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Autore: Saruwatari_Asuka    01/08/2018    2 recensioni
"Lui è Shaka, ed è il pretendente a Cavaliere di Virgo, custode della Sesta Casa," lo presentò Saga con un piccolo sorriso, inginocchiandosi appena accanto a lui per essere all'altezza anche di tutti gli altri, "E' appena arrivato dall'India quindi, ragazzi, siate gentili."
Era stato Shion stesso, di persona, a disturbarsi ad andarlo a prendere, un onore che fino a quel momento era stato solo di Mu, suo allievo diretto per via delle sue origini e della capacità di sentire le armature.
Ma Shaka era speciale: per portarselo via aveva dovuto convincere i monaci ad affidarglielo, visto che lo consideravano prezioso come l'oro, essendo la reincarnazione del Buddha, e un emissario semplice non ci sarebbe riuscito. Almeno, quella era stata la spiegazione di Shion, che non si era esposto a riguardo, prima di assentarsi per due giorni e affidare tutto a lui e Aiolos. "
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{Ancora Baby!Gold}
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Mu, Cancer DeathMask, Gemini Saga, Gold Saints, Virgo Shaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Παιδική ηλικία - childhood'
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LITTLE LOTUS
 
 
Mu era arrivato al Santuario poco dopo Gennaio, conoscendo già la lingua grazie a Shion che l'aveva preso con sé più di un anno prima, quando ne aveva appena tre. Lo Jamir, e i villaggi lì intorno, erano stati la sua casa fino a quel momento e Shion tutta la sua famiglia, nonché l'unica figura di riferimento fissa che avesse. Solo dopo aver manifestato il Cosmo per la prima volta aveva deciso di portarlo in quel posto.
Quando era arrivato era stato strano, inizialmente. Non era il primo, come aveva pensato, e neanche il più piccolo. Era stato Shion stesso a presentarlo ad Aiolia -che era nato lì- e a Milo -portato lì da un parente, di cui Shion non aveva specificato il legame di sangue, quando aveva appena due anni e mezzo-. I due l'avevano accolto con euforia, adducendo alla scusa che, avendo la stessa età, finalmente avrebbero avuto qualcun altro con cui giocare. Visto che Angelo e Elias, arrivati da quasi un anno, erano più grandi e facevano comunella fra di loro, di solito.
Mu era stato felice di avere qualcuno come lui con cui relazionarsi, e aveva accolto con entusiasmo anche l'arrivo di Thiago, dal Brasile, grande quasi il doppio di lui ma estremamente timido e buono, e Camus, dalla Francia, giunti insieme per uno strano scherzo del destino.
Erano arrivati tutti accompagnati da Saga o Aiolos, a cui venivano di norma affidati nel periodo iniziale di permanenza al Santuario, anche solo per cercare di insegnare loro la lingua, gli aveva spiegato Shion; tutto il resto sarebbe venuto dopo, ma adesso l'importante era principalmente imparare a conoscersi e convivere, poiché presto sarebbero stati tutti compagni.
Quel giorno non fu diverso. Era Giugno inoltrato, nella Decade del Cancro, e il sole cocente rendeva quell'allenamento quasi un gioco. Milo e Aiolia non si stavano impegnando più di tanto, ridevano e scherzavano, lui aveva persino usato il teletrasporto e non era ancora stato sgridato da Aiolos, che era distratto a parlottare con Shura. In un primo momento, Mu pensò che il caldo dovesse aver dato alla testa persino a lui, anche se ci era cresciuto e non avrebbe dovuto trovarlo soffocante come accadeva invece al giovane tibetano, decisamente abituato a climi più freddi.
Solo quando vide arrivare Saga capì che, se non li aveva rimessi in riga, era solo perché per quel giorno andava bene così: stava arrivando un nuovo bambino, l'ultimo, e nessuno di loro avrebbe comunque prestato la giusta attenzione.

Saga li richiamò all'ordine, facendo avvicinare tutti i candidati a diventare Saint, com'era stato anche per l'arrivo di tutti gli altri. 
