Stavamo uscendo assieme?
Aprire
la porta era stato un gioco da ragazzi; evidentemente Jim Gordon non
prestava
troppa attenzione alla sua sicurezza o forse credeva che nessuno
avrebbe osato
forzare la serratura dell’appartamento del Capitano della
polizia.
Più
probabilmente credeva che non avrebbe comunque potuto evitarlo.
Oswald
si guardò sconsolato per l’appartamento, non aveva
mai visto un posto più
triste di quello. Si accomodò, per così dire, sul
divano che sembrava essere
stato recuperato da una discarica. Era tutto talmente asettico che
quasi
rimpianse l’appartamento di Barbara, dove Jim viveva quando
si erano
conosciuti.
Jim
Gordon che gli aveva salvato la vita e continuava ad incasinargliela,
senza
nemmeno rendersene conto.
Era
nervoso, tre settimane prima aveva creduto che la conclusione
inevitabile
sarebbe stato uno scontro con la GCPD, invece si trovava
nell’appartamento di
Gordon indeciso su cosa dire e come dirlo.
Aveva
finito per sentire qualcosa che poteva essere classificato come un
forte
sentimento per James Gordon? Sì, non voleva parlare
d’amore perché ammettere
una cosa del genere sarebbe stato controproducente. Non sapeva cosa
provava Jim
e non voleva assecondare le sue stupide emozioni classificando come
amore
qualcosa che magari non sarebbe stato ricambiato.
Ma
poi, sperava davvero che uno come Jim Gordon potesse innamorarsi di
lui? Emise
un flebile lamento, probabilmente si stava imbarcando
nell’ennesima esperienza
deludente della sua vita.
Non
dovette rimanere a lungo da solo a riflettere sulla mancanza di mobilio
e su
cosa fosse o non fosse amore, perché pochi minuti dopo il
suo ingresso, fu
raggiunto dal proprietario dell’appartamento in persona che
non sembrò sorpreso
quando lo trovò già seduto in sua attesa.
«
Ti direi di fare come a casa tua, ma vedo che ti sei già
accomodato » esordì
Gordon, il tono era cambiato, era rude, esattamente come Oswald aveva
immaginato che Jim avrebbe reagito appena avrebbe parlato con il suo ex
contabile.
«
Questo posto lo chiami casa? So che lo stipendio dei poliziotti
è misero, ma
qualche mobile decente potresti comprarlo, magari dare una verniciata,
insomma
arredare » il tono voleva essere scherzoso ma Jim non era per
niente in vena di
ridere; batté
forte i pugni sul tavolo,
zittendo Oswald che si fece immediatamente serio.
«
Stavamo uscendo assieme, Oswald? »
«
Oh, non mi aspettavo andassimo dritti al punto » rispose,
occhi negli occhi con
quelli di Jim, felice che almeno se ne fosse reso conto che avevano
avuto una
sorta di appuntamenti. Oswald aveva visto Gordon arrabbiato tante volte
ma la
sua espressione sembrava più delusa e amareggiata che
arrabbiata e questo quasi
lo tranquillizzò. Se fosse stato solo arrabbiato, avrebbe
significato che il
problema riguardava l’essere stato ingannato, manipolato; la
delusione e l’amarezza
poteva riguardare qualcos’altro, ad esempio quella fitta
nello stomaco che
Oswald sentiva ogni volta che Jim lo guardava.
«
Se vuoi, puoi cominciare a raccontare da tre settimane fa, sono tutto
orecchi »
ruggì Gordon.
«
Intendi quando mi hai messo una spia in casa? Molto bene, iniziamo pure
da là »
il tono era calmo, quasi accomodante. Jim decise di sedersi accanto a
Oswald,
stando ben attento a non toccarlo, nemmeno per sbaglio e Pinguino non
poté fare
a meno di notarlo. Boccheggiò per un attimo, ferito, ma
proseguì comunque,
sperando che alla fine Jim avrebbe capito, che non si sarebbe arroccato
dietro
presunti valori morali.
«
Ero alla ricerca di un contabile, come ben saprai, e mi venne
presentato questo
tizio, anonimo, dall’aspetto gradevole, il tuo agente Smith,
insomma. Superò i
primi controlli di routine, sembrava apposto, venne addirittura
consigliato da
altri criminali; però aveva qualcosa di strano, non riuscivo
a fidarmi » fece
una pausa, Gordon continuava a fissarlo in attesa e per un attimo a
Oswald
venne voglia di gridare “al diavolo” e riprendere a
baciarlo come nulla fosse
successo, ma non sembrava che Jim avrebbe apprezzato in quel momento,
anzi,
rischiava un tremendo rifiuto.
