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Autore: madychan    09/07/2009    9 recensioni
Matt, un normalissimo giornalista. E Mello, un comunissimo studente universitario. E poi, le persone che li circondano, primi tra tutti i loro impegni sentimentali, per uno più fisso (Mello), per l'altro meno (Matt). Ma, quando le strade di Matt e Mello s'incrociano e i due decidono di mettersi insieme, i loro "vecchi impegni" non la prenderanno molto bene...
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ed ecco l'aggiornamento mega di due capitoli! Una decisione un po' affrettata, ma spero che vi piacciano entrambi i capitoli che ho pubblicato! (io mi sono applicata tantissimo, e per di più mi sono divertita moltissimo a scrivere tutti e due!^^ a voi i commenti, poi!)

Giusto per fare un po' la guastafeste: questo è un capitolo un po' più serioso degli altri. Non sono riuscita a trattare la cosa con più ilarità di quanta ce ne ho messa dentro, ma spero che vi piaccia lo stesso^^! Comunque, dal prossimo capitolo torneranno i personaggi un po' scemi che avete visto nei chappy precedenti, promesso (forse saranno anche peggio di prima =.=")!


Alcune note che servono alla lettura, prima di tutto.

1) "More Brain Training" è il giochino che misura l'età cerebrale di una persona attraverso test (inventato dal dr Kawashima). Il giochino denominato "Sterminavirus" cui Matt accenna all'inizio è una specie di tetris, mi dicono dalla regia che c'era un gioco simile che si chiamava "Dottorello", o giù di lì. Comunque sia, come dice appunto il nome, ci sono dei virus che bisogna sterminare, di tre tipi. Per sterminarli, bisogna allineare un tot di pillole accanto al virus, dello stesso colore del virus (se i virus sono due attaccati bastano due pillole, se è uno solo ne servono tre, eccetera... Insomma, una specie di "Forza 4".) Nel "More Brain Training" questo gioco ha tre livelli di difficoltà: facile, normale e difficile (e ovviamente Matt non si abbassa a fare i primi due, dall'alto del suo ego infinto quando si tratta di videogiochi^^). Ah, per inciso, non ce l'ho assolutamente con il Dottor Kawashima (esimio genio): è Matt che è incazzato e nervoso, se ve lo chiedete durante la lettura.

2) Mello in questo capitolo accennerà al sistema scolastico giapponese. Per chi non lo sapesse, le elementari in Giappone vanno dai sette ai dodici anni (ci sono sei anni invece che i cinque italiani); le medie sono dai tredici ai quindici anni (tre anni di medie) e il liceo va dai sedici ai diciotto anni (tre anni di liceo). Ah, per inciso, ad un certo punto viene detto che Light aveva diciannove anni. Beh, se vi interessa, lì andava ancora al liceo, stava finendo l'ultimo anno. Spero di essere stata comprensibile^^!

3) Tanto per fare un po' di disclaimer:  "More Brain Training", l'immagine del dottor Kawashima, "Sterminavirus", e le due versioni dei Pokemon nominate nei capitoli precendenti non mi appartengono, e non sono stati usati a scopo di pubblicità occulta in questa ff, ma semplicemente per far capire gli interessi di Matt, Aiber e, perchè no, anche Misamisa. Peccato per la mancata appartenenza, perchè tra tutti e due forse ci avrei fatto un sacco di soldi, ma non sono un genio come quelli che li hanno inventati e non si può avere tutto dalla vita^^.


Ringrazio ancora tutti coloro che hanno messo la mia storia nei preferiti (23! Il mio numero preferito e fortunato^^), nei seguiti (16!!!) e che leggono la storia, che la recensiscono e la commentano! Un bacione a tutti quanti e un ENORMISSIMO GRAZIE a tutti! Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che continuerete a seguire!
xxx by madychan!



8. Serata indimenticabile



Giornata del cazzo anche oggi.
Insomma, meteorologicamente parlando. Odio la pioggia, cazzo, e qui si sta scatenando a dir poco il diluvio universale.
Ma di solito, gli stereotipi non vanno come minimo rispettati? Insomma, se ci sono gli stereotipi, un minimo di verità ci sarà, no?
E allora perché cazzo non c’è una silenziosissima neve, a inizio gennaio?!
Insomma… Persino L è rimasto a casa sua. E non a torto, perché sfido chiunque ad uscire con un diluvio del genere.
Mi stravacco sul divano, tutto preso dalla mia sigaretta post-cena delle nove di sera – non sono uno che mangia troppo presto, decisamente – e dal More Brain Training che L mi ha regalato a Natale. Avevo già la prima versione, ma devo dire che questa qua è anche un pochino più… interessante. Non so se definirla divertente. Insomma, si può definire divertente una faccina che ti sorride sempre mentre tu sei nervosissimo, e che ti propina, come test per l'età cerebrale, venti volte su ventuno quel cavolo di memory delle cifre?!
No, non ce l’ho con Kawashima, davvero. È solo che mi sento un po’ uno schifo, in questo periodo, e mi sfogo col Brain Training. La gente normale si sfoga fumando, annegando i propri dispiaceri nell’alcol, facendo a pugni con la casa, o trattando male chiunque incontri sul proprio cammino. Io mi sfogo col Brain Training. E mi fumo venti sigarette al giorno come minimo, ma questo è un dettaglio trascurabile, soprattutto considerando che di solito ne fumo tre o quattro al giorno. No?
Il motivo di ‘sto nervosismo? Beh, ce ne sono due.
Uno ha il nome di L.
E l’altro il nome di Mello.
Immagino che non ci voglia poi molto per collegare le due cose, no?
No, è che, per inciso, io e L siamo stati insieme – sorvoliamo su cosa abbiamo fatto mentre eravamo insieme – per tutte le vacanze di Natale. La Vigilia, cena dai miei. Poi mi ha portato a casa sua, e a Natale pranzone con i suoi e i miei a casa dei suoi. Poi, tutta la settimana dopo, siamo stati nel mio adorato appartamentino, da soli. Come se fossimo due sposini. Mi preparava addirittura la colazione – con troppi zuccheri, dannazione! E sbagliava sempre le dosi dello zucchero nel mio caffè, esagerava sempre! – la maggioranza delle mattine, prima che io mi svegliassi.