L'attenzione di Mu fu subito attirata dalla figuretta ai piedi di Saga. Era un bambino biondissimo, i capelli fino alle spalle lisci quasi quanto i suoi, se non fosse stato per quell'unico ciuffo ribelle proprio sulla fronte che pareva volesse arricciarsi a tutti i costi, gli occhi chiusi, minuto e magrolino, che ancora teneva per mano Saga.
Il primo pensiero di Thiago, di fianco al tibetano, fu che doveva esserci un errore, perché era persino più piccolo di Mu, ad occhio e croce, e Mu era già il più basso di tutti -anche se forse il suo parere contava fino ad un certo punto, visto che era lui quello ad essere troppo grande-. E poi Mu, comunque, era tutt'altro che fragile, non solo negli allenamenti ma anche nell'approcciarsi agli altri -senza contare quei poteri, con cui barava sempre, facendolo ridere fino alle lacrime mentre Milo e Aiolia gli inveivano contro.
Quel bambino, però, sembrava ancora più indifeso, e Thiago provò subito un forte istinto di protezione nei suoi confronti; se non fosse stato per il colore di occhi e capelli, infatti, un po' gli ricordava il suo fratellino più piccolo, che era rimasto in Brasile.
"Lui è Shaka, ed è il pretendente a Cavaliere di Virgo, custode della Sesta Casa," lo presentò Saga con un piccolo sorriso, inginocchiandosi appena accanto a lui per essere all'altezza anche di tutti gli altri, "E' appena arrivato dall'India quindi, ragazzi, siate gentili."
Era stato Shion stesso, di persona, a disturbarsi ad andarlo a prendere, un onore che fino a quel momento era stato solo di Mu, suo allievo diretto per via delle sue origini e della capacità di sentire le armature.
Ma Shaka era speciale: per portarselo via aveva dovuto convincere i monaci ad affidarglielo, visto che lo consideravano prezioso come l'oro, essendo la reincarnazione del Buddha, e un emissario semplice non ci sarebbe riuscito. Almeno, quella era stata la spiegazione di Shion, che non si era esposto a riguardo, prima di assentarsi per due giorni e affidare tutto a lui e Aiolos.
"Sarà un Cavaliere anche lui?" squittì Milo, ma senza cattiveria nella voce. "Sembra debole!"
"Cosa ti dico tutti i giorni, Milo?" lo ammonì bonariamente Saga, guardandolo con affetto, come se avesse voluto fargli una lavata di capo. "Non bisogna sottovalutare il nemico dall'aspetto fisico."
"Però lui..."
"Vedi, Milo, non importa se sembra più mingherlino di voi. Avrà tutto il tempo di crescere. Non sottovalutarlo, d'accordo?"
"Va bene," annuì Milo, serio. Serietà che però non durò molto, visto che subito dopo fece due salti e atterrò proprio davanti a Shaka, che invece fece un passo indietro, ancora la manina in quella più grande di Saga.
"Io mi chiamo Milo! Tanto piacere! Lo capisci il greco?"
Shaka borbottò qualcosa in una strana lingua, scuotendo il capo, cercando di allontanarsi dal viso di Milo, che gli era sempre più vicino.
"Non ho capito che ha detto," brontolò Milo.
Saga rise appena, "Neanche io, Milo. Ma imparerà il greco e allora potrete diventare amici, vedrai."
"Ma perché tiene gli occhi chiusi? Non ci vede?" curiosò anche Mu, prima di avvicinarsi a sua volta a Shaka e rivolgergli un enorme sorriso, "Io mi chiamo Mu!" si presentì poi a sua volta.
Saga mise una mano sulla testa del piccolo tibetano e sorrise, "No, Mu, Shaka non è cieco. Tiene gli occhi chiusi perché non è ancora capace di controllare i suoi poteri e ha paura di farvi male."
"Male a noi? Quel moscerino?"
Elias afferrò il lobo dell'orecchio di Angelo e lo tirò, ignorando beatamente i lamenti dell'amico, "Non iniziare a fare lo sborone buzzurro come quando sono arrivato io, giudicando il suo aspetto prima ancora di averlo visto allenarsi. Non hai imparato niente? Eppure te ne ho date di lezioni!"
"Ma quando mai, tutta fortuna sfacciata!"
