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Autore: Alady    16/08/2018    0 recensioni
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- Ok, dunque, cominciamo dal principio. Io sono una psicologa-psicoterapeuta… Studio il comportamento e il modo di pensare delle persone e cerco di aiutarle ad affrontare i loro problemi. Da oggi in poi ci vedremo ogni giorno a quest’ora per un paio d’ore. Il mio compito è quello di tenere continuamente aggiornato il colonnello Fury circa le sue condizioni psicologiche e cercare, allo stesso tempo, di aiutarla a collaborare con lo SHIELD per il progetto di recupero. -
L’uomo continuava a fissare la parete.
La dottoressa Marsi pensò che se non avesse saputo che si trattava proprio dello stesso alieno che qualche anno prima era finito in tutti i telegiornali per aver tentato di attaccare New York, non lo avrebbe mai riconosciuto.
Pallido, deperito e inerte, il temibile Loki di Asgard ora aveva solo l’aspetto di qualcuno che aveva segregato la coscienza in qualche meandro della propria mente, in attesa che la morte sopraggiungesse. [...]
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elisa

La dottoressa entrò nella cella alle 19.30, con un’ora di ritardo.

<< Sei in ritardo. >> esclamò una voce sconosciuta.

Elisa sussultò.

Loki era seduto sulla stessa sedia di sempre, con la stessa espressione in volto e gli occhi rivolti verso la parete… ma doveva essere stato lui a parlare perché lì non c’era nessun altro…

<< E’ vero, mi dispiace. >> rispose dopo un attimo di esitazione<< Purtroppo ho avuto un imprevisto con un altro paziente e sono rimasta imbottigliata nel traffico… ma recupererò il tempo perduto rimanendo qui fino alle 21.30… per lei va bene?>>

<< E’ Fury che gestisce la mia agenda, dovresti chiedere a lui… >> disse con gelido sarcasmo.

<< Lui mi ha già accordato il suo permesso. >> rispose lei con un sorriso.

La sua voce era più morbida e meno profonda di come se la sarebbe aspettata, ma quel giorno non ebbe più modo di ascoltarla.

Per tutto il resto della seduta non disse assolutamente nulla, né si mosse di un centimetro, ma Elisa interpretò comunque quello che era successo quel giorno come un progresso e sfruttò l’occasione per chiedere a Fury di ridurre il numero delle cinghie durante la loro successiva sessione.

Il colonnello in un primo momento si rivelò decisamente contrario.

<< Dobbiamo rispondere ai suoi progressi con dei rinforzi positivi! Se vogliamo ottenere dei risultati, dobbiamo premiare i suoi sforzi, dargli fiducia! >> lo aveva implorato la dottoressa.

E alla fine, dopo averle dato più volte dell’incosciente, lui le aveva permesso di liberargli il busto e gli arti superiori.

<< Stia attenta, dottoressa, quel tizio è un assassino!>> le aveva ricordato Fury.

<< Lo so, non si preoccupi, non è la prima volta che ho a che fare con degli assassini... >>

“…infatti ho avuto come pazienti diversi membri dello SHIELD…” avrebbe voluto aggiungere, ma decise che una simile provocazione sarebbe stata controproducente, quindi lo ringraziò e andò via.

Quando l’agente Hainer gli slacciò le cinghie, sul volto di Loki comparve un’espressione sorpresa e allarmata allo stesso tempo.

Con uno scatto da rettile, il prigioniero voltò la testa verso la guardia e il poveretto, preso alla sprovvista, cadde all’indietro.

La dottoressa Marsi doveva ammettere che anche lei era stata presa da un sussulto davanti a quel gesto tanto improvviso.

La reazione della guardia era stata accolta da Loki con un fugace ghigno di soddisfazione.

Subito dopo cominciò a guardarsi intorno con sospetto, come se si aspettasse che qualcuno lo avrebbe attaccato da un momento all’altro.

Improvvisamente la dottoressa Marsi si rese conto che, dal punto di vista del prigioniero, l’eliminazione delle cinghie poteva presumibilmente preannunciare l’inizio di una tortura o di un interrogatorio, tutti scenari che oltretutto il soggetto in questione aveva probabilmente avuto modo di sperimentare direttamente.

Ecco spiegato il suo atteggiamento allarmato e sospettoso.

<< L’altra volta mi ha rivolto la parola. Io l’ho interpretato come un segno di collaborazione da parte sua e quindi, come d’accordo, ho fatto in modo che le venisse concessa una maggiore libertà durante questa seduta. >> spiegò la dottoressa con un sorriso << Più lei si mostrerà collaborativo, più libertà le saranno concesse… >>

A quelle parole, gli occhi di ghiaccio di Loki si spostarono sulla dottoressa Marsi e cominciarono ad esaminarla dalla testa ai piedi.

