Serie TV > Gotham
Segui la storia  |       
Autore: Lory221B    03/08/2018    1 recensioni
La GCPD ha un'operazione importante da compiere e niente deve ostacolarli. Per evitare intromissioni da parte di Oswald, Harvey ha il piano perfetto: trovare qualcuno che possa distrarlo. Ma le cose non vanno esattamente come previsto.
(Gobblepot)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Pollastre e lato oscuro


Ore 17 al vecchio night di Fish

Jim rileggeva quel sms cercando di capirne le implicazioni e perché improvvisamente Oswald pensasse di poter comandare degli incontri. Un senso di fastidio, una strana fitta proprio alla bocca dello stomaco lo colse quando temette che Oswald avrebbe nuovamente voluto parlare del suo appuntamento. Quasi avrebbe preferito che l’argomento fosse più vicino alle normali attività del re della malavita.

Si guardò attorno circospetto, come se gli altri agenti potessero intuire quello che stava pensando e soprattutto la lotta interiore che stava affrontando: da un lato voleva andare all’incontro, esclusivamente per controllarlo, non perché la curiosità su cosa fosse accaduto con il contabile lo stesse divorando, ma dall’altro non vedeva perché dovesse scattare sull’attenti per un sms di Oswald.

Aveva anche pensato di chiedere ad Harvey se fosse al corrente delle ultime attività dell’agente sotto copertura ma aveva paura che Bullock notasse qualcosa di strano e capisse che Oswald gli aveva chiesto aiuto per il suo primo appuntamento.

Oswald che era sempre così complesso, infastidito dal dover parlare con Jim e al contempo desideroso di riportare il loro rapporto a quello che lui considerava una vecchia amicizia, continuava a restare un enigma per il capitano Gordon.

Puoi darmi una risposta o devo mandare qualcuno a prenderti?

Il secondo messaggio lo sorprese più del primo, denotava una certa impazienza. Rimise in tasca il cellulare dopo aver scritto un secco “arrivo” con la ferma decisione che sarebbe andato all’incontro ma gli avrebbe fatto presente che non era un suo galoppino e se voleva un favore avrebbe dovuto essere molto più gentile di come si stava comportando.

Il vecchio night di Fish era rimasto simile a un tempo; non ci metteva piede da secoli e per un attimo gli apparve davanti agli occhi l’immagine di se stesso, quattro anni più giovane, che attraversava la sala assieme ad Harvey.

Era cambiata l’atmosfera, evidentemente Pinguino lo stava rimodernando: i velluti rossi erano stati sostituiti da un blu elettrico e dentro degli scatoloni aveva notato la presenza di lampade a ombrello. Ad ogni evidenza, Oswald si stava per ributtare nell’ambiente dei Night Club.

Le luci erano soffuse ma poté distinguere l’inequivocabile sagoma di Oswald seduto al piano. Era la prima volta che lo vedeva suonare ed era una melodia che non conosceva, ma non era particolarmente allegra. Quando finalmente Oswald si accorse della presenza di Gordon, smise di far danzare le dita sulla tastiera del pianoforte e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi.

« Jim, finalmente. Accomodati » si alzò dal piano indicando a Gordon  un tavolino dove potevano sedersi.

Gordon si guardò attorno circospetto e paradossalmente Oswald sembrava essere altrettanto in posizione di guardia. Avrebbe preferito una conversazione rilassata ma aveva ormai capito da tempo che con il capitano della GCPD aveva solo interazioni a nervi tesi.

« Come mai mi hai dato appuntamento qui? »

« Ho ripreso il posto, un nuovo Iceberg Lounge. Sai com’è, sono un sentimentale » fece guardandosi attorno, come immaginando il posto com’era una volta, la sua ascesa al potere quando tutti lo avevano sottovalutato ed anche un omaggio a Fish, che nel bene e nel male aveva fatto tanto per lui, più di quanto avesse potuto immaginare.

« Già, il posto dove Fish ti ha massacrato di botte. Ricordi meravigliosi » commentò ironico Jim, stranito, mentre istintivamente Oswald portava una mano sulla gamba. Sembrava passata una vita per quante cose erano accadute nel mentre.

« Ci siamo incontrati qui, rammenti? » fece Oswald, con una curiosa espressione che Gordon non riuscì a decifrare, un misto di malinconia e qualcos’altro.

