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Autore: Aimee    28/04/2005    1 recensioni
Un insolito triangolo amoroso ... Usagi, Mamoru e ... Tuxedo Kamen!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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rating: PG-13… in questo capitolo c’è un po’ di violenza… scusatemi per questo ^^;;;

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Il Signore tuo Dio ti ha infatti benedetto in ogni opera delle tue mani; ha vegliato sul tuo viaggio in questo grande deserto. Da quaranta anni il Signore tuo Dio è con te, e non ti è mancato nulla.

Deuteronomio 2, 7

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The Coldest December

By Aimee - Tradotto in italiano da ^Sophie^ per EFP

Capitolo 8 - Parte B

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“Ha smesso di sanguinare?”

“Sì… passami quella benda.”

“Che cosa sei riuscito a dirle?”

“Niente… Non ne ho avuto la possibilità.”

Le voci erano vagamente familiari. Attraverso l’oscurità dell’incoscienza mi sforzai di aprire gli occhi ed emisi un pietoso gemito quando sentii dolore. Ebbi un capogiro per lo stordimento.

“Hey, penso si stia svegliando.”

< Rei… sembra la voce di Rei… >

La seconda era una voce maschile. “Usa? Riesci a sentirmi?”

< Mamoru-chan… >

Le mie labbra si mossero, ma nessun suono ne uscì fuori.

“Shhh… va tutto bene, Usa. Non sforzarti a parlare” mormorò Mamoru dolcemente, accarezzando i miei capelli.

Non avevo molta scelta. Lo stordimento era opprimente e persi i sensi nuovamente.

L’oscurità velocemente mi avvolse… L’incubo era appostato dietro di me.

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Con occhi pieni di lacrime, fissai la Terra debolmente illuminata dalla finestra aperta. I miei occhi si posavano dovunque tranne che sull’orizzonte distante della Luna, che aveva assunto una spaventosa tonalità cremisi.

Non volevo guardarlo… era la terribile ombra degli attacchi contro i nostri soldati, nella battaglia che si stava svolgendo laggiù. Ricacciando indietro le lacrime di paura e preoccupazione, soffocai un gemito poco principesco. Mia madre non lo notò.

Ascoltava le parole sbrigative di Endymion, il quale cercava di avvertirla e consigliarla, ma nel profondo sapevo che i suoi tentativi erano vani.

Una fredda e pungente sensazione serpeggiò lungo la schiena e tremai involontariamente facendo ondeggiare anche il calice d’acqua nella mia mano. Alcune gocce caddero sul pavimento di marmo. Endymion mi guardò e i suoi occhi preoccupati incontrarono i miei per un breve istante. La gentilezza e la forza che vidi nel profondo dei suoi occhi mi calmarono momentaneamente, ma presto l’incertezza e la paura si fecero risentire e il mio stomaco si contorse dolorosamente. Appoggiando impetuosamente il bicchiere sul tavolo, avvolsi le mie braccia intorno al corpo, tentando di smettere in questo modo di tremare.

“Principessa…”

Restai senza fiato per la voce non familiare e guardai mia madre e il mio fidanzato, ma nessuno dei due sembrava aver udito la voce estranea sussurrare il mio nome.

La paura non mi era neppure passata per la mente. Il tremore delle mie membra cessò e un falso senso di pace si sprigionò lentamente dentro di me.

“Principessa…” La voce era affabile. “Venite in giardino.”

Cercai di battere le palpebre, ma non ci riuscii.

< Il giardino. >

Mentre scivolavo fuori della stanza, mia madre e il mio fidanzato non alzarono lo sguardo, perché erano impegnati a studiare una mappa di qualche tipo. Le parole che si scambiavano non erano più udibili dalle mie orecchie. Sentivo solo quella voce.

< Il giardino. >

Il corridoio era poco illuminato, ma i miei piedi sapevano dove andare senza preoccuparsi della profonda oscurità.

La mia vista era confusa e sfuocata. I miei pensieri sfuggivano via.

“Il giardino, principessa. Venite da me.”

“Sto arrivando…”

Una cameriera che stava passando nel corridoio mi guardò con curiosità, ma, lo sguardo fisso, non la riconobbi mai. Avevo gli occhi fissi sulla porta del giardino.

< Il giardino. >

“Milady? Vi sentite male?” disse la voce preoccupata della domestica.

