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Autore: Iron_Captain    12/08/2018    4 recensioni
Un killer misterioso che sta terrorizzando la città... Una verità che sconvolgerà la vita di Judy... Cosa accadrà e come riuscirà Judy Hopps ad affrontare e gestire queste situazioni?
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 23: Sentirsi sbagliata

Dopo essere usciti dal palazzo, Nick decise di abbracciare e avvicinare a sé la povera Judy, la quale era molto sconvolta e turbata, nel tentativo di nasconderla alla vista dei loro enormi colleghi, fortunatamente impegnati a indagare. Persino il loro superiore era occupato a parlare con James Collins, che sicuramente stava raccontando ed esponendo i fatti che riguardavano l'aggressione ai danni della povera coniglietta. I due piccoli agenti camminarono con passo svelto e deciso verso la loro volante.
“Adesso andiamo al distretto, Carotina.” disse Nick alla propria partner, che oltre a tenere lo sguardo abbassato e attaccato al suo petto, non disse nulla: era rimasta scioccata e allibita da tutto ciò che le era capitato durante la giornata.
I due piccoli mammiferi, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine e aver superato tre isolati, raggiunsero finalmente la loro vettura parcheggiata vicino al marciapiede: da quando aveva capito che quella fantomatica killer era pericolosa e da non prendere sotto gamba, il canide aveva deciso di essere più scrupoloso. Una volta saliti a bordo, Nick mise in moto la vettura, e dopo aver fatto le manovre necessarie per uscire dal parcheggio e andare sul verso opposto della strada, partì a gran velocità: non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua amata alla mercé delle interviste dei giornalisti, che sarebbero sicuramente arrivati tra non molto, e alle ramanzine del loro superiore, poiché non era al momento in grado di poterli sopportare e affrontare con lucidità.
Non appena superarono il quartiere in cui abitava Judy, il rumore degli elicotteri dei Media si fece sentire; e la volpe poté notare come uno di essi passò sopra di loro, e anche un paio di auto che corsero sull'altro verso della strada per affrettarsi a raggiungere la scena del crimine.
“Scusami Carotina, ma devo fare una deviazione dal percorso ordinario.” disse improvvisamente Nick, che non appena raggiunse il primo incrocio a quattro direzioni girò a sinistra; a quel punto spense la luce dei fari della macchina e svoltò a destra, imboccando l'entrata in un vicolo e a quel punto parcheggiò l'auto e spense il motore, lasciando che il silenzio dominasse l'atmosfera. Dopo pochi minuti si sentirono i rumori di alcune auto che aumentarono non appena passarono alle loro spalle, e che diminuirono all'istante.
“Fiuuu…Pericolo scampato.” disse Nick ironicamente, il quale si aspettò una risposta dalla propria partner. Ma non fu così. Non appena rivolse lo sguardo alla leporide, preoccupato da questo silenzio, notò che aveva la testa e le orecchie abbassate.
“Carotina?”
A quel punto il canide si tolse la cintura di sicurezza e la raggiunse sul sedile del passeggero. Non appena vide il suo volto, notò che aveva un'espressione assente e scioccata.
“Judy…Che cosa hai?” chiese con tono preoccupato e malinconico, mentre le accarezzò delicatamente il viso con le zampe.
“È colpa mia.” fu la risposta della coniglietta, che iniziò a piangere di nuovo. “Sono stata io ad uccidere Linda”
“Che stai dicendo?” disse il canide incredulo.
“Avevo creduto che fosse lei l'assassina che fino adesso mi aveva perseguitato, ed ero anche pronta a mandarla in prigione…Ma senza volerlo, l'ho consegnata nelle zampe di quella pazza.”
“Sai bene che non è colpa tua, e soprattutto non sei stata tu a consegnarla nelle zampe di quella pazza.” disse Nick nel tentativo di far ragionare la povera partner, la quale si trovò ad essere invasa dai sensi di colpa. Capì bene cosa significava, poiché anche lui li aveva provati in passato, quando era piccolo…quando voleva entrare a far parte dei giovani scout: aveva continuato a ripetersi che aveva sbagliato, ma soprattutto era arrivato a dire che si vergognava di essere una volpe.
“Ma è colpa mia se quella stronza l'aveva rapita e poi uccisa…soltanto perché ero pronta ad accusarla di tutti quegli omicidi che non aveva mai compiuto!...Io non merito di avere questo distintivo!...Io sono pessima!” rispose Judy con tono alterato.