« Come mai mi hai convocato, comunque? »

Oswald sembrò per un attimo vacillare ma riprese subito il consueto contegno « Mi servono consigli per lo step successivo. Ho intenzione di invitarlo a cena ma non sono sicuro di come devo comportarmi »

Gordon temeva qualcosa del genere, ma sperava davvero non si trattassero di altri consigli amorosi, che l’appuntamento non fosse andato così bene, che magari Oswald avesse trovato l’agente Smith noioso, scontato, una brutta copia di lui ed Ed. Emise un flebile sospiro prima di sincerarsi di quello che stava pensando.

« Quindi l’aperitivo è andato bene? »

Oswald sorrise ma non rispose, e Jim si sentì ancora più infastidito di tanto mistero. Quando stava per incalzarlo su quello che era successo o meno appuntamento, Cobblepot fece un cenno e da dietro il palco del locale apparve uno dei dipendenti, vestito da cameriere con in mano una bottiglia e due bicchieri.

« Champagne? O sei in servizio? » chiese Oswald, mentre l’uomo riempiva le due coppe.

« Posso bere un bicchiere » sentiva di averne bisogno ma nemmeno il sapore frizzante dello champagne riusciva a distrarlo dall’assurda situazione in cui si era cacciato.

« La città è finalmente tranquilla » fece Oswald, prendendo un generoso sorso dal suo bicchiere. Probabilmente avrebbe presto dovuto riempirne un altro; Jim pensò tra se che ormai la capacità di Oswald di reggere l’alcool superava anche quella di Bullock.

« Sì, è quasi tutto sotto controllo »

« Ti serve una mano per qualcosa? » chiese Oswald e a Jim sembrò davvero di essere proiettato a quattro anni prima, quando Pinguino si offriva di aiutarlo in modi che un detective della polizia non avrebbe mai dovuto accettare.

« No, siamo a posto » rispose secco, prima di acconsentire a qualcosa di cui si sarebbe presto pentito.

Oswald accusò il colpo ma stranamente non disse niente, non ribatté con qualche citazione ad effetto o con una critica o la solita prosopopea su come bisognasse mettere in riga Gotham collaborando, e la cosa stupì non poco Gordon.

« Ti senti bene? E non rispondere con sarcasmo come al solito. Sei diverso, Oswald » Non sapeva perché fosse preoccupato per lui. Si diceva che era perché avevano ancora bisogno di un capo della criminalità forte per evitare risse tra bande e spargimenti di sangue e in quel momento Oswald sembrava tutto fuorché forte. C’era una certa fragilità in lui, lo vedeva dai suoi occhi e dalla scarsa reattività nelle risposte.

« E’ stato un periodo stressante. Tutto qui » fece incolore, come se stesse parlando di qualcosa molto distante da lui.

« Hai più rivisto Ed? » fece ad un tratto Jim e in risposta Oswald strabuzzò gli occhi, quasi offeso.

« Perché stiamo parlando di Ed? »

« Era il tuo mortale migliore amico… pensavo solo che… » non era certo di come concludere la frase. Non era nemmeno certo di dove volesse andare a parare con quella domanda ma si pentì di averla fatta non appena vide lo sguardo di Oswald rabbuiarsi.

« Niente Ed, né Victor Zsasz, né Victor Fries, né Martin, né Butch... »

Sembrava talmente sconsolato che a Jim venne quasi spontaneo allungare la mano per toccare quella di Oswald in un gesto consolatorio ma subito si bloccò. Tuttavia il gesto non sfuggì allo sguardo di Oswald che passò dal fissare quella mano bloccata sul tavolino, quasi a toccare la sua, a guardare Jim negli occhi, come se avesse avuto una rivelazione o se qualcosa stesse andando in maniera diversa da come si era aspettato.

« Si è soli in vetta » fece Jim, ritraendo piano piano la mano.

« Non deve essere per forza così »

Gordon rise a denti stretti « Io ormai mi sono rassegnato. Non puoi lottare per Gotham e avere qualcuno, lo esponi a troppi rischi »  era orribile ma era così e trovava assurdo che Oswald, dopo tutti i colpi che aveva subito e le perdite, da sua madre fino a Fish, provasse ancora a farsi amare da qualcuno. Si sentì tremendamente in colpa, se si fosse affezionato davvero all’agente Smith per poi perderlo, sarebbe stata causa di altro dolore immeritato. Era quasi sul punto di tradirsi in qualche modo, sconsigliandogli una relazione sentimentale, quando Oswald riprese il discorso.

« O ti esponi tu al rischio di essere tradito » Gordon si ritrovò ad annuire nervosamente  « Beh, magari qualcuno che è cosciente di rischiare e che non ti tradirebbe mai »  continuò Oswald, con uno sguardo che sembra aggiungere silenziosamente “O che non lo ha mai fatto”.

