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Autore: Ale24    09/07/2009    2 recensioni
Non avevo mai notato come potessero essere splendidi gli aeroporti.
Ci sono centinaia di persone, che partono e arrivano e tutte hanno una cosa in comune: qualcuno; qualcuno che li saluta, qualcuno che li aspetta a braccia aperte, qualcuno che li ami.
Ricordavo storie che mi avevano raccontato Bella, Alice, Rose e Esme di viaggi, avventure, anche salvataggi e alla fine erano sempre insieme, loro con i loro compagni inseparabili.
Sono convinta che i vampiri siano simili ai cigni, non per l'appariscente bellezza, ma perché anche se si rivedono dopo anni celebrano come la prima volta nuovamente il loro amore, che è rimasto immutato e puro.
I vampiri possono avere un solo compagno per tutta la loro esistenza, mi aveva spiegato Carlisle, e trovarlo può richiedere anche più di cento anni.
Ma io devo avere qualcosa di sbagliato, non sono abbastanza forte per soppravvivere altre quattro settimane da sola.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 La notte scura avvolgeva la casa e tutto intorno ad essa; era splendido: non mi ero ancora soffermata a guardare il cielo, le stelle parevano brillare di più lontano dalle città, dal caos, dal mondo.. quasi volessero che provassi a volare per raggiungerle.
 - Nonno - Per qualche strano motivo guardando le stelle la mia mente rievocava questa parola, chi era mio nonno? La mia mente non riportava null'altro a galla a parte quelle cinque lettere, vuote come una cornice senza foto: inutili. Mi sentivo persa in mezzo a quell'infinità: avevo davvero fatto bene ad abbandonare le mie origini?
Renesmee mi si avvicinò titubante -Anche io sono esclusa dalla riunione - pensava mentre mi veniva in contro sorridente: aveva sentito del mio potere e le piaceva molto. In realtà io mi ero esclusa volontariamente dalla riunione, la testa era sul punto di scoppiarmi: troppi pensieri e io troppo stanca per trovare la forza di isolarli.
Renesmee si era accovacciata di fronte a me, sapevo già cosa volesse domandarmi, ma tendeva in avanti la candida mano a toccarmi il volto - Non avere paura, non ti faccio male. - continuava a ripete, io le credevo ma doveva aver già avuto a che fare con gente che di lei non doveva essersi fidata molto, non appena mi sfiorò il volto lo vidi: più nitido, da un'altra angolazione, era il viso di Edward, suo padre; adirato, furibondo, incapace di controllarsi, sentivo la sua paura - Cosa è successo? - mi domandava con voce preoccupata, ma non mi diede il tempo di risponderle: l'immagine cambiò; ero io, terrorizata, con le spalle al muro, tremante e con lo sguardo vitreo, tutte le emozioni provate precedentemente mi inondarono e mentre stavo per riprendere a tremare Renesmee scostò prontamente la mano. Tornai a vedere il suo viso "Scusami" dovevo avere l'aria parecchio sconvolta, ma sapevo che non l'aveva fatto apposta; non si immaginava una reazione simile da parte mia dato che sapeva che era finito tutto per il meglio, lei non sapeva cosa mi era passato per la testa poco prima, e non poteva che preoccuparsi per il suo papà - Non si era mai comportato così. - mi confidò. 
Non appena mi fui tranquillizzata le spiegai cosa era successo e così comprese anche l'argomento portante della riunione in corso: una volta capito tutto era visibilmente più sollevata. Mi spiegò quale fosse il suo potere e che preferiva comunicare attraverso di esso che con l'uso della parola - Credo che sai dovuto al fatto che sento questo potere molto mio e che riesco a comunicare sensazioni e dubbi che attraverso al parola non riuscirei a far cogliere agli altri -. Sapeva di essere per metà vampiro e per metà umana, che nelle sue vene scorresse sangue umano e che la sua velocità e le sue doti non lo erano affatto, come la sua dieta. Così, vedendomi incuriosita dalla sua storia decise di raccontarmela e, assicurandosi che non ne fossi terrorizzata, mi rese nuovamente partecipe del suo potere, documentando così ogni fase della sua crescita con immagini e sensazioni. Mi raccontò la storia di sua madre, un umana rimasta incinta del vampiro di cui era innamorata e che aveva fatto di tutto per proteggere la sua bambina e portarla alla luca sana e salva. Di Jacob, che le era stato sempre vicino fin da quando era nata coprendola di attenzioni e affetto che lei aveva tradotto con la più fedele delle amicizie. 