Lei sentì il suo battito cardiaco aumentare violentemente, ma si impose di non lasciare trapelare la sua paura. Una cosa del genere avrebbe compromesso del tutto le dinamiche delle loro interazioni.

Era evidente che Loki traesse soddisfazione dalla paura degli altri.

Non era affatto raro in pazienti del genere.

Questo meccanismo era di solito retto da pensieri del tipo: “I deboli temono i forti, quindi, se tu mi temi, questo significa che, in fondo, sei convinto che io sia più forte di te. Quindi io sono forte, sono importante e soprattutto esisto come persona”.

In questo modo, la paura degli altri si trasformava, nella testa di queste persone, in una conferma della propria identità, della propria forza e della propria importanza.

<< Temo che tu abbia travisato le mie parole, dottoressa… >> disse lui con la voce e il sorriso resi affilati dal sarcasmo << Il mio commento era unicamente volto a mettere in luce la tua inefficienza. Io non ho alcuna intenzione di collaborare con voi. >>

<< Capisco. >> rispose lei senza rancore. Un simile atteggiamento non la lasciava sorpresa. Le persone che si sentono inferiori spesso hanno bisogno di denigrare gli altri per recuperare un po’ di autostima.

Si sedette al tavolo e si schiarì la voce.

<< Posso chiederle di spiegarmi i motivi del suo rifiuto? >>

Loki, come se niente fosse, girò la testa e ricominciò a fissare la parete con espressione neutra.

<< Mi perdoni, ma in che modo questa cella sarebbe migliore di un appartamento tutto suo? >>

La sua reticenza sembrava inflessibile come al solito, ma l’intuito questa volta le suggeriva di osare un po’ di più.

<< Non avrebbe voglia di fare una passeggiata all’aria aperta? Di avere una casa tutta sua? Non vorrebbe tornare libero? >>

Con un altro repentino scatto, Loki si voltò nuovamente verso la dottoressa Marsi, fulminandola con uno sguardo assassino.

<< Libero? >> ripeté con rabbia << E’ questa la tua concezione di libertà? Farsi schiavizzare dai propri nemici? Sottomettersi volontariamente a loro? >>

<< Ritiene di avere più libertà in questa cella? >>

<< Qui almeno posso conservare la mia identità. >>

<< E qual è la sua vera identità? Lei è il mostro che ha cercato di conquistare la Terra o il sovrano giusto e illuminato che ha regnato su Asgard negli ultimi due anni? E’ l’uomo che vuole uccidere a tutti i costi suo fratello o quello che ha rischiato la propria vita per salvarlo? Lei è il figlio tradito che brama la morte del padre o quello che fa ancora di tutto per ricevere da lui le attenzioni che non ha mai avuto? >>

Loki rimase un attimo disorientato, la rabbia e lo sdegno che continuavano a spalancargli gli occhi.

La dottoressa sfruttò quel silenzio a suo favore.

<< Lei è ancora troppo dipendente dall’opinione di suo padre. Ha tentato di distruggere Jotunheim per cercare di ottenere la sua stima, poi ha cercato di conquistare la Terra per punirlo e dimostrargli di poter essere forte come lui e in fine lo ha tenuto prigioniero per due anni, affinchè potesse vedere con i suoi occhi quale re giusto e capace sarebbe potuto diventare se solo lui gliene avesse dato l’opportunità…  >>

Lui scoppiò a ridere.

<< A quanto pare, la dottoressa ha fatto le sue ricerche… >> disse guardandola con un ghigno di sfida << credi di sapere tutto di me, non è vero? >>

<< Assolutamente no. Ma credo che lei debba concedersi la possibilità di fare la cosa migliore per se stesso. Lasci da parte suo padre e si concentri sulla sua vita! Rifiutandosi di collaborare lei difenderà solo una piccola parte della sua identità e sacrificherà tutto il resto per sempre! >>

<< Sai, in un primo momento pensavo che tu fossi solo un’altra insulsa schiavetta di Fury venuta qui controvoglia ad eseguire degli ordini.  Invece non è così… >> sussurrò sporgendosi con il busto verso di lei e fissandola dritto negli occhi con uno sguardo da predatore e un ghigno beffardo << No… tu sei ancora più patetica di quanto pensassi…  La passione con cui difendi le tue teorie e l’impegno che hai profuso nelle tue ricerche dimostrano chiaramente che tu credi davvero in questo progetto. Redimermi è diventata la tua missione, non è vero? Sei convinta che io non sia altro che un fragile criminale da riabilitare e reintegrare nella società. E sei convinta di essere proprio tu la persona adatta a compiere questo miracolo, non è così?>>