Nel sentire quelle parole, Nick rimase sconcertato: non solo non riuscì a credere a ciò che aveva appena sentito, ma neanche lo poteva accettare. Voleva arrabbiarsi e prenderla a schiaffi e di rimproverarla pur di farle ritornare la lucidità mentale e spingerla a reagire. Ma decise di non farlo, e di continuare a ragionare con calma.
“So cosa stai provando, Judy…” disse Nick con tono comprensivo.
“Non prendermi in giro!”
“Non ti sto prendendo in giro…”
“Tu non sai cosa significa essere responsabili della morte di qualcuno!” urlò la leporide, prima di ricominciare a piangere.
Il canide si aspettò quella risposta, ed era pronto a replicare. “Hai ragione: non so cosa si prova ad essere responsabili della morte di qualcuno, ma so cosa significa sentirsi in colpa per qualcosa che è accaduto, e nonostante tutto non siamo noi i responsabili di ciò, ma lo sono gli altri.”
Lo sguardo in lacrime della povera coniglietta, rivolto verso il basso e coperto dalle proprie zampette, si soffermò per un attimo su quello di Nick: notò la sua serietà, ma allo stesso tempo, e senza volerlo, gli mostrò la propria fragilità, che avrebbe voluto nascondere. Eppure vide che le sue zampe si mossero delicatamente, fino a sentirsi avvolta da un tenero abbraccio, poi ci fu il contatto tra i loro corpi, e la testa del partner che le passò accanto. Non appena la leporide ebbe la sensazione di sentirsi al sicuro da tutto, ricambiò l'abbraccio e si strinse di più a lui, poggiando la testa sulla sua spalla.
“Non è soltanto per la morte di Linda che mi sento così.”
La volpe ascoltò quelle parole con attenzione, poi si allontanò leggermente da lei, interrompendo di abbracciarla, per squadrarla in quegli enormi occhi lucidi.
Per quel breve istante, la coniglietta ebbe l'intenzione di approfondire l'aggressione che aveva subito da quel lupo, e raccontargli che era stata quasi violentata; ma non lo fece: aveva paura solo a pensarci, e per di più si vergognò di volerlo raccontare e temeva di venire giudicata, nonostante nel profondo sapeva che non aveva nulla da temere dal proprio partner.
“Allora, Judy?” chiese la volpe, notando l'esitazione della povera coniglietta.
La leporide iniziò a balbettare, poi abbassò la testa: si sentì traumatizzata da quell'aggressione, che sembrava le avesse tolto il coraggio.
“È per caso a causa di quell'alcolista che ha cercato di…aggredirti”
Non appena Judy ascoltò quella domanda, abbassò lo sguardo e fece leggeri cenni con la testa; poi si mise a raccontare da quando era scappata dall'ospedale, fino all'incontro con l'avvocatessa pica…omettendo la successiva aggressione che gli aveva fatto quel lupo.
“Io volevo soltanto mettere fine a questa storia!” disse infine la leporide dopo aver terminato il racconto.
Dopo averla ascoltata, e vedendola abbassare di nuovo lo sguardo, immerso nelle lacrime, la volpe le accarezzò delicatamente il mento e alzò il suo viso, fino a guardarla negli occhi.
“Sei stata imprudente.” disse Nick seriamente.
La coniglietta non replicò, e la volpe non aggiunse altro: entrambi si limitarono ad osservarsi a vicenda negli occhi, mentre pian piano i loro corpi iniziarono ad avvicinarsi. Non appena i due piccoli mammiferi avvertirono quel contatto spontaneo ed incontrollato, Judy abbracciò il suo migliore amico e affondò la testa sul suo mento, nel tentativo di cercare e avere la sua protezione.
Per un istante, Nick rimase sorpreso di vedere la propria partner compiere quel gesto, nonostante sapesse che sarebbe stato prevedibile. Dopo quel momento di esitazione, ricambiò quell'abbraccio, stringendola a sé come se gli appartenesse.
“Non le permetterò di continuare a farti del male.”
Nel sentire quelle parole, Judy abbracciò più forte Nick, contenta di avere un amico speciale come lui.
“Sono una pessima poliziotta e una pessima amica, vero?”
Nel sentire quelle parole, la volpe rimase ulteriormente sconcertata: in quel momento ebbe l'impressione non essere in compagnia della coniglietta estroversa ed entusiasta che aveva conosciuto tanto tempo fa. Probabilmente era ancora molto turbata per ciò che aveva visto questa notte a casa sua.