La ignorai e, da qualche parte nella mia testa, sentii l’anziana donna sussultare e chiamare freneticamente aiuto. Io proseguii senza curarmi delle grida allarmate della domestica. La punta delle mie dita toccò la maniglia della porta che portava ai giardini. Non c’erano guardie là. La maggior parte di loro era stata chiamata sul campo di battaglia… in quel lontano orizzonte rosso. I miei occhi aperti si spalancarono ancora di più e la maniglia girò lentamente.

“Principessa…” sibilò la donna davanti a me, vestita di tenebre.

“SERENITY!!” Il grido agitato apparteneva a mia madre, ma io non la udii.

“Avvicinati, bambina” mi ordinò con dolcezza la donna-ombra. Le sue parole echeggiarono fragorosamente nella mia testa anche se erano appena udibili.

I miei piedi cominciarono a muoversi, ma io me ne accorsi con difficoltà.

“No!!” Calde braccia mi afferrarono da dietro, spingendomi indietro… lontano dalla donna-ombra. Mi voltai impetuosamente e i miei occhi spalancati e fissi incontrarono quelli di Endymion, sebbene lo riconobbi a malapena.

Dopo avermi studiato per un momento, imprecò e cominciò a scuotermi. “Reagisci, Serenity!”

Lo sballottamento mi turbò e cominciai a divincolarmi, lacrime di confusione e rabbia rigavano le mie guance. Dov’ero? Chi era questa persona e perché mi stava scuotendo?

“Smettila!” urlai cercando di allontanarmi da quelle braccia esigenti. La mia vista lentamente cominciò a mettere a fuoco. Sbattei le palpebre, realizzando per la prima volta quanto freddo avevo essendo fuori senza scialle.

La realtà e il riconoscimento mi colpirono improvvisamente e sussultai guardando il volto di colui che mi stava scuotendo.

“Endy…” mormorai, cominciando a tremare per la spavento. “Come… come sono arrivata qua? Cosa è successo?”

Lui scosse la testa e mi circondò in un abbraccio rassicurante, baciando la mia fronte. “Sere…”

Sbirciando oltre il mio sicuro rifugio, fissai la donna-ombra con un timore che non avevo mai conosciuto.

Lei ci guardava silenziosamente, non sembrava preoccupata per aver perduto il controllo mentale su di me. Le sue labbra si assottigliarono rabbiosamente mentre Endymion mi spingeva via e si posizionava davanti a me.

Un suono metallico e affabile echeggiò per i giardini mentre lui sguainava una spada dall’aspetto letale.

“Dov’è mia madre?” mormorai alle sue spalle, stringendo convulsamente il suo mantello.

“È andata a prendere il cristallo” mi rispose lui, lanciando un’occhiata truce alla creatura davanti a noi. Parlò con fermezza, come per avvertire la donna-ombra che stava camminando su un terreno pericoloso. Il cristallo significava certamente morte. “Chi sei?” domandò Endymion.

Quella uscì dall’ombra, il suono dei suoi tacchi che battevano sul selciato echeggiando nella notte.

“Oh, mio Dio…” gemetti, i miei occhi si spalancarono quando il suo volto malvagio si palesò.

I suoi capelli rossi ricadevano in onde, sfiorando quasi il suolo. Si muovevano da soli, come fluida acqua, nonostante non ci fosse vento. I suoi occhi erano di uno scintillante nero e in profondità l’odio che sprigionavano mi gelò il sangue nelle vene.

“Madre!!” gridai freneticamente, guardando dietro di me verso la porta ancora aperta, che sbatté chiudendosi guidata da una invisibile forza, e io sussultai per il terrore.

“In trappola… siamo intrappolati. Oh, Dio…”

“Sta zitta, tu.”

“Cosa vuoi?” domandò Endymion, la sua mano protettivamente chiusa sul mio polso.

“Pensavo fosse piuttosto ovvio, principe Endymion. La principessa. Costituirà un piacevole riscatto per il cristallo di sua madre, non pensi?”

La paura mi colpì così brutalmente che mi sforzai per non cedere allo svenimento. “Endy…” singhiozzai stringendo strettamente il suo mantello.

“Tu non poserai mai le tue mani su di lei, hai capito?” minacciò lui attraverso i denti serrati.