"Certo, troppo facile giustificarsi così," sogghignò lo svedese, prima di tornare a rivolgersi al nuovo venuto, "E anche tu, piccolo Shaka, non dovresti sottovalutarci!"
"Hai capito che non conosce il greco, probabilmente, vero Elias?" gli chiese Shura, inclinando il capo.
Elias scrollò le spalle, "Certo, ma se gli parliamo tutti i giorni imparerà la lingua in fretta. Anche Thiago e Camus sono stati velocissimi!"
"E' vero," ammise Shura. E anche Elias stesso aveva imparato in fretta. Il più lento era stato Angelo, ma solo perché non si era applicato affatto.
"Oltre ad insegnargli la lingua, comunque, dobbiamo anche cercare di fargli mettere su un po' di chili. Che Cavaliere diventerà se finirà schiacciato dalla sua stessa armatura?" proseguì Elias, estremamente serio, "E' pelle e ossa!"
"Il suo villaggio è molto povero," spiegò comprensivo Saga, "Cercate di renderlo partecipe! Sono sicuro che si riprenderà in fretta!"
"Allora andiamo subito a giocare!" esclamò Milo, "Possiamo, Saga?"
"Beh, immagino di sì. Che dici, Aiolos?"
"Non vedo il problema. Per oggi va bene così. Però domani vi voglio tutti quanti concentrati," annuì Aiolos, "E cercate di ricordare che è appena arrivato e che magari si sente un po' a disagio."
"Ci pensiamo noi, fratellone!" assicurò Aiolia.
"Mi riferivo proprio a questo, Lia. Magari pressarlo tutti insieme non è il massimo, non trovi?"
"Beh lo dite sempre voi che ci dobbiamo abituare a stare insieme! E poi così gli facciamo vedere il Santuario!"
Aiolos rispose con una risata divertita, scuotendo il capo, "E' vero che lo diciamo."
"Lasciali fare," sorrise anche Saga, ancora inginocchiato accanto a Shaka, che lo guardava -più o meno- con le sopracciglia aggrottate e l'espressione di qualcuno che voleva essere salvato. "Coraggio. Saranno i tuoi compagni, e dovrai abituarti a loro!" gli disse quindi, lasciandogli andare la mano.
Shaka inclinò il capo, senza ovviamente capire cosa avesse detto,  ma alla fine si voltò verso gli altri bambini e annuì.

Shaka era arrivato al santuario da qualche settimana, era ormai iniziato Agosto, nella Decade del Leone, e aveva già imparato a parlare molto bene la loro lingua, anche se a volte capitava che sbagliasse qualche parola o qualche pronuncia capiva abbastanza bene quando erano loro a parlare con lui. Ciononostante, non si avvicinava quasi mai. O almeno, era raro vederlo sia in mensa che in Arena, e solo quel quarto giorno di Agosto Mu riuscì a scoprire perché.
Era diretto verso il campo d'addestramento, scendendo dalla Tredicesima casa dopo aver passato tutta la mattinata insieme a Shion, dove si era allenato nella riparazione delle armature. Anche se in verità, a dover essere sincero, ancora non aveva avuto il permesso di toccare  gli attrezzi ed usarli e ancora le loro erano più che altro lezioni teoriche, o visive -ruba con gli occhi, era questo che gli diceva sempre Shion, impara a farlo e non sarai mai inferiore a nessuno-.
Mu le trovava interessanti e magnetiche, quelle lezioni.
Vedere le armature, di cui lui percepiva spesso i lamenti e la sofferenza, rinascere per mano del saggio Shion era per il giovane tibetano alla strenua di un miracolo. Eppure, era proprio Shion, un uomo, a compierlo.
E sapere, un giorno, di poter fare la stessa cosa lo rendeva colmo di orgoglio e desiderio d'apprendere. Il più possibile e il prima possibile.
Tornò alla realtà quando, arrivati alla Sesta Casa, la trovò occupata. Ed era strano, perché nessuno di loro aveva il permesso di presiedere alla Dimora della loro costellazione prima di aver vinto la Cloth, ed infatti le uniche occupate in quel momento erano la Terza e la Nona, che aveva il permesso di superare.