Poi? Beh, la notte di Capodanno l’abbiamo passata io e lui, da soli, in casa mia – per inciso, L non ha una casa propria, ma vive in un appartamento con un altro ragazzo; che, seppur sia una sottospecie di attico, è sempre con l’affitto condiviso, un po’ come Mello e Light –: spumante, fragole, dolci, lenticchie, uva, insomma, un po’ di tutto, e soprattutto molto, molto alcol, soprattutto da parte mia. Lascio all’immaginazione che cos’abbiamo fatto, dopo che io avevo ingerito tutto quell’alcol. Insomma, una notte da urlo, in virtù del proverbio “se fai qualcosa a Capodanno, lo fai tutto l’anno”. Ecco, io per quest’anno sono veramente assicurato, da quel punto di vista.
Insomma, comunque, dopo la nottata da urlo di Capodanno, L è tornato a casa, dicendo che non voleva abusare fin troppo della mia ospitalità.
Devo dirlo, mi sono sentito sollevato.
Sia per le zollette di zucchero nel caffè, tornate a essere normali e come dico io.
Sia per il fatto che, finalmente, posso pensare a Mello senza sentirmi troppo uno schifo, per quello che penso. Se lo penso mentre L non c’è, non mi sento troppo in colpa, anche se forse è un po’ paradossale.
Così, mentre gioco a Sterminavirus col More Brain Training, e mi fumo la ventesima sigaretta della giornata, ascoltando spazientito la pioggia cadere fuori di casa, penso a Mello.
Chissà che starà facendo ora.
Beh, essendo in compagnia di Light, immagino che, probabilmente, stiano facendo qualcosa di molto sconcio, a giudicare anche dall’ora. Insomma, dopotutto le scuole sono chiuse fino al 7 di gennaio, e oggi è solo il 3.
Finisco senza difficoltà il sesto livello della selezione difficile di questo di giochino.
Insomma, servirà pure a rilassare il cervello come dice Kawashima, ma mi sa che lo rilassa troppo.
Cazzo, sto tergiversando mentre sto giocando ai videogiochi… Pazzesco. Kawashima, cazzo, i giochi devono tenere impegnata la mente, non farla sfasare! Cazzo cazzo cazzo!
Sono ancora impegnato ad inveire contro la troppa rilassatezza e la troppa facilità di questo giochino, che intanto sono arrivato all’ottavo livello.
Poi non ho ragione a dire che mi sto rilassando troppo a giocare, cazzo.
Sto ponderando la possibilità di cambiare gioco, mentre finisco velocemente anche l’ottavo livello, che improvvisamente sento il campanello suonare.
Mi volto verso la porta, sorpreso.
Chi cazzo può essere, a quest’ora e con questo diluvio universale?
Faccio appena in tempo a voltarmi verso il Nintendo, che vedo che mi si è impilata una miriade di pillole una sopra l’altra, e Kawashima, sullo schermo sinistro, mi fa segno di no con la testa, deluso da me e dalla mia prestazione.
« Cazzo, ho fatto 847 punti e ti lamenti pure, Kawashima?! »
Beh, in fondo, non ha tutti i torti. Il mio record è di 916 punti…
Al secondo posto 902, e al terzo 893.
Insomma, ha ragione a dire che è stata una prestazione un po’ del cazzo, ma sono stato distratto da cause di forza maggiore.
Spengo la consolle, per poi andare alla porta, spazientito.
A quanto pare basta riprendere la vita normale, per innervosirsi ancora, e addio relax del cervello.
Apro la porta, chiedendomi chi può essere. Magari uno dei vicini…
Invece, quello che mi trovo davanti mi paralizza.
Mello.
Bagnato fradicio, con un cappotto di pelle troppo grande per lui, e rosso in faccia.
Ansima. Probabilmente ha corso.
Prima che possa dire qualunque cosa, mi si getta addosso, nascondendo la faccia contro il mio petto.
Oddio.
Ma che è successo?!
Sono talmente sconvolto che non ho nemmeno la forza di chiudere la porta…
Insomma… In quel brevissimo lasso di tempo in cui ho aperto la porta e l’ho guardato…
No, dài, non è possibile.
Insomma… Mello che piange?
Eppure, lo sento singhiozzare debolmente, nascondendosi alla mia vista.
Ma che caspita ha?!
« Mello, che…? »
Decido di lasciar perdere le spiegazioni, finché non si sia calmato, decretando che sono un po’ troppo invadente. Mollo un calcio alla porta per chiuderla, e poi abbraccio Mello, lasciandolo fare.
Lentamente, Mello sembra calmarsi, e si limita ad ansimare un pochino, e a essere scosso da qualche debole singhiozzo.
Beh, prima delle spiegazioni, le cose da fare sono altre.
« Mello… » dico, scostandolo un po’ da me.
Cazzo, ha proprio pianto. Ha ancora i segni delle lacrime…
« Prima di… ehm, prima di dirmi qualsiasi cosa, vatti a fare una doccia calda, altrimenti ti prendi qualcosa. » gli consiglio, un po’ titubante al vedere la sua faccia rossa e i suoi capelli bagnati che gli ricadono sulle spalle. « Ti do subito gli asciugamani… Vuoi stare qua, stanotte? »
Mello arrossisce un pochino, forse per la mia troppa premura.
« Se non disturbo… »
« Se te lo chiedo vuol dire che non disturbi, no? » faccio io, lasciandolo e andando a recuperare, nell’armadio in camera, un accappatoio – quello che ho di riserva – e un asciugamano.
Mi viene un flash.
Cazzo, è ovvio il motivo per cui è qui, non serve nemmeno chiederglielo.
Se vedo Light giuro che lo ammazzo, dannazione a lui!
Gli prendo le cose che gli servono, e poi torno all’ingresso, notando che si è già tolto il cappotto e gli stivali. Mi guarda, per poi darmi il cellulare e prendere le cose che ho in mano, dirigendosi verso il bagno, senza dire nulla.
Però era completamente rosso in faccia, e dubito fosse solo per la pioggia.
Lo sguardo mi cade sul cellulare, quasi per caso.
Spento.
Beh, almeno stavolta non sto sveglio tutta la notte per colpa di Light.
Altre 200 chiamate perse, ma alla fine sono cazzi suoi.