Tra le immagini della sua infanzia spiccavano i volti di sua madre, suo padre e di Jacob: non potei fare a meno di notare che quest' ultimo, già nei ricordi della tenera infanzia di Renesmee, che lei stessa mi aveva confessato non essere durata molto a causa della grande velocità con la quale era cresciuta fino a stabilizzarsi, pareva dimostrare già sui 19-20 anni! La cosa mi colpì moltissimo, mandando istantaneamente in frantumi ogni ipotesi sul loro possibile rapporto.
Renesmee continuava tranquillamente il suo racconto, ma la mia attenzione era ormai completamente catturata dal curioso ragazzo dei suoi ricordi che con l'avanzare del tempo non cambiava mai aspetto; non trovando una spiegazione logica, provai a concentrarmi sul suo comportamento nei confronti della delicata creatura che avevo di fronte: ma nulla, nemmeno il più piccolo gesto pareva avere un secondo o losco fine; tutto ciò che lui faceva aveva la sola ed unica ragione di rendere felice la ragazza che amava; sì la amava, lo avevo capito da subito daltronde, dal modo in cui la guardava e dalla dolcezza con cui pronunciava il suo nome anche nei suoi pensieri. Un pugno colpì la parte inferiore del mio stomaco, riaprii gli occhi ma nessuno mi aveva colpita, Nessie di fronte a me mi guardava curiosa, "Ora è il tuo turno." mi disse mentre gli occhi di mogano intarsiati d'oro liquido brillavano.
 "Ora basta chiacchierare Nessie, tua mamma dice che e ora che andiate a casa." ci interruppe Alice, salvandomi dal ricordare; controllando tra le menti nella sala notai che l'unica decisione presa era quella di aspettare: aspettare che i miei poteri si rimanifestassero per poterli comprenderli al meglio. Non ne fui affatto entusiasta poichè temevo che Edward cercasse nuovamente di sbranarmi; lui dall'altro capo della sala trattenne una risata.
Una volta salutata la famiglia in uscita li guardai correre verso la foresta finchè non persi le loro tracce tra gli alberi, oltre il fiume.
- Alessia- sentendomi chiamare mi voltai verso Esme, che non essendo abituata che con suo figlio Edward a questo genere di cose per un primo istante si stupì per poi aprirsi in un dolce sorriso "Cara che ne dici di vedere la tua nuova camera?".
Mia camera? Ero arrivata da poche ore, com..  Alice! Sorrisi vedendo sbucare la mia nuova sorella dalla porta "Cosa aspetti! Dai vieni!" mi aveva incitata; Esme mi guidava per la grande casa perchè non mi perdessi tra le infinite stanze fino al terzo piano: Carlisle, Alice e Jasper erano già lì in fondo al corridoio a sinistra davanti ad una porta ad aspettarci.
Mi bloccai titubante davanti alla maniglia, sapevo che non si sarebbe aperta da sola e che nessun' altro avrebbe compiuto quel gesto per me, un' immensa calma mi invase: proveniva da Jasper - Quindi è questo il suo potere. Chissà perchè non lo ha usato prima? Edward lo deve aver preso alla sprovvista - pensai mentre mi facevo cullare da quella piacevole sensazione. Inspirai a fondo quel dolce profumo di vaniglia e iris e aprii la porta.