Tutti gli altri, di norma, dormivano nei dormitori e mangiavano in mensa, insieme anche agli aspiranti per le armature inferiori...perché era giusto così, diceva sempre Shion. Per fraternizzare, perché che fossero Gold o Silver o Bronze, erano comunque destinati ad essere compagni.
Ma Shaka era proprio lì, seduto davanti al Loto di pietra.
Si fermò sulla soglia, senza osare entrare, e gli sorrise.
"Ciao, Shaka!" salutò, "Posso passare?"
"Ciao, Mu," fece anche l'indiano, cortese, alzando appena il volto verso di lui ma senza alzarsi dalla posizione meditativa. "Certo, passa pure senza chiedere, so che sali spesso per andare dal Sommo ad allenarti. E poi, questa non è ancora la mia casa."
"Però hai avuto il permesso di stare qui, vero?" curiosò Mu, entrando nella Sesta Casa e avvicinandosi al compagno, "Nemmeno io ce l'ho, ancora! Pensavo che solo Aiolos e Saga potessero!"
Shaka sorrise, "Infatti. Io posso venirci solo a meditare, ho il permesso del Sommo," spiegò, "Anche se in effetti, medito per gran parte del giorno," ammise poi. Al monastero dov'era cresciuto, ci passava tranquillamente tutta la giornata, insieme ai monaci che lo abitavano. Dalla mattina prima dell'alba alla sera. E quindi, anche se non aveva il permesso di stare alla Sesta come se fosse già la sua Dimora...praticamente lo faceva già.
"Infatti stavo per chiederti come mai non ti si vedesse quasi mai, in arena. Meditare fa parte del tuo allenamento, vero? Come per me quello che faccio con il maestro Shion."
"Sì, è così. E' per questo che ci passo molto tempo."
Mu annuì, comprensivo. Era ovvio che se la meditazione era parte integrante del tipo di allenamento che l'avrebbe poi reso Cavaliere, Shaka ci si impegnasse tanto quanto lui si impegnava nella riparazione della armature. Eppure, lo trovava un po' triste, perché a differenza sua che si allenava con Shion sì tutti i giorni ma mai tutto il giorno, e che anzi aveva l'obbligo imposto di scendere poi ad allenarsi con tutti gli altri, Shaka finiva inevitabilmente per isolarsi.
Anche se forse, se quello che diceva Saga era vero e teneva gli occhi chiusi perché non era del tutto in grado di controllare il suo potere, a Shaka la cosa non dispiaceva neanche. E forse lo faceva addirittura di proposito.
"Senti, Shaka, visto che ci siamo incontrati, perché oggi non vieni giù insieme a me?" gli chiese quindi d'un tratto, senza neanche pensarci troppo su. In fin dei conti, meditazione o meno, anche Shaka era giusto interloquisse con loro, e aveva intenzione di pensarci lui, se necessario. Poteva sempre considerarlo parte dell'addestramento, no?
"Giù?"
"Sì! In Arena fra poco inizieranno le lezioni di Saga e Aiolos, ci stavo andando giusto adesso. Se venissi anche tu stavolta sono sicuro che farebbe piacere anche agli altri!"
Shaka piegò il capo verso il basso, indeciso. L'idea di scendere fra i futuri compagni non lo entusiasmava, faceva già fatica a dormire e mangiare con loro, quando li raggiungeva in mensa, poiché era una cosa a cui non era minimante abituato. Al Monastero era l'unico bambino, ed era venerato al pari di un Dio. Tutto quello, per lui, era nuovo e, sotto alcuni aspetti, non così entusiasmante.
Ma era anche consapevole che, forse, era necessario, e che alcuni non erano così male. Mu, ad esempio, gli piaceva. Lo trovava affine con il suo modo di vivere.
"Io dovrei meditare, a quest'ora..."
"Oh, non succede niente se tardi un po', non trovi? Te lo prometto, diventerai fortissimo lo stesso e non ti sgriderà nessuno!"
"Non dovresti promettere qualcosa che non puoi mantenere tu," gli fece notare Shaka, ma senza collera nella voce. In verità, era solo parecchio curioso dal comportamento di quel bambino.
E non capiva perché Mu ci tenesse così tanto che stesse in mezzo a loro.
