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Autore: isabel gardin 99    15/08/2018    1 recensioni
Katara vive con suo fratello, sua madre e suo padre una vita tranquilla, intervallata dalle continue visite alla nonna.
Il fiore che la rappresenta e che cresce nella parte più importante del suo corpo è un'acacia bianca ed è al posto del suo occhio destro.
Nessuno nel mondo ha mai avuto il proprio fiore al posto di un occhio e Zuko ne è rimasto affascinato subito dopo averlo visto.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Iroh, Katara, Sokka, Toph, Zuko
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Se n’è andata con bellezza, senza neanche voltarsi o salutare, pensò Zuko, alzandosi dal prato e sgranchendosi le articolazioni irrigidite.

 

Ma era stata un’esperienza magica, si era riempito il cuore e la mente di lei, del suo occhio azzurro e della sua splendida acacia così particolare.

Non aveva mai visto nessuno con il proprio fiore così ben in vista, di solito nasce e cresce sul punto del corpo che esprime meglio il carattere e l’io interiore della persona.

Scosse la testa, coprendosi per un attimo gli occhi con i capelli neri.

 

Un’acacia bianca...

 

Mai non aveva un acacia bianca e il suo fiore era posizionato nell’incavo del gomito.
Zuko camminò velocemente verso casa sua, voleva bere un tè con suo zio prima di andare a cena con suo padre. 

 

"Hey, zio."

"Ciao Zuko"

Lo baciò sulla guancia, osservando la pentola dell’acqua bollire

"Vuoi che ti aiuti?"

"No, no, grazie. Piuttosto dimmi: cosa hai fatto per tutto questo tempo?"

"Ah, nulla di che. Ho meditato al parco."

"Per così tanto tempo?" zio Iron si fermò, perplesso, osservandolo con un sopracciglio alzato.

"Uhmm"

"Zuko..."

"Non ho ucciso nessuno, ne fatto qualcosa di stupido. Sta’ tranquillo." quasi urlò.

Iroh sorrise mesto. 

"Meglio così. Voglio farti assaggiare un dolce che una donna mi ha regalato oggi"

 

Zuko fece un sorrisino "E così fai conquiste con il tuo magico tea"

"Non dire sciocchezze Zuko..."

"Ma è vero! Ogni giorno una donna diversa ti regala delle bustine di te, un dolce fatto con le sue mani, una sciarpa di lana e quant’altro!"

Iroh rise di pancia e scosse la testa.

Zuko tornò a casa poco dopo l’ora di cena, in tempo per cenare e in ritardo per incontrare suo padre. 

Ormai quella era diventata la sua tattica da molti anni, da quando anche Azula cenava insieme a loro padre e non lo aspettava a casa per fargli la ramanzina.

 

***

Se il numero degli amici di Zuko cresceva, crescevano anche i suoi nemici.  

Anzi no, i suoi nemici erano sempre quelli, ma diventavano sempre più potenti.

Sua sorella e suo padre lo avevano aspettato, in piedi, rigidi come dei tronchi d’albero, per parlargli.

Zuko lo scoprì appena appoggiato il piede dentro casa, un brivido freddo gli corse lungo la schiena.

Considerò di scappare da suo zio per tutta la notte, ma poi si arrese e a capo chino si concesse ai propri maltrattamenti familiari.

Rovinò sul letto distrutto sia psicologicamente che fisicamente, si era lasciato trascinare dalla rabbia per l’ennesima volta e aveva sfidato sua sorella ad Agni Kai.

Aveva perso, ovviamente e aveva ottenuto in premio delle bruciature sul polpaccio destro e sul fianco sinistro.

Per fortuna non aveva toccato il suo fiore, nemmeno Azula si sarebbe permessa di rovinare la sua alzalea.

Il giovane chiuse gli occhi e, poco prima di addormentarsi, vide un’acacia bianca.

Zuko ora si trovava su un prato verde smerlando, con grandi pini e due soli blu, splendenti ed accecanti.

Nel sogno sentì una musica che non conosceva, ma che lo rilassò immediatamente, come sotto l’effetto di potenti erbe calmanti.

Sognò sua madre, sorridente, che dava da mangiare alle anatre-tartarughe.

Aveva un espressione splendida, luminosa e solare, in pace con ciò che la circondava.

Zuko la guardò per molto tempo, ma lei non si accorse di lui, così il ragazzo decise di andare a parlarle.
Si avvicinò lentamente, le tocco la spalla con gentilezza e la salutò, ma lei lo ignorò.

Zuko provò di nuovo a parlarle, a scuoterla, ma nulla sembrava toccarla.

Il gallo-maiale cantò l’alba e Zuko si alzò dal letto, con i muscoli rilassati ma scattanti.
Si lavò la faccia e diede una rinfrescata all’azalea che gli cresceva sul petto, accarezzandola e sporgendosi verso la luce che entrava dalla finestra. 

Il fiore nero si protese verso la luce e aprì i suoi boccioli, facendo sentire Zuko più vivo ed in comunione con la natura.

   
 
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