“Sai che non è vero: sei una bravissima poliziotta e una fantastica amica; sei riuscita a far diventare un agente di polizia una volpe scaltra e ottusa che un po' di tempo fa vendeva illegalmente ghiaccioli e legno di colore “rosso”, evadendo le tasse, e sei riuscita a guadagnarti la sua fiducia e il suo aiuto per risolvere quel famoso caso sui predatori scomparsi…ed eri andata da lui per consolarlo nel momento del bisogno e chiarire quell'equivoco che si era creato…tra noi due. Un qualsiasi altro agente di polizia mediocre non avrebbe mai fatto tutto questo.”
“Ma una mammifera è morta per colpa mia: solo perché avevo sospettato che fosse quella pazza assassina…” insistette Judy, che ripensò alla povera Linda, legata per i polsi da una corda che partiva dal soffitto, con il petto completamente nudo e crivellato di colpi, gli occhi chiusi e la bocca aperta che mostrava i denti sporchi del sangue, che le era colato nel momento in cui era morta. Ma l'aspetto peggiore era che quella psicopatica le aveva fatto vedere il video in cui mostrava come la stava uccidendo. A causa di quei ricordi che ricominciarono ad affiorare nella propria mente, ricominciò a piangere, e al contempo a tenere la testa appoggiata sul petto della volpe.
“Tu non sei responsabile di nulla: è stata quella stronza psicopatica a compiere quell'omicidio.” ripeté Nick, nel vano tentativo di continuare a consolare Judy.
“Io ho paura, Nick!” esclamò improvvisamente la leporide, che chiuse le proprie zampe a pugno e che, dopo aver interrotto l'abbraccio, volse lo sguardo verso il volto del proprio partner. “Ho paura di vedere e sapere che le prossime vittime possano essere i miei genitori, o te!...E per quanto mi impegno ad anticiparla e ad impedirle di uccidere ancora, lei riesce a trovare il modo di vanificare i miei sforzi e ad anticiparmi!...Io non voglio veder morire i miei cari!” disse infine la coniglietta confessandogli le proprie paure…e il motivo per cui non riusciva a concentrarsi ad indagare sulla propria persecutrice e a respingere l'aiuto del proprio partner.
Nick la squadrò negli occhi.
“Se continui a rifiutare il mio aiuto, non farai altro che peggiorare la tua situazione attuale…e che l’assassina riuscirà a far fuori i mammiferi a cui tieni di più al mondo.” fu la risposta del canide. “Ma se accetti il mio aiuto e collaboriamo come se fossimo una squadra, non solo riusciremo ad impedirle di uccidere chiunque capiti nel suo mirino, ma riusciremo a smascherarla e ad arrestarla…e soprattutto le faremo pagare caro tutti quegli omicidi che ha finora compiuto e del male che ti ha fatto.”
La leporide rifletté sulle parole di Nick. Dopo essersi asciugato il viso dalle lacrime con il braccio sinistro, si limitò a fare cenno con la testa, nonostante la sua espressione rimase incerta.
“E brava la mia Carotina.” disse il canide baciandole la fronte. “Domani sarà una giornata intensa per noi: perciò è meglio riposarci, cosicché potremmo concentrarci meglio sulle indagini di quella killer stronza.”
Dopo aver chiuso le sicure dell'automobile, attaccato sui vetri dei finestrini dei fogli di giornale e disteso i sedili, i due piccoli mammiferi si prepararono ad addormentarsi, l'uno vicino all'altro. Tuttavia Judy fece fatica ad addormentarsi, a causa della preoccupazione per i propri genitori; non sapeva quanti minuti, o addirittura ore, fossero passate, ma nonostante fosse invasa dall’agitazione e dalla malinconia, alla fine riuscì a chiudere gli occhi.

Dopo aver dormito, distesa per terra, Judy si svegliò di colpo. Il cielo era rosso come il sangue e le nuvole erano nere, il suolo era duro e pieno di polvere rossa scura, e un fumo rossiccio si sollevava da terra, contaminando l'aria.
“Nick!” urlò in preda al panico, senza ottenere risposta.
Non aveva idea di dove si trovasse, ed aveva paura. Poi fu un rumore impercettibile a catturare la sua attenzione e a far tendere le sue orecchie; non appena si voltò, vide una figura vestita di nero, delle sue stesse dimensioni. Judy sgranò gli occhi, poiché riconobbe quella killer psicopatica che stava avanzando lentamente. In quel preciso momento la coniglietta fu invasa dalla rabbia e dall'odio, e spinta dall'esigenza di farla finita una volta per tutte, prese dalla fondina la pistola e fece fuoco su di lei. Non appena vide quella mammifera cadere a terra, la coniglietta si avvicinò cauta verso di lei. La killer non si mosse, e non respirava. La piccola agente continuava a tenere la pistola puntata sul cadavere. Invasa ancora dalla rabbia, decise di toglierle il passamontagna, poiché voleva sapere a tutti i costi chi fosse realmente quella stronza. Non appena vide la sua vera identità, rimase allibita e sgranò gli occhi.