Il mio udito percepisce, in mezzo a quella tempesta invernale, l’acqua della doccia che, al di là della porta del bagno, sta scorrendo.
Per precauzione, spengo anche il mio, di cellulare. Se Mello non vuole farsi rintracciare, non vorrà nemmeno che sia rintracciato io, probabilmente. E, soprattutto, non ho voglia di parlare con Light o di stare a sorbirmi i suoi infiniti squilli, nel caso abbia il mio numero.
Vado in cucina, mettendomi a preparare una cioccolata per Mello. So bene che è il modo migliore per tirarlo su e, chissà come mai, ne ho fatto una scorta, da quando l’ho conosciuto. Ogni tanto viene a casa mia, perciò, sapendo che adorava quella ancora di più del caffè, gliel’ho presa per fargli piacere.
E magari anche per farlo venire più spesso, sì. Insomma, non nego che mi facesse piacere averlo qui. Ma questo è solo un dettaglio secondario, ovviamente.
Chissà quanto hanno litigato, però. Mi vado a sedere sul letto in camera, aspettando che la cioccolata si prepari. Insomma, non avevo mai visto Mello irrompere in casa di qualcuno in quel modo, senza dire niente, e… piangendo, addirittura. Che poi, per cosa? Light se la potrebbe anche far passare un pochino, ‘sta cazzo di gelosia. Insomma, come si fa ad avere un ragazzo come Mello, che parla benissimo di lui, e a trattarlo così?!
Cazzo, giuro. Appena vedo Light, quando viene a prendere di nuovo Mello, come minimo gli faccio un bel discorsino. E se si mette pure a limonare con lui, di nuovo, sulla porta di casa mia, arrivo anche a pestarlo, mi sa.
A stento sento una voce che fa da sottofondo alle mie paranoie mentali, finché la stessa non mi richiama apertamente.
« Matt…! »
Alzo lo sguardo.
Mello è sulla porta, in accappatoio e con l’asciugamano in testa.
Mi sento avvampare immediatamente.
Insomma… Per rendere l’idea, basti sapere che sarebbe un invito allo stupro per qualunque gay o bisessuale. Non che sia provocante in quei vestiti – anzi, si è coperto il più possibile, probabilmente per il freddo –, ma è talmente bello e indifeso che… beh, insomma, non so descriverlo. Mettendomi nei panni di qualche ragazza fanatica dei personaggi kawaii, direi che lui è tremendamente kawaii. Ma, mettendomi nei miei panni, pure definirlo bellissimo mi sembra sminuirlo.
E chissà che corpo divino ha sotto quell’accappatoio, dannazione.
Oh…
Cazzo.
Sono andato troppo oltre col pensiero, porca miseria!
« Matt, stai bene? » chiede lui, avvicinandosi con una mano tesa, probabilmente per toccarmi la fronte.
Che cazzo fai?! Dannazione, no! Non ti avvicinare!
Mi alzo talmente velocemente che lui indietreggia, probabilmente preso alla sprovvista da quella mia rapidità. Filo in bagno prima che lui possa chiedermi qualunque cosa, e chiudo la porta a chiave, per poi accasciarmici contro, seduto sul pavimento del bagno, ansimante.
E non per la corsa. Non ho così poca resistenza.
Sento lui che, da dietro la porta, mi bussa un paio di volte.
« Matt? Stai bene? » mi domanda, apprensivo.
No, dài! La cosa bella è che hai pure il coraggio di chiedermelo!
“No che non sto bene, cazzo! Anzi, sì, sto benissimo ma non sto bene! Insomma, vedila come vuoi, ma è veramente una situazione del cazzo! Nel senso della parola più letterale! Ma di certo non posso dirti che mi fai eccitare solo guardandoti, va contro il mio orgoglio virile!”
« Sto bene! Benissimo! » urlo, negando come sempre l’evidenza. « Solo che… ho un bisogno molto urgente da sbrigare! Se vuoi i vestiti, sono nell’armadio, e la biancheria è nel primo cassetto del mobile di fianco al letto! Ah, e c’è della cioccolata sul fornello… controllala, per favore! »
Merda. Merda. Merda.
No, insomma. Non ho idea se il tono che ho usato era più disperato o snervato. Ma di certo non era virile. Per niente. Dannazione, tanto valeva dirgli che mi aveva fatto eccitare, cazzo.
« Ok… » acconsente lui, da dietro la porta, un po’ sconvolto. « Vestiti, biancheria e cioccolata… Ma è una cosa così lunga? »
Mello, cazzo! Ma lo fai apposta?!
« Non lo so! » replico, stavolta decisamente esasperato. « Ma nel caso non faccia troppo in fretta, occupati tu della cioccolata! »
Lo sento ridacchiare sommessamente.
Dannazione. Ma perché mi ostino a negare l’evidenza? Insomma, è evidente che ha capito tutto!
« Va bene… Ti lascio stare. » acconsente lui.
Sospiro, aprendomi i pantaloni e liberando la mia già consistente eccitazione.
Soffoco i gemiti che mi escono a quella semi-soddisfazione di me stesso, in un vano tentativo di non farmi sentire da Mello come l’altra volta.
E, ovviamente, maledicendo nella mia mente Light Yagami, perché lascia andare via di casa una creatura come Mello senza tenerla minimamente in considerazione.


Oddio.
No, davvero. Una delle prime parole che penso è proprio questa.
E intanto, molto silenziosamente, mi sto rotolando sul letto per le risate.
Non ce la faccio più. Mi sto tenendo addirittura la pancia, ed è la prima volta che rischio di soffocarmi per delle risate.
Cazzo, dài, però! Non è possibile che sia così un impiastro, a fingere!
E poi, solamente guardandomi, si è eccitato?! No, qui o sono io che sono troppo irresistibile e figo, o è lui che ha decisamente poca resistenza! È assurdo, dài!
Diciamocelo. Stava vagando con la fantasia.
Su di me.
Altro “Oddio”.
Ma non vantava una relazione perfetta con il suo capo? Con quel fantomatico L?
Pazzesco.
Mi obbligo a bloccarmi dal ridere – anche se qualche residuo c’è ancora – e mi alzo in piedi sul letto, rovistando nell’armadio in cerca della tuta che mi aveva prestato l’altra volta.