 Una parete intera della stanza era dedita ad immense finestre che davano sul giardino, quella opposta era dominata dal immensa libreria ricca di dischi con impianto stereo e di fronte ad essa c'era uno di quei lettini tipici degli studi psichiatrici Freudiani con accanto un comodino di legno intarsiato; le pareti erano state riverniciate da poco di bianco. "E' bellissima!" esordii; tutti gli altri erano rimasti sulla porta a guardarmi entrare stupita nella stanza e ora mi sorridevano, "Sono felice che ti piaccia" disse Alice a nome di tutti "Era la vecchia stanza di Edward: lui ora vive in una casetta nel bosco con Bella e Nessie e ci aveva detto di fare ciò che volessimo di questa stanza. Quindi, quando Alice ci ha avvisati del tuo arrivo; l'abbiamo messa a posto e rintonacata per la nuova arrivata." mi raccontò Carlisle con il sorriso in volto "Speriamo tu ti troverai a tuo agio" aveva concluso. Accanto alla porta della stanza ce n'era un'altra, completamente bianca come tutto il resto della camera, quasi a mimetizzarla, di fronte alla quale Emmet aveva posto la mia valigia. Alice vedendomi incuriosita si fiondò avanti a tutti ad aprirla. Pensavo che cose simili accadessero solo nei film; ma era realtà, Alice aprì un immensa cabina armadio grande più della mia stanza. Mi prese per mano e mi ci condusse dentro. Era già pieno di abiti "Spero ti piaccia" aveva tintinnato con la sua splendida voce £Non pensavo ti saresti portata dietro dei tuoi vestiti, così io e Rose ci siamo divertite a trovartene di nuovi" ero sconcertata, erano tutti abiti firmati, dovevano aver speso una fortuna! "Ovviamente non ti abbiamo riempito tutto l'armadio" aveva detto girando dietro a una serie di cinque appendiabiti Armani "Sapevamo che comunque avresti avuto dei tuoi gusti e avresti voluto comprarti qualcosa che ti andasse più a genio e così.." dopo un'altra serie di attaccapanni ripieni di abiti riportanti la siglia DG mi mostrò che ne rimanevano ancora altrettanti da riempire: ero sbalordita. "Ma quanto è grande questa stanza?" le chiesi ritrovata la capacità di parlare "Dovrebbe essere circa 20 metri quadrati, ma per sapere le misure precise chiedi a Emmet".
Avevo perso il senso dell'orientamento e quindi Alice mi dovette condurre fuori da quella stanza tenendomi per mano.
 Quando tornammo dal resto della famiglia stavano tutti aspettando la mia reazione davanti a quel mare di vestiti, non sapevano se aspettarsi una reazione alla Bella o alla Alice. "Sono sopravvissuta!" esultai uscendo dalla stanza armadio: tutti si misero a ridere; tranne Alice che facendo la parte dell'offesa mi fece una linguaccia "BRIIIIIIIIIIIII" il suono del mio cellulare interruppe tutte le risa; lo tirai velocemente fuori dalla tasca dei miei pantaloni "Mamma" sussurrai, tutti mi sentirono, li guardai in faccia uno ad uno per provare a capire cosa temessero dato che avevano smesso tutti di respirare, ma non appena lo feci tornò tutto alla normalità; "E' mia madre" annunciai ufficialmente, anche se ero cosciente che lo sapessero già tutti, "Allora ti lasciamo parlare con calma" disse Carlisle "Se hai bisogno di qualcosa non esitare a bussare alla nostra porta e a chiederlo: è l'ultima del corridoio a destra" annuii ma nemmeno sotto tortura sarei andata a bussare a quella porta nel cuore della notte solo perchè mi serviva un libro da leggere: sapevo che loro di certo non avrebbero passato la nottata a leggere.
Augurai a tutti una buona notte, baciando Esme e abbracciando Alice che si offrì anche lei come tutor notturno ma nemmeno per sogno avrei disturbato lei e Jasper.
Non appena mi ritrovai sola risposi a mia madre titubante "Pronto?" squillò intimorita la mia voce; sapevo che se ne sarebbe accorta, mi conosceva troppo bene..
 "Alessia sei tu?..." risentendo la sua voce mi si riempì il cuore di gioia.
"Sì mamma sono io! Come stai? E Matteo? e papà? State tutti bene?" solo dopo essermi fermata mi accorsi di come l'avevo travolta, speravo non si fosse spaventata, mi ero quasi dimenticata che lei e il resto del mondo mi credevano morta..
Per mia fortuna dopo poco tempo rispose "Io sto bene, anche tuo padre e tuo fratello, ma tu tesoro? Cosa ti è successo? Mi vuoi spiegare per favore? Io ti ho vista lì, bianca, il monitor ha smesso di suonare e tu.." trattenne i singhiozzi ma era chiaro che l'avevo fatta preoccupare e non poco, mi sentivo uno schifo.