“Linda?!” esclamò Judy scioccata e incredula.
La gatta aprì velocemente gli occhi, dopodiché si alzò e afferrò il collo della divisa della leporide con una rapidità innaturale.
“Tu mi hai uccisa.” disse Linda con disprezzo.
“No…io non volevo…” replicò Judy dispiaciuta.
“Oh si che volevi farlo.”
La coniglietta si voltò verso la provenienza della voce: dal nulla apparvero diversi mammiferi di varie dimensioni; alcuni di loro indossavano la divisa della polizia.
“B…Bellwether?”
“Si Judy. Noi siamo morti per colpa tua: hai le zampe sporche del nostro sangue.” proseguì la pecorella.
“Tu ci hai consegnati a quell'assassina, e non ci hai protetti!” esclamò Linda.
“No…Mi dispiace!” replicò la leporide, che iniziò a piangere.
“Adesso sarai testimone del tuo fallimento!”
La piccola agente riconobbe la voce metallica: non appena si voltò di nuovo, in un'altra direzione, vide la killer con il passamontagna e i vestiti di nero: era armata di due pistole, e le stava puntando verso due mammiferi leggermente più grandi.
“No!...Mamma, Papà!” urlò Judy. “Non farlo, ti prego!”
La leporide tentò di raggiungerli, ma fu trattenuta da Linda, che continuava a tenere la presa sulla propria divisa. L’ultima cosa che vide fu lo sguardo sconvolto dei genitori, i quali caddero a terra dopo aver sentito i due spari.
“Noooooo!!!!” urlò furiosa Judy.
In quello stesso momento la gatta tirò giù la coniglietta, per poi trafiggerle il petto con un coltello.
Dopo aver emesso il lamento di chi era stato ferito gravemente, la piccola agente squadrò incredula la felina.
“Perché lo hai fatto?” chiese Judy, nonostante sapesse bene il motivo che l'aveva spinta a compiere quel gesto. “Mi dispiace…”
La coniglietta abbassò lo sguardo sul corpo senza vita di Linda e si mise a piangere a dirotto, invasa dai sensi di colpa per aver sospettato di lei e per averla consegnata nelle grinfie di quella puttana. Pochi secondi dopo si voltò di nuovo: la killer era sopra di lei, con la pistola puntata in basso. Desiderava reagire, lottare contro di lei e ucciderla, ma non lo fece, poiché non aveva più senso fermarla: non era riuscita a difendere i propri genitori, e aveva anche provocato la morte di diversi mammiferi innocenti. Chiunque avrebbe potuto leggere nei propri occhi il fallimento. Squadrò la killer con lo sguardo di chi aveva perso tutto, e di chi supplica di voler morire perché non aveva più senso vivere: aveva perso tutto e tutti, e voleva smettere di soffrire.
Come se avesse finalmente ottenuto ciò che voleva, la killer premette il grilletto della propria arma, facendo partire il proiettile che mise rapidamente fine alla vita della propria vittima, che prima di morire si accorse degli sguardi compiaciuti dei mammiferi che erano stati uccisi da quella psicopatica.

Alla fine di quel macabro incubo, Judy si svegliò di soprassalto. Era bagnata fradicia di sudore sul viso e su tutto il resto del corpo; respirava affannosamente, ed era in lacrime.
“Judy?”
Non appena la coniglietta si voltò, vide Nick, che oltre ad essersi alzato, aveva un espressione preoccupata. Invece di rispondergli, Judy andò ad abbracciarlo, piangendo a dirotto e forte.
“Era soltanto un brutto incubo, Carotina.” disse la volpe nel tentativo di consolarla, mentre la attirava di più a sé mentre la abbracciava.
Come se non avesse ascoltato quelle parole, Judy continuò a piangere e a singhiozzare.
In quel momento il canide capì che le parole non servivano più: bisognava aspettare che finisse di sfogarsi; così si limitò ad accarezzarla, e di aspettare che si calmasse.

Angolo autore
Rieccomi qua…tra giorni in cui sono stato impegnato col lavoro e momenti in cui non avevo ispirazione o ero impegnato, alla fine sono riuscito a terminare un altro capitolo in cui torturo la mia povera protagonista preferita (anche se scommetto che mi direte che non sembra essere così, visto il modo in cui la sto trattando).
Aspetterò con pazienza le vostre recensioni e, nel caso notiate degli errori che mi sono sfuggiti, fatemelo sapere. A presto.

   
 
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