I pantaloni li trovo subito e, se devo dirlo, anche la felpa, ma… Nel frattempo trovo anche un’altra maglia a righe rosse e nere.
Lascio da parte la felpona che mi ha prestato al nostro primo incontro, e prendo la maglia a righe.
Prendo anche i miei boxer, che ho messo nella tasca dell’accappatoio. Sono puliti, li ho praticamente appena messi, perciò perché metterli da lavare?
Mi vesto e, mentre aspetto che Matt abbia finito con il suo servizietto fai-da-te, vado a dare un’occhiata alla cioccolata.
Spengo il fuoco e la verso in due tazzone diverse prese dalla credenza, portandole in camera. Lascio che si raffreddino un po’, e intanto piego l’accappatoio e lo metto sopra la cassettiera accanto al letto. L’asciugamano me lo tengo in testa, giusto per tenere caldi appena un po’ i capelli.
Mi metto a sedere a gambe incrociate sul letto, prendendo la mia tazza di cioccolata e iniziando a sorseggiarla tranquillamente.
Matt mi trova con due piccoli baffi di cioccolata sopra il labbro superiore, quando esce dal bagno.
Gli sorrido, sarcastico e decisissimo a sfotterlo un po’.
« Non ti puoi proprio trattenere, eh? » domando, divertito.
Matt mi guarda, stralunato. Piccolo lui, ha ancora il rossore sulla faccia.
« Che… che stai dicendo? » replica, diventando rossissimo.
Ma che cazzo, possibile che tu debba sempre negare l’evidenza?
« Guarda che quello che hai fatto era più che chiaro. » dico, sorseggiandomi tranquillamente la mia cioccolata calda.
Si può diventare più rossi, dopo essere completamente avvampati?
No, perché Matt c’è riuscito…
Anche se il suo colore attuale tende pericolosamente al violaceo.
« Che cazzo stai…?! » ribatte lui.
« Non negare l’evidenza! » dico io, sorridendo, falsamente affabile. « Guarda che mi lusinga questo fatto! Ma, siccome l’altra volta era successo dopo un bacio appassionato, e stavolta solo guardandomi, mi chiedevo che razza di resistenza avessi! »
Ridacchio, divertito dalla sua faccia, completamente sconvolta.
« Non dire cazzate…! » ribadisce molto cortesemente, per poi gettarmi un’occhiataccia. « E poi, che cazzo ci fai con quella maglia? È la mia preferita, non la darei mai a nessuno! Toglitela subito! »
Che carino… Sta cercando di sviare l’argomento! Che cucciolo!
Beh, il cucciolo tra noi due è lui, però.
Io sono il bastardo.
« Beh, se vuoi me la tolgo… » dico, appoggiando la tazza sul copriletto, tranquillamente. « …Basta che non ti ecciti di nuovo. Insomma, non sono certo venuto qua per farti passare tutta la serata in bagno… »
Vedo i suoi occhi spalancarsi, a dir poco esterrefatti.
« Ok, ok, me la tolgo! Dopotutto, se me l’hai detto tu vuol dire che non c’è pericolo, no? » acconsento fintamente, azzardandomi a togliere la maglia dopo averla presa per l’orlo.
Mi è davanti in meno di un secondo, per trattenermi le mani.
Ed è completamente rosso in faccia.
« No… Ho cambiato idea. » afferma. « Lascia perdere, puoi tenerla. »
Sorrido, stavolta sinceramente.
« Grazie. » dico, con un sorrisone, riprendendo la cioccolata.
Lo vedo scostarsi, stizzito. « Non fraintendere. È che se l’avessi tolta avresti rischiato di prendere freddo. » replica lui, stoico. « E lo so che qui il riscaldamento non è molto alto. Dopo tutta l’acqua che hai preso, rischieresti di prenderti qualcosa, e… »
« Va bene, Matt, ho capito. » lo blocco. Cavolo, di solito non parla, ma quando deve giustificarsi parte con quei monologhi così assurdi che sembra una macchinetta…!
Mi guarda un attimo, pensieroso.
« Vado a prendere il phon. » mi avvisa, facendo per dirigersi verso il bagno.
Ghigno. « Perché? Troppo affascinante? » domando, sarcastico.
Lui si volta di nuovo verso di me, ancora completamente rosso.
« Troppo… » esita, mi guarda prima di concludere. « …bagnato! »
Beh.
Con quell’attimo di esitazione, una parola diversa te la potevi trovare.
Si sta dirigendo in bagno, di nuovo.
« Non ho mica la tua poca resistenza… » dico, inarcando un sopracciglio.
Si volta di nuovo. « Mello…! » esclama.
Scoppio a ridere, esilarato. La sua espressione sconvolta e imbarazzata è davvero impagabile.
« Vabbè, ma te le vai a cercare! » mi giustifico, facendo spallucce, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
Sbuffa. Senza rispondermi, se ne va in bagno, per poi tornare con un phon e un pettine.
« Aspetta, dài! » dico, prendendolo per un polso e trascinandolo seduto accanto a me, sul letto. « Beviti la cioccolata, che altrimenti si raffredda e poi fa schifo! »
Lo vedo sospirare, per poi appoggiare tutto il materiale che ha in mano sul piumone, e prendere la tazza di cioccolata, quasi stancamente.
Mi viene in mente che non ho ancora detto perché cazzo sono qui. Nonostante tutto, gli devo una spiegazione. Magari gli sto pure rompendo le palle, e lo sto disturbando.
« Matt… Sei sicuro che non sia un problema se sto qua, stanotte? » domando, esitando un po’.
Cazzo, ma da quando sono così insicuro?!
« Non lo è. » replica lui, sorseggiando la cioccolata a sua volta. « Sta’ tranquillo. Puoi stare qua quanto vuoi. »
« E L? » chiedo.
« Siamo stati qui insieme fino a ieri. » replica lui. « Abbiamo passato tutte le vacanze insieme. Non si farà vivo per un po’, credo. Anche per lasciarmi un po’ tranquillo. »
Com’è che hanno passato le feste insieme e non mi sembra così entusiasta?
Bah. Chi lo capisce è bravo.
« Ma… Non disturbo? E il lavoro? » domando.
« Ricominciamo l’8. » dice lui, annoiato. « Stai tranquillo, non disturbi per niente. »
Beh, sarà anche complicato, ma è tremendamente gentile.
