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Autore: Juliette96    01/08/2018    1 recensioni
Bianco o nero?
Se potessi quali dei due sceglieresti?
Il bianco vuol dire chiarezza, tutto alla luce del sole, niente segreti… ma è davvero questa la cosa giusta?
Il nero invece, significa oscurità, incertezza, ma anche la libertà… è davvero questa la cosa sbagliata?
Io non lo so, non so quali delle due sia la scelta giusta. Probabilmente entrambe.
In fondo tutto ha degli aspetti sia negativi che positivi, non avrebbe significato la presenza di uno se non ci fosse l’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo giorno di scuola… 

Cosa può esserci di più imbarazzante? Sinceramente sfido a trovare qualcos'altro.

Realizzai a cosa stavo andando in contro ancora prima di alzarmi dal letto, aprendo un occhio sperando che fosse ancora buio. Nella settimana precedente avevamo sistemato tutta casa, e a parte un incursione improvvisa di me e mio padre al drive in (che solo a dirlo mi viene da ridere), non ero uscita. Tutta la città sapeva già che c'era carne fresca nell'aria, qualcuno aveva portato dei dolci e teglie con cose indefinibili dentro che mi veniva da dire "Please, i'm italian".

Ma ovviamente sarebbe risultato scortese, quindi mia madre mi obbligava a sorridere gentilmente, ma quello che mi usciva era solo un sorriso sforzato.

La signora Cooper fu la prima a presentarsi alla nostra porta con questo sformato di carne che sembrava uscire direttamente dalla scatoletta del cane ma come sempre abbiamo salutato gentilmente, quando mi vide però vidi per un secondo l'apparenza della donna perfetta sgretolarsi. Indossavo un paio di jeans e una canottiera.

In questo posto le donne non indossano ancora i pantaloni ?

Forse era il fatto che fossi in sovrappeso a sconvolgerla, non lo so. Non sono quella che si definisce una modella.

 

Le proteste di mia madre perché mi alzassi non tardarono ad arrivare e io da brava cadetta che odia sentire anche solo parlare prima di aver fatto colazione, mi alzai e scesi al piano di sotto. Scesi la scale praticamente strisciando i piedi e gli occhi chiusi, e iniziai a sentire delle voci, e la cosa che mi stupì è che parlavano in inglese, e in casa mia si parla italiano, quindi la domanda sorgeva spontanea : Chi diavolo c'era in casa?

Mi fermai sul posto e mi obbligai a spalancare gli occhi e urlare - Mamma, chi c'è in casa ?-

-Due gentili ragazzi che sono venuti per presentarsi e accompagnarti il primo giorno a scuola -. Fanculo!

Questo non so se lo dissi o lo pensai solo, sta di fatto che mi diressi in camera a vestirmi e a lavarmi i denti. Il classico paio di jeans e maglietta, non c'era dubbio che mi impegnassi più di quanto fosse necessario, e ovviamente le mia amate scarpe da ginnastica. Mi guardai allo specchio disgustata come sempre e scesi le scale per la seconda volta quella mattina pensando "Ma la gente non si può fare i cazzi propri?".

Arrivata all'ultimo scalino mi armai del mio sorriso migliore e dissi - Buongiorno a tutti !-

Seduti intorno al tavolo vi erano i miei amati genitori con una ragazza bionda con la coda che pensava fosse un progetto della NASA da quanto era alta, e uno con i capelli rossi che mi fecero chiedere se fossero tinti o no.

-Finalmente Era! Pensavo di dover venire io a svegliarti- disse mia madre. Alzai un sopracciglio come risposta. Poi porsi la mano ai miei ospiti\infiltrati.

-Ciao sono Era-. Coda di cavallo interspaziale si chiamava Betty, mentre Rossoapiùnonposso-Archie.

Mi sedetti a fare colazione ignorando i loro sguardi perplessi sul mio nome, ero proprio curiosa di come lo avrebbero pronunciato.

-Non dovevate disturbarvi così tanto per me- dissi versandomi il caffè. - Oh figurati è un piacere, e poi abitiamo qui vicino, non è un disturbo. Da dove venite?-

-Italia- rispose mio padre leggendo un libro.

-Davvero? Dev'essere un bel cambiamento venire ad abitare qui allora. Ma non preoccuparti ci penseremo noi a te- disse Betty. Perché mi sembrava una minaccia? Mi nascosi nuovamente dietro il mio sorriso finto come la morte.

-Era forse è meglio se andate-

Mi alzai ingurgitando l'ultimo biscotto, presi la giacca di pelle insieme allo zaino e al casco.

-Non ci provare, vai a piedi con loro- e parlò in italiano. Con un tono che però capirono anche loro. E che ne sapevo io che erano a piedi?

-Si certo Mamma, ti voglio bene anch'io, Buona giornata- alzai gli occhi al cielo tanto che feci ridere anche loro anche se non avevano capito niente.

 

Camminammo uno affianco all'altro ma loro parlavano di cose che io non conoscevo e soprattutto troppo velocemente. Quindi sorge spontaneo chiedersi che diavolo fossero venuti a fare a prendermi. In prossimità della scuola si avvicinò anche uno con un cappello calcato sulla testa, ma ormai io mi ero lasciata superare e mi sedetti ad una panchina per potermi rollare una sigaretta in pace prima di cominciare l'inferno. Mentre tiravo fuori l'occorrente mi ritrovai circondata. Si erano accorti che mi avevano seminata ed erano tornati indietro. Mi guardavano non proprio benissimo…

La bionda si risvegliò da quel suo mondo fatto di unicorni e zucchero filato e disse - Oh, lui è Jughead-. Mi fece un cenno con la testa, e mi venne il dubbio che forse non gli piacevo molto.

