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Autore: Hell Storm    04/08/2018    2 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il Nucleus

La tana, il cuore e l’origine dell’Orda.

 

 

27/01/2078 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Logan/Oklahoma City/Midtown

Ore 21:23

 

35°28'33.9"N 97°31'07.3"O

 

-Rilevata presenza nemica.-

-Avvio la ricerca del bersaglio ostile.-

Nella strada sottostante, il gruppo di robot impazziti aveva ripreso la marcia verso l’incrocio. Se fossero arrivati prima di noi, ci avrebbero tagliato la strada e separati dal resto delle squadra.

-Muoviti Doc!-

Io e l’eyebot scattammo verso le scale dalle quali eravamo venuti. Avrei finito in un altro momento la chiacchierata con Spectrum riguardo ai Nuclei Argent. Quel robot mi stava sicuramente nascondendo qualcosa.

Scendemmo la scale veloci come dei bolidi da corsa, anche se Doc era rallentato dall’oscillatore agganciato sotto di lui. E come temetti, non riuscimmo a battere i robot nemici sul tempo. Arrivati al piano terra i protectron e le sentinelle robotiche aprirono il fuco, ma non contro di noi, ben si sulle formiche giganti della tavola calda davanti a noi.

Per quanto numerose fossero le formiche, i robot ebbero la meglio, grazie alle loro corazze in metallo e agli armamenti avanzati.

Lo scontro ebbe fine in meno di un minuto e i robot ne uscirono senza subire neppure una perdita. Stando nascosta dietro ad un bancone carbonizzato, potei constatare come i lancia razzi delle sentinelle e i bracci laser dei protectron avevano massacrato gli insetti. Nel gruppo di robot, notai anche una mezza dozzina di Mr Handy, sicuramente anche loro impazziti, e quattro protectron da cantiere con delle pistole sparachiodi al posto delle mani robotiche. Quegli affari erano capaci di inchiodarti alla parete ancor prima di sentire il fischio causato dall’aria compressa.

-Doc, puoi collegarti a una di quelle sentinelle e farla combattere mentre noi ce la svigniamo?- Chiesi sottovoce.

-Ci sto provando con entrambe, ma i loro ricevitori sono andati. Non posso acherarli se non prendono il mio segnale.-

Quei robot non sembravano intenzionati ad abbandonare la posizione e più tempo passava e più probabilità c’erano che venissimo scoperti.

-Avviso: rilevato ostile. Forza letale autorizzata per tutte le unità.-

E infatti, grazie ai suoi sensori, una delle sentinelle robotiche rilevò la nostra presenza. Forse aveva visto il calore del mio fiato, o magari aveva percepito lo scricchiolio del parche bruciato schiacciato dai miei stivali. Fatto sta che l’enorme robot ci aveva scoperti e uno dei Mr Handy entrò dalla porta principale per indagare.

Stavo per ordinare allo scienziato di tornare su per le scale, dove almeno le sentinelle non ci avrebbero raggiunti, ma dall’altro lato della monorotaia crollata giunse un piccolo aiuto.

Ben cinque granate a impulsi atterrarono nella parte di strada occupata dai robot, che incuriositi da quei piccoli oggetti bianchi, si voltarono a guardarli inconsapevoli della loro funzione.

-APPENA GLI IMPULSI FINISCONO, CORRETE!- Urlò Earl dall’altro lato della monorotaia.

I robot non ebbero neppure il tempo di rilevare la posizione dei miei compagni, che le granate esplosero, creando degli impulsi elettro magnetici talmente potenti da essere visibili ai miei occhi.

Gli elettroni sprigionati dalle detonazioni frissero in un istante le saldature dei circuiti nei robot, causando così lo spegnimento istantaneo di quasi tutti i Mr Handy e il danneggiamento degli altri. Le sentinelle e i protectron non erano morti, ma prima che i loro processori si riavviassero noi saremmo potuti scappare. E così facemmo.

Con lo scienziato incollato alle chiappe, corsi verso la vetrina dalla quale eravamo entrati e scavalcando il davanzale arrivammo sulla strada. Non persi neppure un attimo a guardarmi intorno vista la situazione. Mi fermai soltanto nei pressi della monorotaia per aiutare Doc a salire. L’eyebot poteva tranquillamente sorvolare la sezione di cemento armato, ma con i nemici ormai prossimi al risveglio e il peso del suo carico, pensai che dargli una lieve spinta verso l’alto fosse solo d’aiuto.

Assicuratami che Spectrum fosse sopra ai binari, allungai le braccia in alto e afferrando il bordo della sezione mi tirai su con tutte le mie forze.

-Metti giù le armi e sottomettiti all’autorità.- Udii alle mie spalle nello stesso momento in cui misi il primo piede sopra alla sezione.

Uno dei protectron da cantiere aveva ripreso conoscenza e subito mi sparò i suoi chiodi d’acciaio.

Il primo mi passò vicino all’orecchio sinistro, mentre il secondo andò a conficcarsi dietro alla mia spalla destra. Fu come me l’ero immaginato ai tempi dello stage nei cantieri. Una potentissima spinta seguita da un dolore lancinante nella zona colpita.

La forza d’inerzia del proiettile improvvisato mi catapultò in avanti, facendomi cadere direttamente oltre la sezione della monorotaia caduta. Per lo meno caddi di pancia, evitando così di conficcarmi il chiodo più in profondità.

Ancor prima di rialzarmi, venni trascinata per le gambe da Tony ed Earl vicino al cemento della sezione.

Poi anche le sentinelle si risvegliarono e uno di quei carri armati robotici sparò tre razzi verso di noi. Uno esplose appena dietro al nostro riparo, facendo tremare tutto e ricoprendoci di piccole schegge di cemento. Gli altri due volarono sopra le nostre teste e andarono ad esplodere in un edificio a circa cento metri dietro di noi.

-Ormai tutta Midtown ci avrà sentiti.- Pensai. -Tanto vale che ci senta l’intera città.-

Sapendo che il riparo non avrebbe retto all'infinito, estrassi subito il detonatore di Jeremy dalla tasca del cappotto e senza perdere un secondo lo attivai.

-STATE AL RIPARO!!!- Ordinai a tutti.

Le cariche di Jeremy esplosero un attimo dopo. Lo scoppio della detonazione non fu come me l’ero aspettato. Fu più simile agli spari di tante armi laser. Incuriosita buttai un occhio verso l’alto, ma appena vidi le macerie del palazzo crollare tornai a chiudere gli occhi aspettandomi il peggio.

L’impatto fu devastante. Le vibrazioni mi fecero tremare tutta e il boato rimbombò tra gli edifici della città.

Le macerie si assestarono in breve tempo, ma Earl ci ammonì dall’alzare la testa subito.

-RESTATE FERMI! ORA TOCCA AI NUCLEI DELLE SENTINELLE!-

E come preannunciato da Earl, i due nuclei di fusione delle sentinelle esplosero con un effetto kamikaze causato dalla danneggiamento delle sentinelle e dei nuclei stessi. Le due esplosioni non furono al pari di una mini nuke, ma comunque abbastanza potenti da far volare in aria altri frammenti di cemento e legno in fiamme.

Appena la pioggia di detriti ebbe fine, uscimmo finalmente allo scoperto.

Il piano era stato un successo clamoroso. Oltre ad aver seppellito tutti i robot, il crollo aveva anche creato un tappeto di macerie alto quattro metri che avremmo potuto usare per arrivare con facilità al tetto della tavola calda. Il locale aveva sicuramente perso l’entrata e il resto della sua facciata, ma per il resto le macerie non l’avevano danneggiato particolarmente.