"Hai ragione," notò il giovane Aries, ma alla fine scrollò le spalle, "Allora vedila così: anche questo in un certo senso fa parte dell'allenamento, perché in una guerra non ci sarai solo tu e dovrai collaborare. Dovrai conoscerci un po'!"
A quelle parole, Shaka alzò entrambe le sopracciglia. Era vero, e anche se in verità lui aveva assecondato qualche volta il chiacchiericcio di Milo e Aiolia sotto le coperte, prima di dormire -che erano fin troppo entusiasti per i suoi gusti ma di cui apprezzava il buon cuore- non poteva certo dire di conoscerli in nessun altro ambito. Non si era mai nemmeno allenato insieme a loro.
"Va bene," concesse quindi alla fine, "Oggi verrò con te, Mu."
"Bene! Coraggio, andiamo o faremo tardi!"
 
Volente o meno, Shaka seguì il coetaneo fino a raggiungere il gruppetto che si era formato tutto intorno a Saga e Aiolos, che evidentemente stavano spiegando qualcosa ai più piccoli.
Quando lo videro arrivare con Mu anche i due adolescenti fermarono il discorso che stavano facendo e lo fissarono. Lo stupore però durò solo pochi attimi, prima che si aprissero entrambi in un gran sorriso.
"Benvenuto, Shaka," lo salutò Saga, "Oggi vuoi passare un po' di tempo con noi?"
Mu stava già per rispondere al posto suo che certo, ovviamente sarebbe rimasto, ma Shaka sorprese anche lui, facendo un cenno del capo ad annuire alla domanda di Saga. S'illuminò, felice.
"Ah, quindi il santone ogni tanto scende pure fra i comuni mortali?" la voce sprezzante di Angelo echeggiò, fastidiosa, fino alle orecchie del giovane Virgo, che storse la bocca.
Sentì chiaramente lo sbuffò e il borbottio di Elias che sussurrava a Shura qualcosa su quanto fosse idiota il loro amico.
Ignorò tutto quanto, ma inconsciamente strinse la manina a pugno, forte.
Era anche per quello che non scendeva mai. Loro non potevano capire.
"Io pensavo che sapesse parlare solo col suo amico immaginario!" affermò ancora Angelo, con l'evidente e chiaro intento di irritarlo. In verità, non c'era davvero cattiveria nel suo modo di fare, chi lo conosceva lo sapeva ormai. Il punto era che Angelo si divertiva a vedere fin dove arrivava la pazienza degli altri, Elias ormai ne era certo, e le risse erano il suo passatempo preferito. Lui lo sapeva bene, questo.
"Non è il mio amico immaginario!" esclamò di rimando la voce di Shaka, contrito. Potevano prenderlo in giro, se volevano, lo capiva. Ma non dovevano insultare il Buddha.
"Ah no? Te ne stai lì, a parlare da solo...sicuro allora che non hai le trabecole?"
"Angelo, smettila!" lo sgridò Shura, schioccando la lingua. Ma come si aspettava, fu completamente ignorato.
"Non parlo da solo. Io converso con il Buddha!"
"E non sei tu la reincarnazione del Buddha, ragazzino? Quindi dov'è l'errore in quello che ho detto, eh? Sei un visionario che parla da solo!"
Mu strinse la mano del suo nuovo amico e gli tirò appena la manica "Lascialo stare, Shaka. Non vale la pena di arrabbiarsi con lui."
"No!" trillò il piccolo indiano, "Deve chiedere scusa! Subito!"
"Non ci penso neanche!" sbottò Angelo, "Scendi coi piedi per terra, moccioso! Non sei superiore a nessuno di noi, non sei un semidio come ti dicevano! Sei solo uno svitato!"
"Non è vero!" urlò Shaka, il Cosmo che, incontrollato, iniziava già a ribollire intorno a lui, "Chiudi scusa al Buddah!"
Saga si affrettò ad avvicinarsi al bambino, cercando di placare l'inevitabile, vedendolo per la prima volta così agitato.
"Adesso calmati, Shaka, ti prego."
Angelo storse il naso, prima di sogghignare, "Ma chi se ne fotte del Buddha! Con quel grassone dorato non ho niente a che fare e non..."
