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Autore: Kylu    16/08/2018    0 recensioni
Sul fatto che Kathleen fosse babbana, non c’erano dubbi.
Vita più che ordinaria (per quanto i suoi continui sogni ad occhi aperti lo permettessero), famiglia che si distingueva unicamente per la sua eccessiva severità, nessun aneddoto della sua infanzia o prima adolescenza a provare quel suo agognato essere speciale. Scuola babbana, vestiti babbani, casa babbana, e – la cosa le provocava una repulsione verso sé stessa inimmaginabile – cervello babbano.
Eppure, c’era qualcosa che distingueva Kathleen Aster da tutti i suoi simili.
Lei credeva.
STORIA IN PRECEDENZA GIA' PUBBLICATA, ORA RIVEDUTA E CORRETTA.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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La giornata non era cominciata nel migliore dei modi.

Kathleen si era svegliata a causa del dolore a diverse ossa del corpo e di un’emicrania incredibilmente forte che sembrava martellarle la testa.

Dopo una colazione leggera e veloce servitale insieme ad un’altra dose di pozione da un Medimago decrepito che a stento si reggeva in piedi, Kathleen, ancora completamente stordita dal sonno e dall’abbondante dose di medicina, era stata portata in un'altra stanza, dove una serie di Maghi dall’aria cupa vestiti di lunghe vesti blu notte l’avevano esaminata a forza di incantesimi bofonchiati, colpi di bacchetta e domande su domande.
 
La trattavano come se fosse stata una via di mezzo tra una pericolosa portatrice di malattie contagiose e uno Schiopodo Sparacoda, ripugnante e pericoloso in tutte le sue parti.

Kathleen si era sforzata di rimanere immobile mentre scintille colorate, vapori, piccole scosse e lampi le percorrevano il corpo. Si era sforzata di rispondere educatamente a tutte le domande - tra le quali alcune dal suo punto di vista completamente insensate – e sempre con enorme sforzo si era trattenuta dal mandare a quel paese i maghi che, riuniti a gruppetti di due o tre aspettando il proprio turno per esaminarla, le parlavano alle spalle insultandola velatamente per quello che era – o meglio, quello che non era.
 
Questo fatto l’aveva delusa profondamente. Era convinta che dopo la caduta di Lord Voldemort tutto quel pregiudizio nei confronti dei nati babbani, inutile e controproducente per lo stesso mondo magico, fosse stato estirpato insieme alla convinzione della superiorità dei Purosangue.

Ora, dopo quelle che le erano parse ore interminabili, i Maghi (Medimaghi d’Ispezione, così li aveva chiamati il guaritore Prow) si stavano allontanando da lei, appellando o facendo comparire sedie e poltroncine per accomodarsi e discutere, sempre a bassa voce. Kathleen rimase in piedi, la sensazione di essere una cavia da laboratorio sempre più impressa nella mente.
 
“Signorina Kathleen Aster” esordì alzandosi una strega molto alta dall’atteggiamento solenne e lo sguardo severo. Kathleen si ritrovò a pensare che, per lo meno, si era presa la briga di informarsi riguardo il suo nome.
“Presente” rispose con sarcasmo. Era stanca, nervosa, voleva solo uscire di lì il più presto possibile.
 
La donna la ignorò. “Lei conferma di non aver mai avuto, prima dell’attacco dei Dissennatori di tre giorni fa, alcun tipo di contatto con il Mondo Magico?”
 
“Lo confermo” sbuffò Kathleen.
 
“Conferma di non aver mai dato segno di possedere doti magiche?”
 
“Penso che me ne ricorderei, lei non crede?”
 
“Si limiti a rispondere alle domande” la fulminò la donna. Kathleen strinse le labbra. Si limiti a non guardarmi come se fossi uno spiacevole incidente, avrebbe voluto rispondere.
 
La donna continuò. “Conferma di non aver mai saputo dell’esistenza del Mondo Magico prima di tre giorni fa?”
 
Katleen la osservò dal basso in alto, in imbarazzo. “Veramente, ecco, ci sono dei libri che parlano del vostro mondo, immagino lo sappiate. E io, uhm, ci credevo… abbastanza”
 
La donna inarcò le sopracciglia, soppesandola con lo sguardo. “Lei credeva nel nostro mondo prima del giorno dell’attacco?”
 
“Già”
 
“Questa è tutta strana” sentì un Medimago dai capelli e dalla barba argentati borbottatare al suo vicino. Kathleen si girò a lanciargli un’occhiataccia. Ma ormai tutta la stanza era vibrante di commenti più o meno sussurrati, occhiate curiose nella sua direzione, chiacchiericcio concitato.
 