-EH VAI!- Esultò Nick.

-Vi siete messi contro quelli sbagliati robottini.- Continuò Earl.

-Qualcuno mi può togliere questo chiodo dalla spalla?- Chiesi indicando la zona dove ero stata colpita.

Trinty corse subito in mio soccorso, ma quando vide il danno fu costretta a chiedere aiuto.

-Ha bucato la corazza della spalla. Bud, saresti capace di toglierlo con uno scatto?-

-Si. Faccio in un lampo.-

-No, un momento!-

Nonostante i miei timori, l’indiano lasciò a terra la sua pesante arma e appoggiando una delle sue manone d’acciaio sulla mia spalla, impugnò saldamente il chiodo con l’altra.

-Aspetta Bud! Non sarebbe meglio … AAAH!!!-

Il chiodo uscì subito, seguito poi da un sottile fiotto di sangue e da un breve, ma acuto, dolore alla spalla.

-Scusa Red.-

-Uh … tranquillo. Va già meglio.-

-Ti inietto uno stimpak, ma la corazza dovrai mandarla in manutenzione quando torneremo.- Mi consiglio l’infermiera.

-Stai meglio Bud? Le formiche sono tutte morte.-

-Si tranquilla Red. Mi sono ripreso del tutto.-

-Bene, allora muoviamoci e … Nick? Come cavolo ti sei conciato?-

Il meccanico stava indossando un'uniforme dell’esercito. Per di più una da generale. Prima non me n’ero accorta a causa della confusione.

-Oh, questa? L’ho trovata in quella macchina e ho pensato di provarla.-

Guardando verso la monorotaia crollata, vidi che la sezione di cemento crollata aveva schiacciato un’auto, risparmiandone soltanto il portabagagli. Li il meccanico doveva aver trovato l’uniforme, mentre io ero andata nell’edificio per piazzare l’oscillatore.

-Beh allora toglitela. Un generale non rientra nella farsa.- Dissi ricordandogli i nostri doveri.

-E va bene. Comunque volevo solo provarla.- Disse Nick andando verso la macchina schiacciata.

-Mai vista una cosa simile.- Intervenne Tony.

Incuriosita dall’affermazione del soldato, mi voltai a guardare l’edificio dal quale avevamo fatto crollare la facciata in rovina. Anch’io rimasi incredula appena vidi in che condizioni era ridotta la struttura. La facciata degli ultimi quattro piani e una buona parte di essi era stata letteralmente tagliata di netto e lasciata cadere in strada. Ora l’edificio sembrava un ciocco di legno tagliato obliquamente da una lama affilata.

-È stato l’oscillatore a fare quel lavoro?- Domandò Amelia.

-No, guarda. Doc ce l’ha ancora addosso.- Gli rispose Trinity.

-Ora che ci penso, l’esplosione a fatto uno strano suono.- Fece notare Nick.

-Cosa avete usato per far crollare le macerie?- Mi domandò l’infermiera.

Non potevo spiegare agli altri cosa era successo nell’edificio. Era talmente complicato che neppure io o il Dr Spectrum avevamo capito cosa fosse realmente accaduto. E non sapevamo neppure quale arma o esplosivo Jeremy avesse piazzato.

-Ve lo spiego dopo ragazzi.- Tagliai corto. -Avanti, dobbiamo salire su per l’insegna.-

-Peccato, perché io vorrei saperlo.- Disse qualcuno alle nostre spalle.

La voce ci apparve estranea, e questo bastò a farci voltare con cautela.

Tre individui, dall’aria minacciosa e ben armati. Da qualsiasi parte fossero sbucati, si erano avvicinati mentre tutti noi guardavamo l’edificio mezzo crollato. Neppure Atomo o il nostro stupidissimo Mr Gutsy si erano accorti di loro fino a quando non fu troppo tardi.

Quello a sinistra ci guardava come un cane rognoso. Vestiva come un senzatetto prebellico e impugnava una ascia dei pompieri sporca come i suoi vestiti.

Il predone sulla destra doveva essere un ex militare. Vestiva come Tony ed Earl, solo che la sua corazza pettorale aveva disegnato sopra il teschio atomico dell’Orda. Il volto era coperto da una bandana e un paio di occhiali da saldatore totalmente inutili in piena notte, ma guardando più attentamente le mani con cui impugnava il suo a fucile laser capii che doveva trattarsi di un ghoul.

Quello al centro del trio, anch’egli un ghoul e forse un ex militare, doveva essere il capo. La sua uniforme era nascosta da un’armatura da combattimento nera e tra le mani impugnava un fucile gauss che teneva puntato contro di me. A spaventarmi fu però la sua faccia da ghoul. A differenza di Isaac, Baatar, Zack e tutti gli altri ghoul del P1, questo era raccapricciante. Il naso e i capelli erano spariti, la pelle della fronte si era lacerata a tal punto da mostrare parte del cranio e il suo ghigno beffardo emanava un’aura di lerciume e carie dentaria. Più che un ghoul sembrava un lebbroso.

Intuimmo subito che erano membri dell’Orda, ma ciò che non potevamo sapere era se fossero da soli.

-Hey la.- Li salutai io.

-Hai visto comandante? E tu che dicevi che non avremmo trovato niente di bello oggi.- Scherzò il barbone post apocalittico.

-Zitto devoto. Parlo io. Chi siete e da dove venite? E sappiate che non amo i bugiardi.-

-Siamo di Amarillo. Io e i miei compagni abbiamo abbandonato la base per cercare di sopravvivere a questo inferno. Avevamo sentito i messaggi dell’Orda e allora ci siamo incamminati verso Oklahoma City.-

Il ghoul a capo del gruppo grugnì rumorosamente. Con i suoi occhi giallastri ci ispezionò uno ad uno.

-Che strano. Nessuno dei nostri insediamenti tra qui e Amarillo ha riferito di un gruppo di superstiti. Tanto meno di qualche soldatino desideroso di unirsi alla nostra sacra causa.-

Quel predone non era stupido. E forse aveva già capito che stavo mentendo.

-Non sapevamo chi avremmo potuto incontrare. Abbiamo evitato i gruppi numerosi e ci siamo diretti qui senza effettuare deviazioni.-

-Da qui ad Amarillo senza effettuare deviazioni e senza farvi vedere? E come avreste fatto ad arrivare fin qui? A piedi? Con un veicolo?-

Il primo contatto con l’Orda stava prendendo una brutta piega. Nessuna delle mie risposte era stata un successo e il ghoul sembrava sempre meno convinto sul nostro conto.

Visti i risultati ottenuti fino a quel punto, scelsi di dirgli la verità almeno sul mezzo di trasporto.

-Siamo arrivati fin qui con un vertibird della nostra base. Un velivolo da guerra.-

Il ghoul mi squadrò un’ultima volta con i suoi occhi gialli. Poi scoppiò in una grassa, malefica e beffarda risata, che terminò con una scatarrata rumorosa e disgustosa.

-Che peccato. Magari fossero state vere anche le prime due risposte.-

D’improvviso il predone mi puntò contro il suo fucile. Le cose stavano andando di male in peggio.

Anche quello a destra fece lo stesso con la sua arma, mentre quello con l’accetta impugnò saldamente la sua arma e mostrò i denti.