Berillia rise di gusto. “La tua piccola principessa e sua madre si sottometteranno a me o saranno annientate. Mi impossesserò del Regno Argentato. Perché non ti unisci a me, principe Endymion, e gustare la gioia della vittoria per una volta? Non riesco a immagine il dolore che tu hai provato quando la Terra è stata sconfitta. Sai, i tuoi genitori, il re e la regina, erano abbastanza scioccati quando gli stessi generali del figlio li avevano traditi…”

Gli occhi di Endymion si ridussero a gelide fessure di ghiaccio blu e sentii la mano chiusa sul mio polso cominciare a tremare di rabbia. “Muori.”

“Oh, che storia! Ma altamente improbabile” rimarcò quella con un sorriso compiaciuto. “Unisciti a me, Endymion, o sarai il primo a perire. Questa è la tua ultima possibilità…”

“Vai all’inferno…”

“L’inferno non riuscirebbe a contenermi, figliolo! Vacci là tu stesso!”

Con un grido di shock e dolore, Endymion cadde sulle sue ginocchia, guidate da un’invisibile forza. La sua spada colpì il terreno rumorosamente.

“Endy…?” gemetti. “Cosa hai? Alzati!”

“Io… non posso…”

Un fulmine brillò in lontananza e Berillia allungò le sue mani. Gli occhi fermenti di fuoco e odio, una sfera cremisi di energia cominciò a formarsi tra le sue dita nere. Era dello stesso colore del cielo alle sue spalle. Scintillò luminosamente, energia potente vibrava da quella, e cresceva più grande e più densa di secondo in secondo.

“NO!! ENDY!!” urlai, gettandomi di fronte al corpo inginocchiato e vulnerabile di Endymion, facendogli da scudo con il mio. “Dio, aiutami!!”

“No… Sere… vai dentro…” La sua voce era affannata e sofferente. “Vai ora… lasciami…”

La mia testa oscillò avanti e indietro mentre soffocavo un singhiozzo. “MADRE!!” Dov’era? Non avrebbe dovuto metterci così tanto tempo per arrivare! Berillia le aveva fatto qualcosa per trattenerla?

“Ne vale davvero la pena, principessa? Morire cercando di salvare un uomo che non è nemmeno della tua stessa classe? Lui perirà ugualmente e non pensare che esiterei a ucciderti. Prenderò il cristallo di tua madre nonostante la tua morte. Ora, se vuoi vivere, allontanati da lui” ordinò con astio Berillia. La sfera di energia vibrante fra le sue dita, illuminando il suo viso di una terrificante color cremisi, oscillava leggermente come fuoco.

Gridando violentemente, abbracciai Endymion disperatamente. Le sue mani indebolite tentavano di spostarmi, ma non ci riusciva. Le sue mani erano sempre state forti… ora non riusciva neppure a scostare una piccola ragazza. Con un gemito, ricordai la prima volta in cui, per un bacio, lui mi aveva abbracciato con quelle mani forti… come le sue mani arruffavano i miei capelli quando eravamo stretti in un abbraccio appassionato… come quelle mani riuscivano a toccarmi in un modo che nessun altro aveva fatto... Come potevo riuscire a vivere senza di lui? Senza le sue braccia attorno a me a darmi forza? Era tutto per me. Era una parte di me.

Le sue labbra vicine al mio orecchio mi sussurrarono debolmente, implorandomi di fuggire. “Serenity, per favore…”

“Se tu muori”, sussurrai a intervalli, “io sarò già morta.”

Raccogliendo quel poco di coraggio che avevo, guardai con sguardo freddo la strega. Parlai gravemente.

“Non mi sposterò.”

Le labbra di Berillia si assottigliarono e uno sguardo di rabbia attraversò i suoi lineamenti. “Stupida ragazzina. Così sia.”

Lacrime caddero senza freni mentre mi voltavo verso il mio principe che stava gridando qualcosa che io ero troppo spaventata per comprendere. Lo baciai e sussurrai un debole “Ti amo”.

I suoi occhi incontrarono i miei e, per la prima volta, vidi lacrime sgorgare da essi. “Troverò un modo per tornare da te… te lo prometto.” La mia testa si abbandonò sulla sua spalla con un singhiozzo quando lui mormorò “Ti amo”.