"Sta zitto!" la voce di Shaka vibrò, talmente forte da non sembrare neanche la sua. Gli occhi erano spalancati verso il Saint di Cancer, e Mu e Saga, accanto al bambino, poterono vederli per la prima volta.
Azzurri, erano di uno splendido, intenso azzurro.
Saga aveva ragione a pensare che dovessero essere meravigliosi.
E anche pericolosi.
Angelo fu sbalzato contro il colonnato lì dietro un istante dopo che Shaka ebbe aperto gli occhi, colpito in pieno dalla potenza del suo Cosmo, esploso come una bomba.
Shaka sentì appena le voci di Aiolos e Shura, andati a soccorrere l'italiano, che aveva perso i sensi, e si accorse solo in un secondo momento che gli altri fissavano lui con gli occhi sbarrati.
Tutti quanti. Persino Saga, che gli teneva ancora le mani sulla spalle.
Chiuse subito i suoi, sigillandoli con tutta la forza che aveva dietro le palpebre, e Saga lo sentì chiaramente tremare sotto le sue mani.
"Sta tranquillo, Shaka, sono cose che succedono..." provò a dirgli il più grande, intenerito da quella reazione. Nessuno di loro lo guardava con null'altro che semplice stupore, per quello che aveva fatto solo aprendo gli occhi. Ma Shaka, a quanto pareva, non aveva visto la stessa cosa.
"I-io..."
"Shaka, sta tranquillo!" esclamò ancora Saga, spostandosi davanti a lui e prendendogli il visino smunto fra le mani, "Non è successo niente. Angelo sta bene."
"Sì, piccolo Shaka, alla fine ci vuole ben altro per far fuori quell'idiota," sorrise di rimando Elias, che era appena tornato dal capezzale di Angelo, "L'hai solo messo un poco a nanna."
Shaka scosse la testa con forza, lasciando subito dopo la mano di Mu, che non si era neanche accorto di star ancora stringendo.
Mu, quando si sentì mancare quella stretta, fu percorso da una profonda tristezza. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso al suo nuovo amico, che se ne stava lì, quasi fosse spaventato da sé stesso. "Shaka...?" provò di nuovo ad allungarsi per dargli conforto, ma l'indiano sfuggì alla sua presa.
"Mi...mi dispiace..."
"Non hai fatto niente, Shaka!" ribatté nuovamente Saga, "Si tratta di imparare a controllare le tue potenzialità! Coraggio, adesso andiamo, vieni con me. Andiamo a prendere qualcosa da bere," provò ancora, ma Shaka scosse di nuovo il capo.
"Mi dispiace!" ribatté, prima di correre verso le Case, probabilmente per cercare conforto nella sua.
Saga sospirò, "Vado a riprenderlo. Non muovetevi di qui, nessuno di voi!"
Lasciò ad Aiolos l'incombenza di occuparsi di Angelo e raggiunse la Sesta Casa, trovando uno Shaka che, seduto dietro il Loto di pietra, piangeva.
Gli si avvicinò cauto, più per non metterlo a disagio che per non spaventarlo realmente, poiché era certo che Shaka avesse ben intuito la sua presenza.
"Angelo sta benone, Shaka. Si stava già rialzando, quando sono venuto da te, sai?" gli disse gentilmente, spiandone la reazione con la coda dell'occhio.
Ma Shaka rimase comunque immobile, la testa incassata nelle ginocchia strette al petto. Per lo meno, le esili spalle avevano smesso di tremare, quindi non stava più piangendo.
Saga però non era intenzionato a desistere, quindi si alzò e sempre in silenzio varcò la soglia della cucina negli alloggi privati del Sesto Tempio. Ancora non c'era nessuno che se ne occupasse assiduamente, se non le ancelle che venivano a riordinare e rassettare tutte e Dodici le case, anche quelle inabitate, almeno una volta al mese, quindi la cucina stessa era vuota e non riuscì a trovare niente di commestibile da bere e mangiare. Dopotutto, Shaka aveva il permesso di stare lì solo per meditare e Saga avrebbe dovuto portarlo via di lì, ma non ne aveva davvero cuore. Se si era diretto lì e non negli alloggi era perché già si sentiva al sicuro fra quelle mura, e l'obiettivo di Gemini era calmarlo, non certo il contrario.