-Se uno solo di voi fa una mossa impallino il vostro medico. Poi a voi altri ci penseranno i ragazzi la su.-

Sentendo le minacce del predone, nessuno osò toccare la sua arma. E quando vidi che in cima alla sezione della monorotaia ancora in piedi si erano raggruppati dei cecchini, capii che eravamo finiti in trappola. L’unico che avrebbe potuto fare la differenza era Bud con la sua mitragliatrice calibro cinquanta. Peccato che l’avesse lascia a terra per estrarmi il chiodo.

-Ho un messaggio per te da parte dello zio Sam!- Disse il Mr Gutsy in risposta alle minacce del ghoul.

Ma quella fu la sua condanna a morte. Il ghoul gli sparò uno dei sui proiettili caricati magneticamente, colpendolo in pieno e riducendolo ad un rottame fumante.

-Dii alla mia mamma che ho fatto del mio meglio.- Fu l’ultima cosa che disse il robot prima di spegnersi definitivamente.

Poi il ghoul tornò a puntare l’arma contro Trinity.

-Il prossimo chi sarà? Il vostro sacco di pulci?!-

Atom si era già preparato ad attaccare, ma il suo istinto lo trattenne dallo sfidare il predone. Earl si chinò a tenerlo fermo per assicurarsi che non facesse mosse improvvise.

-Hey ragazzi, diamoci una calmata.- Disse Tony tenendo in alto le mani.

-In nome di Lord Woden, dominatore della Zona Contaminata e di tutte le terre conosciute, vi dichiaro in arresto per sospetta cospirazione e sospetto spionaggio. Verrete portati al Recinto, dove…-

Ma d’un tratto, il predone con l’ascia dei pompieri fece cadere la sua arma e si gettò a terra. Anche i suoi compagni rimasero confusi da quel gesto.

-Che diavolo ti prende devoto?- Gli chiese il capo.

Il predone non disse nulla. Indicò semplicemente qualcuno in mezzo al nostro gruppo senza alzare la testa.

Seguendo la direzione indicataci dal predone, scoprì che la persona in questione era ….

-Nick?!-

-Dannazione! Non sapevamo che tra di voi ci fosse un generale!- Esultò stupito il predone capo.

Sia lui che il predone più a destra si esibirono in un regale inchino, mentre i cecchini sulla monorotaia smisero di tenerci sotto tiro.

Eppure io continuavo a non capire da cosa fosse dovuta quella forma di rispetto. Per di più da dei predoni dell’Orda.

-Okay. E all’ora?- Chiese Nick avvicinandosi con cautela a me.

-I generali del vecchio mondo sono membri chiave dell’Orda.- Gli rispose il capo. -Mancare di rispetto ad uno di essi comporterebbe la pena di morte per dei guerrieri come noi.-

Finalmente la fortuna ci sorrideva. Grazie all’infantilità di Nick avevamo evitato uno scontro a fuoco dal quale non ne saremmo usciti vivi, e cosa altrettanto importante, avevamo l’occasione di accedere alla T.O.K.. Peccato che il meccanico non si confidò con me prima di aprir bocca.

-Molto bene. Finalmente un minimo civilizzazione! Ci mancava solo che apriste il fuoco su di me e la mia scorta. Umana per intendersi.-

Nick aveva subito iniziato ad atteggiarsi ad ufficiale. Con tono autoritario e gesti da leder sembrava essere diventato Edgar Foster in persona.

-Perdonateci se vi abbiamo recato offesa signore. Posso sapere con chi ho il piacere di parlare?- Continuò il capo restando in ginocchio.

-Sono il generale …-

Nick fece una breve pausa per leggere il nome sull’etichetta dell’uniforme. Per poco non scoppiai a ridere.

-Marion Morrison. Generale … Marion Morrison.-

-Come!?- Mi chiesi.

D’accordo che eravamo stati fortunati a trovare l'uniforme da generale, ma doveva per forza essere l’uniforme di un generale donna?

-Generale Morrison, saremmo più che lieti di scortarvi fino al nostro quartier generale.- Continuò il capo dei predoni.

-Bene! Procedete pure.-

E come per magia, ottenemmo anche una scorta.

I predoni sulla monorotaia si ritirarono mentre i tre a terra insieme a noi, ci invitarono ad avvicinarci. Forse era da la su che i predoni si erano calati per prenderci di sorpresa. Ciò nonostante restammo tutti in guardia. Specialmente quando iniziammo ad udire dei lamenti meccanici.

L’Orda aveva rimesso in funzione i treni della monorotaia. Non ci avrei mai pensato se prima non lo avessi visto con i miei occhi, ma la riattivazione di uno dei principali sistemi di trasporto della città poteva rivelarsi molto vantaggioso per il pattugliamento delle strade.

Quando il treno arrivò al capolinea, venne fatto scendere un ascensore industriale verso di noi. Uno di quelli che i lavavetri usavano nel periodo prebellico per pulire le vetrate dei grattaceli.

-È una cosa momentanea. Un anticipo per quando riconquisteremo l’intera città e procederemo con la ricostruzione.- Spiegò il capo.

-Interessante. Peccato che non si sia già scusato personalmente con la mia assistente per averla minacciata.- Lo schernì Nick.

-Oh, ehm … mi scusi per averla minacciata signorina. Era solo uno stratagemma per convincervi a non reagire. Prima che scoprissimo che non eravate degli indegni ovviamente.-

-Per quanto le sue scuse mi appaiano piuttosto fiacche, le accetto.- Anche l’infermiera si dilettò un pochino a sfottere quel brutto pallone gonfiato. -Non ho ancora afferrato il suo nome.-

-Comandante Art Clark. Della Legione dell’Ordine.-

-Legione dell’Ordine?- Gli chiesi.

-Si, la legione demoniaca che mantiene l’ordine e la legge tra le file dell’Orda. In media ogni legione conta due o più centinaia di guerrieri demoniaci pronti a morire per la nostra causa.-

-Soldati?!- Chiesi cercando di apparire più sorpresa che spaventata.

-Si e tra poco avrete modo di vederle. Ah, quasi dimenticavo. Chiamate pure il vostro pilota. Ditegli di raggiungerci in volo così potrà avere accesso alla torre.-

-Come avete fatto a scoprirci?-

-I nostri radar vi hanno rilevati appena siete arrivati a Midtown e alcune sentinelle ai margini della città vi hanno visti con dei visori notturni. Trovarvi non è stato difficile visto il casino che avete fatto.-

I primi a salire fummo io, Nick, Trinity, Atom, Spectrum, Clark, Tony e l’altro ghoul predone.

-Bell’animale il suo. È di razza?- Domandò Clark provando ad accarezzare Atom.

Atom però gli fece capire che non voleva essere toccato dalle sue manacce ringhiandoli contro.

-Le sarei grato se non toccasse il mio cucciolo comandante.- Lo ammonì Nick.

-Certo certo! Mi scusi.-

Poi toccò agli altri e in un lampo eravamo già tutti a bordo di un treno diretto alla base nemica. Amelia aveva già usato la sua radio per informare Isaac e dargli il via libera.

Nick e Trinity vennero fatti accomodare nel vagone per gli ufficiali con Atom appresso, mentre a noi comuni soldati toccò il vagone di coda.

Rimasi a guardare l’incrocio dal finestrino sul portello da cui eravamo entrati, mentre il treno iniziava ad allontanarsi lentamente.

-E così venite da Amarillo?- Mi chiese qualcuno alle spalle.

L’altro predone ghoul si posizionò alla mia sinistra e si mise a guardare anche lui il panorama. Sembrava un tipo cordiale a prima vista. E guardandolo da vicino senza la bandana che gli copriva il viso, scoprii che a differenza del suo comandante il suo volto era rimasto abbastanza intatto. La pelle era rimasta chiaramente ustionata, ma almeno non gli cadeva a pezzi.

