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Autore: Nao Yoshikawa    11/08/2018    2 recensioni
Esistono tanti tipi di famiglia.
E ognuno cerca la propria a modo suo.
Takumi e Soma, Kuga e Tsukasa, Megumi e Shinomiya, Ryou e Akira, sono coppie tra loro diverse, ma accomunati da un desiderio comune: quello di costruirsi una famiglia.
Ma tra problemi, malintesi e situazioni avverse, le cose non saranno per niente facili.
TRATTO DAL SECONDO CAPITOLO:
Tsukasa si portò una mano sul viso. Per quale assurdo motivo in natura aveva permesso a Kuga di prendere la situazione in mano?
“Kuga… abbassa la voce”.
Terunori però gli fece segno di tacere.
“Se ho detto che le pago vuol dire che le pagherò. Cosa pensate che siamo noi, dei barbari? E’ solo un piccolo ritardo, può capitare, amico. Ah, sì? E lo sai io cosa ti rispondo, vaffa...”
“No, no, no!”, Tsukasa gli strappò prontamente il telefono dalle mani. “Pronto? Sì, chiedo scusa, mio marito è un po’ nervoso. Certo, ma certo, assolutamente, non si preoccupi. Grazie, mille grazie. Buona giornata”.
Chiuse la chiamata. Poi sospirò e guardò Kuga, il quale se ne stava imbronciato.
“Terunori, ti prego, per favore… potresti evitare di litigare con ogni essere vivente e non?”
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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7 - Improvvisamente


Il risveglio post-sbornia era stato traumatico per tutti, in particolare per Nene, la quale aveva appreso di aver fatto uscire la parte più selvaggia e nascosta di sé.

Tuttavia non aveva tempo per pensare, perché il giorno dopo si sarebbe sposata.
La mattina del matrimonio, la sposa si ritrovò a casa tutte le sue amiche. Isshiki era andato a dormire in un hotel, visto che la sua dolce metà voleva rispettare la tradizione “non dormire insieme la notte prima del matrimonio”.
Yuki e Alice guardavano con aria sognante la truccatrice che stava ancora di più abbellendo Nene.
“Allora, allora? Sei emozionata?! Ti viene da piangere?”, chiese la prima.
“Sarei più tranquilla se solo non me lo ricordassi ogni secondo! Ma non dovreste essere con i vostri mariti e fidanzati?”
“Tranquilla, i ragazzi hanno da fare...”