« Grazie. » lo ringrazio, tornando a guardare la cioccolata. « Scusa se ti sono piombato in casa così all’improvviso. »
« Non importa. » mi tranquillizza lui. « Solo, forse avresti potuto coprirti un po’ di più. L’ultima cosa che voglio è che ti pigli un’influenza, o qualcosa di più serio. »
« Lo so, ma… » azzardo, prima di bloccarmi. Alzo lo sguardo per osservarlo un attimo, prima di riabbassarlo. « È che… è successo come l’altra volta. Sono scappato di casa. Il solito motivo. »
« Lo avevo immaginato, anche dal cellulare spento. » replica lui.
« Sì, solo che… stavolta l’argomento della nostra litigata non era Near. » dico, alzando lo sguardo e guardandolo, mordendomi leggermente il labbro.
« Ah no? » chiede lui, poco interessato. « E chi, allora? »
“Non lo conosci… Uno che ha tentato di rimorchiarmi un po’ di tempo fa, per cui Light si è incazzato. È tornato a farsi vivo, e Light si è incazzato di nuovo…”
Giustificazione del cazzo, lo so. E pure falsa, ovviamente.
« Per te. » ammetto. « Stavolta la litigata è stata perché è geloso di te. »
Alza lo sguardo, sorpreso. La tazza con la cioccolata gli cade quasi di mano.
« Come? »
« Beh… dice che non vede di buon occhio il fatto che io venga così spesso a casa tua. » spiego. « Dice che non gli piaci, che uno che la prima sera mi ha portato subito a casa sua l’ha fatto solo perché voleva scopare con me, e che prima o poi mi potresti fare qualcosa, se continuo a venire qua. E che a lui questa storia non piace per niente. »
Sento Matt soffocare una risata. Mi blocco, sorpreso.
« Perché ridi? » chiedo, sorpreso.
Insomma, ti sto raccontando una cosa seria che interessa anche te, ti pare il momento di metterti a ridere?!
« Non lo so con precisione. » replica lui, con un sorrisetto sarcastico sulle labbra. « Insomma, per vari motivi. Per il fatto che, effettivamente, è iniziata così, ma alla fine non abbiamo fatto niente di niente. Per il fatto che ha proprio un bel coraggio a dire una cosa del genere? Beh, anche per quello. E poi, perché Light è un idiota, a lasciarti andare in continuazione in questo modo. Mi dà fastidio che ti faccia stare così male. »
A me dà fastidio stare così male per lui, pensa un po’…
« E poi… » conclude. « …anche perché, se venisse a sapere che sei venuto qua dopo una litigata con lui su di me, le cose si farebbero ancora più complicate, non ti pare? Chissà che potrebbe saltarne fuori… »
« Non me ne frega un cazzo. » replico, seccato. « Vuole continuare a essere geloso? Lo faccia pure, ma questo vuol dire che non si fida di me, cazzo. Mi dà fastidio, mi dà molto fastidio. Insomma, stiamo insieme da quanto? E lui ancora non si fida di me, cazzo! »
Matt ridacchia un po’, forse per sbeffeggiare Light. « Ma poi, la cosa bella è che sa che sto con L. Non capisco il motivo di tutta questa gelosia… »
« Ma che ne so! Ma ti pare normale che è geloso pure di Near, che è etero convinto? » faccio io, terminando la mia cioccolata.
Matt sogghigna di nuovo, forse un po’ divertito dall’assurdo comportamento di Light. Finisce anche lui la sua cioccolata, mentre io parlo.
« Guarda che non è divertente! Prova a viverlo te, cazzo! » dico, seccato. « Insomma, quell’… idiota di Light non fa altro che essere geloso di qualunque essere umano esistente sulla faccia della Terra, donne comprese quasi! Mancava poco che pestasse pure Near, una volta, solo perché stavamo parlando, di lui tra l’altro! Maledetto geloso del cazzo, a volte non lo sopporto proprio! »
Ultimamente più del solito, tra l’altro, a quanto pare…
« Ma se lo fa è perché ci tiene a te, no? » mi fa Matt, appoggiando la tazza sul comodino e prendendo a pettinarmi. « Insomma… Anche L è piuttosto geloso, perciò posso dirti che quando una persona fa così lo fa perché ti ama veramente tanto. »
« Sarà come dici te, ma a me sembra solo che non si fidi di me. » replico, incrociando le braccia.
Matt soffoca un suono a metà tra uno sbuffo e una risata.
« Può darsi. » commenta. Rimane in silenzio per un po’, per poi farmi di nuovo una domanda.
« Senti… Posso chiederti qualcosa di un po’ personale? Se non hai voglia di rispondere dimmelo. »
« Sentiamo. »
Tira un debole sospiro, prima di parlare. « Come vi siete conosciuti tu e Light? Insomma, è strano che due talmente diversi come voi stiano così bene insieme. Com’è che vi siete fidanzati? »
« Beh, sullo stare bene insieme sorvolerei… » commento, seccato. « Ad ogni modo, ci sono due versioni, di questa storia. Quale vuoi sentire? »
« Due versioni? » chiede lui, spaesato. « In che senso? »
« C’è una versione ufficiale, che è quella che conoscono un po’ tutti. » dico io. « E poi c’è la versione reale, che è quella che conosciamo bene solo io, Near, Light, Sayu, e Halle, mia sorella maggiore. »
« E come mai? »
« Semplice. Perché non è una storia simpatica, quella vera. » Lo guardo, anche se solo con la coda dell’occhio. « Ma immagino che tu voglia sapere quella vera, nh? »
Sembra pensarci su un attimo, per poi annuire.
« Visto che dovrai fare un minimo di confronto, te le racconto tutte e due comunque. » acconsento. « Ufficialmente, io e Light ci siamo conosciuti quando abbiamo affittato un appartamento insieme, al primo anno di università. Io per avere la mia privacy, lui per essere un po’ più vicino all’università. Abbiamo avuto un po’ di divergenze, certo, all’inizio, ma poi abbiamo deciso di metterci insieme, dopo circa un anno di litigi e piatti volanti in casa. Stiamo bene insieme e abbiamo il benestare delle nostre due famiglie. »
« E invece…? » domanda Matt, curioso.
