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Autore: Lory221B    12/08/2018    1 recensioni
La GCPD ha un'operazione importante da compiere e niente deve ostacolarli. Per evitare intromissioni da parte di Oswald, Harvey ha il piano perfetto: trovare qualcuno che possa distrarlo. Ma le cose non vanno esattamente come previsto.
(Gobblepot)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Stavamo uscendo assieme?

Aprire la porta era stato un gioco da ragazzi; evidentemente Jim Gordon non prestava troppa attenzione alla sua sicurezza o forse credeva che nessuno avrebbe osato forzare la serratura dell’appartamento del Capitano della polizia.

Più probabilmente credeva che non avrebbe comunque potuto evitarlo.

Oswald si guardò sconsolato per l’appartamento, non aveva mai visto un posto più triste di quello. Si accomodò, per così dire, sul divano che sembrava essere stato recuperato da una discarica. Era tutto talmente asettico che quasi rimpianse l’appartamento di Barbara, dove Jim viveva quando si erano conosciuti.

Jim Gordon che gli aveva salvato la vita e continuava ad incasinargliela, senza nemmeno rendersene conto.

Era nervoso, tre settimane prima aveva creduto che la conclusione inevitabile sarebbe stato uno scontro con la GCPD, invece si trovava nell’appartamento di Gordon indeciso su cosa dire e come dirlo.

Aveva finito per sentire qualcosa che poteva essere classificato come un forte sentimento per James Gordon? Sì, non voleva parlare d’amore perché ammettere una cosa del genere sarebbe stato controproducente. Non sapeva cosa provava Jim e non voleva assecondare le sue stupide emozioni classificando come amore qualcosa che magari non sarebbe stato ricambiato.

Ma poi, sperava davvero che uno come Jim Gordon potesse innamorarsi di lui? Emise un flebile lamento, probabilmente si stava imbarcando nell’ennesima esperienza deludente della sua vita.

Non dovette rimanere a lungo da solo a riflettere sulla mancanza di mobilio e su cosa fosse o non fosse amore, perché pochi minuti dopo il suo ingresso, fu raggiunto dal proprietario dell’appartamento in persona che non sembrò sorpreso quando lo trovò già seduto in sua attesa.

« Ti direi di fare come a casa tua, ma vedo che ti sei già accomodato » esordì Gordon, il tono era cambiato, era rude, esattamente come Oswald aveva immaginato che Jim avrebbe reagito appena avrebbe parlato con il suo ex contabile.

« Questo posto lo chiami casa? So che lo stipendio dei poliziotti è misero, ma qualche mobile decente potresti comprarlo, magari dare una verniciata, insomma arredare » il tono voleva essere scherzoso ma Jim non era per niente in vena di ridere;  batté forte i pugni sul tavolo, zittendo Oswald che si fece immediatamente serio.

« Stavamo uscendo assieme, Oswald? »

« Oh, non mi aspettavo andassimo dritti al punto » rispose, occhi negli occhi con quelli di Jim, felice che almeno se ne fosse reso conto che avevano avuto una sorta di appuntamenti. Oswald aveva visto Gordon arrabbiato tante volte ma la sua espressione sembrava più delusa e amareggiata che arrabbiata e questo quasi lo tranquillizzò. Se fosse stato solo arrabbiato, avrebbe significato che il problema riguardava l’essere stato ingannato, manipolato; la delusione e l’amarezza poteva riguardare qualcos’altro, ad esempio quella fitta nello stomaco che Oswald sentiva ogni volta che Jim lo guardava.

« Se vuoi, puoi cominciare a raccontare da tre settimane fa, sono tutto orecchi » ruggì Gordon.

« Intendi quando mi hai messo una spia in casa? Molto bene, iniziamo pure da là » il tono era calmo, quasi accomodante. Jim decise di sedersi accanto a Oswald, stando ben attento a non toccarlo, nemmeno per sbaglio e Pinguino non poté fare a meno di notarlo. Boccheggiò per un attimo, ferito, ma proseguì comunque, sperando che alla fine Jim avrebbe capito, che non si sarebbe arroccato dietro presunti valori morali.

« Ero alla ricerca di un contabile, come ben saprai, e mi venne presentato questo tizio, anonimo, dall’aspetto gradevole, il tuo agente Smith, insomma. Superò i primi controlli di routine, sembrava apposto, venne addirittura consigliato da altri criminali; però aveva qualcosa di strano, non riuscivo a fidarmi » fece una pausa, Gordon continuava a fissarlo in attesa e per un attimo a Oswald venne voglia di gridare “al diavolo” e riprendere a baciarlo come nulla fosse successo, ma non sembrava che Jim avrebbe apprezzato in quel momento, anzi, rischiava un tremendo rifiuto.