"Io sto bene mamma non ti preoccupare" cercai di dirle con la voce più rassicurane possibile.
"Tu piuttosto hai fatto quello che ti avevo detto?" speravo immensamente avesse letto quei libri di cui pure io ricordavo poco, almeno avrei potuto dirle la verità.
"Cosa dovevo fare?"
- Niente da fare, dovremo rimandare.. -
""Sì, certo che ce l'ho" mi rispose, anche se dall'intonazione non doveva anver ancora capito cosa aveva tralasciato delle istruzioni che le avevo lasciato..
"Devo leggere quei libri?!" più che una domanda era indignazione, già lo sapevo, credevo me lo avesse detto almeno un milione di volte: li detestava, non era il suo genere; in pratica: le facevano davvero schifo.
"Sì mamma.." la mia voce era titubante, temevo non li avrebbe letti nemmeno se glielo avese chiesto sua figlia dall'aldilà.
Sospirò delusa e sconfitta, poi continuò "Ma ora dove sei? Mi hai lasciato scritto che partivi ma dove sei andata? Tesoro hai un posto in cui dormire? Dove hai dormito questa notte?" sospirai sollevata, si era convinta che ero viva ed era tornata la mia mamma, ridifinendo i contorni dei miei ricordi; quasi risi "un posto in cui dormire" io non dormivo più da quasi una settimana, scossi la testa divertita.
"Stai tranquilla mamma, sto bene. Ora sono in America e.."
"In AMERICA!!!" non mi diede il tempo di finire la frase che mi aggredì.
"In America! Ma sei solo una bambina! E l'America è così grade e poi è così piena di pericoli! Devi tornare a casa!"
- Questa mattina ho ucciso un puma a mani nude e nemmeno lo sa.. sì l'America può essere pericolosa, ma io lo sono di più - ghignai - Tornare a casa? L'idea mi aveva sfiorato prima, ma rischio di uccidere chiunque mi passi a tiro! Mi ero promessa che non li avrei più messi in pericolo e non lo farò! Se lo sogna che torno a casa! -
"Mamma stai tranquilla, sto bene, sono sana e salva" -Anche se tecnicamente morta - "E ho trovato qualcuno in grado di aiutarmi!"
Detto questo non avrebbe più avuto nulla da contestare sulla mia permanenza nella terribile America.
"Ah.. e chi sono? Sono delle brave persone? Come si chiamano? Sappi che voglio parlarci!" dallo stupore inizale era tornata la solita leonessa, ma non mi spaventava, avevo o no ucciso un puma quella mattina?
"Mamma sono a casa del Signor Cullen, è una bravissima persona, mi hanno dato anche una stanza e una casa per la notte." Per la notte o per l'eternità poi erano ancora dettagli che dovevo stabilire, intanto sapevo di non essere sola.
"Alessia potrei parlarci?"
"Mamma veramente stanno dormendo.." che cavolata, loro non dormivano affatto, anzi forse erano tutti a origliare fuori dalla porta; l'idea non mi piacque e andai a controllare.
"Oh è vero che sbadata il fuso orario!" pensava intanto lei ad alta voce; no, nessuno in corridoio, ma certamente mi sentivano anche se erano chiusi nelle loro stanze: erano vampiri d'altronde. Mi chiusi nuovamente la porta alle spalle.
"Tranquilla mamma, richiamami domani li troverai di sicuro" dissi per rassicurarla.
"Va bene ma tu tieni il cellulare acceso! Non come hai fatto per due giorni! Che per tutto il giorno ho provato a chiamarti e non mi rispondevi perchè era sempre spento!" queste parole tanto familiari rievocarono più ricordi contemporaneamente, non doveva essere la prima volta che le sentivo.
"Mamma, ero in aereo e gli ordini erano di spegnere il cellulare e allacciare le cinture, alrimenti i cellulari avrebbero potuto andare a disturbare le linee aeree" per un istante non ebbe più nulla da dire, però sapevo che mi aveva chiamata otto volte senza trovarmi e potevo immaginare come si fosse sentita male.
"Scusami mamma, lo so che è difficile credermi, ma.. ci sono, sono viva.. siamo.. al telefono.." speravo con tutta me stessa che fuzionasse..
