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Autore: Alady    16/08/2018    1 recensioni
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- Ok, dunque, cominciamo dal principio. Io sono una psicologa-psicoterapeuta… Studio il comportamento e il modo di pensare delle persone e cerco di aiutarle ad affrontare i loro problemi. Da oggi in poi ci vedremo ogni giorno a quest’ora per un paio d’ore. Il mio compito è quello di tenere continuamente aggiornato il colonnello Fury circa le sue condizioni psicologiche e cercare, allo stesso tempo, di aiutarla a collaborare con lo SHIELD per il progetto di recupero. -
L’uomo continuava a fissare la parete.
La dottoressa Marsi pensò che se non avesse saputo che si trattava proprio dello stesso alieno che qualche anno prima era finito in tutti i telegiornali per aver tentato di attaccare New York, non lo avrebbe mai riconosciuto.
Pallido, deperito e inerte, il temibile Loki di Asgard ora aveva solo l’aspetto di qualcuno che aveva segregato la coscienza in qualche meandro della propria mente, in attesa che la morte sopraggiungesse. [...]
Genere: Commedia, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Questa è una storia che avevo cominciato a scrivere tempo fa e che poi avevo interrotto. Forse qualcuno se la ricorderà... Comunque ho pensato di continuarla. Buona lettura! 




Elisa

<< Buonasera, sono la dottoressa Elisa Marsi...>>

Il soggetto rimase immobile, la testa piegata da un lato, lo sguardo perso nel vuoto e i lunghi capelli neri e spettinati che gli cadevano sul volto.

Il suo corpo era legato alla sedia di metallo mediante numerose cinghie, realizzate in qualche strano tessuto hi tech.

<< Sono qui per il progetto di recupero… >>

Nessuna reazione.

Erano gli ultimi giorni di agosto, New York era una vera e propria fornace, ma quella cella di massima sicurezza era immersa in un gelo innaturale. Fury le aveva detto che era opera del prigioniero.

La dottoressa raccolse tutto il suo coraggio, si avvicinò a lui e si sedette sulla sedia di fronte alla sua.

Ora c’era solo un tavolo a separarli.

I brividi di freddo si mischiavano a quelli provocati dalla paura, ma quella era una grande occasione per la sua carriera e non poteva permettersi di sprecarla in questo modo.

Raddrizzò la schiena, sorrise e cercò di parlare con naturalezza:

<< Il colonnello le ha parlato del progetto di recupero, vero? >>

Ancora niente.

Osservando il volto inespressivo del soggetto, la dottoressa Marsi non riuscì a cogliere alcun segno che questi la stesse ascoltando.

Secondo i resoconti del personale dello SHIELD addetto alla sua sorveglianza, da quando il soggetto era stato rinchiuso non aveva mai toccato cibo e aveva alternato brevi momenti di forte aggressività a lunghi periodi di mutismo e catatonia.

Poi, tre giorni prima, aveva tentato il suicidio.

Pare che avesse maldestramente cercato di tagliarsi le vene con l’ago della flebo, ma, grazie al dispositivo che gli era stato impiantato nel collo, gli avevano provocato una potente scossa, impedendogli di completare l’opera.

Da allora però avevano deciso di legarlo, per evitare altre sorprese.

<< Ok, dunque, cominciamo dal principio. Io sono una psicologa-psicoterapeuta… Studio il comportamento e il modo di pensare delle persone e cerco di aiutarle ad affrontare i loro problemi. Da oggi in poi ci vedremo ogni giorno a quest’ora per un paio d’ore. Il mio compito è quello di tenere continuamente aggiornato il colonnello Fury circa le sue condizioni psicologiche e cercare, allo stesso tempo, di aiutarla a collaborare con lo SHIELD per il progetto di recupero. >>

L’uomo continuava a fissare la parete.

La dottoressa Marsi pensò che se non avesse saputo che si trattava proprio dello stesso alieno che qualche anno prima era finito in tutti i telegiornali per aver tentato di attaccare New York, non lo avrebbe mai riconosciuto.

Pallido, deperito e inerte, il temibile Loki di Asgard ora aveva solo l’aspetto di qualcuno che aveva segregato la coscienza in qualche meandro della propria mente, in attesa che la morte sopraggiungesse.

La dottoressa Marsi continuò a parlare a lungo.

Gli spiegò che, non appena avesse dimostrato un atteggiamento più collaborativo, Fury gli avrebbe permesso di spostarsi in un appartamento tutto suo, all’interno del complesso dello SHIELD. Dopo il trasferimento, il team di sostegno, di cui lei faceva parte, sarebbe stato a sua disposizione 24 ore su 24 e lo avrebbe aiutato ad adattarsi alla vita sulla Terra e ad affrontare l’addestramento che lo SHIELD aveva previsto per lui.

