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Autore: Fe_    12/08/2018    4 recensioni
[Storia sospesa]
I semidei erano stati scoperti.
Troppo potenti per essere davvero sterminati, gli umani avevano iniziato a temerli, confinandoli prima in aree limitate e, una volta capito che segregarli in distretti fomentava ribellioni ed insurrezioni, relegandoli con muri di vetro all'interno della società.
Il marchio del semidio partiva dalle scuole, scuole speciali per giovani di esclusiva discendenza divina, veniva posto nei documenti e continuava nel lavoro, nella vita privata persino: nessun umano sano di mente avrebbe sposato un semidio.
Poi erano iniziate le battaglie: ogni anno, una classe delle scuole esclusivamente semidivine non veniva semplicemente portata in gita, ma sorteggiata per una gara all'ultimo sangue per divertire la popolazione, esorcizzando lo spettro di un terrore che lo stesso governo provoca.
Uno solo è il vincitore della Battle Divine, ma riuscirà a sopportare il peso di dover uccidere i suoi simili, i suoi compagni di classe ed amici?
Fanfiction interattiva: Iscrizioni chiuse
Genere: Avventura, Dark, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Mostri, Nuova generazione di Semidei, Semidei Fanfiction Interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Battle Divine
Amicizie e Tradimenti


➊ Minori- Ansia
5.26 pm, 15 maggio 2xx7, Ala ovest della scuola


on riusciva a respirare.
In una giornata normale Alysse o Marianne o persino Marie lo avrebbero calmato, ma la prima non c'era, l'ultima nemmeno, e Marianne... Marianne...
Si chinò a terra, cercando di far andare le ampie boccate di ossigeno che inspirava sino ai polmoni, al cuore. Marianne non ci sarebbe stata mai più.
Il suo era un attacco di panico in piena regola. Era ridicolo, no? Suo padre era il dio della medicina, e lui si faceva mettere k.o. da un attacco di panico.
Provò a posare le braccia a terra, per sollevarsi dalla posizione inginocchiata e china in avanti che aveva assunto. Si trovava nei corridoi tra la palestra e l'infermeria, situati strategicamente vicini, e di certo qualcuno prima o poi lo avrebbe trovato. Doveva solo aspettare, anche se una parte di lui temeva che l'asfissia non fosse solo una sensazione. Se il collare lo avesse ucciso? Nessuno lo avrebbe trovato, sarebbe morto lì, formiche e mosche si sarebbero saziati della sua giovane carne e nessuno avrebbe pianto per lui.
Sentì il panico stringergli maggiormente il petto, la punta delle dita farsi insensibile, avrebbe addirittura potuto giurare di avere un'esperienza extracorporea e, mentre osservava il sé stesso chino a terra, non si accorse di Milo che correva verso di lui.
Solo quando il ragazzo lo prese per le spalle, scuotendolo con vigore, Minori si riprese.
-Ehi piccoletto, tutto bene? Rispondimi, dai!- esclamò.
-... ! Mils!- rispose, sentendo d'improvviso il sangue tornare a scorrergli nelle vene in maniera quasi dolorosa, e riacquistando lucidità. Non avrebbe mai pensato che un approccio del genere potesse funzionare, eppure lui riusciva a respirare.
-Ti senti bene? Ti hanno ferito?- chiese, portando il viso vicino al suo. Troppo vicino. Minori arrossì violentemente e si allontanò di scatto.
-.. sì, cioè no, sto bene. Tranquillo. Ero solo... sai, ogni tanto cado e...- balbettò, aggiungendo una risata nervosa.
Maledetto fascino di Afrodite, lui era già abbastanza impacciato senza dover anche fronteggiare una cotta adolescenziale. Non era il momento per farsi dare un due di picche, proprio no.
-... e smetti di respirare?- chiese Milo, alzando un sopracciglio e riprendendo il ghigno divertito che gli macchiava spesso le labbra.
-Sì, tipo. Anche.- tornò a guardarlo, con un sorriso timido.
Preferiva decisamente parlare con lui che essere lasciato solo, aveva il potere di metterlo a suo agio abbastanza da aprirsi un po'. Riusciva a dargli l'impressione che lo ascoltasse davvero, senza fastidio.
-Dove stavi andando? Ti accompagno.- disse. Minori annuì, indicandogli la classe di scienze. Sperava di poter trovare qualcosa di utile, sempre che non fosse già stata svaligiata, e vedere il ragazzo precederlo gli dava la perfetta occasione per osservarlo senza risultare strano.
La pelle del ragazzo era candida, diversa dal suo pallore, compatta e liscia nonostante lo stocco al suo fianco rivelasse il suo lato attivo, guerriero. I capelli erano scuri, in contrasto, corti ai lati e mossi sulla sommità del capo, davano al suo viso allungato un aspetto armonioso.
Anche la corporatura massiccia era ben diversa da quella minuta di chi osservava, e Minori si ritrovò nuovamente a sospirare. Non sapeva se era amore, una cotta o solo desiderio di poter essere più simile a lui, ma non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso.
E poi si ricordò.
Lui aveva votato per lasciare che Marie morisse.

