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Autore: Sanae77    16/08/2018    9 recensioni
Tutti pronti per i mondiali del 2018?
No?
I nostri campioni invece lo sono, o lo saranno (si spera).
Prima dovranno andare in ritiro e il capitano, purtroppo, non è molto in forma.
Insieme scopriremo che cosa lo disturba. ;-)
Ho il piacere di annunciare che la storia è stata tradotta da Lyra Nym in spagnolo
https://www.fanfiction.net/s/13826347/1/Rusia-2018-Entre-sue%C3%B1o-y-realidad
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Azumi Hayakawa, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Clessidra dei Mondiali'
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Non ci riusciva a dormire, si era svegliata e il cervello aveva iniziato a vagare furiosamente. Sanae discostò il lenzuolo e a piedi nudi, sul pavimento di legno, andò nel soggiorno.
La casa presa in affitto era fresca e accogliente. Chiuse la porta che divideva il reparto notte da quello giorno e lasciò andare un respiro di sollievo. Era riuscita a non svegliare nessuno. Incredibile, come fosse lei, da qualche giorno, a non riuscire a dormire; mentre suo marito, da quando era tornato dai mondiali, dormiva sereno. Qualche sera aveva borbottato qualcosa, frasi alla rinfusa nelle quali scovava sempre il medesimo nome: Taro.
Ma non ci aveva fatto caso, immaginando che i mondiali e la loro vittoria gli stessero regalando ancora magnifici sogni.
Però qualcosa non andava, e lo aveva capito subito da che era tornato. Tsubasa era distratto, sempre con la testa tra le nuvole e il cellulare in mano. Oltretutto la loro sfera sessuale aveva subito un’importante battuta d’arresto; non che prima brillassero ma adesso le sembrava strano a dover essere lei a cercarlo, cosa che raramente, e se non per gioco, in precedenza era avvenuta.
Accese la luce della cappa e aprì il frigo. Il caldo nella zona giorno era umido e soffocante. Afferrò il telecomando, dall’isola posta al centro della cucina bianca, e lo puntò verso il condizionatore. Impostò la modalità deumidificazione e con un bicchiere di tè freddo in mano andò sulla terrazza dall’accesso diretto al mare.
Posò la bibita sul tavolinetto accanto alla chaise longue e raggiunse la grata protettiva che separava la casa dalla spiaggia. Il posto era incantevole e deserto, ma la proprietaria si era raccomandata che la sera chiudessero la vetrata, non solo per i malintenzionati ma anche per la possibile presenza di animali.
Restò in contemplazione della via argentata che la luna lasciava sul blu scuro del mare. Il rumore scandito, armonioso e ripetitivo delle onde, l’aiutavano a schiararsi le idee.
Solo cinque giorni che erano arrivati e il capitano aveva perso la testa. Con Taro erano incontenibili, sveglia presto la mattina per la canonica corsa, poi i figli e i giochi in spiaggia, il pranzo, ancora i figli, ancora allenamento serale e infine distrutti nel letto, per non parlare della nottata di pesca.

Quando mai avevano pescato poi? Pensò.

Avevano addirittura noleggiato l’attrezzatura per l’occasione ed erano tornati senza neppure un pesciolino minuscolo.
No, non era così che pensava di trascorrere le sue vacanze, aveva visto anche Azumi storcere varie volte la bocca. Spesso si erano scambiate occhiate perplesse e insoddisfatte. La Golden Combi era inseparabile, non solo in campo.
Ma ora che erano in vacanza tutti insieme, lei si aspettava altro; essere considerata le sembrava il minimo. Invece le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, con il capitano dietro al pallone, o più precisamente Taro (in quel frangente) e lei ad attenderlo.

Che diavolo era accaduto?

Questa era la domanda che le aleggiava in testa nell’ultimo mese. Poi due giorni prima aveva per caso notato quella foto sul cellulare.
Fatta da Daibu, quando lei gli aveva permesso di utilizzarlo dopo aver fatto pace con Desirée. Non ci sarebbe stato nulla di strano se, quella foto in particolare, non le avesse fatto provare una strana sensazione di disagio. Neppure l’aveva capita bene in realtà, all’apparenza non aveva nulla di strano, l’unica cosa a insospettirla era stata lo sguardo di suo marito.
Rientrò in cucina e tolse il cellulare dalla carica, dopo tornò a rilassarsi sulla chaise longue. Con la tazza di tè da una parte e il cellulare dall’altra, aprì la galleria usando solo il pollice, e prese a scorrere le immagini.
Tutto normale, lo stadio di sabbia costruito con i gemelli, le risa per le marachelle di Desirée nel tentativo di distruzione, le corse, i giochi e le pause.
Ed era proprio in una di queste pause che suo figlio aveva catturato quell’immagine assurda. I due campioni, di spalle, seduti in riva alla battigia, con le braccia appoggiate dietro a sostenere la schiena, si guardavano sorridendo.
Non ci sarebbe stato nulla di strano se, nella testa di Sanae, non fosse comparsa quella frase: A me non ha mai guardato così.