E il “da fare” di cui Yuki parlava, era nientemeno il cercare di condurre Isshiki sano e salvo fino alla chiesa in cui la cerimonia si sarebbe svolta.
“Andiamo, Isshiki! Non fare lo stupido e indossa la camicia!”, lo pregò Takumi.
“Ma mi opprime! Non lascia libero il mio respiro e la voglia di vivere!”, proclamò lo sposo con grande teatralità.
“Stanotte potrai liberare tutto quello che vuoi, ma adesso vestiti!”, supplicò il biondo. “Neanche Soma era così il giorno in cui ci siamo sposati”
“Io ero solo depresso, perché sapevo che avrei passato con te il resto della mia vita”
“Che spiritoso...”, fece alzando gli occhi al cielo.
La porta della stanza si aprì.
“Nii-san!”, esclamò Isami, con Satoru che si aggrappava alla sua gamba. “Sbrigatevi, dobbiamo andare!”
“È colpa di questo qui! Spero che tu non abbia cose strane in mente, Isshiki!”
“Tranquillo! Posso rimanere un attimo da solo?”
“Ah! Adesso vuole rimanere da solo!”, borbottò afferrando il marito per un braccio. “Sbrigati!”.
Isshiki lo rassicurò con un sorriso. Poi si fiondò a prendere il suo fidato grembiule rosa.
“Di certo non ci rinuncerò proprio oggi!”.
Malgrado sembrasse un’impresa impossibile, alla fine Isshiki riuscì ad arrivare all’altare ben prima di Nene. Le ragazze avevano raggiunto i loro rispettivi compagni e mariti, aspettando trepidanti l’arrivo della sposa.
“Com’è andata? È nervosa?”, chiese Shinomiya a sua moglie.
“Non saprei dirlo. E con Isshiki com’è andata?”
“Puoi benissimo immaginare il come!”.
Dietro di loro, invece…
“Tsukassan, fai tante foto, mi raccomando!”
“Ma io voglio godermi la cerimonia!”
“Ah, va bene, ci penso io! Adoro i matrimoni, spero di non piangere”
“Come al nostro”
“Da che pulpito...”
“Sssh, ragazzi!”, li richiamò Rindou. “Guardate, ecco la sposa!”.
Gli occhi di tutti i presenti si illuminarono nel vedere la figura di Nene avvolta nel bianco candido. Aveva lasciato i capelli sciolti, raccogliendoli da un lato. Per quella volta aveva optato per le lenti a contatto, lasciando che il suo bel viso venisse fuori. L’abito era aderente e in pizzo, molto di classe. I suoi occhi lucidi e il rossore sul suo viso, lasciarono ben intendere quanto emozionata fosse.
“Com’è bella!”, fece Kuga tenendo il telefono fisso su di lei. “E Isshiki come sta?”
“Rigido come un bastone! Non l’ho mai visto tanto serio in vita mia!”.
La sposa avanzò sulla navata, in sottofondo la marcia nuziale e i commenti d’affetto e ammirazione dei suoi amici. Isshiki si era perso a guardarla. Mai, neanche un attimo della sua vita aveva dimenticato quanto fosse innamorato di lei, ma in quel momento se ne rendeva conto più che mai. Quando Nene lo raggiunse, le si avvicinò, posandole un bacio sulla fronte e sussurrandole un “sei bellissima” a cui lei rispose con un dolce sorriso.
Poi la cerimonia ebbe inizio. Trepidanti, gli invitati non aspettavano altro che il fatidico sì.
Fu abbastanza strano vedere Isshiki tremare mentre tentava di infilare l’anello al dito della sua sposa, e fu altrettanto strano vedere Nene trattenere a stento le lacrime.
Alla fine dei conti, tutte le ragazze erano scoppiate a piangere, insieme a Takumi, Marui, Tsukasa e Kuga.
“Che teneri, alla fine vi siete commossi entrambi!”, esclamò Rindou con gli occhi lucidi.
“Io sono una creatura sensibile!”, si giustificò Terunori, mentre Eishi cercava un fazzoletto da porgergli.
I matrimoni erano sempre un gran bell’avvenimento, pieni di gioia e lacrime di felicità.
Dopo la cerimonia, arrivò il momento di raggiungere il luogo predestinato per il ricevimento: uno spazio immenso ed elegante, fresco e dai colori caldi. Provarono tutti un grande sollievo nel ritrovarsi lì.
“Momo!”, Rindou corse ad abbracciare la sua ex compagna di scuola. “Passano gli anni, ma sei sempre adorabile, posso pizzicarti le guance?”
“Veramente gradirei che non lo facessi”, ammise lei seria. Nonostante fosse oramai una donna fatta a finita, forse a causa del suo aspetto tenero e carino, la gente tendeva a trattarla come una bambina.
“Scusala, Momo, non sa proprio trattenersi”, Kuga tentò di staccarla da lei.
“Uffa! Sei venuta sola?”
“No, quell’antipatico di Eizan mi ha dato un passaggio. Eizan?”, lo chiamò.
Rindou sollevò lo sguardo e allora i suoi occhi si incrociano con quelli del suo ex compagno di scuola. Non era cambiato molto, sul viso aveva sempre quell’espressione un po’ arrogante. Eppure vederlo le fece un immenso piacere.
“C-Ciao, Eizan!”, salutò entusiasta.
“Rindou”, chiamò. “Tsukasa, Kuga… Ci siete proprio tutti”
“Esatto!”, esclamò Terunori. “Allora, come va la vita? Hai trovato una donna in grado di sopportarti?”
“Questi non sono affari tuoi!”
“Vorrei qualcosa da bere”, aggiunse Rindou. “Eizan, mi accompagni?”.
Quest’ultimo avrebbe voluto chiederle perché, fra tutti, proprio lui. Però alla fine non gli dispiacque neanche troppo. Nel vedere quella scena, Tsukasa e Kuga si guardarono.
“Sbaglio o Rindou ci sta deliberatamente provando?”
“Non sbagli. Con Eizan, eh? Non male, devo dire non male...”.