Per essere maghi così importanti, si ritrovò a pensare Kathleen, la loro discrezione era notevolmente scarsa.
 
Passavano i minuti. Kathleen restava lì, in piedi, senza nulla da fare se non pensare con nostalgia al suo letto nel reparto qualche piano più giù.
 
“Kathleen ora è stanca” annunciò, dondolando sulle gambe e accennando un mezzo sorriso di commiato. “Vi ringrazio per la vostra attenzione” aggiunse, per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle. Nessuno la fermò.
 
 

Kathleen si sedette sul letto, sbuffando.

Avrebbe avuto bisogno di un paio d’ore di solitudine per assimilare tutto ciò che stava accadendo. E magari una doccia fredda. O semplicemente, qualcuno con cui confidarsi.

Sospirò per l’ennesima volta quel giorno e si sdraiò sulla coperta, chiudendo gli occhi.

“Non devi prendertela con loro. Ho visto come ti hanno trattata, so che non sono stati carini per niente. Però devi capirli… tu sei qualcosa di completamente fuori dalla norma. Non sei una Strega, ma non sei neanche una Nata Babbana. Non sembri avere doti magiche, ma sei riuscita a vedere i Dissennatori, e reagisci a cose che non… a cui non dovresti nemmeno credere! Sei un caso unico. Quindi non ti capiscono. E loro odiano non capire le cose”.

La ragazza si tirò su con uno scatto, ritrovandosi davanti il ragazzo bendato del letto vicino al suo.

Da sveglio era ancora più bello di come le era sembrato da incosciente. Aveva degli occhi verdi chiarissimi, trasparenti, e un sorriso che sembrò scaldarle il cuore più di un Patronus.

Il ragazzo continuò a sorriderle divertito, porgendole una mano bendata. “Sono Nicholas Jaks, piacere. Tu sei Kathleen Aster” la anticipò. “È utile poter far finta di essere incosciente” aggiunse con un occhiolino.

Kathleen si sentì avvampare. Non aveva ancora detto una parola, eppure il ragazzo non sembrava turbato, anzi. Gli strinse la mano piano, temendo di fargli male, non sapendo bene che genere di ferite si nascondessero sotto la fasciatura immacolata.

“Allora, Kathleen. Come stai? Ancora scombussolata per l’attacco dei Dissennatori, immagino…”

La ragazza si sforzò di ricordare come si faceva a parlare, ancora persa nel sorriso di Nicholas.

“Ehm, si, ecco… io, beh, cioè, si” balbettò.
 
Il ragazzo trattenne a stento uno sbuffo divertito.

“Ei, calmati, ti giuro che non ti affatturo! Volevo solo scambiare due parole dato che da quando sei qui non hanno fatto altro che trattarti come una cavia da laboratorio… In ogni caso, io ho diciassette anni e frequenterò il settimo anno a Hogwarts… se Merlino me lo permetterà” aggiunse alzando gli occhi al cielo, alludendo alle proprie pessime condizioni fisiche.  “Probabilmente ci si beccherà in giro a Hogwarts… anzi, senti, so che non ci conosciamo e tutto, però se avrai bisogno di una mano io ci sarò, okay? Ultimo anno e Corvonero: combinazione vincente per il perfetto secchione” scherzò con l’ennesimo sorriso sulle labbra.

Kathleen realizzò ciò che le aveva detto con qualche secondo di ritardo, presa com’era da quegli occhi smeraldo.
 
“Scusa. Hai detto… Hogwarts?” chiese con voce incerta, spalancando gli occhi.

“Non dirmi che non sai cos’è…” cominciò il ragazzo, incredulo.

“Ovvio che so cos’è! È la più rinomata scuola di Magia e Stregoneria di tutto il mondo!” lo interruppe la ragazza. “Ma il punto è… io? A Hogwarts? Io sono solo una stupida, inutile e comune babbana!”

A queste parole Nicholas scoppiò a ridere, appoggiandosi al letto della ragazza per tenersi in equilibrio, che faticava a mantenere per via delle gambe bendate. A quella vicinanza la ragazza arrossì nuovamente e girò il capo dall’altra parte.