"Lo so che sei tu Ale, ma la tua voce è così diversa.. e poi.. quella cosa.. quella che ti ha fatta morire.. quella cosa ti cambiava.. ero lì tutti i giorni e ti ho vista.. prima i capelli; poi il viso; la tua struttura fisica e i dottori non sapevano spiegarselo e poi.. sei scappata.." mi aveva vista trasformarmi giorno dopo giorno, aveva visto il mio corpo e il mio viso modificarsi a causa del fuoco e poi non mi aveva più trovata, non si meritava di soffrire così.. - Sono una persona orribile! - "e poi il giorno dopo la tua cartella clinica è scomparsa; l'hai portata via tu vero?"
La mia cartella clinica? No! Mi ero scordata di quel maledetto dettaglio! Ma qualcuno aveva messo le cose a posto al posto mio.. meglio così.. "Sì mamma l'ho presa io." le mentii mentre speravo che chiunque l'avese presa l'avesse distrutta.
"Ci verrai a trovare vero?" la sua voce era un sibilo.
"Ma certo che verrò mamma!" non vedevo l'ora, mi mancavano così tanto "Vengo per Natale ok?" l'inverno era decisamente la stagione meno luminosa, la più appropriata perchè un vampiro visitasse la famiglia no?
"Ma perchè non vieni per la fine delle scuole? Magari passi l'estate qui con noi?"
- Ma anche no.. -
"Mamma scusa ma ora è davvero tardi" dovevo tagliare corto altrimenti mi avrebbe convinta a tornare per Pasqua. 
"Domani mi aspetta una giornata pesante, è proprio ora che vada a dormire.."
-Già proprio a dormire devo andare... -
"Scusami tesoro. Dormi bene e fai sogni d'oro." la sua voce era dolce come il miele, mi mancava sempre di più..
"Buona notte anche a te mamma. Dai un bacione a Matteo e papà da parte mia! E mamma.." dovevo ricordarglielo
"Sì Ale?"
"Ricordati quei libri.." le dissi. Le mandai ancora dei baci e chiusi la chiamata.
Tirai un sospiro di sollievo gettandomi sul lettino rigido di pelle bianca - Ce l'ho fatta.. certo con qualche bugia qua e là; ma quando avrà letto i libri capirà - mi giustificai.
 Guardai nuovamente la mia stanza: sopra la porta un orologio indicava le due di notte, era ancora troppo presto; quindi continuai ad osservare ogni dettaglio della stanza.
I dischi erano per la maggior parte di musica classica, in ordine temporale, con i più vecchi in alto e via via andando sempre più recenti giungendo al pavimento; qua e là c'erano dei buchi - Probabilmente Edward si è portato via i suoi preferiti. Non temo che ne sentirò la mancanza. - Non avevo intenzione di sfiorarne uno.
 La stanza mi pareva terribilmente vuota, tutto ciò che adornava le pareti era stata rimossa.
La polvere volava splendida per la stanza: sembravano tanti piccoli pianeti, un piccolo universo nella mia stanza; si incrociavano e scambiavano i satelliti come in una danza infinita; riuscivo a vederne la coreografia: tante piccole ballerine su un candido palco danzavano solo per me, passando da una parte all'altra del palco.
 La magia si ruppe quando tornai a respirare; già, perchè senza accorgermene avevo smesso di respirare.
Era passata un'ora e mezza, ma la notte era ancora lunghissima, quindi decisi di svuotare la mia valigia e mi inabissai coraggiosamente nella stanza armadio. Era decisamente il regno di Rosalie e Alice, le pareti erano state intonacate di un rosa perlato con motivi floreali rosa verso il soffitto - Il regno delle fate... -
Gli abiti erano ordinati per stagioni, più vicino alla porta le collezioni autunno -inverno dei più celebri stilisti europei in ordine alfabetico e dietro ad essi i primi arrivi per la collezzione primavera-estate: sconvolgente.
Compreso l'ordine in cui erano sistemati ardii adentrarmi nella coltre di vestiti: sapevo che le astine vuote che mi erano state riservate corrispondevano all'incirca alla colonna di DG, ogni tanto sbandavo andando verso Chanel ma ritrovavo sempre la strada e infine raggiunsi gli appendi abiti lasciati liberi.