➋ Jason- Amicizia
8.17 pm, 15 maggio 2xx7, Fucina improvvisata


l sole stava tramontando, e quindi loro stavano spegnendo il fuoco.
Per Jason la presenza della sorellastra era una benedizione ed una maledizione al tempo stesso: la calma della ragazza lo contagiava, calmando i suoi attacchi d'ira come prima solo Viktoria sapeva fare, ma lo rendeva anche estremamente impaziente. Era il più iperattivo dei semidei, e metterci più di un secondo per un'operazione era già troppo per lui.
-Ehi, 'Kiya, mi aiuti con la sabbia o no?- ripeté, dopo aver atteso ben dodici inutili secondi che la ragazza alzasse il viso dalle carte che stava osservando, una matita in mano.
Solo in quel momento la ragazza gli rivolse l'attenzione, apparentemente sorpresa.
-Mh? Ah, certo, eccomi.- rispose, con un tono altrettanto alto. Jason trattenne un sospiro, l'intreccio di erbe che fungeva da contenitore per la sabbia ormai quasi al suo posto accanto alla piccola fornace costituita da argilla e pietre di fiume.
Se non si fossero mossi in fretta, la luce li avrebbe resi prede fin troppo appetibili per i mostri che popolavano la foresta. Era successo la prima sera, e da allora si erano assicurati di soffocare il fuoco prima che il sole sparisse del tutto, oltre ad assicurarsi legna asciutta per alimentarlo al mattino successivo, riportandolo in vita dalle braci coperte.
La bella sudafricana gli si avvicinò con calma, immergendo la mano destra nella sabbia fresca con un'espressione di piacere. Era qualche centimetro più alta di lui e, alzando il viso, vide le sue labbra distendersi in un'espressione di piacere.
Immerse a sua volta entrambe le mani, aperte come una pala, e gettò una bella dose di sabbia sulle fiamme morenti.
-Come si dice dalle mie parti, è meglio arrivare un’ora più tardi a casa che un’ora prima all’ospedale.- rispose al suo gesto, per poi mettersi a lavorare.
Mancavano ancora diversi minuti al buio totale, ma questo non impedì ad AJ di alzare gli occhi blu al cielo.
-Sì, ma così ci beccheranno. E finiremo...- non gli servì finire la frase, perché con un sorriso contagioso Zakiya mosse la mano come il becco di una papera. Da quando era lui a fare la predica agli altri?
-Sapete, AJ ha ragione! Vi ho trovati subito.- disse una voce allegra alle loro spalle.
Di scatto i due semidei si voltarono, uno stringendo i pugni e l'altra prendendo in fretta la lancia che avevano costruito come prototipo. Non era il massimo, per lei, ma per fortuna non avrebbe dovuto usarla.
Davanti a loro c'era Don, le mani alzate in modo scherzoso, come un ladro davanti la polizia. Un sorriso allegro gli illuminava il volto.
-Mi sa che non mi avevate sentito, eh? Dai amici, sono io.- disse allegramente.
Zakiya abbassò lentamente l'arma, senza tuttavia mollarla. Certo, lo conosceva, era suo compagno di classe. Non lo avrebbe mai ucciso, era comunque un essere umano. AJ, invece, abbassò le braccia ma continuò a stringere i pugni.
Amici, certo. Erano amici, ogni tanto, anche se più spesso si trovavano in compagnie diverse: il figlio di Dioniso era troppo... esuberante per lui, e sembrava apprezzare di più l'allegra sorellastra, anche se preferiva di gran lunga altre persone rispetto a loro.
In effetti, non si poteva considerarlo loro amico.
E le strane voci su di lui... AJ scosse la testa. Non doveva dubitare così, sarebbe diventato un assassino senza motivo in quel modo.
-Eh, mi sa proprio di no. Come mai sei qui?- gli chiese, simulando un sorriso rilassato.
Meglio fingere fosse tutto apposto, Don era comunque un colosso, e se poteva non metterselo contro ci avrebbe solo guadagnato.
-Ho visto cosa fate. Cercate di costruire anche qui, e mi sono detto che è meglio cercare di essere amici, no?- rispose.
Zakiya sorrise. AJ poteva quasi sentire i suoi pensieri, un amico era qualcuno che non avrebbero dovuto uccidere. E, si rese conto solo in quel momento, il ragazzo parlava a voce fin troppo alta. Solo per farsi sentire anche da lei...?
-Certo.- rispose, prima che la ragazza potesse esprimersi.
-Perciò, visto che siamo amici, vi posso consigliare un bel posto dove raccogliere radici commestibili. Scommetto che il cibo nelle vostre sacche sta scarseggiando, se non lo avete già finito, no?- continuò Don, come non notasse lo strano comportamento del ragazzo. Certo che lo notava, si disse.
Però, in effetti, avrebbero dovuto trovarne presto. Il pane e le fette biscottate che avevano trovato non li avrebbero nutriti ancora per molto, anzi, le loro scorte erano quasi finite, anche se erano stati attenti, e la fame iniziava a farsi sentire.
-E in cambio di questa gentilezza, noi potremmo costruirti qualcosa. Hai un'arma, vedo.- si intromise la ragazza, accennando col lo sguardo alla spada che portava al fianco. -Magari qualcosa per pulire l'acqua del fiume?-
Don sorrise, gli occhi che brillavano.
Jason si disse che era proprio quello che sperava.