“Tu, una stupida, inutile e comune babbana? Ei, hai idea di quanti non-maghi siano stati fatti entrare qui dentro senza essere sotto un Confundus o un bell’Oblivion nel corso dell’intera storia del San Mungo? Nessuno, prima di te. E quanti babbani sono in grado di vedere i Dissennatori? O semplicemente… quanti babbani credono nel nostro mondo? Si, Kathleen, nostro nel senso di mio e tuo. Tu appartieni decisamente a questo mondo. O non saresti qui, ora” affermò il ragazzo.

Kathleen deglutì a vuoto.

“E per la questione di Hogwarts… quale luogo migliore per tenerti sotto controllo, studiarti e testare le tue capacità, lasciandoti però interagire normalmente con ragazzi della tua età, imparando a vivere come tutti noi e abitando in un luogo tanto magico quanto sicuro? Entro oggi ti troveranno una sistemazione momentanea fino al primo settembre. Dopo di che… Hogwarts! O almeno” aggiunse in fretta, “Sempre che tu lo voglia, ecco. Perché vedi, so essere abbastanza convincente, e potrei, come dire, parlare con chi di dovere. O farci parlare mio padre” e qui fece una smorfia.

La giovane Aster non riusciva a credere a quello che le stava succedendo.
Hogwarts… Quel nome letto così tante volte durante la sua vita babbana, eppure mai contemplato interamente. Se fino a quattro giorni prima le avessero detto che si sarebbe ritrovata al San Mungo con uno studente di Hogwarts a parlare del suo futuro nel Mondo Magico…
 
“Tuo padre?” chiese tornando con i piedi per terra.
 
“Si, lui, ecco, diciamo che ha una grande influenza”
 
“Su cosa?”
 
Nicholas distolse lo sguardo. “Su tutto.”
In un attimo recuperò il sorriso e le diede una leggera pacca sulle spalle.  “Ora vado a far finta di dormire… se arriva il Medimago e mi vede in piedi a chiacchierare, mi uccide, e addio ultimo anno a Hogwarts! È stato un piacere conoscerti… Se dovesi avere voglia di fare quattro chiacchiere, girati di qualche grado verso la tua destra e troverai un interlocutore sempre pronto all’ascolto” concluse scherzosamente il giovane, dopo di che sparì dalla sua visuale, lasciandola finalmente sorridente per la prima volta dopo quella sera spaventosa.

 
                                                                       ***

 
“Quindi pensiamo sia la soluzione migliore. Ti troviamo una sistemazione da qualche mago o strega volenteroso, ti procuriamo tutto il necessario con i fondi della scuola riservati a chi ha bisogno di un aiuto economico, dopo di che parti dal binario 9 e ¾ insieme agli altri ragazzi. La versione ufficiale sarà che sei una studentessa di un altro Istituto magico in soggiorno studio ad Hogwarts, impossibilitata ad usare la magia in seguito ad un disastroso incidente di cui ti è stato intimato di non parlare” spiegò Harry Potter.
“La preside McGrannit si assicurerà personalmente di informare gli insegnanti della delicata situazione, e troverai da parte loro tutto l’aiuto che ti servirà” continuò. Poi si fermo un attimo a guardarla, un sorriso gentile che non mascherava del tutto la sua preoccupazione. “Ti troverai bene, vedrai. Nel frattempo, in questo paio di settimane ti consiglio di studiare tutto quello che puoi nei più svariati campi della magia. Non dovrai mai sottoporti a prove pratiche, ma dovrai essere convincente nel recitare il ruolo di una ragazza al sesto anno di istruzione magica durante interrogazioni e esami scritti” .

Ventiquattrore dopo il primo incontro con la ragazza, era di nuovo seduto sul bordo del suo letto, ad esporle le decisioni del consiglio del Wizengamot a proposito del suo prossimo futuro.

Vedeva la meraviglia dipinta negli occhi azzurri di quella ragazza così particolare, una meraviglia mista a paura.

Paura di non farcela, paura di non essere abbastanza, di non riuscire a soddisfare le aspettative di tutti. Non occorreva utilizzare la Legilimanzia su di lei per capirlo. Harry riconosceva quella sensazione. Era la stessa che aveva provato egli stesso quando, ancora undicenne, si era ritrovato sulle spalle il fardello della fama e dell’essere speciale.

“Kathleen… andrà tutto bene. Incontrerai la preside e qualche professore prima di iniziare il corso. E io mi terrò in contatto durante tutto l’anno. Non appena qualcosa dovesse andare storto, saremo pronti ad intervenire. E nel frattempo capiremo la tua situazione… particolare. Resta solo il decidere dove alloggiarti per le prossime settimane” riflettè l’uomo, un velo di preoccupazione nella voce.