«
Feci eseguire controlli più approfonditi e scoprii che era
un agente di polizia
e pensai “cavolo, il mio vecchio amico Jim Gordon non si fa
sentire da mesi e
poi mi mette una spia in casa?” La cosa mi aveva un
po’ innervosito Jim.
Ammetto di essere andato in paranoia, la prima cosa che ho pensato
è che di
nuovo volessi far crollare il mio impero, dopo tutto quello che avevo
fatto per
la città e che sto ancora facendo. Non potevo cadere nella
polvere di nuovo,
non per colpa tua. Ma non potevo mandarlo via, non senza sapere quale
fosse il
tuo piano, così ho atteso paziente la tua mossa »
cercava di mantenere un tono
neutrale, distaccato, nonostante la moltitudine di pensieri e
sentimenti che
gli erano passati per la testa quando aveva davvero creduto che Jim
volesse
nuovamente tradirlo.
«
Era di Harvey l’idea » lo interruppe Gordon,
frastornato, sempre più pentito di
non aver bloccato quello stupido piano di Bullock;
Oswald non sembrò stupito dalla rivelazione.
Col senno di poi, non sembrava un’idea alla Jim.
«
Beh, in ogni caso una settimana dopo ti sei presentato a casa mia
» continuò,
rimettendo in fila tutti gli avvenimenti.
«
Oh… » lo interruppe nuovamente Gordon «
Era per questo che eri così… »
«
Nervoso? Stressato? Stanco di essere tradito da te? Sì, ma
quel giorno mi hai
confuso, non sono riuscito a capire cosa volessi. Avevi detto che le
cose
sarebbero tornare come prima e altri sproloqui che cozzavano con una
spia in
casa mia » aveva preso a massaggiarsi la caviglia, non
perché gli facesse male
ma per un riflesso condizionato: si sentiva esposto, insicuro e quel
gesto
aveva un che di consolatorio.
«
Poi, mentre stavi uscendo dal mio ufficio, ci ha raggiunto il tuo
agente Smith
e ammetto di aver recitato male, volevo che tu credessi che mi fidavo
di lui,
che non lo avevo scoperto ma ero talmente infuriato che ho esagerato
nell’essere affabile, è sembrato quasi che mi
piacesse » fece un'altra pausa e
sta volta non poté nascondere un’espressione
più tenera , che spiazzò non poco Gordon
« tu hai avuto una reazione strana in risposta al mio
comportamento, così ne ho
approfittato, ho pensato che potevo tenere d’occhio te mentre
tu tenevi
d’occhio me »
Jim
scosse la testa « Sfruttando la mia propensione ad aiutare il
prossimo? »
Oswald
avrebbe voluto spiegargli che quella che all’inizio doveva
essere una mossa per
manipolarlo, per controllarlo, gli si era ritorta contro
inaspettatamente, ma
non riusciva ad esprimerlo, non senza sentirtisi ridicolo.
«
Sembravi davvero preoccupato per me » tentò e sta
volta fu il turno di Oswald di
allungare timidamente le dita per provare a toccare quelle di Jim, che
le
ritrasse immediatamente.
«
Così mi hai detto che uscivi con lui » Gordon
sentiva la rabbia montargli di
secondo in secondo. Come avesse potuto credere che Pinguino si fosse
preso una
sbandata per uno appena conosciuto, non lo sapeva nemmeno lui. Forse
era
semplicemente geloso e non aveva riflettuto abbastanza o forse gli
piaceva
avere una scusa per vedere Oswald al di fuori del lavoro, nonostante
fosse per
dare consigli amorosi che alla fine non aveva mai dato.
«
Io non ho mai detto che uscivo con lui, Jim. L’hai dedotto
tu; ripensa alle
nostre conversazioni, mai una volta l’ho nominato
né ho detto che uscissi con
qualcun altro »
Jim
emise un profondo, lungo, respiro « Molto furbo, quindi cosa?
Mi chiedevi
consigli per uscire con me? » sbraitò.
Oswald
provò a rispondere più volte ma finì
per fare soltanto un cenno di assenso. In
fin dei conti la strategia aveva funzionato ed era riuscito a
dimostrare a Jim
che davvero era l’unico amico con cui poteva camminare
nell’oscurità.
«
E a cosa ti è servito? Non stavo complottando per scardinare
il tuo impero,
Oswald »
«
Adesso lo so » rispose calmo, ma Jim non sembrava essere
sulla testa linea
d’onda.