Ma così come? Si era chiesta.

Perché aveva avuto il desiderio di essere guardata come Tsubasa fissava Taro?
Forse era gelosa della loro intesa?
Ma poi gelosa di cosa?
Della Golden Combi?


Sorrise all’assurdità del pensiero avuto e tornò a fissare la foto, ingrandendo l’immagine con le dita.
“Anche tu non dormi?”
Sanae si voltò di scatto, facendo cadere il cellulare sulle gambe e portando una mano al petto. Il bicchiere era rimasto saldo nell’altra mano per puro miracolo. Si era sentita come colta in flagrante mentre approfondiva i dettagli della foto.
“Azumi, mi hai spaventata, cavolo!”
“Scusa, non volevo. Credevo che tu mi avessi sentita arrivare. Come mai in piedi?” Rispose l’amica, posizionandosi sulla poltrona lì vicino.
“Troppi pensieri per la testa… e tu?” sospirando, Sanae posò il bicchiere e prese nuovamente il cellulare, osservando l’amica di traverso: voleva studiare la sua reazione e magari parlarle.
Azumi, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, si sporse verso la donna. La sottoveste di seta nera ondeggiò seguendo ogni suo movimento.
“Non so, è che mi aspettavo diversa questa vacanza, sono delusa.” Adagiò il viso nei palmi delle mani, così che le guance assumessero una forma strana. Scoglionata.
Sanae, incoraggiata da questa sua confessione, si tirò su incrociando le gambe e mettendosi comoda in posizione di pettegolezzo.
“Anch’io avevo altre aspettative! Mio marito proprio non mi calcola.”
“Allora siamo in due!” esclamò Azumi sorridendo e poi sbuffando tutto il fiato accumulato.
“La Golden Combi collabora anche fuori dal campo.” Sanae sollevò le sopracciglia e i palmi verso l’alto per sentenziare l’ovvietà della cosa.
Azumi liberò una mano da sotto al mento e spinse l’amica per una spalla, come a voler scacciare la sciocchezza che aveva detto; stavano ridendo entrambe, ma sapevano, allo stesso tempo, che la cosa stava diventando seria e che non la si poteva più ignorare.
“Dico sul serio, Sanae, sono preoccupata…” il tono si fece grave e risoluto, mentre l’espressione del volto perse tutta l’ilarità di pochi secondi prima.
“Anch’io. Da quando sono tornati dai mondiali non sono più gli stessi.”
“È vero, Taro sta sempre al cellulare.”
“Come Tsubasa, che avranno da dirsi, poi?”
“Sanae? Dimmi la verità però…”
“Certo Azumi.”
“Secondo te potrebbero entrarci altre donne?”
“Tutto può essere, ma… sono perplessa sul tempo che dedicherebbero loro, visto che sono sempre presenti a ogni allenamento e fanno solo la spola tra casa e calcio; Taro ha altri impegni?”
“A parte lo studio di pittura in casa, no!”
Anego portò la mano al mento e prese a massaggiarlo, stava riflettendo se condividere la sensazione avuta guardando la foto oppure no. Dopo aver cambiato posizione sulla chaise longue, digitò la password sul cellulare e aprì la galleria delle immagini.
“Non prendermi per pazza, Azumi, ti prego. Adesso io ti farò vedere una foto e tu mi dirai solo la sensazione che ne hai, ok?”
L’amica annuì, allungando il collo con curiosità. Sanae girò l’apparecchio affinché vedesse meglio la figura. I volti delle donne rischiarati dal display erano seri e preoccupati.
La moglie di Taro aggrottò le sopracciglia quando l’immagine diventò nitida ai suoi occhi.
Prese respiro per parlare, ma Sanae la stoppò: “Shhh, aspetta, osserva meglio. Cerca di non essere superficiale.”
Azumi annuì convinta. Quindi, invitata e incuriosita, delicatamente afferrò il cellulare e lo portò vicino al volto: Tsubasa sorrideva in direzione di Taro, i bambini sullo sfondo giocavano con la sabbia.
Indice e pollice zumarono l’immagine. Discese con gli occhi dal volto arrossato di suo marito, fino alla spalla dove quasi aveva adagiato la guancia, per ascoltare cosa evidentemente Tsubasa gli stava dicendo. Proseguì sui deltoidi, sugli avambracci fino alle mani che restarono celate sotto la sabbia.
“Sono sempre così affiatati anche fuori dal campo.” Sentenziò la signora Misaki.
“Un po’ troppo…” Sanae la buttò lì, era curiosa di capire la reazione dell’amica.
“Che vuoi dire?”
“Adesso ti faccio una domanda e rispondimi con sincerità: Taro ti ha mai guardata come sta guardando mio marito?”
La mente faticò, cercò, scovò, scavò in ogni meandro senza riuscire a trovare nulla del genere. Ripercorse a ritroso la loro vita in cerca di qualcosa che forse non era mai esistito, qualcosa che aveva visto nei suoi occhi solo rivolto a Desirée. Non ci aveva mai fatto caso, o più semplicemente non conosceva quello sguardo che a lei non aveva mai dedicato. E se gli occhi sono lo specchio dell’anima, la sua, di anima, era certa che quello sguardo a lei non lo aveva mai dedicato. Il cellulare le cadde sulle gambe mentre le mani venivano portate alla bocca per soffocare un verso di stupore. Forse una presa di coscienza improvvisa che metteva in ordine un puzzle, che da oltre due mesi non voleva più saperne di tornare; adesso ogni pezzo trovava una giusta collocazione.
Sanae si passò nervosamente una mano tra i capelli, le lacrime pronte a sgorgare dagli occhi colmi. Se anche la sua amica si era data la medesima risposta, questo voleva dire che la sua non era solo una sensazione ma un dubbio legittimo.
Azumi scosse la testa ancora sconvolta, mentre con voce tremolante parlava: “No, non mi hai mai guardata così. Così… innamorato.”
“Appena avevo visto quella foto avevo provato un senso di disagio, come se fossi stata di troppo e che stessi guardando qualcosa che non dovevo guardare, poi quel pensiero… che Tsubasa non mi avesse mai guardato in quel modo…”
“Quindi vuoi dire che sono…?”
“Non so cosa sono ma in tutti questi anni non li avevo mai visti in simili atteggiamenti. Ok l’affiatamento in campo, gli allenamenti, i giochi, i figli, ma mai come in questa vacanza. No, Azumi, non erano così.”
L’amica prese nuovamente il cellulare e osservò di nuovo la foto.
“Secondo te Taro è arrossito o accaldato dal sole?”
Sanae si sporse per vedere meglio, poi scosse la testa. “Non lo sapremo mai. E hai notato le mani?”
“Sì, spariscono sotto la sabbia, ma la posizione e la vicinanza possono indurre a pensare che, benché celate, siano perlomeno l’una sopra l’altra.”
Zoomò ancora con le dita per osservare il dettaglio.