Bene ! Il primo nemico.

-Raccontaci un po' di te, come mai tu e la tua famiglia siete arrivati a Riverdale ? - Chiese Archie.

Di certo non gli potevo dire che i miei avevano avuto dei problemi economici.

-Un nuovo inizio. Dovevamo cambiare aria- Risposi evasiva, cercando di non incontrare lo sguardo di nessuno.

-Perché?- chiese cappello losco. - Te lo dirò quando ci conosceremo meglio, forse… -Risposi secca.

Guardai verso la scuola e sembrava che la gente iniziasse ad entrare, buttai a terra il mozzicone e continuai - Io devo andare in segreteria a compilare dei documenti. Ci vediamo, grazie della compagnia-.

E schizzai verso la libertà.

Troppe domande.

Troppe.

Questo primo giorno stava diventando più problematico del previsto. Mentre camminavo verso l'edificio vedevo tutti che si giravano a fissarmi e mi costrinsi a rimanere impassibile a respirare. "sono sconosciuti che non hanno niente a che fare con te, calmati e andrà tutto bene". Odiavo la gente che mi fissava o che mi notava in generale. Preferivo rimanere nel silenzio e passare inosservata. Per quelle come me era sempre così.

Evitai di farmi travolgere dal passato e tornai alla realtà, al corridoio che stavo attraversando come Mosè con le acque. La segreteria era dritta davanti a me, cercai di tenere lo sguardo basso il più possibile, per evitare di incontrare quello di qualcun altro. Arrivata alle porte mi sembrava di aver camminato a rallentatore o che il corridoio si fosse allungato all'infinito. Quando me le chiusi alle spalle tirai un sospiro di sollievo. Ricostruii la  corazza che mi proteggeva e guardai la segretaria che mi guardava perplessa. 

-Mi scusi, sono una nuova studentessa, mia madre mi ha detto di passare a prendere l'orario e di firmare qualche documento-

Lei si aprì in un sorriso finalmente sincero - Si certo, un secondo e ti do tutto il materiale-. Il materiale consisteva nell'orario delle lezioni e nel materiale informativo per i corsi extrascolastici. Inutili ovviamente. Forse il giornalino  era l'unica cosa che era nelle mie corde, ma l'idea di espormi non mi piaceva molto. 

Bene. Ora dovevo trovare la mia classe. Mentre la segretaria trovava il materiale, compresa una mappa della scuola, avevo sentito suonare la campanella, il che voleva dire che dovevo entrare in una classe già piena, quindi come dicevo, bene.

Avevo Storia alla prima ora, e cartina alla mano capii più o meno dove dovevo dirigermi. Arrivata davanti alla porta, rimasi immobile e chiusi gli occhi per calmarmi "Cazzo Era, riprenditi".

Aprii gli occhi e bussai alla porta e ricevendo il permesso di entrare aprii al porta, un uomo di mezza età mi guardava scocciato. Gli portai il foglietto che mi avevano detto di consegnare - Sono Era Sereni, la nuova studentessa-. Mi guardai intorno e ovviamente c'erano tutte le mie nuove conoscenze di quella mattina.

"Mettiti comoda nella tua corazza perché mi sa che ci dovrai rimanere per molto" mi dissi.

-Si sieda in fondo, c'è un posto libero di fianco al signor Jones-. E di fianco a chi se non al mio amico con il berretto?

Mi sedetti velocemente per limitare l'attenzione su di me, ma gli sguardi mi seguirono fino alla sedia. Aprii lo zaino per prendere il materiale per prendere appunti mettendoci più tempo del previsto per aspettare che il professore iniziasse a parlare.

Finalmente iniziò e io potei rilassarmi. Stavano parlando del Rinascimento…

Ti prego no, non ancora.

Mi spostai nervosamente i capelli facendo in modo che facessero da barriera tra me e Jughead, odiavo il modo in cui mi guardava. Sembrava… schifato. E sinceramente per quella giornata avevo già abbastanza problemi. Archie, che era davanti a noi, mi sorrise incoraggiante, e io non potei fare altro che rispondere con un cenno del capo. Una tipa con i capelli rossi mi fissava in maniera insistente, era indubbiamente bellissima, e solo in quel momento mi accorsi che tutte, portavano i tacchi, tranne qualche rara eccezione. In più sembravano vestite per andare in discoteca non per andare a scuola. In Italia se le ragazze si mettevano delle magliette scollate venivano richiamate mentre qui c'è al guerra a chi sembra più meretrice?!

Quando la campanella suonò misi via tutto molto lentamente per essere l'ultima ad uscire, ma ovviamente le mie previsioni vennero disattese - Ciao, io sono Cheryl, la sexy rossa capo cheerleader. Tu chi saresti?-

Cercai di mantenermi calma  e risposi gentilmente -Sono Era, sono arrivata…-

-No no non mi interessa. Ti sto chiedendo chi saresti per attirare tutta l'attenzione che dovrebbero dedicare a me questi zoticoni-.

Rimasi a bocca aperta.

-Stai scherzando vero?-

Archie intervenne in mio aiuto - Hey Cheryl è il suo primo giorno, vacci piano-

Questa iniziò a sventolare il dito per aria neanche mi stesse facendo un Expecto Patronum, e a un certo punto non ce la feci più.

-Senti ginger del mio cuore, levati e sparisci dalla mia vista. Ho altro a cui pensare-. Dopo di che la superai e andai alla lezione successiva.

 

 

 

  
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