«
Quindi cos’era? Un test? Volevi vedere fin dove mi sarei
spinto? Fin dove
potevi manipolarmi? »
«
Oh no, Jim. Non hai fatto niente che tu non volessi fare davvero e te
l’ho
dimostrato. Lo sai anche tu che è così »
L’espressione
di Gordon mutò da infuriata a quella che sembrava una presa
di coscienza. Si
alzò dal divano mentre Oswald lo osservava
muoversi inquieto per la stanza.
Jim
non sapeva cosa volesse davvero sentirsi dire, ma alla fine era un
po’ deluso,
stranito, certo che non era così che le cose dovessero
andare. Sapeva che stava
scaricando tutta la “colpa” su Oswald
ingiustamente, solo perché non voleva
ammettere che era anche pronto a perdonarlo, tanto si era lasciato
coinvolgere.
Si
voltò verso Oswald e l’espressione che Jim gli
rivolse lo fece gelare.
«
Vattene »
«
Mi hai chiamato tu » protestò Cobblepot,
rimettendosi in piedi e agitando le
braccia per sottolineare quanto Jim fosse irragionevole.
«
Solo tu puoi fare il volubile isterico? Ora che hai chiarito la tua
posizione,
devo tornare al lavoro. Ho affari piuttosto urgenti che ho abbandonato
per
venire dietro a te » gli rispose facendo un cenno verso la
porta che Oswald non
assecondò, anzi si fece più vicino, di solito
nelle loro precedenti
interazioni, a questo punto, avrebbero iniziato un battibecco che
sarebbe
culminato con Gordon che lo strattonava per il colletto, ma Oswald
sperava di
suscitare in lui qualche altra emozione che non fosse rabbia.
«
Devi tornare in centrale per sgominare la banda che sta terrorizzando i
bassifondi? » chiese, con l’aria di chi sapeva
molte cose « Io davvero posso
aiutarti, Jim. Lasciami intervenire »
«
No, era proprio quello che non volevo: una tua intromissione
» Jim si avvicinò
a sua volta, erano abbastanza vicini perché Oswald sentisse
il suo respiro e non
poté non ripensare a tutto il monologo di Jim su quello che
accadeva prima di
un bacio. Non aveva mai desiderato più di tanto baciare
qualcuno, però con Jim
Gordon era diverso, era tutto diverso con lui, ma mai facile. Era
sicuro che
anche Jim stesse ripensando alla sera prima, lo aveva visto incerto per
un
attimo, come se stesse ponderando cosa fare, ma alla fine
spostò lo sguardo da
un’altra parte, spezzando la tensione che si era creata.
«
Fai come vuoi, James. Ma non fare finta che non sia successo niente
» per
quanto si sentisse spezzato, voleva provocare una reazione da parte di
Gordon,
un qualcosa che gli ricordasse che nessuno lo aveva obbligato a correre
da lui
e baciarlo.
Jim
ripensò alla sua notte insonne, al fatto che aveva concluso
che qualunque cosa
stesse accadendo tra loro dovesse essere stroncata sul nascere, che
dimostrarsi
titubante avrebbe solo rafforzato la convinzione di Oswald di aver
provato di
conoscerlo meglio di quanto credesse.
«
Non è successo niente e non succederà mai niente,
chiaro? Sai perché? Perché
credo che una relazione non possa iniziare con bugie, manipolazioni e
qualunque
altra cosa sia nel tuo repertorio » ribatté,
puntando dritto alla porta
d’uscita. Ad Oswald venne istintivo trattenerlo per un
braccio. Il contatto fu
talmente inaspettato che Jim si ritrovò a chiedersi se fosse
mai successo; di
solito era lui che gli metteva le mani addosso per minacciarlo,
scortarlo,
arrestarlo, non riusciva a focalizzare una volta che fosse stato Oswald
a
toccarlo in maniera così decisa.
«
Lasciami, subito! » rabbia, Oswald era talmente abituato alle
reazioni nervose
di Jim che nemmeno ne rimase ferito e mollò la presa.
«
Se vuoi scaricarmi ok, ma non raccontarti che è
perché ti ho mentito, in fin
dei conti hai fatto lo stesso facendomi controllare. Credevi stessi
uscendo con
un poliziotto, sapevi che finita la missione mi avrebbe mollato e
questo è
orribile ma non sono arrabbiato, Jim » rispose, cercando di
mantenere, a
fatica, la maschera dell’indifferenza.
«
È vero, ho fatto lo stesso, ti ho mentito. Non ti chiedi il
perché? Forse
perché non mi interessa avere una relazione con te
né mi importava di ferirti? Non
ti sto scaricando perché non stavamo
assieme » rispose, sapendo di mentire e abbandonò
l’appartamento, chiudendo forte
la porta forte dietro di sé « Non stavamo assieme
» ripeté mentre ritornava
verso la centrale.