Rimboccandosi le maniche, scese alla sua Casa, la più vicina, e preparò del tè caldo nonostante fossero in estate. Lui non l'avrebbe mai bevuto, ma era certo che Shaka avrebbe gradito.
Glielo poggiò davanti e si sedette di nuovo accanto a lui. "Ecco a te, Shaka."
E proprio come si aspettava, il giovane indiano alzò il capo verso di lui e, senza nemmeno guardarlo, allungo le manine verso la tazza. Riusciva a malapena a tenerla per bene fra entrambe le sue.
"Grazie."
"Di nulla. Ti sei calmato, adesso? Non credo che tu debba preoccuparti di quello che è successo, Angelo sta bene e, anzi, ha delle scuse da porti."
Shaka bevve appena un paio di sorsi di tè e poi poggiò di nuovo la tazza a terra, "Ho sbagliato io. Sono io che gli devo delle scuse."
"Quello che è successo a te è stato un involontario incidente. Ad ogni modo, se scusarti può farti sentire meglio..."
L'altro annuì appena, e quando alzò davvero il volto verso Saga, era rilassato e sicuro. "Io vorrei partire, se fosse possibile," fece, calmo.
Saga aggrottò le sopracciglia, "Partire? Per dove?"
"Per il luogo dove mi dovrò allenare."
"Ma non hai ancora neanche compiuto cinque anni, Shaka! Il Sommo ha esplicitamente richiesto che fino ai sei anni voi restiate qui, ad allenarvi tutti insieme."
"Davvero? Non lo sapevo. Però io vorrei partire lo stesso..."
"Beh, non era un ordine, il suo. Ciononostante sono anche io convinto che sia meglio così. Anche Shura, Elias e Angelo hanno aspettato di compiere sette anni, e partiranno a fine mese..."
"Anche così, pensi che mi ascolterebbe, se glielo chiedessi?"
"Ti ascolterebbe sicuramente, Shaka," sorrise Saga, "Non so, però, se asseconderà il tuo desiderio."
"Io vorrei provare lo stesso."
"D'accordo, gli comunicherò che richiedi udienza da lui. Però, Shaka, non dovresti farti influenzare da quello che è successo oggi. Mi rendo conto che aver colpito Angelo involontariamente ti abbia destabilizzato, ma non c'è necessità di affrettare le cose in questo modo."
"Lo so," annuì il più piccolo, finendo di bere pian piano il tè, ora tiepido, "Però, anche così...io non sono come loro. Non riuscirei ad ottenere nulla, così. Non voglio dire che sono deboli, però io non combatto come loro, tutta la mia potenza si basa sulla meditazione, e sul Cosmo. Non sono tanto forte, fisicamente."
"Questa consapevolezza è ammirevole, e forse hai ragione, ma non dovresti paragonarti a nessuno di loro. Per essere un Saint, la forza fisica non è l'arma principale. Senza contare, poi, che da quando sei arrivato ti sei rafforzato molto, il medico ha detto che hai fatto molti progressi, anche se ti sforzi di mangiare e lo fai solo perché devi. Partendo immediatamente, ti precluderesti la possibilità di sopperire a questa piccola mancanza che hai."
Quando era arrivato, Shaka era stato uno dei pochi, come anche Elias, Angelo e Thiago che vivevano per strada ed erano malandati, ad essere sottoposti a una visita medica accurata, per un motivo o per un altro. Nel caso dell'Indiano, il problema principale riscontrato era stata la carenza alimentare, e Shaka aveva fatto davvero fatica ad abituarsi a tutto il cibo che c'era al Santuario e alla dieta ricca che gli avevano dato. La prima volta era stato malissimo per diversi giorni, poiché il suo stomaco non ci era abituato, ma poi era riuscito a ritirarsi su, anche se spesso a causa della meditazione si era dimenticato di scendere in mensa a mangiare con tutti gli altri.
Saga, però, era convinto che, continuando a regolarizzarsi sempre di più e a recuperare le carenze vitaminiche e il peso che aveva al suo arrivo, persino Shaka sarebbe stato tranquillamente in grado di competere con gli altri. Anche se sembrava fin troppo complicato convincere il diretto interessato della cosa.