« Invece, io e Light ci conosciamo da quando io avevo diciotto anni e lui ne aveva appena compiuti diciannove. » spiego io. « Ci siamo conosciuti in una discoteca della periferia della città, ma per sapere il motivo per cui ero lì bisogna risalire a circa un anno prima che ci conoscessimo. ». Mi interrompo un attimo. « O meglio, a dirla tutta bisogna risalire a Near, dato che è stato lui la causa di tutto. »
« Near? È stato la causa di che? »
« Io e Near ci conosciamo da quando avevamo quattordici anni. » dico. « Siamo capitati insieme nelle ultime due classi delle medie, e poi per tutti e tre gli anni del liceo. I professori ci vedevano bene insieme, perché sostenevano che la nostra rivalità e la nostra bravura fosse di buon esempio agli altri studenti. » Mi fermo un attimo, esito, prima di proseguire. « Sta di fatto che diventammo prima rivali, poi anche amici. All’inizio mi ero pure un po’ preso una cotta per lui, ma era solamente una cosa passeggera. Fu tutto dovuto al fatto che lui fosse stato uno dei pochi, in tanti anni, ad accettare il fatto che fossi omosessuale, senza fare una piega. Solo, pregandomi di non corteggiarlo, perché lui era etero convinto. Comunque sia, l’ultimo anno delle medie, per una ricerca di cui lui aveva la maggior parte del materiale che dovevamo usare, andai per la prima volta a casa sua. E lì incontrai suo fratello maggiore. »
« Suo fratello? »
« Esatto. A dirla tutta, è suo fratellastro acquisito. È venuto a vivere con loro, pur essendo il figlio del primo marito della madre di Near. » spiego. « Ad ogni modo, mi innamorai di lui a prima vista. Per due anni rimasi cotto, con Near che mi diceva di evitare di dirgli qualcosa, perché sosteneva che avrei avuto una delusione troppo grande. Io per due anni me ne sono stato buono, ma poi non ce l’ho più fatta e gliel’ho detto. » Mi viene quasi da ridere, al ricordo pazzesco di quella storia. « Lui ovviamente mi ha rifiutato. E non solo, mi ha pure preso in giro davanti ad alcuni suoi amici. Una cosa davvero allucinante… Near stava per fare a pugni con loro, ma poi ha preferito evitare e venire dietro a me. » Getto un’occhiata a Matt, che sta ascoltando la storia, quasi tranquillo. Solo qualche fremito gli fa tremare la mano.
« Beh, non è stato proprio un bel periodo. Mio padre aveva sempre accettato, anche se controvoglia, il fatto che fossi gay, ma quella storia gli dette molto fastidio. Litigavamo spesso, e spesso me ne andavo a casa di Near. In quel periodo fumavo molto, e andavo spesso in quelle discoteche della periferia… Una di quelle era quella in cui ci siamo incontrati. » dico, accennando al luogo in cui io e Matt ci siamo conosciuti. « Andavo aletto con gente che mi aggradava abbastanza. Poi, una sera, ho incontrato Light insieme a due suoi amici. Erano venuti lì perché volevano fargli conoscere un po’ di ragazzi, dato che lui non era mai stato con nessuno, per timore di rivelare la sua omosessualità. Lo provocai un po’, e poi successe il fattaccio. »
« Il… fattaccio? »
« Mh. Near mi aveva seguito, perché era preoccupato per me. Era l’unico che sapeva dove andavo la sera, e non era per niente d’accordo su questa cosa. Solo che quella volta ha rischiato di finire male. Sono intervenuto io, appena in tempo per toglierlo da una situazione pericolosa. Però, è successo che ho attaccato rissa con quelli lì. » proseguo. « Light è intervenuto appena in tempo per aiutarmi; lui e i suoi amici erano bravi, nel combattimento, e perciò ce la siamo cavata bene. Per le botte ricevute prima che arrivasse lui, però, sono svenuto. » Vedo Matt rabbrividire un pochino. « Non era nulla di grave. » lo tranquillizzo. « Ma per quel motivo mi sono ritrovato a casa di Light per la prima volta. Insieme a me c’erano lui, ovviamente, e poi Near, Sayu e i due amici di Light. »
« Quindi Sayu sapeva di questa storia? »
« Era l’unica a sapere che Light fosse gay, nella sua famiglia. » dico. « Light mi ha aiutato molto, in quel periodo. Mi ha dato una mano a smettere di fumare, anche se questo ha causato… un’eccessiva dipendenza alla cioccolata, che prima avevo di meno. » commento, ridacchiando un attimo. « Ma poi, comunque, mi ha aiutato a dimenticare il fratello di Near. Dopo qualche tempo che ci conoscevamo, mi dichiarò quello che provava per me, e io non potei fare a meno che accettare. Mi ero innamorato di tutte le sue cure premurose, della sua dolcezza, e anche della sua forza. Ci mettemmo insieme qualche settimana dopo esserci conosciuti, anche se lui, fino a due anni fa, ha tenuto nascosta la nostra storia ai suoi, perché aveva paura della reazione di suo padre. Solo due anni fa, ha deciso di dire tutto apertamente. » Sospiro, ricordando quella scena. « Immaginati il casino che è saltato fuori. Suo padre non accettò quella situazione, sulle prime. Light fu costretto ad andarsene di casa, e stette da me per qualche mese, prima che i miei decidessero di affittare un appartamento per tutti e due, giusto per lasciarci tranquilli. » spiegai. « Da quando abbiamo cominciato a convivere nella stessa casa, però, ha iniziato a essere geloso oltre ogni misura. Litigavamo spesso, perché lui aveva paura che qualcuno mi potesse portare via da lì. E tutte le volte io scappavo da Near, tanto che cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa, tra me e lui. Motivo per il quale è diventato geloso anche di lui, eccetera. »
Rimango in silenzio, aspettando che Matt parli. La mia storia è finita così. Non c’è molto da dire sul presente: della situazione attuale sa già abbastanza anche lui.
« Forse… fa così perché ha paura. » osserva lui, riprendendo a pettinarmi i capelli – che, me ne accorgo solo ora, aveva smesso di pettinarmi. « Insomma, forse il fatto che suo padre non ha preso bene tutta la storia l’ha scosso molto. Una delle poche persone che ha sei te, perciò ha paura che tu possa andartene. Forse farei anche io lo stesso… Non so, a dirla tutta. Non sono mai stato particolarmente geloso, e di certo non come Light. »
Spalanco gli occhi, colpito da quella costatazione. Near ci era arrivato, ma solo dopo molte visite a casa sua.