“SERENITY!!” giunse il grido attutito di mia madre, che era intrappolata dietro la porta chiusa

Le cose cominciarono a muoversi al rallentatore.

La mia vista divenne rossa per il sangue. Calore e dolore fluttuarono dentro al mio corpo come un insaziabile fuoco. Il respiro mi abbandonò e il corpo si richiuse nel rifiuto di tutto quel dolore e quel tormento.

Nel mio ultimo respiro, le mie esangui labbra emisero un ultimo grido.

“ENDYMION!!”

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“ENDYMION!!”

Ero solo vagamente cosciente del mio urlare e dimenarmi. Tutto quello che potevo vedere era il color rosso sangue del colpo di Berillia che bruciava dentro di me come fuoco. Le lacrime cadevano lungo le mie guance a dirotto, avevo la sensazione di annegare.

Urlai quando sentii delle mani toccarmi. “Noooo!! Non toccarmi!! Per favore!!”

“Usa…”

Quelle mani stavano scostando i miei capelli indietro, asciugando le mie lacrime.

“Per favore…” piagnucolai, il mio corpo scosso dai singhiozzi.

“Usa… sono qui… sei al sicuro…”

La voce era calda e tranquilla, ma le mie orecchie registrarono appena quelle parole. Mi divincolai ancora, spingendolo via alla cieca. Calde braccia mi circondarono, catturandomi e tenendomi stretto mentre piangevo.

Facendo ancora qualche inutile tentativo, rinunciai e mi arresi con un lamento di sconfitta. Il mio corpo si afflosciò, ma forti braccia mi tennero saldamente contro un petto caldo.

Delle labbra erano vicino al mio orecchio e sussurravano parole gentile che io comprendevo appena. “Era un sogno, piccola… era solo un sogno…”

Il mio respiro rallentò un poco mentre cominciavo a calmarmi.

< Un sogno? >

Le immagini e i suoni dell’incubo si affievolirono e si fermarono e il color rosso sangue che aveva inondato la mia vista sbiadì in un silente grigio.

Era una voce maschile quella che stava mormorando nel mio orecchio e le parole erano teneramente pronunciate… appena un sussurro. Esprimevano così completamente un senso di protezione che il mio corpo si rilassò. Solo il tremito persisteva.

“Sei al sicuro, Usa…” Teneri baci si riversarono su di me - sulla mia fronte, le mie guance bagnate dalle lacrime, i miei capelli. “Sono qui…”

Io conoscevo quella voce…

< Mamoru… >

Sbattei lentamente le palpebre e misi a fuoco il suo viso. Dio, era reale? Alzai una mano tremante per toccare la sua guancia. “Mamoru…” La mia faccia si aggrottò di nuovo e mi sfuggì un altro singhiozzo.

“Usa… non piangere, amore… per favore…”

Le mie braccia volarono a circondare il suo collo e lo abbracciai con frenesia. “Oh, Mamoru… il… il sogno… era…”

“Shhhhh… lo so, piccola. Credimi, lo so.” Scostò i miei capelli dalla fronte calda. Baci si fecero strada lungo la mia guancia, lungo le tracce lasciate dal pianto. Sfiorarono per un momento le mie labbra, lasciandovi il sapore delle mie stesse lacrime.

Ma ancora, piansi. Il ricordo dell’incubo era troppo fresco e ogni dettaglio riviveva nella mia mente all’infinito. Sebbene avessi avuto diversi incubi, prima d’ora non avevo mai ricordato quello che accadeva. Questa volta era diverso; potevo richiamare ogni dettaglio: il castello, il bicchiere che tremava nella mia mano, la strega nera…

Rabbrividii.

< Berillia. La strega era Berillia. >

Ma come poteva la regina del Regno delle Tenebre essere entrata nei miei sogni? Non l’avevo mai vista prima… solo udita attraverso l’obbedienza mormorata da parte dei suoi generali. Ma il volto nel mio sogno… era così reale. Come avevo potuto immaginare una così orribile creatura? Forse ero semplicemente spaventata dopo la notte passata a combattere contro il demone e la paura aveva dato vita a Berillia nei miei sogni…

Gemetti. La battaglia! Me ne ero dimenticata!

