
città erano di
marmo. Appena conquistata, mi concessi alcune ore di libertà
per attraversare
le sue strade, nonostante tutto ordinate e pulite. Ero attorniato da
architetture mirabili, statue e monumenti grandiosi, prodigi
dell’arte frutto
di un amore incondizionato per il bello. Camminavo e attorno a me
c’era solo il
silenzio e la meraviglia di una civiltà spezzata che aveva
raggiunto
elevatissimi gradi di conoscenza. Ma delle gemme, fratello, nessuna
traccia, e
allora ha ordinato di appiccare il fuoco e distruggere ogni pietra,
scultura,
casa, tempio, palazzo. “Risparmia almeno la
biblioteca,” gli ho detto,
“conterrà informazioni utili.”
Ha risposto che
era
inutile e allora ho osservato con le lacrime agli occhi la
città incantata
bruciare, corrompersi, svanire. Il rogo più grande e intenso
era al centro
della città, dove i devoti abitanti avevano scelto di
custodire la loro
sapienza, nell’edificio più grande e bello di
tutti. Le dita mi bruciavano per
le ustioni lievi che avevo riportato, sotto al braccio stringevo i
libri e le
pergamene che ero riuscito a portare via. Mi ha chiesto se stessi
soffrendo.
Gli ho risposto che la pietà non era nella mia natura e che
appartenevo a un
popolo di fieri pirati e guerrieri. Ha domandato se mi riferissi ai
Giganti di
Ghiaccio o agli Asi.
L’angolo
di Shilyss
Cari
Lettori,
Questo
capitolo doveva essere postato a settembre, ma una
serie di circostanze mi spingono a condividerlo adesso. Dedico questo
capitolo
a una cara Lettrice che ama come me il buon vecchio Fëdor e
compie gli anni in
questi giorni. Questo è per te! ;)
Ringrazio
ovviamente tutti voi che recensite e preferite e
ricordate e seguite. Illuminate d’immenso me e soprattutto la
Fatina e… le
vacanze per me significano anche scrittura, quindi poveri voi, non vi
libererete della sottoscritta!
Vuoi
più Shilyss
nella tua vita?
Ogni
settimana ti
domandi quale storia aggiornerò interrogando i tarocchi, i
fondi del caffè o le
Rune? Vorresti sapere con precisione il momento in cui posto?
Ti
piacerebbe
conoscere anteprime e curiosità, sapere quali altre trame
sto elaborando e come
immagino il mio mondo con foto eccetera, ma non vuoi interagire su
questa
piattaforma?
Ebbene,
forse ho
un presente per te. Shilyss approda sui social. Vinci la timidezza e
seguimi in
questo magico mondo delirante ricco di avventure! Potrai
avere accesso a contenuti inediti e speciali ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/
1)Hugin
e Munin, i corvi di Odino.
2)
Una citazione del bellissimo film “Vita di P.”
3)
L’uso dei tempi verbali in riferimento a questo episodio,
è volto a mettere più distanza possibile tra Loki
e gli eventi raccontati.
4)
Fanfaral è una giocosa contrazione di Fandral +
fanfarone. C’è rispetto e simpatia, sì.
5)
Thing è il nome dell’Assemblea vichinga dove si
prendevano le decisioni e si amministrava la giustizia.
6)
Calco de La città di
vecchia di De André.
7)
Secondo le regole del Galateo, quando si beve il mignolo
non deve essere mai alzato. Loki, che è un principe e un
uomo di mondo,
ovviamente conosce questa regola, Fandral (che NON mi è
simpatico), no.
8)
Citazione da “Thor: The dark world.”
9)
Come vedete, Thor è finalmente tornato e ha incontrato
Loki. Chiaramente i nostri eroi parlano solo ed esclusivamente di cose
che
conoscono.
10)
Loki si riferisce all’incantesimo visto in Ragnarok che,
in questa fiction, ha usato anche con Sigyn.
11)
Un omaggio alla serie tv “Lie to me”.
Shilyss