-Nolan. Vice comandante della Legione dell’Ordine.-

-Claire.- Mentii. -Piacere.-

-Sei della Vault-Tec o dell’esercito?-

-Esercito. La tuta e il Pip-Boy gli ho presi in prestito.-

-Capisco. Sta attenta però. Se alla torre finirai nel vicolo sbagliato qualcuno potrebbe ucciderti o tagliarti direttamente il braccio per rubarti quell’affare.-

-Non avete delle leggi scusa?-

-Si, ma da quando Lord Woden ha liberato i galeotti della prigione di stato e inglobato le bande criminali della città i crimini sono diventati abbastanza comuni. Ora la mia giornata è abbastanza piena.-

Carcerati, maniaci, assassini, malavitosi. L’Orda era un vero club di feccia.

-Tu però non mi sembri un criminale.-

La mia osservazione lasciò il ghoul abbastanza turbato. Come se qualcosa di brutto gli fosse tonato in mente.

-No. Eravamo della guardia nazionale. Io, Clark e altri nostri compagni. Il nostro compito era mantenere l'ordine in qualsiasi situazione, ma quando le bombe sono cadute abbiamo perso i rifornimenti, le comunicazioni e la gerarchia di comando. Praticamente tutto.-

-È stata così tanto dura?-

-Beh, tra gli incendi, i crolli, le radiazioni, gli sciacalli e tante altre belle cose … in meno di una settimana siamo piombati nell’anarchia.-

-E io che il secondo giorno dopo la Grande Guerra ero già stufa di stare sotto terra con le mani in mano.- Pensai.

-Poi è arrivato Woden. All’inizio non lo badammo, ma poco a poco si conquistò gli animi della gente che eravamo riusciti a salvare. E se volevamo restare vivi, capimmo che ci saremmo dovuti unire a lui. Noi eravamo disperati e senza possibilità. Lui aveva trovato un rifugio e il modo di riorganizzarci. Ci chiese soltanto di ubbidirli ciecamente, in cambio della salvezza e di un futuro.-

-Eh voi … AAAH!-

Per poco non me la feci addosso quando un’orribile creatura volante si “appiccicò” al finestrino del portello. Inizialmente la scambiai per un’enorme bistecca al sangue tornata in vita con la testa di un topo, ma esaminandola con più attenzione la ridefinii come la mutazione di un pipistrello.

-Tranquilla. Per quanti ce ne siano, i radbat non possono rompere i vetri dei nostri treni.- Mi tranquillizzò Nolan.

-Ma quella roba cos’è?!- Chiesi disgustata.

-Un volta era un pipistrello. Oggi è solo un viscido bastardo che si diverte a volare nell’oscurità, per poi piombare sulle sue vittime e avvelenarle con la sua bava radioattiva.-

Quel viscido mutante stava leccando il vetro con la sua lingua biforcuta, imbrattandolo con una strana sostanza arancione e appiccicosa. Doveva essere la sua saliva.

-Non è poi così pericoloso.- Commentò Bud arrivando da dietro.

-Lui no, ma il resto dei suoi amici si. Ho perso tre uomini a causa di questi. Uno se lo sono portato al nido in volo. E ce ne ha messo di tempo per smettere di urlare.-

-Hanno un punto debole gli stormi?- Chiesi speranzosa.

-Fuoco, recinzioni elettriche, forti boati e questo.- Mi rispose Nolan puntando una torcia contro il mutante.

Appena la luce investì il corpo del radbat, quell’essere iniziò a dare di matto e un attimo dopo volò via.

-Temono la luce.- Intuì.

-Esatto. Per questo la T.O.S. è sempre così illuminata. Peccato che non siano loro il problema più grosso.-

-Che c’è di più grosso?- Gli chiese Amelia.

L’argomento stava attirando l’attenzione di tutti.

-Avrete sicuramente visto la pozza gialla nei pressi del vostro incrocio? Beh quella era la tana di un mutatore.-

-Wow, figo. E cosa sarebbe quest’altra novità?- Continuò Amelia.

Stavo per rispondergli io, ma sapendo che in quel caso mi sarei tradita con le mie stesse mani, preferii stare zitta.

-Secondo i nostri cervelloni sarebbero i batteri che le radiazioni hanno mutato invece che uccidere. Sembrano dei mostri usciti da un film, ma se uno di questi ti prende avrai il tempo di constatare che sono veri. Almeno prima di farti a pezzi per poi assorbirti mentre sei ancora vivo.-

-Perché non ci ha attaccati se eravamo li?- Gli chiesi.

-Perché il signore non era in casa. Sarà andato a farsi due passi alla ricerca di un organismo da assorbire e potenziarsi. In pratica siete stati fortunati.-

Fu un sollievo vedere il V1 raggiungerci in volo tra gli edifici. Nolan rimase molto stupito nel vedere un velivolo tanto sofisticato.

-Per la miseria! Dove l’avete trovata quella macchina da guerra?-

-Era in un hangar della base. Voi non avete i vertibird?- Gli chiesi sperando di ottenere qualche informazione sulla loro flotta aerea.

-Si e anche tanti. Ma nessuno dei nostri è così grande e armato allo stesso modo.-

-Cerbero, mi servi nel vagone di prima classe. Muovi il culo.- Lo chiamò il comandante Clark dagli altoparlanti del treno.

-Scusatemi, ma il dovere mi chiama. Appena arriviamo vi accompagnerò alla zona di registrazione. Non dovrebbe mancare ancora molto.-

Continuai a seguire con lo sguardo il ghoul predone mentre questo andava a raggiunger il vagone seguente. Solo quando Nolan svanì dietro al portellone scorrevole parlai ai miei compagni.

-Questi tizzi sono più organizzati di quanto mi aspettassi.-

-Già. E se è vero che Woden ha fatto il lavaggio del cervello ai supertesti e preso il comando delle bande criminali, allora siamo davvero nella merda.- Fece notare Bud.

Buttai anche un occhio agli altri predoni rimasti con noi nel vagone. Esclusi i tiratori scelti raggruppatisi come noi dall’altro lato del vagone e il predone con l’ascia intento ad affilare la sua arma, seduto su un sedile a metà vagone, nessun altro era presente nel vagone.

-Se Nolan non stava esagerando prima, l’Orda dovrebbe avere a sua disposizione un discreto numero di vertibird e sicuramente di altri velivoli.- Continuai. -E se è vero che il V1 è il primo vertibird di quel tipo che Nolan ha visto, allora è probabile che Jackson non sia mai arrivato in città.-

-Cazzo. Buono per noi. Cattivo per Zack e Baatar.- Affermò Amelia.

-Per non parlare di Isaac. Non credo che la prenderà bene.- Feci notare.

-Comunque … qual’è la nostra prossima mossa?- Mi chiese Earl.

-Arrivati alla T.O.K. ci divideremo e continueremo a raccogliere informazioni. Al primo segnale di pericolo ci riuniremo e procederemo all'evacuazione.-

-Credi che ci riusciremmo?- Continuò Earl dubbioso.

Non gli potei rispondere. Uno dei tiratori scelti aveva deciso di farsi due passi per sgranchirsi le gambe verso di noi.

Decisi allora di mettere fine alla nostra piccola riunione e feci segno alla squadra di dividersi per non destare sospetti. Con me rimase solo Spectrum, che come da programma non disse nulla. Per quanto ne sapevano i predoni, lui era una semplice unità eyebot di supporto.