Takumi tentò di non farsi investire da Satoru e Yukio, quei due bambini erano davvero scatenati.
“Ma volete fare attenzione? Maledizione, farò meglio ad abituarmi a tutto questo”
“Oh-oh, Takumi!”, Soma gli andò dietro con un piatto strapieno. “Su, mangia un po’”
“Veramente non ho fame”
“Ho detto mangia! Non puoi essere deperito, le forze ti serviranno”
“Già, lo so. Ma dove sono Kuga e Tsukasa?”
“Esattamente… lì!”, il rosso indicò i loro migliori amici. “Ehi! Allora, come procede la questione “figli”?
“Procede che dopo il matrimonio partiremo subito per gli Stati Uniti”, spiegò Eishi.
“Ah, ma come così? Di già?”
“Cosa credi? Io mi ero tenuto pronto. E poi voglio fare questa cosa più in fretta possibile, non è esattamente una passeggiata”, spiegò Kuga velocemente, guardandosi poi intorno. “Sono stuzzichini al salmone quelli? Ne voglio cento!”.
Facendo presente ciò, Kuga si trascinò dietro il marito. Andati via loro, comparve invece Isshiki, che stava già dando i primi segnali di malcontento. Si era infatti sbottonato la camicia per avere un po’ d’aria.
“Ehi, sposo! Che cosa stai tramando?”, gli chiese Soma.
“Spero niente, altrimenti tutti i miei sforzi saranno stati inutili!”, sbuffò Takumi. Isshiki però fece abilmente finta di niente e, mentre la sua sposa parlava con i vari invitati, pensò bene di andare ad infilarsi in bagno.

“Mi vedi diversa?”, chiese Megumi a Yuki. Quest’ultima fece spallucce.
“Ti senti diversa?”, domandò a sua volta lei. “Hai qualche sintomo?”
“Per esempio?”
“Beh, nausea, libidine alta, sensibilità agli odori, umore altalenante, seno gonfio…. Però non mi pare siano diventate più grandi”.
Arrossendo, Megumi si sistemò l’abito.
“Farò un altro test di gravidanza, e se è negativo giuro che andrò direttamente da un dottore! Non posso dare di matto”
“Ah, tranquilla Megumi! Quando aspettavo Satoru l’ho scoperto quasi due mesi dopo, è colpa degli ormoni”
“Ormoni, sì… grazie, questo mi consola molto”, fece per bere un aperitivo alcolico, ma poi ci ripensò. Preferiva non rischiare a priori.
Poco dopo accadde una cosa che molti tra gli invitati avevano sperato non accadesse: Isshiki si era liberato dei vestiti e aveva indossato comodamente il suo grembiule rosa. Poi, con una calma invidiabile, si avvicinò alla sua sposa.
“Allora, cosa mi sono perso?”
“Noi stavamo… SATOSHI, COSA STAI FACENDO?!”
“Cosa?!”
“Ti avevo detto di non fare cose stupide, e tu cosa fai?! Cose stupide, perfino il giorno del nostro matrimonio! Rivestiti, svergognato!”
“Oh, andiamo Nenenuccia, lo sai che le mie ali non possono essere tarpate”, tentò di tranquillizzarla, sebbene inutilmente.
Takumi scosse il capo.
“Il matrimonio più breve nella storia...”.