<< Le assicuro che mi impegno molto in tutti i casi che mi vengono assegnati, non solo nel suo. Mi faccia capire, lei mi ritiene patetica perché credo che lei possa diventare una persona migliore? >>

<< Tu sei patetica per il tuo idealismo! Sei una di quelle persone che si ostinano a voler per forza vedere del buono in tutti. >>

<< Quindi in lei non c’è del buono? Che opinione ha di se stesso?>>

<< Mi stai davvero tediando con tutte le tue inutili domande, dottoressa, non hai niente da leggere oggi? Avanti, intrattienimi in qualche modo! Sicuramente i tuoi giornali riporteranno dello scoppio di qualche nuova stupida guerra terrestre, no? Anzi, raccontami un’altra storia sugli antichi Romani! >>

<< Le racconterò una storia se prima proverà a mangiare qualcosa… >> disse la dottoressa togliendo la pellicola dal piatto di pasta che troneggiava sul vassoio.

<< Non ho intenzione di mangiare… >>

<< Perché?>>

<< Perché no. >>

<< Niente storia, allora. Rimarrò qui a leggere per conto mio per il resto del tempo.>>

<< Non può farlo! >>

<< Certo che posso. >>

Loki la guardò con risentimento e poi tornò a fissare la parete.

La dottoressa raccolse un ciuffo di spaghetti con la forchetta e avvicinò la posata alla bocca di Loki, che la guardò con sdegno.

<< Ora ti sei messa in testa di imboccarmi come fossi un bambino?>>

<< Se lei fa i capricci come i bambini… >>

<< Mi vengono in mente almeno tre modi per ucciderti usando quell’arnese. Non tentarmi! >>

<< Andiamo, almeno affronti la sua prigionia con dignità! Lasci che le tolgano questa flebo da malato. Si rimetta in forze! Tanto non le permetteranno mai morire di fame!>>

Loki rimase a guardarla accigliato.

<< Avanti, questi sono spaghetti! Sono un piatto tipico della mia terra d’origine, ne assaggi solo una forchettata! Se non le piacciono giuro che non insisterò.>>

Loki la fissò sottecchi per qualche secondo e poi aprì la bocca.

La dottoressa sorrise soddisfatta e lo imboccò.

<< Allora? Che gliene pare?>> chiese lei con entusiasmo.

<< Non sanno di niente. >> sentenziò lui infastidito.

<< Come “non sanno di niente”? Ma che dice?>> esclamò delusa. Poi provò lei stessa ad assaggiarne una forchettata.

<< Diamine! Ha ragione!>> la sua faccia si contrasse per il disgusto << questi spaghetti sono davvero terribili! Mi spiace, sono tremendamente mortificata! Di solito non sono assolutamente così! Sono molto più consistenti e saporiti e il sugo ha un sapore più delicato, non sa di ketchup! >>

<< Ketchup?>>

<< Sì, questa porcheria dolciastra che gli Americani mettono ovunque. Ora sì che la capisco, se fossi stata al suo posto anche io avrei optato subito per la flebo, Dio mio, che cosa terribile!>>

Sul volto di Loki comparve un sorriso appena percettibile.

La cotoletta pollo e spinaci sapeva di gomma da masticare e le verdure erano talmente salate da risultare immangiabili, quindi la dottoressa Marsi gli propose di assaggiare solo la torta.

<< Ok, questa è decente, è una torta, si chiama New York Cheese Cake! >> La dottoressa gli avvicinò alla bocca un pezzo di torta e lui si lasciò imboccare.

<< Allora? >>

Loki non rispose. 

<< Ne vuole dell’altra? >> chiese lei porgendogli un altro pezzo di torta.

Loki la fissò per qualche secondo con aria grave, come se stesse ponderando una decisione di estrema importanza.

<< Guardi che è quasi ora di cena anche per me, comincio ad avere fame, quindi, se lei non la mangia entro dieci secondi, diventa automaticamente mia… 10, 9, 8, 7… >>

Loki aprì la bocca e la dottoressa lo imboccò.

Finì tutta la porzione di new York Cheese Cake e la dottoressa gli raccontò la storia di Giulio Cesare, che lui sembrò ascoltare con interesse.

Alla fine della seduta lei lo salutò e gli diede appuntamento al giorno dopo.

Lui non la degnò nemmeno di uno sguardo, ma, proprio mentre stava uscendo dalla cella, inaspettatamente le rivolse la parola:

<< Di’ ai cuochi di cucinare qualcosa di decente!>> si raccomandò con tono seccato.

<< Vedrò cosa posso fare… >> rispose lei con un sorriso soddisfatto.

Mentre osservava la guardia liberare completamente Loki dalle cinghie, la dottoressa ripensò alla conversazione appena avuta con Fury.

Era decisamente soddisfatta di come era riuscita a persuaderlo ad assecondare le sue richieste. Non era stato affatto facile, ma lei aveva una certa esperienza e se l’era cavata bene.