Sembra che Matt sia un esperto, dei problemi di questo tipo.
« Può darsi. » ammetto. « Ma credo che si dovrebbe fidare di me. Insomma, dopotutto ci conosciamo da anni, se continua a fare così vuol dire che non si sforza minimamente di conoscermi decentemente. Almeno un minimo, dico! E poi, alla fine questa storia non regge molto. Ha riallacciato i rapporti con suo padre più di un anno fa. »
« Mello… Non lo so, davvero. » replica lui. « Non so che cosa possa passare per la testa di quel pazzo del tuo ragazzo – senza offesa, eh? – e non so immedesimarmi nemmeno in situazioni come questa. Non sono una persona troppo gelosa, io. Sono abituato a lasciare libertà al mio compagno. »
Sospiro.
« Forse dovresti dirigere la rubrica delle lettere d’amore, per il tuo giornale, Matt. » commento, sarcastico. « Sembri ferrato in queste cose. »
Lui ridacchia. « Può darsi. Ma a frequentare una pazza come Misa, che ha avuto un po’ di storie e che si interessa sempre dei fattacci sentimentali altrui, è normale diventare così, credo. » commenta. « Ad ogni modo, Mello… Tu sei ancora innamorato di Light? »
Esito. Non so che rispondere.
Insomma, la frase che Near mi ha detto, davanti a quel caffè ghiacciato, mi è ancora impressa.
“Ma io non parlavo di Light.”
Sempre a confondere le idee e mai a chiarirle, quel dannato nano! Cazzo, a volte lo lincerei!
« Non lo so. » rispondo, pensieroso. « A volte non lo sopporto davvero. E poi, Near sostiene che io sia innamorato di qualcun altro. » Mi volto verso Matt, esitante. « Perché mi hai fatto questa domanda? »
Matt arrossisce un po’. « Niente di speciale. Te l’avrebbe fatta qualunque rubrica del cuore. » replica lui, grattandosi la nuca, imbarazzato. « E tu… insomma, che ne pensi di quell’osservazione di Near? »
« Beh, non saprei. » dico. « Può darsi, ma… Se fosse così… »
Mi blocco, come fulminato. Guardo Matt, allibito da quello che ho appena realizzato.
Come cazzo ho fatto a non accorgermene prima?!
« Che c’è? » chiede lui, sorpreso. « Ho qualcosa che non va? »
« No… » Ma che cazzo di domande fai, ora?! « No, non è quello. È che ho capito di chi parlava Near. »
« Ah sì? » domanda Matt, stupito – e anche un po’ titubante, noto.
Annuisco. E mi maledico per essere stato così cieco, in tutto questo tempo.
Persino Light se n’è accorto prima di me.
E poi… Ecco perché quel suo abbraccio, quella sera, mi sembrava così strano. Così freddo.
Perché volevo un abbraccio da lui.
Da Matt.
« Parlava di te. » dico, serissimo.
Matt spalanca gli occhi, sconvolto. Lo vedo impallidire di colpo.
« Co-cosa?! » esclama, indietreggiando sul letto. « Co-come “parlava di me”?! Che… che c’entro io, adesso?! »
« Credo che sia come dice Near. » commento, serio. « È un po’ strano detto così, però… Beh, mi sa che ci ha azzeccato. »
« M-Mello! Stai scherzando, vero?! » esclama lui, ansimando per la sorpresa. « Non sarai davvero… No, vero? »
Ci penso, per un po’, rimanendo in silenzio.
Ho sempre avuto Light. Nonostante la sua incurabile gelosia, lui mi è sempre andato bene. Sono sempre stato innamorato di lui, fin da quando ci siamo conosciuti, e non l’ho mai tradito prima, nemmeno baciando qualcuno dopo qualche nostro litigio. Non ho mai accettato inviti da parte di qualcuno che voleva portarmi a casa, e ogni volta che tornavo nel nostro appartamento, e facevo l’amore con lui, mi sentivo sempre bene, sempre appagato. Sempre completo. Il suo abbraccio mi è sempre risultato caldo, accogliente. Mi è sempre piaciuto stare tra le sue braccia calde, corpo contro corpo. E i suoi baci non mi hanno mai dato fastidio.
Fino a che non è arrivato Matt.
Con lui, ho stravolto tutto. Ci ho provato, ho accettato il suo invito ad andare a casa sua, ho quasi tradito Light, e di certo non mi sono fermato per mia iniziativa. Quasi non mi sono fatto problemi, ad andare con Matt. Sono tornato a casa, e dopo aver fatto l’amore con Light mi sono sentito strano. Il suo abbraccio di colpo non era più caldo. Non mi piaceva più. La sua gelosia ha iniziato ad irritarmi, cosa che prima, nonostante le avvertenze di Near, non aveva mai fatto. I suoi baci hanno iniziato a non significare quasi niente, per me. Mi danno quasi fastidio.
Possibile che se ne siano accorti persino Light, che nemmeno questa idea la accetta, Near, che non è mai stato esperto in questioni sentimentali, e Misa, che mi conosce a malapena? Persino Aiber mi è sembrato accorgersene.
« Sì. » dico, sicuro. « Sono successe troppe cose strane, da quando ti ho incontrato. Ho iniziato a non stare più bene con Light, e la cosa non era mai successa prima, nonostante tutte le litigate che abbiamo fatto. Mi sembra quasi come se… come se fossi a casa solo quando sono con te. »
Vedo i suoi occhi aprirsi di più, allibiti.
« Ma… Mello… » azzarda. Probabilmente senza sapere cosa dire.
« Misa, la sera che siamo andati a casa tua a cenare… » dico, ricordandomi la scena. « …ha chiesto, quando era ubriaca, quando ci saremmo messi insieme. Secondo te perché ha detto una cosa del genere? »
« Perché era ubriaca… Insomma, lo sai che è un po’ pazzoide, quando alza il gomito è sempre un po’ così… E poi, che ti puoi aspettare da una ragazza maniaca delle yaoi, che è la mia migliore amica e che adora te sin da quando ti ha visto? Era ovvio che prima o poi se ne sarebbe uscita con qualcosa del genere…! »
Sospiro. Sono ancora più confuso di prima, dannazione… Però alcune cose le ho ben chiare.