“Azumi, dobbiamo escogitare un modo per farci dire che cosa sta succedendo, non possiamo vivere con questo dubbio.”
L’amica annuì, sospirando: “Non credo che dovremo impegnarci molto, creiamo l’occasione per la quale possano restare soli in casa e noi torniamo all’improvviso. Sono certa che se sono da soli, e se è come crediamo, ne approfitteranno di certo.”
“Credi che, chiedendoglielo, non ce lo direbbero?”
“Sanae, se fossero stati intenzionati a dircelo lo avrebbero già fatto; conoscendo Taro, avrà sicuramente pensato a Desirée…”
“Anche Tsubasa avrà pensato ai gemelli; per non parlare della carriera. Se venisse fuori uno scandalo del genere, hanno ancora qualche anno prima di ritirarsi.”
“Non possiamo mettere in pratica questa trappola con i bambini, dobbiamo trovare il modo di non coinvolgerli. Anche perché le nostre sono solo supposizioni, e non riesco a capacitarmi se davvero i nostri pensieri trovassero un fondamento.”
La signora Ozora portò entrambe le mani al volto con fare preoccupato, poi afferrò quelle dell’amica e, fissandola negli occhi, chiese con apprensione: “Se fosse vero che cosa facciamo?”
Azumi ricambiò la stretta nel tentativo di rassicurarla.




Un grazie IMMENSO a Ciotolina per questa magnifica FanArt, stupendo e inaspettato.
SEI BRAVISSIMA!
Grazi grazie grazie
Sanae77
   
 
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