➌ Neville- Risveglio
8.17 am, 16 maggio 2xx7, Palestra della scuola


i alzò, si stiracchiò, e si sentì bene.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma era la prima volta che era riuscito a dormire.
Non aveva un rapporto d'amicizia con Marie, ancor meno che con gli altri, dato che la ragazzina lo aveva sempre lasciato indifferente. Qualcuno era affascinato dalla sua innocenza, lui la trovava semplicemente piatta. Gli unici momenti in cui aveva dimostrato di poter essere interessante erano diventati inquietante pazzia, che l'aveva portata ad uccidere un'altra persona che aveva sempre considerato ben poco in realtà, rapportandovi solo per convenienza o gentilezza: Marianne.
Il gesto in sé non lo turbava nemmeno troppo, ma sapere di dormire con una probabile assassina pazza... non era proprio entusiasta, ecco.
Era stato felice quando Arthur aveva deciso di ascoltarli e allontanarla.
Un po' meno quando gli era stato comunicato che l'avrebbe allontanata solo la notte.
Aveva origliato la conversazione, tuttavia, ed il modo in cui l'aveva girata...

➍ Marie- Contrattazione
4.50 pm, 15 maggio 2xx7, davanti l'infermeria


veva le lacrime agli occhi.
Erano... cattivi!
La stavano punendo per non aver fatto nulla di male.
Sentì la mano di Arthur posarsi sulla sua spalla, gelida e familiare, e dita conosciute alzarle il viso.
-Dai, Marie. Non vogliamo... metterti in castigo. Lo sai.- le disse, cercando il modo più adatto per convincerla.
Ma lei non ci voleva dormire negli spogliatoi. Non voleva stare da sola, al buio, non voleva che i suoi amici avessero paura di lei. Non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Marianne era sua amica, era stata Cordelia a ucciderla.
Il sangue sgorgava come fiori rossi, come quella volta nella mano del suo papà, ma la mano del papà poteva guarire. Marianne avrebbe provato tanto dolore e basta.
-È per il tuo bene. Cordelia sarà arrabbiata, e forse anche altri... quindi tu stai lì, e se qualcuno di cattivo arriva, possiamo difenderti. Non vuoi?- le chiese.
Marie si asciugò un occhio verde col dorso della mano, poi tirò su col naso.
-Non siete arrabbiati, vero? Non avete paura di me?-
-Certo che no, sorellina.- rispose Arthur.
Marie si sforzò di sorridergli, anche se pensava stesse dicendo una bugia.