Tuttavia alcune delle parole di ammonimento di Fury, quelle dai toni più cruenti, le erano rimaste impresse nella memoria:

<< Sono sicuro che quello psicopatico conosce almeno dieci modi per ucciderla a mani nude. E sono anche abbastanza sicuro che riuscirebbe a farlo così velocemente che noi non avremmo nemmeno il tempo di pensare di mandargli una scossa... >> le aveva detto il colonnello << mantenga sempre una certa distanza da lui, se le è cara le pelle!>>

Elisa aveva promesso che lo avrebbe fatto.

In realtà era abbastanza tranquilla. In fondo perché Loki avrebbe dovuto farle del male? Cosa ne avrebbe ricavato? In effetti però avrebbe potuto decidere di usarla come ostaggio per uscire dalla cella… o avrebbe potuto ucciderla per costringere Fury a farlo fuori una volta per tutte… dopo tutto, aveva già mostrato chiari intenti suicidi…

Le vennero in mente una dozzina di altri possibili scenari, ma ad un certo punto si impose di non pensarci più. Aveva già valutato attentamente i pro e i contro, la sua era stata una decisione ragionata, quindi doveva avere fiducia in se stessa e mantenere la calma.

Dapprima Loki cominciò a sgranchirsi le gambe e poi si alzò in piedi.

Dopo i primi passi un po’ traballanti, il suo incedere si fece gradualmente più sicuro.

Cominciò a camminare verso di lei, gli occhi fissi nei suoi e il solito ghigno da predatore in volto.

Era decisamente più alto di quanto avesse immaginato…

Lui continuava ad avvicinarsi e lei si sentiva sempre più sovrastata, ma si obbligò a non indietreggiare.

Continuò a reggere il suo sguardo, cercando di dissimulare il più possibile il proprio turbamento.

<< Fermo! >> gli intimò la guardia quando erano a poco meno di due metri di distanza l’uno dall’altra.

Loki alzò le mani con una certa teatralità.

<< Dottoressa! >> esclamò portandosi la mano al petto in un gesto melodrammatico << Sono sinceramente offeso da questa sua totale mancanza di fiducia!>>

Al di là dei toni di scherno, probabilmente quelle accuse nascondevano qualcosa di autentico.

<< Ho convinto il colonnello Fury a liberarla nonostante lei non abbia ancora ufficialmente accettato di collaborare al progetto di recupero… credo che questo dimostri una certa fiducia da parte mia… >>

La maschera dell’offeso si ruppe in una fragorosa risata di scherno.

<< Sono curioso… in che modo pensavi che ti avrei uccisa? >> chiese lui divertito << Strangolandoti a mani nude? Scaraventandoti ripetutamente contro qualche parete? >>

<< Si tratta di misure di sicurezza standard, non c’è niente di personale… >>

<< Tuttavia temi ugualmente che io possa ucciderti… >>

<< Lo ritengo improbabile, ma non posso escludere totalmente questa possibilità...  >>

<< Me ne compiaccio, dottoressa. Questo vuol dire che non sei poi così stupida… sei solo una banalissima ipocrita… >>

<< Lei mi dimostri di non avere intenzioni negative nei miei confronti e io farò uscire l’agente Hainer dalla cella!>>

<< Davvero? E come dovrei dimostrarglielo? >>

<< Sarà sufficiente che lei me lo prometta. >>

Loki scoppiò a ridere.

Una parte di sé fece lo stesso.

<< Ma allora lei è davvero stupida! >> esclamò lui.

Anche la vocina nella sua testa arrivò alla medesima conclusione. La dottoressa si affrettò a zittirla.

<< Allora? Promette o no? >> tagliò corto.

Lui la fissò in silenzio. L’espressione sul suo volto si fece impercettibilmente più seria.

<< D’accordo. >> disse distogliendo lo sguardo.

<< Vorrei che pronunciasse la sua promessa per esteso!>>

Lui alzò gli occhi al cielo con aria seccata.

<< Udite, udite!>> cantilenò rivolgendosi alle telecamere in tono di scherno << Io, Loki di Asgard, prometto solennemente che non ucciderò questa terrestre! >>

<< Preferirei che me lo dicesse guardandomi negli occhi. >>

<< Sai, dottoressa, più diventi seccante e meno sono convinto di poter mantenere questa promessa… >>

<< Avanti! >> lo incoraggiò lei << Mi convinca delle sue intenzioni… >>

Loki la guardò con un misto di rabbia e agitazione.

Si schiarì la voce.

<< Prometto… che non ti ucciderò… >>

Pronunciò quelle parole con aria grave e occhi sinceri.

Subito dopo distolse lo sguardo.

   
 
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