L'odore di nuovo che aleggiava in quella stanza era soffocante: tanto che aveva cancellato la scia vaniglia di Alice di poche ore prima; memorizzai il mio profumo dei vestiti in maniera tale da riuscire a ritrovarli più facilmente in futuro.
Sistemai i miei vestiti per stagioni senza occuparmi dell'ordine delle marche: non ne sentivo la necessità.
Costeggiando Armani ritornai alla porta che chiusi velocemente dietro di me per evitare che quell'intenso odore invadesse la camera.
Mi affacciai alla finestre, il sole era ancora ben lontano dal sorgere e così tornai sul lettino.
Carlisle aveva detto che per capire meglio i miei poteri dovevamo capire meglio me, quindi mi sforzai di ricordare la mia vecchia camera, che avevo rivisto prima di partire; ero disordinata, terribilmente disordinata; e mi piacevano i colori; accanto al letto avevo una piglia di libri e di blocchi da disegno.. mi piaceva disegnare! Era qualcosa.. ma sarebbe servito.. no certo che no.. chiusi gi occhi rassegnata.
Volevo un mondo di bene al mio fratellino e sentivo che il mio compito era proteggerlo; non ricordo da cosa o da chi, forse semplicemente da tutto, avevo sempre sentito su di me questo dovere; forse era una specie di senso materno..
 Riaprii gli occhi e mi sfilai nuovamente il cellulare dalla tasca, c'erano messaggi di chiamate perse e poi scorrendo.. mesaggi bloccati - Ecco quello che mi serviva! - Erano decisamente la cosa più utile a ricordare!
Erano per lo più di tre persone: Mony, presumibilmente Monica; Marzietta, sarà stata Marzia; e Giò, decisamente Giorgia; dovevano essere le mie migliori amiche.
Monica era folle, ci scrivevamo un sacco di scemenze e con le altre il discorso non era molto diverso; dovevo divertirmi molto con loro; ricordai che avevo un quaderno a casa in cui trascrivevo i messaggi più belli, peccato non averlo ora.
Avevo molti numeri nella rubrica, ma mi sentivo realmente con meno di 1/5 di di quelle persone: dovevo essere una ragazza introversa, già; probabilmente mi fidavo veramente solo di quelle tre persone. "Sì!! Questo è utile!!" esultai: ero sulla buona strada, ma non mi potevo fermare proprio ora, sapevo cosa fare, quindi uscii dalla mia stanza alla ricerca di un libro di psicologia.
 Arrivata in salotto iniziai realmente a ragionare: non avevo visto nemmeno una libreria a parte quella piena di dischi in camera mia!
Abbattuta mi gettai sul divano: come potevo essere così stupida!
Dei passi dalle scale mi fecero sussultare e mi voltai, era Jasper che puntava dritto alla porta; sentendomi si voltò, "Alessia, cosa ci fai tu qui?" era decisamente stupito, probabilmente non mi aveva sentita uscire dalla stanza benchè le nostre fossero adiacenti, armadio escluso; "Stavo cercando un libro, ma non so dove sia la libreria.." dissi passando per perfetta imbranata "e tu?" aggiunsi incuriosita "Io stavo andando a caccia con Alice, uscita straordinaria" mi confidò sorridendo.
 Se fossi stata ancora umana sarei diventata rossa come un peperone: Jasper era bellissimo; solo ora me ne accorgevo: i capelli biondi e ribelli rendevano quel sorriso irresistibile ancora più ammaliante; "Comunque ti accompagno allo studio di Carlisle se vuoi prima di uscire, lì troverai tutto." ritrovate le speranze accettai.
Mi portò al piano di sopra, luogo sconosciuto se non per la sala del benvenuto/riunione; arrivammo in fondo al piano e aprì l'ultima porta del corridoio. Dietro quella porta si nascondeva un immenso studio; accese la luce e mi accorsi che ben due pareti erano completamente ricoperte di libri, delle rimanenti una era dedita ad un'immensa finestra che dava sul giardino, l'altra a dipiti di ogni genere ed epoca. "Buon divertimento" mi aveva detto scherzoso, per poi correre al piano di sotto a raggiungere Alice che sentivo chiamarlo dal cortile.
- La notte non era poi tanto infinita ora. -

  
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