I ricordi si riversarono su di me. Una spira di dolore saettò attraverso il mio braccio e realizzai in modo confuso di essere stata bendata. Mi servirono alcuni istanti per ricordare il bruciante calore della tiara d’oro che feriva il mio braccio e cominciai a tremare ancora una volta mentre la paura si diffondeva dentro di me.

< La tiara… avrebbe potuto uccidermi… >

Mamoru mi toccò con gentilezza mentre mi abbracciava, stando attento a non fare pressione sulla ferita. Abbracciandomi a sé più strettamente, sussurrò ancora una volta, forse sentendomi tremare. “È tutto a posto, Usa. Sei al sicuro. Cerca di rilassarti.”

Forse a calmarmi furono le sue parole, o semplicemente il suo calore. Rifiutandomi di pensare ancora all’orribile incubo e alla battaglia, lentamente mi tranquillizzai e lasciai che lui trasformasse la mia ansietà in serenità. Mi rannicchiai vicino a lui, nascondendo il mio viso contro il suo petto come una bimba spaventata.

“Stai meglio?” chiese Mamoru preoccupato.

Io feci una smorfia, provando a ignorare il dolore che si era impadronito del mio corpo, ma sembrava che non riuscissi ad allontanarmene. “Mi fa male la testa… e il braccio…” dissi tirando su col naso.

“Probabilmente dovremmo cambiare le bende” replicò, toccando il mio braccio fasciato con gentilezza. “E dovrei avere delle medicine per la tua testa in bagno. Su, vieni.”

Mi aiutò ad alzarmi, ma barcollai pericolosamente da una parte per un capogiro. Le sue braccia mi circondarono all’istante e mi sostennero fino a quando non riuscii a stare in piedi e camminare da sola. Prendendomi per mano, mi condusse lungo un corridoio buio che non riconobbi. Era vagamente familiare, ma ero così stanca che non riuscivo a situarlo.

Brontolai quando accese la luce in bagno e lui ridacchiò leggermente quando coprii i miei occhi assonnati con una mano. “Vieni, Bella Addormentata. È ora di svegliarsi” disse, mettendo le mani sotto le mie braccia e sollevandomi fino a farmi sedere sul piano del lavabo.

“Tu e i tuoi film Disney…” borbottai tirando su col naso.

Con cura, cominciò a srotolare la fasciatura e io sbirciai tra le dita che avevo davanti agli occhi per scrutare la ferita con curiosità. Non sanguinava più e non era poi così brutta come pensavo. Pareva come se la tiara avesse appena sfiorato il mio braccio.

Scossi la testa. Cavoli, tutto quel dolore e mi aveva appena toccato? Immediatamente mi sentii in colpa per tutti quei demoni che avevo affrontato come Sailor Moon. Non mi meraviglio se loro facevano tutto quel chiasso quando venivano eliminati. Ero stata molto fortunata di essere stata tolta dalla traiettoria della tiara in tempo. Avrei potuto…

Scossi la testa e rabbrividii.

“Tutto ok? Ti sto facendo male?” chiese Mamoru mentre picchiettava un po’ di unguento sulla ferita.

“No… sto bene…” mormorai, tentando di scacciare i ricordi dello scontro.

Sbadigliai e sbattei le palpebre un paio di volte, quello che mi circondava veniva messo a fuoco, mentre l’iniziale intontimento dovuto al sonno svaniva.

Sbattei di nuovo le palpebre… questa volta per la confusione.

Ero nell’appartamento di Mamoru. Come diavolo ci era finita là? Tale era la paura e lo stordimento quando mi ero svegliata dall’incubo che non mi ero posta domande sull’ambiente.

Fu allora che mi ricordai.

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“Quella sembrava la voce di Naru!” avevo praticamente urlato nel panico, facendo qualche passo nella direzione da cui il grido era venuto.

“È probabilmente un demone” disse Mamoru concitatamente. “Faresti meglio a trasformarti.”

Io mi bloccai all’istante.

Lentamente, mi voltai e lo guardai a bocca aperta con occhi increduli. Anche lui mi guardava, mi fissava con occhi quasi colpevoli.

“Cosa?” sussurrai.

“Mi hai sentito, Usagi” disse lui fermamente, rimovendo la mia spilla dalla giacca e mettendomela in mano. “Trasformati. Ora! La tua amica ha bisogno di te.”