Anche se l'incrocio distava pochi chilometri dalla T.O.K., il treno ci mise almeno dieci minuti a raggiungerla. Evidentemente il locomotorista non si fidava a far viaggiare il mezzo alla velocità standard con i binari in quelle condizioni.

Alla nostra partenza dall’incrocio, le luci del vagone erano l’unica fonte di luce che illuminava gli interni del treno. Queste però, divennero superflue quando arrivammo nel perimetro della torre.

-Benvenuti al Nucleus.- Annunciò un uomo dal tono gracchiante agli altoparlanti. -Ex centro della città, divenuto oggi cuore pulsante del nostro nuovo mondo.-

L’intero quartiere di Bricktown era illuminato dalle luci rosse al neon della torre. Molte di esse erano state aggiunte dai predoni in seguito alla caduta delle bombe, mentre quelle originali dovevano essere state riparate nello stesso periodo. Esteticamente non era di certo un lavoro fatto bene, ma in compenso quelle luci avrebbero tenuto alla larga qualsiasi radbat della città.

E non solo la T.O.K. era stata trasformata in una lampadina gigante. Anche l’O.C.C.P. a destra e il Citizen Convention Center a sinistra della torre erano stati fortificati e collegati all’autostrada con dei ponti. Si trattava di edifici altrettanto imponenti. Perfetti come basi secondarie.

-Ecco a voi la Tower of Sins. Il nostro quartier generale e vostra nuova casa.- Disse uno dei tiratori scelti indicando il grattacelo.

Fui quasi tentata di correggerlo, ma poi vidi che all’entrata della stazione, costruita nelle torre, qualcuno aveva sostituito la K di Kings con una S ed eliminato definitivamente la g.

-Per essere uno che parla di un nuovo Eden, ne hai di strane fantasie Woden.- Pensai in riferimento alle ideologie del fondatore dell’Orda.

Il treno passò sotto all’autostrada rialzata che attraversava la città e si fermò nella stazione della torre, la quale era stata riorganizzata come officina garage dei treni. Isaac doveva essere atterrato nell’area di parcheggio che collegava la torre all’autostrada.

Scesi dal vagone, potemmo constatare che i meccanici dell’Orda erano riusciti a salvare un buon numero di treni e che Nick non era stato scoperto.

Riuniti tutti davanti all’entrata della struttura, mostrammo i nostri documenti falsi ad un vecchio energumeno oscenamente tatuato dietro alle sbarre di una biglietteria. La sicurezza era abbastanza discreta in quel punto.

Seguii la salita di quella che una volta era un’elegante scala a chiocciola in marmo, al termine della quale ci riunimmo con il nostro pilota. Isaac si era portato dietro il suo fucile e la sua sacca da viaggio. Ringraziai tutti i santi del paradiso che anche lui avesse ricevuto dei documenti falsi per ogni evenienza.

-Si può sapere che problema ha quella donna con la cravatta?- Chiese Isaac seccato. -Mi ha fatto un casino di domande sul mio velivolo e se volevo unirmi alla Legione dei Cieli o una roba simile.-

-Oh, ti riferisci a Kendall. È l’assistente dell’ammiraglio Morgan.- Gli rispose Clark. -Lui gestisce la nostra flotta aerea. È normale che abbia provato a ingaggiarti.-

-Cioè? Non siete tutti al servizio dell’Orda?- Chiesi confusa.

-Ma certo.- Continuò Nolan. -Però ogni comandante ha il diritto di prendersi quanti più soldati, mezzi e attrezzature possibile. Il vostro amico è un pilota e il suo vertibird non è di certo un mezzo comune. Per tanto è nell’interesse della Legione dei Cieli prenderselo come membro.-

Se quello era un complimento, Isaac non lo apprezzò. Il ghoul non sembrava interessato all’organizzazione del nemico.

-Come funziona questa cosa dell'arruolamento esattamente?- Gli chiesi.

-Ogni volta che arrivano dei nuovi membri come voi, gli assistenti e i vice di ogni comandante gli esaminano in diversi modi. Dopo di che, chi viene ritenuto abile e capace, oppure è arrivato con equipaggiamenti all’avanguardia, riceve un’offerta dai comandanti che lo ritengono una valida aggiunta alle loro truppe, o che vogliono accaparrarsi la sua merce. Per esempio, un pilota con un bel velivolo riceverebbe facilmente un’offerta dalla Legione dei Cieli. Un carrista con un mezzo corazzata otterrebbe i favori della Legione d’Acciaio. E così via.-

-E se uno volesse starsene per conto suo?- Gli chiese Isaac con un tono più calmo.

-Tranquillo, puoi farlo. Purché tu esegua gli ordini di routine e non lasci la tua attrezzatura o merce a prendere la polvere.-

-Puoi anche unirti ad altri lupi solitari e formare una qualche squadra.- Intervenne Clark con la sua spavalderia. -Ma non otterresti i vantaggi di un demone legionario. E in oltre ti verrebbero dati i compiti meno importanti. Adesso però seguiteci alla registrazione. Dopo vi sarà spiegato tutto.-

Continuammo ad essere scortati fino a quello che in passato era il Salone dei Campioni.

Durante il breve tragitto lungo il corridoio informai Isaac, mantenendo un basso profilo, che stando alle ultime informazioni il V2 non era mai arrivato in città. Il ghoul reagì alla notizia digrignando i denti e stringendo i pugni. Prima o poi avrei dovuto dirglielo. In compenso Isaac mi riferì che la torre era ben difesa da postazioni antiaeree, ma che comunque il V1 sarebbe rimasto dove Isaac l’aveva lasciato in attesa di un suo spazio al O.C.C.P. o all’aereoporto. Perfetto per una fuga dell’ultimo momento.

Il Salone dei Campioni era l’immensa sala dove mesi prima, aveva avuto luogo la grande apertura della torre e in cui centinaia di turisti, ricconi e giocatori d’azzardo avevano perso tonnellate di fiche. Peccato che l’Orda se ne fosse impadronita.

L’unica cosa che riconobbi, anche se in alcuni punti era lercio o strappato, fu il lungo tappeto rosso che da sempre accoglieva gli ospiti della torre. Il resto era stato sfregiato dallo stile dei predoni.

Gli immensi lampadari che illuminavano la sala erano stati addobbati con ossa umane e stracci logori. Le file delle slot machine, i tavoli del black jack e della roulette erano stati portati via per far posto alle bancarelle e ad altre svariate strutture costruite con lamiere e vecchie tavole totalmente estranee allo stile estetico del casinò.

La parte peggiore però doveva ancora venire. I predoni del posto si comportavano come gli abitanti delle antiche città di Sodoma e Gomorra. In mezzo a tutto quel brusio c’era chi beveva e mangiava come un maiale. Chi sbraitava i prezzi della sua merce o cantava canzonacce oscene. Chi invece lavorava a dei banchi da lavoro senza preoccuparsi dei rischi per la salute di chi li stava vicino. Diavolo, c’era anche chi si stava dando da fare in pubblico davanti a tutti.

-Ecco a voi il Mercato degli Avari!- Esultò il comandante Clark.

Principalmente la popolazione era composta da ghoul, ma almeno un terzo dei predoni era ancora umano. E nonostante le apparenze, in tutto quel trambusto regnava un’impercettibile ordine e gerarchia.

Clark e Nolan ci fecero strada in mezzo alla folla, mentre i loro uomini si dispersero per le vie di quell’infame piccola città. Se combattere contro l’Orda era brutto, starci vicino era anche peggio.

-Carne fresca per la prima linea!- Urlò un predone con un’impermeabile sporco di catrame.