Certo, per i primi tempi sarebbe rimasto comunque sotto continua sorveglianza, ma, una volta concluso l’addestramento, sarebbe potuto diventare un agente speciale dello SHIELD, avrebbe percepito un regolare stipendio e non sarebbe stato più necessario monitorarlo continuamente.

<< Suo fratello ci ha informati di quello che è successo negli ultimi due anni… per quanto lei abbia conquistato il trono con l’inganno, pare che si sia rivelato un sovrano giusto…  Ed è proprio per la rettitudine da lei dimostrata in questi due anni che Odino ha deciso di fare questo accordo con Fury invece che rispedirla nelle prigioni di Asgard. Ed è per lo stesso motivo che Fury ha accettato l’accordo… >>

Improvvisamente la dottoressa Marsi ebbe la sensazione che la temperatura della cella si fosse abbassata ulteriormente.

<< Accettando di collaborare con lo SHIELD lei ha la possibilità di rimediare ai danni che ha causato a questo pianeta e di fare qualcosa di buono. Le suggerisco di pensare a questo progetto come ad un’opportunità di cominciare una nuova vita. Gli ultimi due anni dimostrano chiaramente che lei può essere una persona migliore di quella che ha cercato di soggiogare la Terra qualche anno fa…  e io sono qui per aiutarla a diventare quella persona…  sono qui per evitare che lei si lasci scappare questa preziosa opportunità… >>

Il gelo si fece ancora più pungente.

Tra un brivido e l’altro, la dottoressa Marsi si disse che quello era un buon segno.

Rappresentava comunque una forma di reazione alle sue parole. Significava che, in fondo, il prigioniero la stava ascoltando.

Allo scadere delle due ore, la dottoressa Marsi si congedò e gli diede appuntamento al giorno dopo. 

I primi giorni di trattamento passarono senza che la situazione evolvesse in alcun modo.

La dottoressa Marsi entrava nella cella regolarmente alle 18.30, si sedeva di fronte a Loki, gli parlava per due ore e poi toglieva il disturbo senza che il suo paziente l’avesse degnata nemmeno di uno sguardo.

Cercava ogni volta nuovi argomenti per motivarlo a cogliere la preziosa occasione che gli era stata offerta. Provava a raccontargli come sarebbe potuta essere la sua nuova vita. Ogni volta gli ricordava di quanto suo fratello sperasse ardentemente che lui cominciasse a collaborare con lo SHIELD. La dottoressa gli raccontò che Thor aveva voluto incontrarla per chiedergli se stessero facendo progressi.  Jane Foster ora lavorava per lo SHIELD e i due avevano preso casa in periferia, non molto lontano dal quartier generale. Appena Loki si fosse ripreso sarebbe potuto andare a trovarli.

Gli ripeteva che poteva parlarle di qualsiasi cosa, ma era tutto inutile.

Poi, una volta, il suo volto aveva cambiato espressione per una manciata di secondi…

<< Suo fratello mi ha chiesto di portarle questi libri. >> aveva esordito la dottoressa poggiando una pila di libri sul tavolino << Mi ha detto che le appartengono. Pare fossero nella sua cella ad Asgard… Suo fratello mi ha raccontato che lei è sempre stato un lettore molto appassionato… Che genere di libri legge di solito? Che genere di libri sono questi?>>

Improvvisamente la dottoressa Marsi si era resa conto che sul viso di Loki era comparsa un’espressione di violenta tristezza. Poi però era sopraggiunta la rabbia a contrarre i muscoli del suo volto e, qualche secondo dopo, tutte quelle violente emozioni erano svanite dietro alla solita espressione di vuota disperazione.

Da quel giorno la dottoressa aveva cominciato a cogliere numerose sfumature in quella che prima le era sembrata la più impassibile delle espressioni.

A volte la rabbia e il rancore sembravano prendere il sopravvento sul suo volto. Solitamente succedeva quando la dottoressa pronunciava la parola “padre” o nominava “Odino”.

Altre volte un lampo di interesse sembrava illuminare i suoi occhi di ghiaccio, soprattutto quando lei gli parlava della vita sulla Terra, quando gli leggeva il quotidiano o quando gli raccontava storie di antiche civiltà umane.

Qualche volta, quando le era capitato di fare qualche battuta o di raccontare un aneddoto divertente, le era parso addirittura di scorgere l’ombra di un sorriso sul suo volto.

Era possibile tuttavia che tutte quelle sfumature fossero solo il frutto della sua immaginazione, probabilmente la sua mente la stava inducendo a vedere progressi che invece non esistevano, per proteggerla dalla frustrazione.

Nonostante la dottoressa avesse già anticipato a Fury che in casi come quello di Loki era necessario parecchio tempo per arrivare a dei miglioramenti concreti, dopo un paio di settimane il colonnello sembrava aver praticamente abbandonato le speranze.

Poi, il lunedì della terza settimana, qualcosa cambiò.

   
 
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