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Autore: isabel gardin 99    02/08/2018    1 recensioni
Katara vive con suo fratello, sua madre e suo padre una vita tranquilla, intervallata dalle continue visite alla nonna.
Il fiore che la rappresenta e che cresce nella parte più importante del suo corpo è un'acacia bianca ed è al posto del suo occhio destro.
Nessuno nel mondo ha mai avuto il proprio fiore al posto di un occhio e Zuko ne è rimasto affascinato subito dopo averlo visto.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Iroh, Katara, Sokka, Toph, Zuko
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Quella fu una strana esperienza d’immobilità. 

Si era seduta solo per meditare un poco e schiarirsi la mente, ma quando aveva aperto gli occhi, aveva visto un ragazzo vestito di rosso sedersi poco di fronte a lei, nella sua stessa posizione e cominciare a meditare a occhi chiusi.

Perchè si era seduto proprio di fronte a lei? 

Era in un parco pubblico quindi poteva sedersi dove voleva ma Katara lo considerò un fatto curioso.

Il ragazzo in rosso aveva dei bei vestiti, di un tessuto molto costoso e raffinato, che rendeva il colore come fosse fuoco vivo. 

Subito Katara si mise a cercare con lo sguardo il fiore del ragazzo, ma ovunque guardasse il corpo era coperto dai vestiti. 

Ne rimase delusa e infastidita. 

Non era giusto che tutti potessero vedere l’acacia bianca che le cresceva al posto dell’occhio destro mentre lei non poteva vedere dove cresceva il fiore del ragazzo di fronte a lei. 

Sbuffò frustata e si rimise composta, stando attenta a non far aprire gli occhi al ragazzo.

Passò un’ora e Katara cominciò ad annoiarsi, le faceva anche dolore al sedere, ma non si decideva ad alzarsi, voleva rimanere.

Anche il ragazzo non si era mosso e manteneva gli occhi chiusi da molto tempo, tanto che Katara credette si fosse addormentato.

Certa di non essere scoperta, decise di guardarlo attentamente, di studiare la sua pelle pallida, come una scienziata studia un esemplare di animale rarissimo, pericoloso e fragile.
Era talmente intenta nella sua osservazione accurata che, senza rendersene conto, aveva inclinato la testa e, mordendosi il labbro inferiore, si era protesa verso di lui.

Al che il ragazzo aprì gli occhi di scatto, come un fulmine a ciel sereno, per svelare una scoperta stupefacente a Katara: sotto quelle lunghe ciglia nere quasi femminee che aveva osservato a lungo c’erano degli splendidi occhi d’oro colato.

Katara ne rimase abbagliata, senza fiato, e continuò a fissarlo insistentemente negli occhi, anche se sua nonna le aveva sempre detto che era un segno di maleducazione.

Lei e lo sconosciuto si guardarono negli occhi per un tempo che sembrò infinito, il sole era tramontato e furono accese le lampade a olio. 

Ormai la brina stava inzuppando i vestiti di entrambi, rendendoli più vivi e rinvigorendoli.

Il cielo era costellato da stelle, Katara era indecisa se parlare a quello sconosciuto dagli occhi luminosi e dal fiore misterioso oppure andarsene a casa.

Le balenò in mente che suo fratello e sua nonna fossero preoccupati per lei e, senza dire una parola, si alzò in piedi.

Ha proprio gli occhi di un drago pensò Katara prima di voltarsi e andarsene di corsa a casa.

Quella notte dormì come una bambina, senza incubi e con una piacevole sensazione di caldo allo stomaco che la cullò per tutta la notte e anche per il giorno seguente, quando a scuola incontrò Aang durante il corso di ballo di coppia.
 

"Come hai passato ieri la giornata?"

"Bene"

Fece una piroetta in aria

"E tu?"

"Ah niente di che, ho giocato con Appa e Sokka.".

Katara annuì e fece una verticale all’indietro.

***

"Mi sa che devo farmi una doccia" disse, finita la lezione.

"Già. Sento il sudore scivolarmi per la schiena e mi da una sensazione di sporco tremenda." aggiunse Ty Lee

"Che schifo sudare" 

"Ahahah, ecco perché non fai danza Toph".

"Già"

Katara tornò a casa pulita e leggera, pronta per passare una bella serata di divertimento con i suoi amici.
Per un attimo il pensiero del prato verde smeraldo e degli occhi di drago le ritornò alla mente, ma scosse la testa con vigore e corse da sua nonna a bere una limonata.

   
 
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