“Io voto per il Paiolo Magico." disse una voce allegra. "Dite a Tresh - il nuovo proprietario, il figlio di Tom - di tenerla d’occhio. Può girare per DiagonAlley e prendere confidenza con il Mondo Magico senza dare nell’occhio. Una soluzione più semplice e di gran lunga migliore rispetto a spedirla in una famiglia non sua, che non capirà mai la sua situazione”.

La ragazza voltò il capo verso il letto di Nicholas. Il ragazzo aveva parlato senza alzare la testa o aprire gli occhi, sembrava ancora profondamente addormentato. Eppure pareva aver fatto centro: lo sguardo di Harry si illuminò e l’uomo balzò in piedi, esclamando: “Ma certo! Idea geniale, perché non ci ho pensato prima? Perfetto, vado subito a scrivere a Tresh. Intanto tu preparati, partiamo subito. È inutile farti stare qui, tra Medimaghi e Guaritori che non fanno altro che parlarti dietro. Finirai di riprenderti in una comoda stanza accanto a DiagonAlley. Perfetto, davvero. Scendi al piano terra, ti aspetto tra dieci minuti!” e con questo, uscì di corsa dalla stanza, dimenticandosi persino di ringraziare Nicholas.

Quest’ultimo aspettò che la porta della stanza si richiudesse, poi scattò in piedi ed andò a battere il cinque a Kathleen, rivolgendole uno dei suoi sorrisi.

“Non serve che mi dici che sono la persona più intelligente, buona e simpatica del pianeta, lo so già. E non serve che mi ringrazi, piacere mio” le disse strizzandole l’occhio. La ragazza rise.

“Io… mi sembra di vivere in un sogno. Non posso crederci…  non… sul serio, non ho parole!”

“E non sai la parte migliore” aggiunse Nicholas, un briciolo di malizia negli occhi.
“Al Paiolo Magico… ci sarò anche io!” rise di fronte all’espressione di Kathleen. “I miei sono in vacanza fino a metà settembre, io sarei dovuto essere da un mio amico in India ma considerate le mie condizioni” fece una smorfia indicando il proprio corpo “Beh… appena mi dimettono da questo schifo di posto, ti raggiungo! Si si, i commenti li farai poi… ora corri da Potter, non puoi fare aspettare una leggenda umana come lui!”

Kathleen non se lo fece ripetere due volte. Scattò in piedi, ancora vestita come tre giorni prima (i buchi e gli strappi nel tessuto, però, erano stati riparati con un colpo di bacchetta), ma prima di correre verso la porta si fermo per schioccare un bacio sulla guancia a Nicholas e mormorargli un “grazie” sommesso, lo sguardo fisso a terra e le guance rosse dall’imbarazzo.

Si precipitò giù dalle scale superando Medimaghi e Guaritori indaffarati che la guardavano con disprezzo e sconcerto. Ne aveva abbastanza di quel luogo, dei loro sguardi, del loro modo di trattarla da diversa.

Harry l’aspettava nell’atrio, in piedi accanto alla porta. “Tresh dice che ti sta già preparando la camera. E il Nottetempo sta arrivando. Mi raccomando di tenerti forte… Ora a guidarlo è il vecchio Stan Picchetto, se hai presente a chi mi riferisco” rise l’uomo.

Le mise una mano sulla spalla e, senza salutare nessuno, la condusse fuori dall’ospedale, fino ad uno stretto marciapiede davanti ad una vetrina malmessa.

“Allora, sei pronta?” chiese l’uomo, fissandola negli occhi.

Kathleen pensò a quante ne aveva passate fino a quel momento, alle persone conosciute, alle scoperte, a quello che l’attendeva.

Si girò verso l’uomo che per anni era stato solo un mito di carta ed inchiostro, e che ora era lì, accanto a lei, a stringerle una spalla per infonderle coraggio.

“Si, sono pronta.”
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
Quanto mi fa strano tornare, dopo anni, a raccontare delle avventure di Kathleen…
Cari lettori, state scoprendo ora questa storia o già la conoscevate? Per ora i cambiamenti nella storia non sono tanti, perché siamo ancora ai capitoli “introduttivi”, forse un po’ noiosi ma necessari. Spero davvero che vi affezionate alla nostra protagonista, perché questa volta non ho intenzione di lasciarla a metà avventura!
Vi mando un abbraccio e uno Zuccotto di Zucca.
Vostra, Kylu
  
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