-Vi serve una guida?! Oppure volete ingaggiare una guardia del corpo?! Per tre canini vi posso aiutare.- Si offrì un ragazzino prima che Clark lo spintonasse fuori dalla strada.

-Canini?- Chiesi.

-Dollari e canini sono la nostra valuta.- Mi rispose il comandante. -Che siano umani o di mutanti, valgono anche più dei dollari normali.-

-Hey pelle liscia. A chi hai tagliato il braccio per quel Pip-Boy?- Mi chiese un predone ghoul.

-Ciao zuccherino. Ti va di spassartela con noi?- Mi chiese un bel fustacchione mentre questo si esibiva in una danza erotica con un altro palestrato su un piccolo palco.

-Hey! Fermati rossa.- Mi pregò un tipo con un buffo cappello e un barile sulla schiena. -Il mio motto è: H2O è ciò che ti do! Hey, non capisci che questa è acqua. Non puoi vivere senza acqua.-

Incuriosita dall’offerta del venditore di acqua, che per la precisione sembrava quello dai modi più cordiali, avvicinai il Pip-Boy al suo barile. Il contatore geiger prese a ticchettare come un pazzo.

-AAAH AH AH AH! Leggermente radioattiva.- Ammise riprendendo il suo giro. -AH AH AH! Buona giornata!-

Degrado sociale. Prostituzione. Mancanza di vero ordirne pubblico. Una valuta primitiva. Quel posto mi faceva accapponare la pelle. Nolan si accorse subito della mia reazione a quello spettacolo.

-Il Mercato degli Avari è zona dei devoti. E purtroppo è anche l’entrata principale della torre. Quindi ci tocca passare sempre per di qua.-

-Chi sono di preciso i devoti?- Chiesi scavalcando il corpo di un ubriacone sdraiato a terra.

-I devoti sono civili che prima della guerra non erano combattenti, e adesso servono la nostra causa come unità di riserva. Poi ci sono i demoni, che a differenza dei comuni civili erano già da prima delle bombe dei soggetti abili nel combattimento. Gli apostoli, come me e il comandante, sono invece veri combattenti abili nell’arte della guerra. Più pericoloso sei, più importante sei. Più importante sei, più in alto stai. Più in alto stai, meglio stai.-

-Capito. E quelli con le tute rosse? Sono gli ex carcerati?- Continuai a chiedere vedendo che un discreto numero di persone indossava le vecchie tute rosse dei carcerati.

In un primo momento Nolan esitò a rispondermi. Le mie ultime domande sembravano averlo messo a disagio.

-No. Quelli sono i dannati.- Mi rispose con tono cupo. -Sono gli eretici che abbiamo catturato nella Zona Contaminata e che non si sono convertiti alla nostra fede.-

Ecco un’altra informazione cruciale per la riuscita della nostra missione. Finalmente avevamo ottenuto la certezza che insieme ai predoni nella torre ci fossero anche dei prigionieri. Bisognava però scoprire dove e quanti ce ne fossero.

Guardandoli con più attenzione, capii una cosa. Nessuno di loro era trattato umanamente.

I prigionieri, o come i predoni li chiamavano, i dannati, facevano i lavori più duri e umilianti. Il primo che avevo visto, stava correndo con un vassoio in mezzo ai clienti di un bar sovraffollato. Poi c’era quello che portava un’enorme zaino per un altro predone, la lava pavimenti derisa da tre tipacci intenti a bere delle birre, il lustra scarpe con una lunga fila di clienti insistenti e prepotenti, e tanti altri.

E oltre alle tute, alle occupazioni e alle vite degradanti, i dannati erano accomunati da un altro simbolo di schiavitù. I collari esplosivi agganciati ai loro colli erano i simboli più espressivi della loro condizione.

Finalmente giungemmo alla fine di quella disdicevole gita turistica. La vecchia hall della torre era stata trasformata in un checkpoint militare con tanto di sbarre e filo spinato. Se la memoria non mi ingannava, dietro a quelle difese, doveva esserci l’accesso alle scale e agli ascensori principali della torre.

I predoni di guardia ci aprirono subito, ma appena superammo il cancello, fummo fatti fermare per essere perquisiti. Uno di loro aveva un saldatore ad arco industriale. Praticamente un lanciafiamme che al posto delle fiamme sparava fulmini. Altro che un pungolo da bestiame.

-Salve comandante Clark. Cerbero. Qualcosa da dichiarare?- Chiese una donna con una corazza da combattimento seduta dietro al bancone della ex hall.

-Solo un gruppo di valorosi combattenti e un generale nuovo di zecca.- Gli rispose Clark.

La donna fece il giro del bancone e ci tastò uno ad uno alla ricerca di armi nascoste. Bud fu costretto ad uscire dalla sua armatura atomica per farsi perquisire. Per qualche strana ragione non sembrava essere interessata alle armi che impugnavamo.

-Qualcosa da dichiarare voi? A parte le armi che vedo.- Ci chiese la donna.

-Abbiamo recuperato questa bomba da un missile intercontinentale nella nostra base.- Le risposi. -A chi dovremmo lasciarla?-

La donna esaminò l’ordigno che Tony tirò fuori dal suo zaino. Sembrò soddisfatta dopo l’identificazione della bomba.

-Cavolo! Erano settimane che non vedevo qualcosa di così potente. Lasciatela pure qui da me. Potete avere un abbonamento per tre mesi alle prime file dell’Arena a testa o duecento canini da spartirvi.-

Ancor prima di prendere una decisione sulla ricompensa, pensai di lasciare la parola al più alto in grado fra di noi.

-Generale, a lei la scelta.- Dissi a Nick mettendomi sull’attenti.

Nick all’inizio non sembrò capire il messaggio, ma fortunatamente si ricordò abbastanza in fretta della sua interpretazione.

-L'abbonamento all’Arena cosa sarebbe?- Chiese Nick.

-Morte e spargimenti di sangue per tre mesi alla Dakota City’s Arena convertita da più di un mese in centro di svago per i combattimenti all’ultimo sangue. Il tutto visto dai posti in prima fila.- Spiegò la donna tutta esaltata. -I canini sono invece una delle nostre due valute. Oggi un canino vale cinque dollari e dodici centesimi.-

-Beh allora prendiamo i canini.-

-Volete darmi anche l’eyebot e quel affare che porta con sé? Quello che prendo io va a finire nel magazzino comune.-

Proprio quando stavo per fare cenno a Nick di rifiutare l’offerta della donna, le porte di uno degli ascensori si aprirono e da esso uscì una comitiva di predoni in armature atomiche modificate con punte d’acciaio, lame saldate e segni tribali disegnati sulle corazze. Sembravano dei vichinghi usciti da un fumetto di Grognak il Barbaro. Avevano tutti delle armi da mischia piuttosto grandi. Due di loro impugnavano dei martelli demolitori. Martelli pesanti con congegni cinetici in grado di rilasciare una potente energia al contato con il bersaglio.

-Saluti a te comandante Clark.- Disse quello in testa al gruppo alzando un’enorme mazza di ferro che prima doveva essere stata una trave.

-Brutus! Che vai a fare? Una delle tue cacce notturne?- Gli chiese Clark scherzosamente.

-Non c’è niente di meglio che affrontare i nemici nell’ombra per temprare il proprio carattere. Vedo che hai portato nuovi guerrieri.-

-Guerrieri? Ma fammi il piacere capo!- Si intromise uno del gruppo. -Di chi è questo rottame atomico?-

Il predone diede un paio di colpi con il suo martello demolitore sull’armatura atomica di Bud. Inutile dire che all’indiano la cosa non piacque.