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< Oh, Dio… lui sapeva da sempre. >

Mamoru accarezzò il mio viso. “Cosa è successo, Usa? Stai tremando di nuovo. Devo chiamare un dottore?”

Girai la faccia. “Come… come lo hai scoperto?” Sussurrai.

Lui aggrottò le sopracciglia. “Come ho scoperto cosa?”

Scossi la testa, i miei occhi incontrarono i suoi. “Tu sai di che cosa sto parlando…”

Lui ammutolì per qualche momento e la stessa espressione che avevo solo poche ore prima ricomparve nei suoi occhi.

Colpa.

Lasciandosi sfuggire un lento sospiro, finì di avvolgere le bende attorno al mio braccio. “Ne parleremo domani, ok? Quando ti sentirai meglio.”

Lo guardai stancamente, volevo una spiegazione, ma non avevo abbastanza energie per domandarla.

“Mamoru, ho bisogno di sap…”

“Domani, Usa. Te lo prometto” mi interruppe, sporgendosi per baciarmi gentilmente. Permisi alle sue labbra di toccare le mie, ma non ricambiai il suo bacio. Se lui aveva notato la mancanza di partecipazione da parte mia, non lo diede a vedere. “Ti porterò dell’acqua” disse mettendomi due piccole pillole in mano.

Chinai il capo silenziosamente, non avevo la forza di discutere. Inoltre, la mia testa stava martellando con furia. Quando lasciò la stanza, notai per la prima volta il modo in cui era vestito. Aggrottai le sopracciglia confusa.

Era vestito con una bianca camicia sbottonata e pantaloni neri. Erano complicatamente pensati e sembravano adattarsi a lui perfettamente… quasi come se fossero stati creati apposta per lui. Ma, al nostro appuntamento, non indossava dei pantaloni color cachi e quella orribile giacca verde? Certo, poteva essersi cambiato, ma perché avrebbe dovuto scegliere un abbigliamento così costoso ed elegante? Non aveva senso.

La mia testa protestò davanti a tutti quei pensieri martellando furiosamente. Facendo una smorfia, portai una mano alla tempia dolorante e la massaggiai cautamente, desiderando che Mamoru si sbrigasse a portarmi l’acqua così da poter prendere la medicina che mi aveva dato. Avendo disperatamente bisogno di sdraiarmi, mi diressi silenziosamente nella camera da letto. Notai la sedia che era stata messa accanto al letto. Un sorriso sfiorò i miei lineamenti realizzando che lui mi aveva vegliato mentre dormivo.

Il mio sguardo cadde su diversi vestiti gettati senza cura vicino alla sedia. Con curiosità, mi inginocchiai per dargli un occhiata e i miei occhi vacillarono davanti a quello che stavo vedendo.

“Usa… ecco l’acqua per…” Le sue parole si smorzarono quando notò l’espressione sul mio volto.

Mi alzai in piedi lentamente e i nostri occhi rimasero incatenati per un prolungato momento.

< Non può essere… >

Mi avvicinai a lui lentamente… attentamente… nervosamente.

Mani tremanti sollevarono davanti alla sua faccia l’oggetto che avevo trovato sul pavimento. I miei erano chiusi come a tentare di negare l’evidenza.

La maschera bianca scivolò dalle mie dita e cadde volteggiando sul pavimento.

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Lo so, lo so… avete aspettato tutto questo tempo per questi ultimi due capitoli e io li ho finiti con una suspence maggiore rispetto al capitolo 7.

Scusate, cari lettori, ma qualcuno mi ha sfidato a terminare in questo modo… ed era un “triplo” cane a sfidarmi “senza” cancellature! Come potevo resistere?!? Mi perdonerete, giusto? Rimanete in collegamento per il capitolo 9.

E-MAIL!! E-MAIL!! E-MAIL!!

Oh, e andate a visitare il mio nuovo sito internet, in comproprietà con la mia migliore amica, Angela. Vi troverete i capitoli finiti di questa storia e di altre prima che siano pubblicati da qualsiasi altra parte! Potete unirvi alla nostra mailing list per scoprire esattamente quando verranno postati nuovi capitoli:

http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/

Ja ne!

Aimee-chan >^..^<

sailor_moon89@hotmail.com

NdT ... L'autrice è inglese e questo messaggio è di parecchi anni fa.

  
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