Qualche giorno dopo il matrimonio, Takumi si stava ritrovando a fare delle ricerche sul suo portatile. Lui e Soma stavano seriamente cercando una casa più grande in vista del nuovo arrivo che ci sarebbe stato di lì a poco (o almeno così speravano). Per questo, aveva deciso di passare la sua giornata libera a fare ricerche, mentre il marito si trovava al super mercato in vista dei saldi.
“Sì, Soma. Forse qualcosa ho trovato”, gli disse al telefono. “Ho fatto una lista, poi ti faccio vedere e… cosa? Perché adesso mi chiedi del pollo? Prendi quello che vuoi, non lo so! Sì… un momento, stanno bussando alla porta. Chi è?”.
Si alzò. Per sua grande sorpresa, trovò Yuki con in braccio Satoru.
“Yuki?”
“Ciao, cognato!”, salutò allegramente. “Fai qualcosa?”
“Veramente stavo facendo delle ricerche e...”
“Ah, perfetto, magnifico!”, rispose facendosi avanti. “Senti, fra poco io e Isami torneremo in Italia, per cui vorrei davvero passare una giornata tranquilla. E poi, tu hai assolutamente bisogno di far pratica, quindi, perché non prendere due piccioni con una fava?”.
Takumi assottigliò lo sguardo.
“Tu mi stai scaricando tuo figlio soltanto perché vuoi una pausa”
“Ed anche se fosse? Sono una mamma a tempo pieno, avrò diritto a un po’ di riposo?”, posò Satoru sul divano, posandogli un bacio sulla fronte. “Adesso ti lascio qui, mi raccomando, comportati bene. Vengo a prenderlo domani mattina”
“Domani? Vuol dire che deve dormire qui?”
“Esatto, più tempo per far pratica! Ci vediamo più tardi!”.
Il padrone di casa era rimasto semplicemente sconvolto. Yuki era venuta lì e gli aveva scaricato suo figlio... per far pratica, diceva lei!
“Zio Takumi, voglio un succo di frutta!”, la prima richiesta del bambino non tardò ad arrivare.
“Amh, Soma? Sei ancora in linea? Sì, Yuki mi ha appena scaricato suo figlio. Non posso farcela da solo, sbrigati a tornare!”. Raccomandatogli ciò, chiuse la chiamata, sorridendo poi nervosamente in direzione del nipote.
“Allora, Satoru… ti darò quello che vuoi. Però… te ne prego… per favore… potresti startene buono qui a non fare cose strane?”.
Ovviamente, chiedere una cosa del genere ad un bambino vivace come lui era come chiedere ad un pesce di non nuotare. Satoru infatti non aveva perso tempo, e con un biscotto in mano aveva preso a girovagare per casa, ad arrampicarsi e a curiosare in giro.
“Satoru, ti prego! Mangia in cucina, sporcherai tutto! Perché i bambini non mi prendono sul serio? E soprattutto, perché quell’idiota di Soma non è ancora tornato?!”.
Quando sentì il campanello stridere, il biondo pensò che finalmente la sua salvezza fosse arrivata. Ma non si trattava di Soma, bensì di Kuga con Simba tra le braccia.
“Kuga?! Che fai qui?”, domandò esasperato.
“Ciao, Takumicchi! Senti, mi serve un favore! Dovresti tenere Simba finché non torno”
“Perché, parti oggi?”
“No, ma ho delle cose da sbrigare, e il mio bambino ha bisogno di attenzioni”
“Senti”, sospirò. “Mi piacerebbe, ma sto già badando a Satoru e...”
“Andiamo, Takumicchi! Fallo per me! Dovresti essere onorato del fatto che mi fido di te tanto da lasciarti Simba! Non abbiamo forse condiviso tutto insieme? Le gioie, i dolori, sono stato accanto a te il giorno del tuo matrimonio, ti ho...”
“VA BENE HO CAPITO!”, urlò. “Maledizione, che melodrammatico! Me ne occuperò io, d’accordo!”
“Bene!”, Kuga gli porse il cucciolo e un piccolo zainetto. “Qui c’è tutto quello che gli serve. E stai attento che tuo nipote non gli tiri il pelo”, poi si posò sul cucciolo, accarezzandolo. “Papà torna presto, fai il bravo, okay?”
“Sì, sì, okay, adesso vattene!”, borbottò Takumi già abbastanza nervoso. Non solo doveva prendersi cura di un bambino, ma anche di un cucciolo! Bambini e cani insieme erano sempre un’accoppiata disastrosa.
“Simba!”, esultò Satoru. “Che bello, c’è Simba!”.