-Potrebbe evitare di toccare il mio rottame?- Gli chiese gentilmente Bud.

-Va bene. Allora tocco te!-

Il predone provò a colpire la testa di Bud sulla guancia sinistra con una potente scatto della sua arma, ma prima che ciò potesse accadere, il mio compagno abbassò subito la testa e dopo aver schivato il colpo tirò a sé il braccio del predone, se lo caricò sulla schiena con tutto il peso dell’armatura e lo fece cadere a terra con un tonfo talmente forte da far tremare il pavimento e rompere le piastrelle.

-Legittima difesa!- Affermai preventivamente temendo una reazione negativa da parte del gruppo di predoni.

Ma contro ogni mia più oscura previsione, il gruppo di predoni in armatura atomica scoppiò a ridere. Neppure le guardie del checkpoint sembrarono interessarsi all’accaduto.

-Amico mio hai del talento!- Si complimentò il loro capo. -È raro vedere qualcuno mettere ko uno dei miei demoni. Tanto meno con una sola mossa e senza l’aiuto dell’armatura.-

Il predone intanto non si era ancora rialzato.

-Se ti interessa unirti alla Legione dei Berserker, tingiti l’armatura con le nostre rune. Saprò che hai accettato il mio invito.-

Poi Brutus e i suoi se ne andarono, abbandonando il loro compagno al checkpoint.

-Direi che è meglio proseguire, prima che questo bestione si risvegli.- Ci consigliò Nolan.

Dopo aver effettuato le nostre registrazioni chiamammo uno degli ascensori e aspettammo. Durante l’attesa Bud ebbe tutto il tempo di rientrare nella sua armatura atomica e fregare al predone ancora privo di sensi il suo martello demolitore.

-Questo lo vendo al primo mercatino delle pulci che trovo.- Disse l’indiano mostrando il suo nuovo trofeo.

La salita fu abbastanza piacevole. L’ascensore era rimasto intoccato dallo stile dei devoti. Forse perché, come mi spiegò Nolan, a loro non era permesso saliere ai piani alti.

Nolan mi spiegò anche che il salone più in alto, quello che precedentemente era stato concepito per ospitare tre dei cinque ristoranti più importanti della torre, era stato convertito in guarnigione della T.O.S.. Quando la vidi dalla vetrata della tromba potei contare un buon numero di demoni con svariati tipi di armi e corazze. In compenso il loro salone era tenuto più in ordine rispetto al Mercato degli Avari. Segno che la disciplina militare era presa più in considerazione dai demoni.

Nolan mi illuminò anche sulla maggior concentrazione di nubi radioattive attorno alla torre. L’elevata luminosità della torre teneva lontani i radbat, ma allo stesso tempo attirava le migliaia di ghoul rimasti in città, che a loro volta, essendo concentrati in un unico posto e così numerosi, sprigionavano tutte quelle radiazioni. In altre circostanze sarebbero stati di certo un intralcio all’Orda, ma con le monorotaie e l’autostrada a disposizione, i ghoul si erano rivelati una perfetta difesa contro altri nemici. Perfino i mutatori non sarebbero riusciti ad uccidere o assorbire tutti quei ghoul.

-Sotto al Mercato degli Avari cosa c’è però?- Chiesi ricordandomi dei piani sottostanti.

-Appena sotto c’è parte degli alloggi riservati ai devoti. Poi dei magazzini, i nostri laboratori ed in fine le stalle in cui stiamo allevando bestiame al sicuro dietro alle porte stagne del vecchio parcheggio sotterraneo.-

-Si, ma allora la carne degli insediamenti mattatoi dove va a finire?- Avrei voluto chiedergli.

-Avete dei laboratori?- Domandò invece Trinity.

-Si! Le migliori menti che l’Orda è riuscita a salvare. Pensate, sono loro ad aver creato la tecnologia che blocca le tempeste radioattive e scoperto i poteri dei ghoul.-

-E sarebbero?- Chiese con tono scettico Isaac.

-Studiando i neurotrasmettitori di alcuni ghoul, hanno dimostrato che la nostra vita potrebbe protrarsi per centinaia di anni. Ma vi rendete conto?!-

-Le loro sono solo teorie Art.- Gli ricordò Nolan. -Per adesso stanno ancora studiando i dati delle loro ricerche.-

-State dicendo … che io potrei morire tra più di mille anni?- Chiese Isaac con stupore.

-Come il mio fidato secondo ha evidenziato, è troppo presto per esserne certi, ma sembrerebbe che ciò sia possibile. In pratica non è poi così male essere dei ghoul.- Gli rispose Clark.

Avrei voluto avere un’opinione da parte di Spectrum, ma lo scienziato non poteva parlare in quel momento. E neppure Isaac era interessato a continuare la conversazione. Se ne rimase in silenzio e per conto suo a ponderare sulle scoperte del reparto scientifico dell’Orda.

L’ascensore ci portò fino al centoundicesimo piano, ovvero quello che prima ospitava il Salone del Sole. Il più ampio salone panoramico della torre dal quale si poteva ammirare l’intera città in tutto il suo … splendore.

-Eccovi il Valhalla, casa di tutti gli apostoli!- Esultò orgoglioso Clark per l’ennesima volta.

-Se volete potete accomodarvi li al bar, mentre io vi faccio avere le chiavi per le vostre camere.- Disse Nolan andando verso quello che prima era il banco informativo del piano.

Quel predone cominciava a darmi l’idea del bravo ragazzo finito nel gruppetto dei ragazzi cattivi.

Fummo fatti accomodare da Clark a dei tavolini da caffè vicini alle vetrate di nordovest, dalle quali si poteva vedere l’O.C.C.P.. Il palazzo era stato convertito nel deposito dei mezzi dell’Orda e collegato all’autostrada vicina da un ponte di materiali recuperati. Doveva essere stato costruito bene, dato che un convoglio di mezzi lo stava utilizzando giusto in quel momento per rientrare.

Un dannato con la tuta rossa e un grembiule da cucina arrivò veloce come una scheggia e Clark gli ordinò di portarci del whisky.

-Spero per te che non sia annacquato come l’altra volta.- Disse Clark con tono minaccioso allo sfortunato cameriere quando questo tornò con i bicchieri.

-No signore. I nostri alcolici sono i migliori della torre.- Lo rassicurò il cameriere intimorito.

-Vedremo.-

Fortunatamente, Clark non poté farci compagnia ancora a lungo. Un altro predone che prima della Grande Guerra doveva essere stato un caporale, venne a chiamarlo. Qualcuno di più importante di lui aveva richiesto la sua presenza da tutt’altra parte.

Tanto meglio per noi, che così avevamo finalmente un po di tempo per parlare da soli.

-Okay. Che cosa abbiamo scoperto?- Chiesi ai miei compagni.

-Difesa naturale di ghoul. Monorotaia perfettamente funzionante. Collegamento all’autostrada. E un intero palazzo usato come deposito dei mezzi.- Riepilogò Bud studiando la struttura sottostante.

-Numerose truppe con varie applicazioni. Svariati mezzi bellici e civili modificati per la battaglia. Risorse saccheggiate da mezzo Commonwealth. Un sistema di difesa antiaerea all’avanguardia. E per finire una pessima capacità nella scelta dei nomi.- Continuò Isaac.

-Una tecnologia di modificazione ambientale in grado di fermare le tempeste radioattive. Sicuramente frutto di un team di scienziati molto abili. E la loro teoria dei ghoul eterni potrebbe essere plausibile.- Bisbiglio Spectrum stando nascosto in mezzo al gruppo.