« Feci eseguire controlli più approfonditi e scoprii che era un agente di polizia e pensai “cavolo, il mio vecchio amico Jim Gordon non si fa sentire da mesi e poi mi mette una spia in casa?” La cosa mi aveva un po’ innervosito Jim. Ammetto di essere andato in paranoia, la prima cosa che ho pensato è che di nuovo volessi far crollare il mio impero, dopo tutto quello che avevo fatto per la città e che sto ancora facendo. Non potevo cadere nella polvere di nuovo, non per colpa tua. Ma non potevo mandarlo via, non senza sapere quale fosse il tuo piano, così ho atteso paziente la tua mossa » cercava di mantenere un tono neutrale, distaccato, nonostante la moltitudine di pensieri e sentimenti che gli erano passati per la testa quando aveva davvero creduto che Jim volesse nuovamente tradirlo.

« Era di Harvey l’idea » lo interruppe Gordon, frastornato, sempre più pentito di non aver bloccato quello stupido piano di Bullock;  Oswald non sembrò stupito dalla rivelazione. Col senno di poi, non sembrava un’idea alla Jim.

« Beh, in ogni caso una settimana dopo ti sei presentato a casa mia » continuò, rimettendo in fila tutti gli avvenimenti.

« Oh… » lo interruppe nuovamente Gordon « Era per questo che eri così… »

« Nervoso? Stressato? Stanco di essere tradito da te? Sì, ma quel giorno mi hai confuso, non sono riuscito a capire cosa volessi. Avevi detto che le cose sarebbero tornare come prima e altri sproloqui che cozzavano con una spia in casa mia » aveva preso a massaggiarsi la caviglia, non perché gli facesse male ma per un riflesso condizionato: si sentiva esposto, insicuro e quel gesto aveva un che di consolatorio.

« Poi, mentre stavi uscendo dal mio ufficio, ci ha raggiunto il tuo agente Smith e ammetto di aver recitato male, volevo che tu credessi che mi fidavo di lui, che non lo avevo scoperto ma ero talmente infuriato che ho esagerato nell’essere affabile, è sembrato quasi che mi piacesse » fece un'altra pausa e sta volta non poté nascondere un’espressione più tenera , che spiazzò non poco Gordon « tu hai avuto una reazione strana in risposta al mio comportamento, così ne ho approfittato, ho pensato che potevo tenere d’occhio te mentre tu tenevi d’occhio me »

Jim scosse la testa « Sfruttando la mia propensione ad aiutare il prossimo? »

Oswald avrebbe voluto spiegargli che quella che all’inizio doveva essere una mossa per manipolarlo, per controllarlo, gli si era ritorta contro inaspettatamente, ma non riusciva ad esprimerlo, non senza sentirtisi ridicolo.

« Sembravi davvero preoccupato per me » tentò e sta volta fu il turno di Oswald di allungare timidamente le dita per provare a toccare quelle di Jim, che le ritrasse immediatamente.

« Così mi hai detto che uscivi con lui » Gordon sentiva la rabbia montargli di secondo in secondo. Come avesse potuto credere che Pinguino si fosse preso una sbandata per uno appena conosciuto, non lo sapeva nemmeno lui. Forse era semplicemente geloso e non aveva riflettuto abbastanza o forse gli piaceva avere una scusa per vedere Oswald al di fuori del lavoro, nonostante fosse per dare consigli amorosi che alla fine non aveva mai dato.

« Io non ho mai detto che uscivo con lui, Jim. L’hai dedotto tu; ripensa alle nostre conversazioni, mai una volta l’ho nominato né ho detto che uscissi con qualcun altro »

Jim emise un profondo, lungo, respiro « Molto furbo, quindi cosa? Mi chiedevi consigli per uscire con me? » sbraitò.

Oswald provò a rispondere più volte ma finì per fare soltanto un cenno di assenso. In fin dei conti la strategia aveva funzionato ed era riuscito a dimostrare a Jim che davvero era l’unico amico con cui poteva camminare nell’oscurità.

« E a cosa ti è servito? Non stavo complottando per scardinare il tuo impero, Oswald »

« Adesso lo so » rispose calmo, ma Jim non sembrava essere sulla testa linea d’onda.