Quest’ultimo, nel sentirsi chiamare, volle letteralmente essere messo giù, in modo da poter giocare con il suo piccolo amico e anche leccare le briciole di biscotto sparse in giro per casa. Takumi si portò una mano tra i capelli, esasperato. Ci mancava solo quella. Far pratica? D’accordo, forse, nonostante tutto, era anche una cosa possibile, anche se questo avrebbe sicuramente significato dire addio alla sua pace.
Satoru e Simba sembravano amici per la pelle, visto che il chow chow lo seguiva ovunque.
“Aiuto”, sospirò Takumi. “Satoru, tu devi fare un bagno”. Il bambino però prese a scuotere il capo.
“Non voglio”
“Beh, mi dispiace, non vedo altra scelta. Coraggio, andiamo”. Suo nipote però saltò subito in piedi, deciso a non sottostare, prendendo a girargli intorno.
“Vuoi star fermo sì o no?!”
“Simba può fare il bagno con me?”
“Assolutamente no. E poi, con tutto quel pelo ci vorrebbe una vita per asciugarlo?”
“Allora, io non vengo. E voglio un altro biscotto”, dichiarò a braccia conserte.
“Non puoi, ti fa male!”, esclamò. “Senti, piantala, d’accordo?”.
Tentò di afferrarlo, con il risultato di farlo scappare. Ben presto, per Satoru si trasformò tutto in un gioco. E questo non andava bene. Cosa avrebbe fatto quando un domani avrebbe avuto un figlio suo? Si sarebbe fatto sopraffare così? Assolutamente no. Però si sentiva anche stanco e afflitto, non aveva la lucidità mentale per pensare ad un piano ben costruito.
“Satoru, andiamo, ma non vuoi proprio?”
“No!”, esclamò lui scuotendo la testa. Il biondo alzò gli occhi al cielo. Poi, non seppe in che modo, gli venne un’idea.
“Oh, è un vero peccato”, cominciò a dire con tono affabile. “In questo modo non potrai far visita al mondo dei Sorrisaraki*”.
Satoru sollevò lo sguardo, curioso.
“Che cosa sono?”
“Degli esserini che vivono dentro le spugne. Sai, solo i bambini possono andarci. Ma visto che non vuoi fare il bagno, non sarà possibile per te visitare quel magico mondo fatto di allegria e canzoni… eh?”, domandò guardandolo negli occhi. Il bambino batté le palpebre. Sembrava quasi del tutto convinto.
“Apri l’acqua della vasca!”, ordinò. “Io arrivo subito!”.
Takumi annuì, esultando poi internamente. Non ci voleva altro, soltanto un po’ di inventiva. Quello per lui rappresentava una piccola vittoria. Dopo il bagno, diede a Satoru da mangiare, e ciò fu addirittura più facile di quel che pensava. Dopodiché il bambino si sedette sul divano a guardare Il re leone insieme a Simba, mentre Takumi finiva di pulire. Si sentiva esausto, questo era certo, ma riuscire a prendersi cura di un’altra persona dava una certa soddisfazione. Certo quello era solo un assaggio di quello che avrebbe vissuto quando avrebbe avuto un figlio suo.
Simba sollevò la testa, abbaiando. Soma era appena rientrato.
“Zio Soma!”, esclamò il bambino andandogli incontro. “Oggi ho fatto un sacco di cose! Ho giocato con Simba, poi ho fatto il bagno. E sono stato nel mondo dentro la spugna, c’erano i Sorrisaraki”
“Ah, sì?”, domandò scompigliandogli i capelli, guardando poi il marito. “Che storia è questa?”
“Lascia fare”, sussurrò posandogli un bacio sulle labbra. “Perché ci hai messo tanto?”
“Lo sai come sono io! Comunque sia... La casa è tutta intera e tu non sei esaurito. Direi che è un gran passo in avanti”. Takumi alzò gli occhi al cielo.
“Su, Satoru, è ora di andare a dormire”
“Non ho sonno”
“Te lo dovrai far venire o l’uomo nero verrà a mangiarti”
“Traumatizzare i bambini? Ottima mossa”, rise Soma, infilando poi il telefono in tasca. Era Isami.
“Ehi! Tranquillo Isami, sia tuo figlio che tuo fratello sono vivi!”
“Soma! Non è per questo che ti ho chiamato. Jun, lei...”
“Jun? Che cosa ha fatto?”
“Ha avuto un incidente”
.


NDA
* E' una cosa che ho preso da un film d'animazione che mi piaceva molto da bambina, io non so... XD

Comunque, la mia vena angst è tornata di nuovo. Dopo un capitolo pieno di allegria e fluff... il dramma. Cosa sarà successo a Jun?
   
 
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