Jim sorrise suo malgrado, di tutti i criminali di Gotham, Oswald era l’unico di cui poteva fidarsi e che sembrava avere almeno un minimo di coscienza da non far saltare in aria la città per puro divertimento, come avrebbero fatto la maggior parte degli altri pazzi che aveva affrontato. In fin dei conti, era un “criminale onesto”, come si era ironicamente definito.

Stava per dire qualcosa ma l’inopportuno squillo del cellulare bloccò la conversazione. Jim si alzò dal tavolo per parlare in privato, mentre Oswald lo osservava sempre più perplesso.

Quando Gordon chiuse la telefonata aveva una faccia preoccupata « Scusa, devo andare, lavoro » stava per congedarsi quando di ricordò perché si trovava lì « Aspetta, non abbiamo parlato del tuo appuntamento »

« Ah, sì va bene, non fa niente. Mi arrangerò » rispose, certo che aveva diverse cose su cui riflettere, più importanti di come fare a invitare qualcuno a cena.

**** * ****

« Allora, chi era la pollastra? »

Gordon e gli altri uomini si erano ritrovati al solito locale per bere qualcosa dopo lavoro e la domanda di Harvey a bruciapelo per poco non fece andare di traverso il whisky a Gordon.

« Di cosa stai parlando? »

« Ieri, hai ricevuto un sms e sei sparito di corsa. Oggi hai la testa da un’altra parte, direi che c’è qualche bella donna nell’aria e magari molto sesso »  rise mentre a Jim il whisky andò definitivamente di traverso.

Alcuni agenti sghignazzarono attorno a loro e Jim lanciò un’occhiataccia a Bullock.

« Potresti abbassare la voce? Non voglio che pensino che il loro capitano si assenta per… » non riuscì nemmeno ad aggiungere la parola “scopare” che gli venne una strana sensazione, pensando all’incontro con Oswald che di certo non era a sfondo sessuale ma presto, probabilmente, avrebbe chiesto come fare per portarsi a letto il contabile e la cosa non gli andava bene per niente.

« Sai, credo che gli uomini sarebbero felici di sapere che il loro capitano ha ancora una vita privata, ti vedrebbero più umano » fece Harvey « Allora, com’è questa misteriosa persona che vedi di nascosto? Scommetto che ha i capelli scuri »

A Jim iniziarono a tremare un po’ le mani, temette che Harvey sapesse benissimo con chi si era visto e lo stesse deliberatamente prendendo in giro.

« Lo dico perché, a parte Barbara, le altre tue fiamme erano tutte scure di capelli. Magari pelle perfettamente abbronzata »

Jim scoppiò a ridere pensando alla pelle chiara di Oswald « No, decisamente no » rispose, prima di sprofondare nuovamente nei suoi pensieri.

« Amico, tutto ok? » riprovò Harvey, ora un po’ più preoccupato dall’atteggiamento sfuggente di Jim.

« Sono in una situazione strana, Harvey » rispose facendosi serio « Non riesco nemmeno io a capire quello che provo. Mi sento come congelato, dopo Lee, Sofia…»

« Per questo del sano sesso è quello che ti ci vuole. Una cosa senza pensieri »

Nella testa di Jim riecheggiarono le parole di Oswald “sono un gentleman” e gli venne quasi da ridere. C’era stata un’unica volta nella sua vita che si era sentito davvero connesso con Oswald, quando avevano ucciso Galavan assieme. L’adrenalina, l’oscurità, era stata la cosa che più lo aveva cambiato al mondo, il punto di non ritorno e in quel momento si era sentito come se solo Oswald potesse comprenderlo davvero. Quella volta, vicino al fiume, con ancora la polvere da sparo sulle mani, aveva ringraziato che ci fosse Lee incinta, a casa ad aspettarlo. Gli aveva dato la forza di non trascendere e abbandonare la luce, ma a quale prezzo? Non venire a patti con la sua oscurità era sempre stato il suo grosso problema. Doveva accettarlo, conviverci e trovare la strada per combattere per il bene, rimanendo fedele a se stesso.

Sono l’unico con cui puoi camminare al buio”, era vero e lo spaventava terribilmente.

Angolo autrice:
Ciao a tutti.
C’è un motivo se per il momento tutto viene raccontato dal punto di vista di Jim, spero ne apprezzerete il motivo quando il punto di vista di ribalterà.
Alla prossima.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gotham / Vai alla pagina dell'autore: Lory221B