-Governo dittatoriale basato sulla paura e l’indottrinamento. Mano d’opera schiavizzata e tenuta in scacco dai collari esplosivi.- Conclusi. -Mi sono dimenticata qualcosa?-

-Che facciamo adesso?- Mi chiese Trinity.

Per fortuna mi ero già preparata un piano.

-Adesso ci fingiamo riconoscenti e andiamo a farci una dormita. Domani mattina ci sveglieremo e raccoglieremo quante altre informazioni ci sarà possibile. Esercito, risorsero, prigionieri. Più scopriamo e meglio è. Doc, la mia cimice sta ancora trasmettendo?-

-Vai tranquilla. É da quando siamo partiti che la sto monitorando e fin’ora non ha dato problemi.-

-Sei in grado di inseriti nel sistema di sicurezza e disattivarlo per uno o due minuti?-

-Si. Non dovrebbe essere un problema. Ma per sicurezza mi serviranno due ore vicino ad un qualsiasi terminale collegato alla loro rete. Dopo di che, basterà che tu mi dia il segnale.-

-Bene. Domani a quest’ora partiremo con il V1. Anche a costo di doverci fare strada tra tutti questi stronzi. E se ci bloccheranno avremmo pur sempre la bomba come deterrente.-

-Credi che sia possibile Doc? Tra cento anni avremmo ancora a che fare con gli stessi ferali e i non ferali?- Gli chiese Bud. -Io credevo che tempo sei mesi e tutti i ferali sarebbero morti di fame o altro.-

-Per dimostrarlo mi servirebbero mesi di ricerca, o per lo meno i dati dei loro scienziati. Ma con l’aiuto delle radiazioni, credo che i ghoul siano diventati delle batterie atomiche organiche a tutti gli effetti.-

-È un bel problema. Se tutti i ghoul dovessero decidere di spostarsi ad ovest per una qualsiasi ragione potrebbero diventare un serio pericolo.- Fece notare Tony.

-Sta tornando.- Mi avvisò Nick fingendo di bere dal bicchiere.

-Sono riuscito a trovarvi delle stanze vicine.- Disse Nolan arrivando con delle chiavi luccicanti. -Per lei però signore non sono riuscito ad informare gli addetti dell’Olympus. Ma domani le faranno avere sicuramente la sua stanza.-

-Olympus?- Gli chiese Nick.

-Si. Era la sezione dei vip, ma ora è riservata ai generali e agli amici di Lord Woden.-

-In pratica è passata dall’essere la sezione dei vip, a quella dei cacca vip.- Pensai trattenendo una mezza risata.

-Va bene. Mi accontenterò per stanotte. Spero che almeno ci sia un omaggio della direzione.-

-Cena preparata dai nostri chef. Letto matrimoniale con lenzuola pulite. Telefono con servizio di assistenza ventiquattrore su ventiquattro. Saponette profumate. Occorrente per l'igiene intimo. Accesso al frigo sempre rifornito. Vasca con acqua calda. Servizio di sicurezza automatizzata sempre attivo. Lettore di olonastri. Servizio di pulizie ogni mattina. Terminale privato. E un televisore collegato alla rete.-

La raccolta di informazioni offertaci da Nolan ci lasciò senza parole. Escluso Isaac che probabilmente non l’aveva neppure ascoltato.

Bisognava ammettere che l’Orda sapeva viziare i suoi combattenti migliori. Il servizio era praticamente lo stesso che l’hotel serviva ai suoi clienti più esigenti prima delle bombe.

-Okay.- Fu l’unica cosa che disse Nick.

Poi lui e gli altri membri della squadra si alzarono uno alla volta dalle sedie, presero le loro rispettive chiavi e se ne andarono verso il corridoio delle loro stanze.

-Con permesso.- Disse Nolan prima di andarsene in direzione di un altro corridoio.

Io restai per finire il mio drink. Vidi che anche Isaac era rimasto seduto al mio tavolo dandomi le spalle. Se ne stava li, muto, a guardare il vuoto e cupo come spesso accadeva. Sapevo già qual'era la causa del suo malumore.

-Forse Jackson ha rilasciato Mr B e Zack in un qualche posto sicuro. Oppure …-

-Oppure gli ha uccisi.- Mi interruppe Isaac senza voltarsi.

-Questo non puoi saperlo.-

-Ma posso immaginarlo. Come tu ora stai immaginando che loro stanno bene.-

Quel ghoul era ridotto ad uno straccio. E io non sapevo come consolarlo.

-Comunque noi non ci arrenderemo!- Gli risposi decisa. -Troveremo i nostri amici, ammazzeremo Jackson e metteremo fine a quest’incubo. E tu stai su con la vita. Hai appena scoperto che sei diventato mezzo immortale.-

Ma a quel punto il ghoul si voltò. Aveva le lacrime agli occhi come mai prima d’allora lo avevo visto. Neppure quando ancora era umano lo avevo visto in quello stato.

-Guardami Red. Sono un mostro. Ho perso il mio migliore amico e la cosa più simile ad un figlio che in queste condizioni avrei mai potuto avere. E ho appena scoperto che vivrò per secoli in questo stato di merda. Sempre che qualcosa non mi uccida o io decida di farla finita una volta per tutte.-

-Ma … io … non volevo.- Dissi cercando di scusarmi per averlo ferito senza accorgermene.

-Red … tu non sai che cosa darei pur di essere mortale.-

Poi il ghoul si alzò, si asciugò le lacrime con la manica della tuta da pilota e si incamminò verso le stanze.

Io rimasi li. Svuotai il mio bicchiere e mi trascinai al bar per farmelo riempire. Prima di sentirmi soddisfatta il Mr Handy barista me lo riempì due volte.

Assicuratami di essere abbastanza piena da poter dimenticare in fretta la precedente conversazione, decisi di ritirarmi anch’io per la notte.

Raggiunta la porta con lo stesso numero della mia chiave la apri, ma prima di entrare, vidi con la coda dell’occhio Trinity sparire veloce come una saetta oltre la soglia della camera vicina alla mia.

Non capii il motivo di quella fretta e vista la situazione preferii non indagare.

La mia stanza era quasi meglio della mia camera da letto nel P1. Peccato che non fosse la mia casa. Certo i mobili, la tappezzeria e la moquette erano più lussuosi del mio arredamento, ma ciò non mi faceva sentire a mio agio. E poi non c’erano Charles e Ruffled.

Mi concessi un bagno rilassate e qualche boccone della magnifica insalata che avevo trovato già pronta nella stanza. Trovai anche un pigiama stirato nell’armadio a parete e uno spazzolino nuovo con del dentifricio sul lavandino. Mi sarei anche guardata un po di televisione, ma l’unica cosa che veniva trasmessa in quella torre era un programma senza fine che per argomento base aveva l’annientamento degli infedeli. Il presentatore sembrava un sacerdote satanista.

Decisi di mettermi a dormire e recuperare le energie per il giorno seguente.

Solo che appena dieci minuti dopo aver spento le luci iniziai a sentire dei tonfi contro la mia parete. Qualcuno stava sbattendo qualcosa nella stanza a fianco. Poi ebbi un’intuizione, quando associai i tonfi a quelli fatti da un letto attaccato alla parete che veniva scosso e la visione di Trinity mentre entrava nella stanza li a fianco mi tornò in mente.

-Nick … e Trinity … stanno …?-

-Oh, ma state scherzando?!-

   
 
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