"Forse. Ma penso di dover partire, è il momento."
Saga scosse il capo, divertito, "Senza nemmeno aver imparato a conoscere bene i tuoi compagni?"
"Alcuni un po' li conosco. E ci sarà tanto tempo anche dopo, no?"
"Sì, questo è vero," ammise Gemini, "Va bene, domani ti accompagnerò dal Sommo. Ma adesso su, torna nel dormitorio; non hai il permesso di star qui, lo sai!"
Shaka si alzò, annuì e ringraziò, prima di sparire di nuovo dalla sua vista, premurandosi anche di chiedergli dove potesse lasciare la tazza, visto che passava per la Terza. Saga aveva la sensazione che Shion avrebbe concesso quella partenza anticipata, visto le motivazioni e lo spirito che muovevano il bambino, e credeva proprio che sia Mu che le due pesti del Santuario ci sarebbero rimasti molto male.
 
Angolino Autrice:
Buonsalve. Spiegazione veloce di rito: Se non ho fatto male i calcoli, probabilmente sì perché è un casino, questa fic si porta fra la prima (l'arrivo di Aphrodite) e l'ultima parte (il saluto prima della partenza) di Som Du. Lì, dove a parte qualche mese non ho messo riferimenti temporali, i tre dell'ave maria arrivano al santuario che non hanno neanche 5 anni (non dicevo l'età di Elias e ho solo accennato che Angelo non aveva ancora 5 anni, quando è arrivato, un po' prima dell'altro). Dicono che Aiolia ha 2 anni, ma fra i piccoli lui è l'ultimo a compierli -non Milo, come pensavo, alla fine l'ho capito!-, quindi ci dovrei rientrare o.O nell'ultima parte, dico che è Agosto, ma ho fatto passare svariati mesi senza specificare quanti. Nella mia testa bacata, loro partivano a sei anni, ma non avendolo scritto mi rendo conto che è meglio calcolarne sette (tanto compiono tutti e tre gli anni la prima metà dell'anno). Shaka qui ha 4 anni, tre anni in meno quindi, e ne dovrebbe compiere 5 a Settembre. Quindi calcolo perfettissimo. Rientro anche in Promessa, dove dico che gli anni di allenamento sono tre e Shura ha quasi undici anni, quindi l'anno della Notte degli Inganni.
Visto che brava che sono stata??
 Mu è stato preso da Shion a 3 anni (nel mio handcanon ovviamente, come ho scritto in first meet) e portato lì più di un anno dopo. Milo è arrivato a 2 e mezzo, quindi poco dopo Aphrodite, visto che in Som Du dico che Aiolia ha appunto 2 anni, nella prima parte.
Mi rendo conto che sono molto molto piccoli per il modo in cui si pongono e parlano, ma prendetevela con Kurumada e con la Okada per questo, non sono stata io a rendere Aiolia un genietto che a 4 anni parla un sacco di lingue, figuratevi dunque gli altri! (Grazie a Anya che mi ha fatto scoprire questa cosa che non sapevo xD)
In fondo non sono bambini normali, non lo sono mai stati...Inoltre il mio Shaka bambino è ispirato, ovviamente, allo Shaka bambino dell'Hades, quello che piangeva col Buddha per i mali del mondo, quindi l'ho reso decisamente meno spocchioso e irritante di quello che conosciamo nella Sesta Casa!
Tornando alle cose serie. Ho messo la Shot In Corso perché, anche se in teoria sarebbe finita, io avrei un'altra piccola parte solo da sistemare. Era troppo lunga da mettere tutto insieme, per i miei gusti, e l'ho divisa. Non è indispensabile, quindi se non vi interessa posso benissimo tenermela per me xD
Vi dico già che varia molto sul fluff, rispetto a questa parte, che ultimamente ho voglia di carinerie, ed è collegata a Tigmo, anche. Vi potrebbe interessare?
Fatemi sapere, mi raccomando!
(E dovrei anche aprire una raccolta per tutte ste OS visto che sono tutte quante collegate, ma non ho un titolo decente xD Aiuto!!)
Un bacione, e buone vacanze a tutti!
Asu

 
   
 
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