➎ Neville- Pianificazione
8.18 am, 16 maggio 2xx7, Palestra della scuola


tava mentendo.
Certo che qualcuno era spaventato, ma chiuderla negli spogliatoi li avrebbe tenuti al sicuro. E lui aveva dormito proprio bene, anche se avrebbe dovuto averla in giro durante il giorno con la giusta preparazione non era affatto un pericolo.
Neville si alzò dalla brandina che aveva trascinato lì dall'infermeria, poi allungò una mano e si rigirò tra le mani l'ascia che aveva trovato nel suo sacco.
Avrebbe potuto usarla. Avrebbe potuto uccidere, e poi sarebbe andato via di lì.
Lo si poteva considerare furbo, ma non saggio, perciò aveva ancora qualche dubbio. Poteva davvero uccidere? Li conosceva.
Se avesse iniziato con qualcuno di meno pericoloso?
Se avesse attirato fuori Marie? Di sicuro sarebbe stato facile.
Non avrebbe nemmeno dovuto usare l'arma, la piccola ragazzina si sarebbe fidata, e poi non sarebbe stata abbastanza forte da sopraffarlo in corpo a corpo.
Un piano si faceva strada nella sua mente, ma sarebbe davvero stato in grado di compierlo?
Si avviò verso i corridoi, sperando che una passeggiata potesse aiutarlo a decidere. Senza nemmeno volerlo, gli occhi blu divennero verdi, e la cresta di capelli scuri passò per tutte le tonalità calde che variavano lo spettro dell'arancione. Non lo faceva apposta, il suo potere andava senza riflessione e senza dargli un vincolo consumava anche davvero poche energie.
Fu solo dopo diversi minuti che si rese conto di aver fame. Non aveva fatto colazione.
Alzando lo sguardo, si rese conto di essere in un posto mai visitato eppure familiare in qualche modo.
Prese la cartina che portava sempre nella tasca posteriore dei jeans, per confermare o smentire l'ipotesi che gli si era formata in testa.
Osservò con attenzione la piantina della scuola, scoprendo che effettivamente aveva ragione: il posto era tanto familiare perché quell'edificio era uguale alla scuola che avevano lasciato. In quel corridoio, in particolare, si sarebbe dovuto trovare il suo armadietto.
Osservando i mobiletti, alcuni erano aperti per l'usura. Era certo che in zone già visitate quelli aperti sarebbero stati molti di più, dai suoi compagni che cercavano oggetti, ma lì la maggior parte era intatta.
Si avvicinò a quello che sarebbe dovuto essere il suo, ben chiuso, e provando la combinazione la portellina si aprì.
Dentro trovò i suoi libri, il cambio della palestra e persino una confezione di crostatine, che teneva sempre lì in caso gli venisse fame.
Non ne era sicuro, ma persino la data di scadenza pareva la stessa.
-Questo è interessante. Forse, forse potrei...-




ℒ'angolo di ℱe
Sono tonata!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, è più... tranquillo degli altri, una specie di "slice of life" per vedere come si comportano in un momento di calma apparente i semidei nel gioco.
Chiedo scusa per quanto è corto, ma siccome poi succedono cose ho deciso di spezzarlo qui e non nel bel mezzo dell'azione, anche perché sta per accadere! Tornano le domande, yay.
Non temete, siccome sono lì da cinque giorni ormai e ci sono stati "solo" due morti, e uno dei due non è stato spettacolare, le cose verranno spinte gentilmente ad una velocità maggiore.
Ricordate che si tratta comunque di uno show per gli umani, abbiamo semidei pazzerelli e loro vogliono vederli agire.
Parlo al plurale, quindi Cordelia e Marie... ed altri. Dovrebbero esserci abbastanza indizi per capire chi potrebbe essere il prossimo assassino, siete così bravi da coglierlo?
Inoltre ho corretto (sì, ora, dopo un anno tipo ma meglio tardi che mai) i capitoli precedenti, oltre ad aver modificato l'impostazione. Vi piace?
Comunque, questo è tutto. Spero che il fatto che abbia pubblicato l'ultimo capitolo tipo l'anno scorso non significhi per forza che tutti gli autori siano spariti dal sito (sob sob)
Bacini,
Fe_

P.S., ho una domanda per Leoneruggente, spero sia ancora attiva, se qualcuno lo sa potrebbe dirmelo?
Non vorrei succedesse di nuovo il problema del quinto capitolo (sì, ma ha traumatizzata), ma è una domanda abbastanza fondamentale per il corso della storia. Se nessuno sa niente il le invio il messaggio e aspetto 48 ore, più che altro non vorrei fosse in vacanza o cose così...
  
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