« Quindi cos’era? Un test? Volevi vedere fin dove mi sarei spinto? Fin dove potevi manipolarmi? »

« Oh no, Jim. Non hai fatto niente che tu non volessi fare davvero e te l’ho dimostrato. Lo sai anche tu che è così »

L’espressione di Gordon mutò da infuriata a quella che sembrava una presa di coscienza.  Si alzò dal divano mentre Oswald lo osservava muoversi inquieto per la stanza.

Jim non sapeva cosa volesse davvero sentirsi dire, ma alla fine era un po’ deluso, stranito, certo che non era così che le cose dovessero andare. Sapeva che stava scaricando tutta la “colpa” su Oswald ingiustamente, solo perché non voleva ammettere che era anche pronto a perdonarlo, tanto si era lasciato coinvolgere.

Si voltò verso Oswald e l’espressione che Jim gli rivolse lo fece gelare.

« Vattene »

« Mi hai chiamato tu » protestò Cobblepot, rimettendosi in piedi e agitando le braccia per sottolineare quanto Jim fosse irragionevole.

« Solo tu puoi fare il volubile isterico? Ora che hai chiarito la tua posizione, devo tornare al lavoro. Ho affari piuttosto urgenti che ho abbandonato per venire dietro a te » gli rispose facendo un cenno verso la porta che Oswald non assecondò, anzi si fece più vicino, di solito nelle loro precedenti interazioni, a questo punto, avrebbero iniziato un battibecco che sarebbe culminato con Gordon che lo strattonava per il colletto, ma Oswald sperava di suscitare in lui qualche altra emozione che non fosse rabbia.

« Devi tornare in centrale per sgominare la banda che sta terrorizzando i bassifondi? » chiese, con l’aria di chi sapeva molte cose « Io davvero posso aiutarti, Jim. Lasciami intervenire »

« No, era proprio quello che non volevo: una tua intromissione » Jim si avvicinò a sua volta, erano abbastanza vicini perché Oswald sentisse il suo respiro e non poté non ripensare a tutto il monologo di Jim su quello che accadeva prima di un bacio. Non aveva mai desiderato più di tanto baciare qualcuno, però con Jim Gordon era diverso, era tutto diverso con lui, ma mai facile. Era sicuro che anche Jim stesse ripensando alla sera prima, lo aveva visto incerto per un attimo, come se stesse ponderando cosa fare, ma alla fine spostò lo sguardo da un’altra parte, spezzando la tensione che si era creata.

« Fai come vuoi, James. Ma non fare finta che non sia successo niente » per quanto si sentisse spezzato, voleva provocare una reazione da parte di Gordon, un qualcosa che gli ricordasse che nessuno lo aveva obbligato a correre da lui e baciarlo.

Jim ripensò alla sua notte insonne, al fatto che aveva concluso che qualunque cosa stesse accadendo tra loro dovesse essere stroncata sul nascere, che dimostrarsi titubante avrebbe solo rafforzato la convinzione di Oswald di aver provato di conoscerlo meglio di quanto credesse.

« Non è successo niente e non succederà mai niente, chiaro? Sai perché? Perché credo che una relazione non possa iniziare con bugie, manipolazioni e qualunque altra cosa sia nel tuo repertorio » ribatté, puntando dritto alla porta d’uscita. Ad Oswald venne istintivo trattenerlo per un braccio. Il contatto fu talmente inaspettato che Jim si ritrovò a chiedersi se fosse mai successo; di solito era lui che gli metteva le mani addosso per minacciarlo, scortarlo, arrestarlo, non riusciva a focalizzare una volta che fosse stato Oswald a toccarlo in maniera così decisa.

« Lasciami, subito! » rabbia, Oswald era talmente abituato alle reazioni nervose di Jim che nemmeno ne rimase ferito e mollò la presa.

« Se vuoi scaricarmi ok, ma non raccontarti che è perché ti ho mentito, in fin dei conti hai fatto lo stesso facendomi controllare. Credevi stessi uscendo con un poliziotto, sapevi che finita la missione mi avrebbe mollato e questo è orribile ma non sono arrabbiato, Jim » rispose, cercando di mantenere, a fatica, la maschera dell’indifferenza.

« È vero, ho fatto lo stesso, ti ho mentito. Non ti chiedi il perché? Forse perché non mi interessa avere una relazione con te né mi importava di ferirti?  Non ti sto scaricando perché non stavamo assieme » rispose, sapendo di mentire e abbandonò l’appartamento, chiudendo forte la porta forte dietro di sé « Non stavamo assieme » ripeté mentre ritornava verso la centrale.

   
 
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