« Diciamoci le cose come stanno. » dico, seriamente. « Tu mi piaci, Matt. Sei stato il primo con cui avrei tradito tranquillamente Light, questo te lo devo confessare. Mi piace stare con te, parlarti, tutto. Di te mi piace tutto quanto. Ma tu che ne pensi? »
Matt mi fissa, sconvolto. Sta tremando leggermente, addirittura.
Distoglie lo sguardo, senza sapere che dire.
« Mello… Forse sei solo confuso. » osserva. « Hai litigato con Light, e magari sei stato influenzato anche da Misa e da Near… »
« Non sono confuso. » ribatto, calmo come non sono mai stato. « Near e Misa mi hanno solo aiutato a capire la situazione. Sei stato il primo con cui ho quasi tradito Light, e quando sono tornato a casa nostra, dopo essere stato a dormire da te, fare l’amore con lui… non è stato come al solito. Mi sono chiesto perché, in questo periodo. Non mi piacevano più le sue attenzioni, la sua gelosia. Li ritenevo asfissianti, cosa che prima non era mai successa. Ed è successo tutto dopo che ho conosciuto te. Ora ho capito perché. »
Non alzi lo sguardo. Evidentemente non sai nemmeno tu che cosa pensare.
« Matt… io ti piaccio? » domando, diretto, tentando di farlo svegliare un po’.
Sospiri, quasi rassegnato. Annuisci, anche se debolmente.
« Non è che mi piaci e basta. » replica, tornando a guardarmi. « Tu… mi stai facendo proprio impazzire. Non so più che cosa pensare… Ti giuro che non mi è mai successa una cosa del genere, prima. »
Sorrido, contento.
Il mio miglior regalo di Natale, anche se un po’ in ritardo.
Mi avvicino a lui, stringendomi al suo corpo caldo e rassicurante.
« Il miglior regalo di Natale è stato questo. » confesso, mentre anche lui mi stringe a sé, anche se un po’ incerto. Mi sento al caldo, riparato da queste braccia, esili eppure forti, che mi abbracciano. Un abbraccio come non ne ho mai sperimentati, nemmeno con Light.
E un batticuore che è da tanto tempo che non provo; l’ho provato per il fratello di Near, e l’ho provato per Light.
Ma mi rendo conto che non erano niente, in confronto a questo.
Cazzo, mi sento sempre più una ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
Alzo lo sguardo, un po’ esitante, vista la situazione.
Matt percepisce il mio movimento, perché si volta verso di me.
Però, sono io il primo a far incontrare le nostre labbra, preso da una voglia che non si può appagare solo attraverso lo sguardo.
Il nostro bacio è tranquillo, sulle prime: un semplice sfiorarsi di labbra, umide e in cerca di un semplice contatto.
Basta poco, però, perché la nostra voglia diventi più grande.
La lingua di Matt passa lentamente sulla mia bocca, invitandomi ad aprirla; e io acconsento, facendo incontrare le nostre lingue che, ricolme di desiderio represso, iniziano una lotta lenta e dolce. I nostri corpi si fanno più caldi, si cercano, bramosi di contatto.
Ci stacchiamo, cercando aria e uno sguardo che trovi il consenso dell’altro.
Ci guardiamo entrambi negli occhi, quasi in un muto accordo.
Beh, il consenso c’è. Eccome, se c’è.
Le nostre labbra si incontrano di nuovo, le nostre lingue riprendono a lottare. I nostri corpi finiscono distesi sul piumone di Matt, abbracciati l’uno all’altro, accarezzandosi e cercandosi.
I nostri vestiti si staccano dai nostri corpi ormai bollenti, finendo a terra o sparsi sul letto. Ritrovarsi nudi l’uno sopra l’altro ci sembra una cosa quasi naturale, quasi dannatamente cercata da tempo.
Matt si abbassa a vezzeggiare delicatamente il mio collo, per poi accarezzarmi lentamente l’addome e far scendere le mani fino alla mia intimità.
Gemo. Adoro quelle mani calde non appena mi toccano.
Chiamo il suo nome, in bassi mormorii e sospiri eccitati.
Le sue mani scorrono giù; un dito della sua mano mi penetra delicatamente, muovendosi piano al mio interno, e facendomi ansimare per il piacere di sentirlo dentro di me.
Non ci vuole molto, perché lo senta togliere il dito ed entrare completamente dentro di me, con una sola spinta, scivolando, praticamente perfettamente, all'interno del mio corpo.
Urlo di piacere, mentre lui geme, mormorando eccitati assensi al caldo in cui si trova.
Le sue spinte si fanno lentamente più veloci, alternandosi con le mie, in una sincronia praticamente perfetta.
I suoi gemiti si fanno più forti, le mie urla più lussuriose.
Sento il suo respiro affannato sulla pelle del mio collo, a pochi centimetri dall’orecchio, trasformarsi in un grido soffocato in cui chiama il mio nome, quando il suo orgasmo mi pervade completamente, mandandomi in visibilio ancora di più delle sue spinte.
Vengo tra il calore delle sue mani, preso dal troppo piacere, urlando il suo nome.
Le sue spinte rallentano, permettendogli di uscire. Si accascia su di me subito dopo, ancora ansante e rosso in faccia per l’eccitazione.
Apro gli occhi, guardandolo, anche io ancora spossato, per quella cosa così dolce che non ho mai sperimentato in tutta la mia vita.
Mi sorride, prima di affondare il viso nell’incavo del mio collo.
Non c’è bisogno di parole.
Anche perché descrivere quello che è appena successo è impossibile, da tanto è stato perfetto.
Lo sento muovere la mano, prendendo le coperte che prima aveva scostato – azione di cui non mi ero accorto –, per poi coprire entrambi i nostri corpi.
I miei sensi si inibiscono immediatamente dopo, facendomi cadere nell’oblio più profondo, tra le sue braccia ancora calde e rassicuranti.



Ultime note dell'autrice
Ok, spero che la lemon vi sia piaciuta... Per inciso, nella scena del bacio ho messo praticamente la mia esperienza personale^^... Spero che vi sia piaciuta e che non vi abbia annoiato! Un bacione a tutti quanti, alla prossima (spero^^!)! xxx by madychan!
  
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